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Migranti, Schintu (Cri): “A Lampedusa meno arrivi ma da Europa serve risposta diversa”

Il vice segretario generale della Croce Rossa Italiana: "In hotspot chiave vincente è umanità, arrivano persone non dollari'

Ignazio Schintu vice segretario generale Cri

In un anno, dal 2023 al 2024, gli arrivi di migranti sull'isola di Lampedusa sono diminuiti di quasi il 50%. Ma sarebbe un errore pensare che il fenomeno migratorio stia terminando. Anzi, oggi più che mai, serve che l'Europa dia una risposta diversa. A parlare con l'Adnkronos è il vice segretario generale della Croce Rossa italiana Ignazio Schintu, in occasione della diffusione dei dati sul lavoro svolto dalla Cri negli ultimi due anni di gestione dell'hotspot di Contrada Imbriacola.

"Nell'ultimo anno a Lampedusa c'è stata una riduzione degli arrivi di migranti di circa il 50%: a fronte degli 80.609 del 2023, nel 2024 ne sono arrivati 45.997 - spiega Schintu - Teniamo presente però che c'è una situazione internazionale e geopolitica che è cambiata, ci sono nuovi conflitti, e questi dati non devono farci illudere che il fenomeno migrazione sia terminato, anzi potrebbe essere proprio il contrario. Dobbiamo considerare che, come è successo negli anni passati, dalla primavera araba in poi, ci sono momenti di pausa e momenti di ripresa, come è stato sicuramente il 2023, e che nel frattempo si sono aperte anche altre rotte, come quella delle Canarie, tra l'altro molto più pericolosa di quella su Lampedusa, e la rotta dei Balcani. Mi occupo di questo fenomeno da più di 30 anni e ci sono sempre stati momenti di alti e momenti di bassi, noi ci prepariamo anche per numeri più alti. In questo momento c'è una situazione internazionale molto complessa e di conseguenza pensare che gli sbarchi possano finire mi sembra improbabile".

Dal 1 giugno 2023 ad oggi - data in cui la Croce Rossa ha preso in gestione il centro di Lampedusa - sono 126mila i migranti accolti nell'hotspot a fronte di 3.010 sbarchi (1.915 nel 2023 e 1.095 nel 2024). Un dato influenzato sia dalla situazione internazionale che dai provvedimenti adottati dal governo italiano. "Il quadro internazionale è molto incerto - continua il vice segretario della Cri - penso a Gaza, alla Siria, anche al Bangladesh, da cui se guardiamo i numeri proviene il 20% dei migranti arrivati sull'isola. Norme chiuse sicuramente riducono il numero degli arrivi ma con 8mila chilometri di coste, la migrazione non è un fenomeno che si può ridurre con una norma: l'abbiamo visto anche l'anno scorso, alla fine comunque si arriva".

Secondo la Croce Rossa il vero nocciolo della questione però "non sono le leggi che possono essere introdotte da questo o quel Paese ma l'Europa che dovrebbe dare una risposta diversa". "Non è possibile pensare che un Paese come l'Italia vada in crisi per 120mila arrivi - continua Schintu - Una politica attenta avrebbe fatto attenzione: siamo un Paese che sta invecchiando, che avrà bisogno di tanta manodopera di un certo tipo, prima o poi ci dovremmo arrendere. Certamente dovrà restare chi avrà titolo per farlo ma sarà normale vedere persone di altri Paesi che stanno in Italia, in Europa, e che si occuperanno di quello che facciamo noi oggi. Basta pensare a quello che accadeva nei primi anni Novanta con gli albanesi: se ci fossimo girati dall'altra parte forse l'Albania non sarebbe il Paese che è oggi". Sulla lista di Paesi sicuri, Schintu non vuole esprimersi. Si attende la decisione dei tribunali italiani e dell'Europa, ma su una cosa non ha dubbi: "se lo chiede alla Croce Rossa, per noi ogni essere umano è libero". "A Lampedusa, in questo anno e mezzo di gestione, abbiamo individuato 5mila vulnerabilità - racconta - e sono tantissime. I nostri professionisti hanno raccolto minori e vittime di tratta".

Il tema dei soccorsi in mare rimane al centro della questione perché, come ha ricordato il presidente di Cri Rosario Valastro, "per molti il mare si rivela non un sereno compagno di viaggio ma un avversario severo". Troppe le vite spezzate, troppi i corpi di cui nessuno sa nulla e che nessuno ha mai raccolto. "Non sappiamo quante migliaia di persone ci siano in quel tratto di mare diventato un cimitero - sottolinea Schintu - Ci sono persone che partono ma che non hanno nessuno che li cerca e che nessuno saprà mai se hanno toccato la terraferma o se sono stati inghiottiti dal Mediterraneo. Dalle storie che ci raccontano le persone che arrivano da noi, purtroppo credo che i numeri dei morti in mare siano sottostimati e che siano molti di più di quelli che sappiamo". Ritorna così l'idea di un progetto di soccorso europeo in mare. "L'Italia non può fare tutto da sola. Il soccorso deve essere fatto dall'Europa e - dice - credo che se si riproponesse, come c'è stato in passato, un progetto europeo di soccorso in mare e poi di redistribuzione potremmo evitare che quel cimitero cresca ancora. Una missione europea potrebbe salvare tante vite".

Intanto l'hotspot di Lampedusa negli ultimi due anni è diventato una realtà che funziona. Con una parola d'ordine: umanità. "Non posso descrivere cos'era quando ci ho messo piede la prima volta - dice il vice segretario della Croce Rossa italiana - Sia la politica sia il Dipartimento delle libertà civili ci hanno lasciato mano libera per trovare delle soluzioni. Abbiamo capito che il problema non era soltanto la struttura, ma anche chi ci stava dentro e i rapporti con i lampedusani. L'hotspot era diventato un ghetto da cui tutti stavano lontano. In 15 giorni abbiamo ristrutturato il centro, lo abbiamo reso vivibile, abbiamo immaginato che potesse dover accogliere anche numeri molto alti e abbiamo aumentato la portata delle cucine, dei bagni, delle docce. Oggi il centro è in grado di rispondere anche a crisi come quella di settembre in cui sono arrivate 12mila persone". La convenzione con la Cri scade il 31 dicembre ma nei prossimi mesi si dovrebbe già sapere se la gestione resterà in mano a loro. "Chi arriva a Lampedusa viene trattato da essere umano: non c'è un dollaro ma una persona che di conseguenza riceve quello che deve ricevere, da un 'ben arrivato in Italia' a un cambio di vestiti, qualcosa da mangiare, la possibilità di parlare con un medico e con uno psicologo. E questo lo facciamo per ogni persona che arriva - spiega Schintu - Abbiamo triplicato il personale: da 80 a 100 dipendenti, più 50 volontari, che si sono alternati in questo anno e mezzo. Persone formate per la gestione dell'essere umano e questa è stata la chiave vincente. Qui arrivano esseri umani che hanno vissuto un dramma, come può essere qualsiasi altra calamità naturale o antropica, a cui devi dare prima assistenza e devi fare in modo che in questo centro ci stiano il meno possibile. Fondamentale è stata anche la collaborazione con tutti, dalle forze di polizia alle altre organizzazioni".

(Manuela Azzarello)

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Cronaca

‘World Nutella Day’: al Maxxi di Roma un evento...

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Una storia che, partendo da un laboratorio artigianale ad Alba, ha trasformato una semplice crema spalmabile in un fenomeno globale, capace di unire culture, emozioni e tradizioni in oltre 170 Paesi

'World Nutella Day': al Maxxi di Roma un evento speciale per celebrare la legacy di un'icona globale

Da 60 anni, milioni di persone iniziano la giornata con il gusto inconfondibile e l’energia positiva di Nutella, che dal 1964, partendo da Alba, in Piemonte, ha saputo trasformarsi in icona globale amata in oltre 170 Paesi. Questa straordinaria evoluzione è da sempre accompagnata dall’entusiasmo dei Nutella Lovers di tutto il mondo, i veri protagonisti del World Nutella Day: una ricorrenza che si celebra ogni anno il 5 febbraio, nata nel 2007 dall’idea spontanea della blogger americana Sara Rosso, che ha voluto creare una giornata speciale per riunire la community mondiale e celebrare, attraverso i social media, la passione per la crema alla nocciola e cacao più famosa al mondo.

Quest’anno, per celebrare il World Nutella Day in Italia, Nutella sarà protagonista di un evento che si terrà domani al Maxxi Museo nazionale delle arti del XXI secolo di Roma. Durante l’evento dedicato ai Nutella Lovers, la crema alla nocciola e cacao che ha saputo conquistare il mondo sarà celebrata come marchio globale con una legacy senza tempo, capace di ispirare generazioni di appassionati e consolidare il suo ruolo non solo come brand iconico, ma come vero e proprio “powerbrand”, simbolo di condivisione, gioia e creatività.

Durante la serata, condotta da Pierluigi Pardo, giornalista, telecronista sportivo e conduttore televisivo, sarà possibile assistere alla presentazione della nuova edizione del libro “Il nuovo mondo Nutella® – 60 anni di innovazione” di Gigi Padovani, giornalista e scrittore. Il volume offre uno sguardo approfondito sul viaggio di Nutella® verso la trasformazione in un’icona globale, entrata a far parte della memoria collettiva. La celebrazione della sua legacy sarà accompagnata dalle note del violinista Pierpaolo Foti, famoso per le sue interpretazioni innovative e coinvolgenti e dal tributo di Greg Goya, street artist noto per la sua “fast art”, che mira a suscitare emozioni immediate nel pubblico attraverso installazioni interattive negli spazi urbani.

L’evento si inserisce nel contesto della mostra joyn! Un viaggio nel mondo Nutella® per i suoi 60 anni, allestita al Maxxi a cura di Chiara Bertini e in collaborazione con Ferrero, in occasione delle celebrazioni per i 60 anni di Nutella®. L’esposizione ripercorre sei decenni di storia, innovazione e passione, e sarà visitabile fino al 20 aprile 2025. Un mix di gioco e approfondimento in uno spazio per adulti e bambini che offre l’opportunità di riscoprire i ricordi legati a Nutella®, immergersi nelle sue campagne pubblicitarie più iconiche e visualizzare l’impatto sociale e culturale di un brand che ha attraversato intere generazioni. Ma la mostra non è solo un tributo a un prodotto che ha saputo conquistare il mondo: è un viaggio dentro la legacy imprenditoriale di Nutella®, fatta di ingegno, resilienza e innovazione continua. Una storia che, partendo da un laboratorio artigianale ad Alba, ha trasformato una semplice crema spalmabile in un fenomeno globale, capace di unire culture, emozioni e tradizioni in oltre 170 Paesi.

Infatti, lo spirito di innovazione e imprenditorialità che ha caratterizzato l’evoluzione del marchio rimane vivo anche a sessant’anni dalla sua nascita, offrendo alle persone modi sempre nuovi di gustare Nutella®: dal lancio del primo snack on-the-go con Nutella &GO! nel 2008, passando per Nutella B-ready, lanciato nel 2015, fino a Nutella Biscuits, il primo e unico biscotto con un cuore cremoso di Nutella®, nel 2019. Più recentemente, il marchio ha ampliato la sua gamma di prodotti con Nutella Muffin nel 2020, Nutella Croissant nel 2023, Nutella Gelato e Nutella Plant-Based nel 2024, e Nutella Donut nel 2025, continuando a investire, ad affermarsi come brand globale e a scrivere nuovi capitoli di un successo destinato a non fermarsi.

Thomas Chatenier, Presidente Globale di Nutella® presso Ferrero, dichiara: “Il World Nutella® Day è la prova tangibile della forza duratura del nostro brand e della passione ineguagliabile dei nostri fan, che hanno elevato Nutella® a icona culturale, celebrata persino nei libri e nelle mostre. In Ferrero, il nostro impegno verso l’innovazione continua è costante, affinché Nutella® resti una presenza irrinunciabile nella vita quotidiana di milioni di persone. Nutella® è sempre stata sinonimo di gioia e positività, e oggi la sua famiglia di prodotti è più ricca che mai: dai biscotti agli snack, dal gelato ai prodotti da forno surgelati fino alle nuove proposte plant-based. Un enorme grazie a tutti i fan di Nutella® che ci ispirano a evolverci ogni giorno! Guardiamo con entusiasmo al futuro, pronti a diffondere ancora più sorrisi e creare momenti indimenticabili all’insegna di Nutella®”. Anche quest'anno, infine, i fan di Nutella® potranno celebrare il World Nutella® Day scoprendo tanti spunti e ricette su www.nutella.it e condividere i propri momenti speciali con Nutella® sui social, utilizzando gli hashtag #WorldNutellaDay #CondividiUnSorrisoConNutella.

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Cronaca

Roma, scorta ministro Lollobrigida sventa borseggio in...

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Arrestato 21enne

Francesco Lollobrigida  - (Fotogramma)

Ha tentato di rubare il portafogli dalla borsa di una passante in pieno centro a Roma ma la scena è stata notata da due carabinieri della scorta del ministro Francesco Lollobrigida che lo hanno bloccato allertando i colleghi. E’ successo ieri poco prima delle 14 a largo Santa Susanna. Protagonista un 21enne di origine romene, in compagnia di un complice riuscito poi a far perdere le sue tracce, arrestato dai carabinieri intervenuti sul posto grazie alla segnalazione della scorta del ministro dell'Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste, non presente in quel momento.

I militari del Nucleo radiomobile di Roma, arrivati sul posto, hanno raccolto la querela della donna, di origini brasiliane, che poco prima aveva sorpreso uno dei due stranieri mentre infilava la mano nella sua borsa. Il ventunenne, risultato incensurato, è comparso questa mattina in aula a piazzale Clodio dove il giudice per la direttissima ha convalidato l’arresto e lo ha rimesso in libertà. Per lui è stato fissato il processo a giugno.

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Cronaca

Omicidio Torvaianica, giudici: ”Calderon e Molisso...

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Le motivazioni della sentenza della Corte di Assise di Frosinone nel processo nato dall’inchiesta Dda di Roma e dei carabinieri

Omicidio Torvaianica, giudici: ''Calderon e Molisso responsabili, agguato eclatante ma no metodo mafioso''

“Le risultanze istruttorie consentono di ritenere provata con certezza la responsabilità di Raul Esteban Calderon e Giuseppe Molisso per l'omicidio di Selavdi Shehaj. Le comunicazioni intervenute attraverso il sistema criptato Sky-Ecc hanno consentito di ricostruire con dovizia di particolari tutte le articolate fasi preparatorie dell'omicidio, consentendo di individuare con certezza il ruolo ricoperto dai due imputati nella programmazione ed esecuzione del delitto”. È quanto scrivono i giudici della Corte di Assise di Frosinone nelle motivazioni della sentenza del processo per l’omicidio di Selavdi Shehaj, detto 'Passerotto', l’albanese ucciso sulla spiaggia di Torvaianica il 20 settembre del 2020, con cui lo scorso quattro novembre hanno condannato all’ergastolo Raul Esteban Calderon, l'argentino sotto processo anche per l'omicidio di Fabrizio Piscitelli ‘Diabolik’, e Giuseppe Molisso. Condannati a tre anni anche Guido Cianfrocca e Luca De Rosa. Assolto per non aver commesso il fatto, invece, Enrico Bennato. Nel procedimento, con le indagini dei pm della Dda e dei carabinieri del Nucleo investigativo di Roma, c’è un sesto indagato, Altin Sinomati, un albanese irreperibile connazionale della vittima.

“Il contenuto delle chat criptate tra i due imputati dà contezza, inoltre, della particolare intensità della volontà dolosa che ha connotato l'omicidio dello Shehaj. La coscienza e volontà della morte della vittima risulta palesemente provata non solo dalla meticolosa programmazione e dalle concrete modalità della condotta, tenuto conto del tipo e della micidialità dell'arma, della reiterazione in rapida sequenza dei due colpi e della loro direzione, della minima distanza di sparo e della parte vitale del corpo presa di mira ed attinta, ma anche dal contenuto dei messaggi scambiati tra Calderon e Molisso subito dopo l'agguato - sottolineano i giudici - in cui è evidente che persista la volontà di uccidere il povero Shehaj, nonostante si trovasse in quel momento in condizioni molto critiche in ospedale (Calderon: "Ma se esce di la finisco il lavoro"). L'obiettivo del Calderon e del Molisso era solo ed unicamente quello di cagionare la morte dello Shehaj”.

Con la sentenza i giudici avevano riconosciuto l’aggravante della premeditazione ma non quella del metodo mafioso. “La programmazione dell'omicidio dello Shehaj è stata meticolosa, articolata ed accurata, per un consistente ed apprezzabile lasso di tempo, e non è mai stata abbandonata dagli imputati, nonostante alcune difficoltà organizzative ed esecutive, che hanno comportato più di un differimento dell'agguato. Non vi sono dubbi, pertanto, che la circostanza aggravante della premeditazione sussista”, evidenziano i giudici. “La Corte ritiene, invece, di non poter accogliere la prospettazione accusatoria relativa alla aggravante di cui all'art. 416 bis.l c.p., contestata ‘con riferimento al metodo utilizzato e trattandosi di omicidio maturato per contrasto tra associazioni criminali organizzate’. La indubbia modalità eclatante dell'agguato, avvenuto una domenica mattina di settembre in spiaggia alla presenza di diversi bagnanti, non è di per sé sufficiente al riconoscimento dell'aver agito con metodo mafioso. Non vi sono, infatti, evidenze che lo Shehaj, rimasto cosciente dopo l'agguato, o i suoi familiari abbiano espresso timori nei confronti di un determinato gruppo criminale. Rispetto al riconoscimento dell'aggravante in esame l'omessa ricostruzione del movente del delitto dello Shehaj costituisce un vulnus difficilmente superabile”.

“Lo Shehaj aveva due precedenti per droga ed era noto per essere a capo di una piccola organizzazione che si occupava di spacciare al dettaglio sostanza stupefacente di tipo hashish e marijuana sul litorale laziale. Dalle informazioni della polizia giudiziaria - scrivono ancora i giudici della Corte di Assise di Frosinone - non sembrava però incardinato in una consorteria criminale albanese di grosso spessore in quanto frequentava, per lo più, connazionali con piccoli precedenti. È chiaro, tuttavia, che si tratta di elementi insufficienti per dimostrare che l'omicidio sia maturato nell'ambito di un contrasto tra associazioni criminali organizzate, come ipotizzato nell'impianto accusatorio''.

''Non si ravvisa, inoltre, quello stato di soggezione ed omertà tipico dell'agire mafioso, sebbene non possa nascondersi la sensazione di una non completa collaborazione da parte di alcune persone vicine alla vittima. Non appare invero superfluo evidenziare come, nonostante la tragicità dell'evento e le condizioni disperate del povero Shehaj, sia sparito il telefono cellulare della vittima, accortezza che appare logicamente giustificabile solo nella persistenza dei traffici illeciti della vittima e nella volontà di sottrarre agli inquirenti spunti investigativi”, concludono.

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