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Mps: Delfin principale azionista privato, Calcaterra (Bocconi): “Operazione politica e industriale”

Fabio Caldato: "Delfin, in tandem con Caltagirone, opera allineato agli interessi del governo che mira ad avere un nucleo solido e liquido nell’azionariato della antica banca senese"

Mps: Delfin principale azionista privato, Calcaterra (Bocconi):

Delfin, holding della famiglia Del Vecchio, aumenta la propria partecipazione in Mps e tocca quota 9,8% del capitale: è il principale azionista privato della banca senese, dietro solo al Tesoro, che mantiene una quota dell'11,7%. Una mossa che rafforza il cosiddetto "nocciolo duro" dell'azionariato, formato grazie all’iniziativa del governo e composto anche da Caltagirone, Anima e Banco Bpm, che insieme detengono circa il 35% delle quote.

Di un’operazione double face, che ha carattere sia industriale che politico, parla all’Adnkronos Michele Calcaterra, professore della Bocconi. "Montepaschi -dice- rappresenta un asset strategico, soprattutto nel segmento del risparmio gestito, grazie a partner rilevanti come Anima. Il processo di concentrazione industriale nel settore bancario è in pieno svolgimento, non solo in Italia ma anche a livello europeo. In questo contesto, l’ipotesi che Montepaschi possa essere coinvolta in una strategia di consolidamento, magari con Banco Bpm, non è da escludere. Tuttavia," sottolinea, "lo Stato italiano intende mantenere una presenza strategica sul possibile terzo polo bancario nazionale, per non perdere un attore cruciale in un settore che gioca un ruolo chiave nei mercati dei capitali."

Unicredit vuole sbarrare la strada alla creazione del terzo polo bancario?

Secondo Calcaterra, è improbabile che le mosse di Andrea Orcel, Ceo di Unicredit, siano mirate a bloccare la nascita di questo terzo polo. "La principale motivazione dietro una possibile integrazione tra Unicredit e Banco Bpm è di natura prevalentemente industriale. Le sinergie economiche che ne deriverebbero sono così significative da rendere la razionalità economica predominante rispetto a ogni altra considerazione politica."

In questo scenario, evidenzia, Banco Bpm emerge come una preda più ambita rispetto a Commerzbank. "Un’eventuale combinazione con Banco Bpm rafforzerebbe la posizione di Unicredit sia in Italia sia in Europa. Inoltre," spiega Calcaterra, "consoliderebbe la presenza di Unicredit nel Nord Italia, un’area in cui è storicamente meno forte rispetto al Centro-Sud, garantendo un presidio territoriale strategico''.

L'operazione su Mps allineata agli interessi del governo?

Anche Fabio Caldato, Portfolio manager di AcomeA Sgr sottolinea all'Adnkronos che l’incremento della posizione in Mps da parte di Delfin non stupisce. "L’operazione in corso ha un duplice aspetto: politico e finanziario", evidenzia. "Delfin, in tandem con Caltagirone, opera allineato agli interessi del governo che mira ad avere un nucleo solido e liquido nell’azionariato della antica banca senese, replicando la stabilità creatasi, attraverso il medesimo processo, nelle Assicurazioni Generali", dice. "Inoltre, come con il colosso triestino, il target degli acquisti mostra valutazioni attraenti e un profilo di redditività lampante. Fatte queste premesse, le prospettive sono quindi di un equilibrio, in fase finale di costruzione, che eviti take over sgraditi. Restiamo convinti - conclude - che la partita più avvincente sarà quella sul fronte Generali-Banca Generali-Mediobanca." (di Andrea Persili)

Un team di giornalisti altamente specializzati che eleva il nostro quotidiano a nuovi livelli di eccellenza, fornendo analisi penetranti e notizie d’urgenza da ogni angolo del globo. Con una vasta gamma di competenze che spaziano dalla politica internazionale all’innovazione tecnologica, il loro contributo è fondamentale per mantenere i nostri lettori informati, impegnati e sempre un passo avanti.

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Economia

Bonifici istantanei: la rivoluzione digitale che cambierà...

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A volte, basta una piccola scintilla per dare il via a un grande cambiamento. E il 9 gennaio 2025 potrebbe essere ricordato come una di quelle date che segnano un prima e un dopo. Perché? Perché grazie al nuovo Regolamento Europeo 886/2024, i bonifici istantanei diventeranno finalmente accessibili a tutti, con costi identici a quelli dei bonifici ordinari. Sì, avete capito bene. Basta discriminazioni tra chi sceglie la velocità e chi opta per il risparmio. Ora, è tutta un’altra storia.

Un passo avanti verso l’equità

Facciamo un esempio concreto: siete un professionista, avete appena completato un lavoro urgente e aspettate il pagamento per acquistare nuovi materiali. Con un bonifico istantaneo, i soldi arrivano subito, senza quella frustrante attesa dei tempi bancari. Oppure, pensate a una famiglia che deve pagare una bolletta imminente. Grazie a questa novità, niente più ansie da scadenza o rischi di interruzioni di servizio. Una vera boccata d’ossigeno per chi vive il quotidiano con la pressione del tempo.

Ma cosa cambia davvero? Due tappe fondamentali sono previste per il 2025:

  1. Dal 9 gennaio, tutte le banche italiane dovranno equiparare i costi dei bonifici istantanei a quelli ordinari. Basta differenze abissali nelle commissioni: è finita l’era in cui un bonifico istantaneo poteva costare anche 2 euro mentre quello ordinario era gratuito (o, comunque, aveva dei costi inferiori).
  2. Entro il 9 ottobre, tutte le banche saranno obbligate a mettere a disposizione i bonifici istantanei, sempre, senza pause o scuse. Immaginate: è la Vigilia di Natale, avete dimenticato quel regalo per vostra sorella, o è Ferragosto e dovete pagare quel tecnico che vi ha salvato la giornata. Beh, in meno di 10 secondi potrete trasferire i soldi, senza dovervi preoccupare di orari, giorni festivi o chiusure bancarie. Praticamente è come avere la banca sempre in tasca, pronta ad aiutarvi, ovunque e in qualsiasi momento.

Una spinta verso l’innovazione

Dietro questa rivoluzione c’è una visione più ampia. Rendere i bonifici istantanei accessibili significa non solo facilitare la vita dei cittadini, ma anche trasformare il settore bancario. Pensateci: processi più rapidi, costi operativi ridotti fino al 20%, banche più competitive. E poi c’è il lato tecnologico: questa normativa obbligherà gli istituti a investire in infrastrutture più avanzate. È come spingere tutti a fare un salto di qualità, senza scuse.

E la fiducia? Quella cresce. Sapere che il sistema è sicuro, veloce e accessibile aumenta la voglia di usare i pagamenti digitali. Per l’economia è una spinta in più: meno contante, più efficienza.

Perché un regolamento europeo?

Semplice: uniformità. L’obiettivo è rendere i pagamenti digitali più equi e alla portata di tutti. Tra i vantaggi più evidenti ci sono:

  • Costi uguali per tutti: Stop alle disparità. Sia che viviate in una grande città o in un piccolo paese, le commissioni saranno le stesse.
  • Rapidità: Meno di 10 secondi per trasferire denaro. Sempre. Senza pause festive.
  • Sicurezza: Grazie ai controlli automatici sull’IBAN e il nome del beneficiario, gli errori e le frodi saranno drasticamente ridotti.

Quest’ultimo punto merita un approfondimento. Immaginate di inserire un IBAN sbagliato. Oggi, in alcune banche, non ci sono verifiche automatiche. Con il nuovo regolamento, il sistema segnalerà subito se c’è una discrepanza tra il nome del destinatario e l’IBAN. Una sicurezza in più per tutti noi.

I vantaggi per voi, consumatori

Ecco cosa cambia, in concreto, per chi usa i bonifici:

  • Fondi disponibili subito: Niente più attese di giorni lavorativi.
  • Comodità senza precedenti: Che sia una bolletta, un acquisto o un pagamento urgente, tutto si risolve in pochi secondi.
  • Trasparenza: Sapere che i costi sono uguali ovunque elimina ogni dubbio o preoccupazione.

E non dimentichiamo il limite massimo trasferibile: 100.000 euro. Una cifra che rende i bonifici istantanei perfetti non solo per le famiglie ma anche per le aziende.

Cosa aspettarsi dal futuro

Ogni grande novità si porta dietro i suoi intoppi, è normale. Prendete i bonifici istantanei, ad esempio: una volta che li avete inviati, è fatta. Fine. Nessun tasto “annulla”, nessun margine di errore. Questo vuol dire che dobbiamo essere un po’ più attenti, più scrupolosi quando scriviamo un IBAN o il nome del destinatario. Non è il momento per distrazioni. Poi ci sono le truffe online – sì, quelle non spariranno mai del tutto. Ma le banche, fortunatamente, si stanno dando da fare: doppie autenticazioni, controlli sulle transazioni strane, e pure qualche campagna per insegnarci a riconoscere i pericoli. Insomma, un po’ di impegno da parte loro c’è.

E c’è pure un’altra cosa da dire. Per usare i bonifici istantanei, servono tecnologia e internet. E qui, chi non ha un cellulare decente o vive in una zona senza rete potrebbe sentirsi escluso. Ma è una questione di tempo, dai. La tecnologia è così: parte piano, lascia indietro qualcuno, poi si espande. Lentamente. Alla fine, ci arriveremo tutti.

Una rivoluzione che guarda avanti

Parliamoci chiaro: l’equiparazione dei costi tra bonifici ordinari e istantanei non è solo una mossa tecnica, è una rivoluzione. Una di quelle che ti toccano davvero, che cambiano le cose, anche nel quotidiano. Perché eliminare il contante, spingere verso i pagamenti digitali, significa tanto. Meno sprechi, meno monete che girano inutilmente, meno camion che trasportano soldi su e giù per l’Italia. È un piccolo pezzo di sostenibilità che entra nella nostra vita senza fare troppo rumore ma che lascia il segno.

E poi, diciamolo: è un cambiamento che guarda al futuro. Non è solo questione di comodità – anche se poter trasferire soldi in un attimo è fantastico. È questione di fiducia. Fiducia che il sistema bancario diventi davvero alla portata di tutti. Fiducia che l’economia trovi nuovi slanci, nuovi modi per crescere. Il 2025 è praticamente qui. Siete pronti a viverlo, a lasciarvi trasportare in questa nuova era digitale? Perché, che lo vogliamo o no, sta arrivando. E sembra promettere bene.

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Economia

Tokyo, avvio in ribasso per il Nikkei: pesano retribuzioni...

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La Borsa di Tokyo ha aperto la sessione odierna in territorio negativo, registrando un calo dello 0,25% sull’indice di riferimento Nikkei. Il listino nipponico ha iniziato gli scambi a quota 39.506,83 punti, segnando una perdita di 98 punti rispetto alla chiusura precedente. Questo andamento riflette le preoccupazioni legate ai recenti dati sulle retribuzioni in Giappone, unitamente a una chiusura mista registrata ieri dai mercati azionari statunitensi.

Dati sulle retribuzioni e impatto sul mercato

I dati diffusi sulle retribuzioni dei lavoratori giapponesi mostrano un calo, sebbene inferiore alle aspettative degli analisti. La dinamica negativa delle retribuzioni contribuisce a mantenere un clima di incertezza tra gli investitori, alimentando timori legati alla spesa dei consumatori e alla crescita economica complessiva del Paese. Questo scenario si inserisce in un contesto già caratterizzato da pressioni macroeconomiche globali, che continuano a influenzare il sentiment dei mercati asiatici.

Il ruolo dello yen nel quadro attuale

Sul fronte valutario, lo yen ha mostrato un rafforzamento nei confronti delle principali valute. In particolare, la valuta giapponese si è rivalutata rispetto al dollaro, portandosi a un valore di poco superiore a 158, e nei confronti dell’euro, attestandosi a quota 162,70. La forza dello yen potrebbe rappresentare un ulteriore elemento di pressione per le aziende esportatrici giapponesi, che vedono ridotta la competitività dei propri prodotti sui mercati internazionali.

Chiusura mista a Wall Street

A influire sull’andamento della piazza giapponese sono stati anche i segnali contrastanti provenienti da Wall Street. La chiusura mista del mercato azionario statunitense ha contribuito a generare incertezza tra gli investitori, riflettendosi in un avvio prudente per il mercato di Tokyo. I mercati globali rimangono attenti alle dinamiche inflazionistiche e alle prospettive di politica monetaria da parte delle principali banche centrali.

L’andamento odierno della Borsa di Tokyo evidenzia dunque un equilibrio precario tra fattori interni, come l’evoluzione delle retribuzioni e la forza dello yen, e dinamiche esterne, legate al contesto economico globale. Gli investitori continueranno a monitorare con attenzione i dati economici e gli sviluppi dei mercati internazionali per orientare le proprie strategie.

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Economia

Spread Btp-Bund in aumento: apertura a 115,2 punti base

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Spread Btp-Bund in aumento: apertura a 115,2 punti base

Rendimento dei titoli di Stato italiani in crescita al 3,72%

Lo spread tra i titoli di Stato italiani (Btp) e i Bund tedeschi ha registrato un incremento all’apertura dei mercati, attestandosi a 115,2 punti base. Si tratta di un aumento rispetto alla chiusura del giorno precedente, quando il differenziale si era fermato a quota 114,7.

Il rendimento del Btp decennale italiano è salito al 3,72%, segnando una tendenza al rialzo. Parallelamente, il rendimento del Bund tedesco di pari durata si è stabilizzato al 2,57%. Questi dati riflettono una dinamica che continua a mantenere sotto osservazione gli sviluppi nel mercato obbligazionario europeo.

L’andamento dello spread è considerato un indicatore chiave per valutare la percezione del rischio associato ai titoli di Stato italiani rispetto ai benchmark tedeschi, ritenuti tra i più sicuri del panorama europeo. Incrementi dello spread possono indicare una maggiore incertezza da parte degli investitori riguardo alla stabilità economica o politica del Paese.

Analisi di mercato

L’aumento del rendimento dei titoli italiani, accompagnato dalla stabilità dei Bund tedeschi, può essere interpretato come un segnale di divergenza nella percezione del rischio tra i due Paesi. In generale, movimenti significativi dello spread possono influenzare i costi di finanziamento per il governo italiano e, di conseguenza, l’economia complessiva.

Gli analisti continueranno a monitorare attentamente l’evoluzione di questi indicatori nei prossimi giorni, cercando di comprendere se il rialzo dello spread sia legato a fattori specifici, come notizie economiche o politiche, o a dinamiche di mercato più ampie.

Contesto europeo

Nel panorama dei mercati europei, i rendimenti obbligazionari rappresentano una componente cruciale per le decisioni di investimento. Il Bund tedesco, considerato un rifugio sicuro, viene spesso utilizzato come parametro di confronto per valutare i titoli di altri Paesi dell’Eurozona, come l’Italia.

L’andamento odierno conferma la centralità del mercato obbligazionario come termometro della fiducia degli investitori, in un contesto economico europeo che resta caratterizzato da molteplici sfide.

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