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Scontri a Bologna, il sindaco Lepore: “Atti vandalici contro Sinagoga”

Scene di guerriglia urbana durante il corteo per Ramy, Lepore: "Fatto di enorme gravità, non è manifestazione politica ma devastazione". La Russa: "Solidarietà a comunità ebraica"

Bologna, cassonetti incendiati durante gli scontri al corteo per Ramy - Fotogramma

Nel corso degli scontri seguiti al corteo per Ramy Elgaml, che ha visto il ferimento di 10 agenti, vandalizzata nella notte a Bologna anche la Sinagoga della città. A denunciarlo è il sindaco della città, Matteo Lepore.

''Particolare preoccupazione va espressa per gli atti vandalici e le minacce contro la Sinagoga di Bologna, per la quale esprimo la mia solidarietà alla comunità ebraica. Sin dal primo momento il personale di Hera e della Polizia locale è intervenuto a supporto della situazione e per tutta la notte si è lavorato per ripulire e sistemare i danni causati. Un lavoro che continuerà anche nella giornata di domenica'', ha denunciato Lepore.

''Voglio ringraziare tutto il personale delle forze dell’ordine intervenuto questa notte, anche perché ha dovuto lavorare in condizioni davvero complesse e pericolose, per tutelare l’incolumità di persone e cose. Hanno agito con grande professionalità e senso del dovere - aggiunge -. A loro vanno il nostro sostegno e la nostra gratitudine. Nonostante i proclami di chi sulla rete ha promosso questo raduno violento, non vi è stata nessuna manifestazione politica ma solo devastazione. Un fatto di enorme gravità. A nome dei cittadini bolognesi chiedo che i responsabili vengano individuati, anche perché molte sono le immagini a disposizione. Come Amministrazione denunceremo e chiederemo i danni. Non ci sono cause giuste per devastare Bologna. Infine, faccio appello a tutti a mantenere la calma. Le istituzioni affronteranno unite quanto è successo”.

Guerriglia urbana al corteo per Ramy, 10 agenti feriti

Sono dieci gli appartenenti alle forze dell'ordine rimasti feriti ieri sera nel corso dei disordini che si sono verificati al corteo pro Ramy di Bologna. Al momento sono due i manifestanti denunciati ma sono in corso ulteriori indagini.

Si tratta di un 23enne, che è stato denunciato per resistenza a pubblico ufficiale, porto oggetti atti ad offendere aggravato, omesso preavviso manifestazione e travisamento e di un 30enne accusato di resistenza e lesioni aggravate a pubblico ufficiale, omesso preavviso e travisamento. Durante il corteo ieri sera si sono verificati lanci di bottiglie, bombe carta e fumogeni. In città si sono viste scene di guerriglia urbana con dehors distrutti e cassonetti rovesciati e incendiati.

Da La Russa a Calderoli, le reazioni

"Esprimo ferma e totale condanna per i gravissimi episodi di violenza avvenuti a Roma e a Bologna, dove numerosi delinquenti hanno lanciato bombe carta contro un commissariato, aggredito le forze dell'ordine e assaltato una sinagoga. Nessuna giustificazione, nessuna tolleranza è ammissibile per questi episodi, che purtroppo continuano a ripetersi con preoccupante regolarità", scrive intanto sui social Ignazio La Russa, Presidente del Senato. "Ai sindaci di Roma e Bologna, alle Forze dell'ordine e alla comunità ebraica va la vicinanza mia personale e quella del Senato della Repubblica", conclude.

"I gravi incidenti avvenuti venerdì a Torino, con l'assalto a un commissariato di Polizia, e ieri a Roma, con otto agenti feriti dai soliti violenti di piazza, e le gravi devastazioni di Bologna, con danni al centro storico e addirittura una sinagoga assaltata, sono l'apice di un vortice di violenza e di antisemitismo cui assistiamo da ormai troppe settimane". Lo afferma il senatore della Lega Roberto Calderoli, Ministro per gli Affari Regionali e le Autonomie. "Sono mesi", rimarca Calderoli, "che a Milano ogni sabato manifestanti organizzati inneggiano con cori anti sionisti contro gli ebrei, contro Israele e il popolo ebraico, contro personaggi simbolo della lotta all'antisemitismo come la senatrice Liliana Segre, più volte offesa e minacciata. Da dicembre - dal tragico episodio che ha portato al Corvetto alla morte del giovane Ramy, tragedia che addolora tutti - si sta utilizzando il pretesto di questo fatto di cronaca per mettere a ferro e fuoco Milano e altre città e soprattutto per insultare e poi aggredire le forze dell'ordine, con un crescendo di organizzazione e violenza che non può non inquietare".

"Cosa sta succedendo? Ribadisco quanto ho già detto a riguardo negli ultimi mesi: sta tirando una brutta aria, antisemita, razzista, violenta, un clima che mi preoccupa e ancora una volta mi domando se dietro non ci possa essere una regia. Da parte mia", prosegue l'esponente leghista, "solidarietà totale alle nostre forze dell'ordine, cui va sempre la mia fiducia e gratitudine per il difficile lavoro che svolgono e per i rischi che affrontano, e a riguardo penso al carabiniere eroe che a capodanno ha sventato una strage nel riminese, e solidarietà anche alla comunità ebraica, sempre nel mirino. Intanto per queste violenze di Torino di tre giorni fa e di ieri a Bologna e Roma mi auguro che i responsabili siano identificati e perseguiti come le nostre leggi prevedono", conclude il Ministro.

"L'aggressione alla Sinagoga di Bologna da parte di decine di persone con volto trafelato e in passamontagna, probabilmente le stesse che poco prima avevano attaccato un Commissario della Polizia di Stato, costituisce un fatto di estrema gravità che deve essere condannato da tutte le forze politiche e che segna una pericolosa escalation nel clima di violenza e antisemitismo crescente che si sta registrando in Italia", dichiara quindi il capogruppo di Fratelli d'Italia alla Camera dei deputati, Galeazzo Bignami.

"Esprimo la mia più profonda vicinanza e solidarietà verso la Comunità ebraica di Bologna i cui esponenti stanno sopportando da tempo un clima di intimidazione ed odio alimentato anche da istituzioni locali incapaci di collaborare ad un clima di dialogo e pace sempre più necessario", conclude Bignami.

"Le violenze a Torino, Roma, Milano e Bologna perpetrate contro le Forze dell'Ordine non sono casuali. Avvengono tutte in città amministrate dalla sinistra e sono tutte e quattro città dove sono presenti e radicati centri sociali e collettivi che da tanto tempo sono sostenuti dalla sinistra, anche comunale. Sono il frutto di quanto hanno seminato", l'accusa del senatore di Fratelli d'Italia Marco Lisei.

"A Bologna - prosegue l'esponente di Fdi - Lepore addirittura ha all'interno della maggioranza rappresentanti di queste realtà, non è quindi un caso che questi fatti accadano in quelle città. Tra l'altro a Bologna hanno attaccato la Sinagoga, fatto gravissimo, ed anche qui non si può ignorare che come poco tempo fa il Sindaco Lepore esponesse la bandiera palestinese come un tifoso dello stadio. La tragica morte di Ramy è quindi solo l'ennesimo pretesto: oggi è Ramy, ieri erano le manifestazioni pro-Pal. Ogni occasione è buona per seminare terrore e violenza contro i cittadini, contro lo Stato, contro le Forze dell'Ordine, rivolgo loro vicinanza, solidarietà e ringraziamento per quanto fanno ogni giorno. I partiti di sinistra parlamentare non solo devono condannare questi fatti, ma iniziare con i fatti a staccare la spina a questi soggetti pericolosi e smetterla con la favola del governo autoritario, favola che non fa altro che alimentare questi episodi di violenza", conclude Lisei.

Un team di giornalisti altamente specializzati che eleva il nostro quotidiano a nuovi livelli di eccellenza, fornendo analisi penetranti e notizie d’urgenza da ogni angolo del globo. Con una vasta gamma di competenze che spaziano dalla politica internazionale all’innovazione tecnologica, il loro contributo è fondamentale per mantenere i nostri lettori informati, impegnati e sempre un passo avanti.

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Politica

Usa, Follini: “Per democrazie europee si annunciano...

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Il punto di vista di Marco Follini per Adnkronos

Marco Follini - Fotogramma /Ipa

"Forse non è mai stata così 'americana' la politica italiana. E cioè incentrata, nel bene e nel male, sul legame atlantico e sugli oneri, le conseguenze e le imprevedibilità che ne discendono. Come a dire che da lì, da quella frontiera, da come ci si pone a cavallo di quella alleanza, scaturisce tutto il resto. Prima la visita lampo di Giorgia Meloni a Mar-a- Lago, poi la mancata visita di commiato che Biden aveva previsto di fare a Roma, poi ancora, di qui a poco, la cerimonia di insediamento di Trump, con il consueto censimento dei presenti e degli assenti. Nel frattempo, tutte le ombre e le voci sul progetto Starlink. Un ribollire di intenzioni, strategie, curiosità e sospetti che sembra annunciare il controverso destino che si affaccia sui confini del nostro cortile di casa.

Non è la prima volta che accade, si dirà. Fin dal dopoguerra, nei tardi anni quaranta, l’Italia si divise principalmente sull’adesione alla Nato. E fu la decisione di De Gasperi a tracciare il solco che avrebbe opposto i partiti dell’epoca davanti al bivio tra un mondo e l’altro. Quella decisione finì alla lunga per essere condivisa un po’ da tutti -anche da quelli che inizialmente l’avevano avversata. E un po’ tutti, infatti, riconobbero alla fine che proprio il primato geopolitico americano costituiva la migliore garanzia per la libertà e la sicurezza del nostro paese.

Ora ci troviamo però alle prese con un’altra America. E cioè con un modello politico che non appare più così votato come un tempo né verso l’equilibrio dei poteri al suo interno né verso una ragionevole condivisione delle scelte all’esterno. Resta la più forte democrazia del pianeta, si dirà. Eppure a leggere le cronache degli ultimi tempi sembra quasi che quel credo politico che l’ha guidata nei meandri della guerra fredda stia lasciando ora il posto a un diverso ordine di priorità e di preoccupazioni. Non perché la democrazia possa essere capovolta a vantaggio di una dittatura, ci mancherebbe. Ma perché quella forma politica che per noi è sostanza da quelle parti appare ora meno strategica e fondamentale di un tempo. Come se altre priorità e altre premure ne avessero insidiato il primato. O almeno il fulgore.

Si affaccia così, di là dai confini di quell’oceano, una visione un po’ sbrigativa e quasi insofferente verso tutte quelle procedure che da sempre servono a tenere in equilibrio la bilancia dei poteri. Come se il trumpismo -per giunta con la variante 'turbo' di Elon Musk- avesse fretta di prendere un sopravvento ancora più marcato, fin quasi a rendere irrilevanti tutte le altre visioni in campo. Quella dell’opposizione democratica. Quella delle voci critiche. Quella delle altre istituzioni. E ovviamente anche quella degli alleati. Verso i quali il potere americano ha sempre mostrato una certa diffidenza. Ma che ora vengono per così dire confinati in un angolo ancora più stretto e angusto.

In molti paventano che a lungo andare di questo passo si possa profilare il rischio di una deriva autoritaria. Ma anche senza rincorrere paure e fantasmi così estremi resta il fatto che in tutte le democrazie (e segnatamente in quella americana) si avverte come una sorta di stanchezza verso quelle ritualità politiche e istituzionali che pure hanno fatto la fortuna del nostro modello politico. Così, la suggestione di forme più sbrigative da un lato e la spinta delle nuove tecnologie globali dall’altro sembrano disegnare il percorso -o almeno il rischio- di un progressivo scivolamento verso esiti politici ben diversi da quelli delle più nobili consuetudini che stanno alle nostre spalle. Quasi che il nostro mondo non potesse più venire governato con tutte le cautele, i riguardi, le remore, le prudenze che pure avevano reso a suo tempo così forti le istituzioni e così suggestivi i messaggi che venivano da occidente. Una politica troppo lenta viene a questo punto sfidata da un’economia troppo veloce e da una tecnologia troppo possente. E la concentrazione di tutte queste dinamiche finisce per rendere non più tollerato, o magari anche solo non più conveniente come una volta, il modo di pensare, di agire e di scegliere che improntava le nostre più antiche procedure democratiche. Sono fantasmi? A leggere le cronache non si direbbe. Fatto sta questa doppia sfida che ci viene da questa nuova America che ora sta prendendo il largo pone a Meloni e a tutta la politica italiana, un dilemma assai originale. E cioè come restare stretti alleati degli Stati Uniti mantenendo per tutti noi -italiani, europei- quei larghi margini di originalità e di iniziativa che danno fondamento ai nostri più preziosi caratteri politici. Per tutte le blasonate democrazie europee si annuncia un tempo di molte incognite e di qualche rischio". (di Marco Follini)

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Politica

Ramy, agenti feriti a corteo Roma. Meloni: “Ennesimo...

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La premier esprime solidarietà alle forze dell'ordine sui social: "Non si può utilizzare una tragedia per legittimare la violenza". Due manifestanti denunciati a Bologna, 10 agenti feriti nel corteo

Giorgia Meloni e gli scontri al corteo di Roma per Ramy Elgaml - Fotogramma /Ipa

Dopo i disordini e gli scontri tra manifestanti e polizia al presidio per Ramy Elgaml di ieri a Roma, che ha visto il ferimento di otto agenti, arriva via social la condanna della premier Giorgia Meloni.

Sono intanto in corso le indagini della Digos di Roma per ricostruire la dinamica e individuare i responsabili degli scontri. Al vaglio degli investigatori della polizia le immagini registrate dalla Scientifica durante la manifestazione.

La condanna di Meloni e FdI

"Tra bombe carta, fumogeni e aggressioni - scrive la presidente del Consiglio -, ieri sera a Roma abbiamo assistito all'ennesimo, ignobile episodio di disordine e caos a opera dei soliti facinorosi scesi in piazza non per manifestare per una causa, bensì per puro spirito vendicativo. Non si può utilizzare una tragedia per legittimare la violenza".

"Alle Forze dell’Ordine va la nostra solidarietà, insieme agli auguri di pronta guarigione agli agenti feriti. Siamo dalla vostra parte", conclude la premier.

"A nome del gruppo dei deputati di Fratelli d'Italia, esprimo ferma condanna per le proteste inscenate da gruppi di teppisti facinorosi ai danni delle Forze dell’Ordine in diverse città italiane, rivolgendo al contempo vicinanza e solidarietà alle donne e agli uomini in divisa che quotidianamente sono impegnati nel garantire la sicurezza di tutti noi. Confido che tutti i leader politici manifestino la propria distanza da questi comportamenti che troppo spesso hanno trovato atteggiamenti conniventi da alcune forze politiche di sinistra", dichiara intanto il capogruppo di Fratelli d'Italia alla Camera dei deputati, Galeazzo Bignami.

Agenti feriti al corteo di Roma

Scontri tra manifestanti e polizia a Roma, nel quartiere di San Lorenzo, mentre era in corso il presidio per Ramy, con un bilancio di 8 agenti feriti. I manifestanti hanno rovesciato alcuni cassonetti all'altezza di piazza Immacolata e poi sono andati verso le forze dell'ordine tirando fumogeni, bombe carta e oggetti contundenti. A quel punto è scattata una carica di contenimento. Subito dopo i manifestanti hanno arretrato per tornare verso San Lorenzo (VIDEO).

A quanto si apprende, nel corso della manifestazione sono state lanciate bombe carta ad alto potenziale: una di queste ha infranto il vetro blindato di un mezzo del Reparto mobile. L'intervento per contenere i manifestanti è stato ordinato da questore di Roma, Roberto Massucci, per tutelare l'incolumità dei poliziotti.

Gli otto poliziotti feriti sono stati colpiti da petardi o bottiglie di vetro lanciate dai manifestanti. In corso le indagini per ricostruire l'esatta dinamica dell'accaduto.

10 agenti feriti a Bologna, due manifestanti denunciati

Sono dieci gli appartenenti alle forze dell'ordine rimasti feriti ieri sera nel corso dei disordini che si sono verificati al corteo pro Ramy di Bologna. Al momento sono due i manifestanti denunciati ma sono in corso ulteriori indagini.

Si tratta di un 23enne, che è stato denunciato per resistenza a pubblico ufficiale, porto oggetti atti ad offendere aggravato, omesso preavviso manifestazione e travisamento e di un 30enne accusato di resistenza e lesioni aggravate a pubblico ufficiale, omesso preavviso e travisamento. Durante il corteo ieri sera si sono verificati lanci di bottiglie, bombe carta e fumogeni. In città si sono viste scene di guerriglia urbana con dehors distrutti e cassonetti rovesciati e incendiati.

“Questa notte, gruppi di violenti hanno devastato il centro storico della nostra città incendiando cassonetti, lanciando pietre e ogni sorta di oggetto contro le forze di polizia e i vigili del fuoco. Sono state infrante vetrine, agiti atti vandalici e imbrattati muri con scritte, rovesciate fioriere e dehor. Stiamo ancora facendo la conta dei danni, che comunque appaiono ingenti, in molte strade e piazze'', dichiara il sindaco di Bologna Matteo Lepore.

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Politica

De Luca, Pd al lavoro per ricucire: la missione quasi...

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Il governatore dovrebbe rinunciare a ricandidarsi: la posta in gioco è la vittoria alla prossime regionali

Vincenzo De Luca - (Fotogramma)

 Ricucire lo strappo con Vincenzo De Luca. La mission è quasi 'mpossible' ma un pezzo di Pd ci sta provando. L'area riformista dem, per intendersi. La posta in gioco, si spiega, è la vittoria alla prossime regionali. Perché la Campania resti a guida centrosinistra, è la tesi dei pontieri, è necessario evitare il rischio di smottamenti a destra della galassia centrista che fin qui ha sostenuto De Luca. Liste civiche che potrebbero lasciare il campo, specie in presenza di un candidato presidente da cui non si sentano pienamente rappresentate. Di qui il tentativo, definito all'Adnkronos dagli stessi che ci stanno provando, "molto complicato".

La posizione di De Luca

A stare alla conferenza stampa di venerdì, De Luca sarebbe ben lontano dall'accettare di farsi da parte. C'è chi ha letto nelle sue parole l'allusione a dar vita a una sua lista. Insomma un rilancio, altro che passo indietro. "Non sono cose che si fanno in due giorni, è molto complicato ma bisogna provarci", è la determinazione di chi sta tentando una ricomposizione, consapevole che il Pd nella regione è in salute - primo partito alle europee di giugno con il 22,2%, seguito a stretto giro con il 20,7% da M5S - ma anche che per vincere serve una coalizione ampia e perdere pezzi a favore del centrodestra complicherebbe non poco le cose.

Come si sta tentanto di ricucire

Le leve per ricucire lo strappo ci sarebbero. Un pezzo delle trattativa potrebbe anche riguardare il figlio del governatore, il deputato Piero De Luca, si osserva. C'è anche la questione del commissariamento del Pd campano che dura da tre anni e che si inserisce nella battaglia per rinnovamento - o nella lotta contro i 'cacicchi', come dicono alcuni - che Elly Schlein sta portando avanti. De Luca da tempo chiede lo stop del commissariamento e quindi la convocazione di un congresso regionale. Secondo i pontieri, passaggi per smorzare le tensioni potrebbero ancora essere consumati. Tutto però dipende dalle intenzioni del governatore.

Qualcosa in più potrebbe sapersi a giorni quando De Luca incontrerà la coalizione, l'appuntamento sarebbe per giovedì. L'incontro sarebbe anche una risposta all'attivismo di chi nel Pd sta già lavorando alle prossime regionali. Le cronache locali riportano che il commissario dei dem campani, il senatore Antonio Misiani (voluto da Schlein in quel ruolo) avrebbe incontrato insieme a Mario Casillo, capogruppo dem in regione e 'mister preferenze', i partiti della maggioranza deluchiana che comprende Azione, Italia Viva e Avs per sondare la prospettiva di una coalizione allargata ai 5 Stelle. Sullo sfondo ci sarebbe la candidatura di Roberto Fico.

M5S

Ieri i 5 Stelle campani si sono fatti avanti con una nota del coordinatore regionale, Salvatore Micillo, dicendosi pronti a lavorare con "tutte le forze politiche" del campo progressista aggiungendo che la "creazione di un tavolo regionale di confronto è il primo passo" e citando il "modello Napoli" del sindaco Gaetano Manfredi, già nel toto nomi per il post De Luca.

La risposta del governatore sarebbe quindi la convocazione della sua maggioranza. Potrebbe essere l'occasione di un redde rationem e quindi chiedere chi sta con lui e chi no. Oppure potrebbe aprirsi la strada per l'invito fatto proprio da Casillo, come si legge sulle cronache locali, parlando nei giorni sotto Natale al circolo Pd del Vomero: "Mettere insieme il lavoro fatto anche da De Luca con la voglia del partito di dare un po’ di novità, come ha fatto Bonaccini candidando un 39enne...". Comunque, un passaggio per verificare se le strade del Pd e di De Luca siano ormai destinate a separarsi o meno.

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