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Uccise il padre per difendere la madre, Appello bis conferma assoluzione per Alex Cotoia
Il giovane: "Spero che sia finita e di poter andare avanti con la mia vita". La mamma: "Gli auguro di vivere la vita che finora ci è stata negata"
Assolto. Lo ha deciso la Corte d’Assise d’Appello di Torino per Alex Cotoia, il giovane che nell'aprile del 2020, appena 18enne, uccise con 34 coltellate il padre a Collegno, in provincia di Torino, al culmine dell'ennesima lite familiare per difendere la madre. La conferma della sentenza di primo grado al termine dell’Appello bis a carico del giovane, che ora porta il cognome della madre, Cotoia, e non quello del padre, Pompa, dopo che la Cassazione nel luglio scorso, accogliendo la richiesta della procura generale, aveva disposto un nuovo processo. Alex era stato assolto in primo grado per legittima difesa. In Appello, nel dicembre 2023, era stato invece condannato a sei anni e due mesi.
"Spero che sia finita e di poter andare avanti con la mia vita", ha detto il giovane. "Sono un sacco frastornato, devo ancora metabolizzare, non sono giornate facili", ha aggiunto, sottolineando che oggi festeggerà con la sua cagnolina, un golden di nome Zoe. In aula, alla lettura della sentenza, era presente la fidanzata mentre fuori dal tribunale la mamma. A chi gli domandava cosa gli dirà la madre, Alex si è limitato a rispondere: "Mi abbraccerà, non parliamo tanto, non ce n’è bisogno". Quanto alla ripresa degli studi, Alex, oggi ventenne, che ha conseguito la laurea triennale e ora ha un lavoro part time, ha risposto: "Vediamo, ci penso un attimo, devo trovare anche il percorso di studi giusto".
Le parole della mamma e del fratello
“Sono gioiosa, felice, perché forse quel povero ragazzo riuscirà a godersi con la sua fidanzata un po’ di vita normale, tranquilla, quella che finora ci è stata negata”, le parole di Maria, la mamma di Alex.
“Ringraziamo questa Corte per aver capito che io sarei stata l’ennesima vittima di femminicidio”, ha aggiunto la madre del giovane, augurando al figlio “la felicità che merita perché Alex è una persona meravigliosa”. Una gioia, quella di mamma Maria, condivisa dal fratello di Alex, Loris, che ha sottolineato: “Oggi ha vinto il bene sul male, tanta felicità, un grande respiro di sollievo, è stato un periodo bruttissimo, spero l’incubo sia finito”.
Le dichiarazioni degli avvocati
Claudio Strata, uno dei suoi legali, ha dichiarato: "Giusto così per Alex, una gioia indescrivibile perché spero questa conferma metta la parola fine alla vita infernale di Alex, Loris e Maria". "Proviene da una corte autorevolissima di magistrati di lunga esperienza che non finirò mai di ringraziare - ha continuato - così come non finirò mai di ringraziare Enrico Grosso (l’altro legale, ndr) che mi ha dato molto supporto e molto conforto non solo in Cassazione ma anche in questo processo di Appello bis".
Il legale Enrico Grosso ha sottolineato che "il fatto che il dispositivo della sentenza confermi la sentenza di primo grado significa che non è stata accolta un’ipotesi subordinata di legittima difesa putativa, di errore, è stata confermata l’ipotesi fatta propria dalla sentenza di primo grado che qui si è trattato di una difesa legittima reale, cioè che Alex effettivamente ha ucciso per difendersi da un pericolo attuale, reale e immediato". "Questo è molto importante - ha spiegato - perché c’erano anche delle ipotesi alternative che noi abbiamo messo sul tavolo, prospettato nel corso della discussione, ma secondo me in maniera molto equilibrata la Corte d’Assise e d’Appello ha ritenuto che la sentenza di primo grado fosse corretta".
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Alluvione Toscana, 15 indagati: anche ex sindaco di Prato e...
La Procura di Prato ha chiuso le indagini per le esondazioni del 2-3 novembre 2023
I reati di omicidio e disastro colposo sono stati ipotizzati a carico di 15 persone, indagate dalla Procura di Prato a conclusione delle indagini sull'alluvione che tra il 2 e il 3 novembre 2023 provocò due morti nella provincia pratese e altri sei nel resto della Toscana.
Sono stati notificati questa mattina gli avvisi di conclusione indagini ad amministratori in carica all'epoca delle esondazioni di fiumi e torrenti e dirigenti dei Comuni di Prato e Montemurlo, dirigenti della protezione civile locale e due dipendenti di Autostrade. Sono indagati, a vario titolo, l'ex sindaco di Prato Matteo Biffoni, il vice sindaco Simone Faggi (ancora in carica) e l'assessore all'urbanistica Valerio Barberis, insieme con il responsabile della protezione civile e i dirigenti del servizio urbanistica e del genio civile. A Montemurlo sono finiti sotto inchiesta il sindaco Simone Calamai (presidente della provincia di Prato), l'assessore con delega alla protezione civile Valentina Vespi e quattro dirigenti comunali. I due dipendenti di Autostrade sarebbero chiamati in causa per il cedimento del manto autostradale all'altezza del casello di Prato Est sulla A11 (un cittadino cinese cadde nel vuoto, salvandosi per miracolo). Tra i 15 indagati anche due responsabili del Consorzio di Bonifica Medio Valdarno accusati di falso.
Secondo quanto ha reso noto la Procura di Prato, con un comunicato del procuratore Luca Tescaroli, le ipotesi di omicidio colposo e disastro colposo sono legate alla morte di due persone nei comuni di Prato e Montemurlo: Antonio Tumolo, 84 anni, fu travolto dalla piena del torrente Bardena, sulla via Cantagallo nella frazione di Figline di Prato; Alfio Ciolini, 85 anni, fu trovato senza vita, a Montemurlo, nella sua casa invasa dall'acqua.
Agli indagati è contestata la mancata adozione di misure di sicurezza, nonostante fossero a conoscenza del rischio idrogeologico del territorio. La Procura ricorda che quell'alluvione pose "in serio pericolo la vita di un cittadino cinese, nato nel 1971, miracolosamente scampato alla morte, e un cittadino italiano, salvato grazie al coraggioso intervento di un uomo honduregno, il quale, rischiando a sua volta la vita, attraversò le acque legandosi una corda al corpo e andando a recuperare il malcapitato".
I complessi accertamenti effettuati anche con l'ausilio di quattro consulenti tecnici, spiega il procuratore Tescaroli, hanno indotto a ipotizzare "la sussistenza di una responsabilità, a titolo di colpa, per i reati di omicidio e disastro, nonché di figure apicali delle aree di competenza urbanistica, difesa del suolo e protezione civile, nei confronti di esponenti politici dei comuni di Prato e di Montemurlo (sindaco, vice sindaco e assessori protempore), di dirigenti tecnici e di responsabili della protezione civile dell'unità operativa complessa di entrambi i comuni e di figure apicali del genio civile della Regione Toscana, nonché dei direttori pro tempore del quarto tronco Autostrade per l'Italia".
Dalle indagini sarebbe emersa anche "una condotta di falso ideologico in atto pubblico, relativo a un lavoro di somma urgenza disposto all'indomani degli eventi alluvionali che hanno interessato Bagnolo di Sotto, nel comune di Montemurlo, nei confronti di appartenenti al Consorzio di Bonifica 3 Medio Valdarno".
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Sala: “Buona tabella di marcia per Milano Cortina....
Il sindaco di Milano ha parlato così dell'avvicinamento alle Olimpiadi invernali del 2026
“Milano Cortina? La tabella di marcia è buona, il villaggio olimpico è avanti rispetto ai tempi, il palazzetto di Santa Giulia procede bene e anche in Fiera i lavori vanno bene". Il sindaco di Milano Giuseppe Sala ha parlato così - nel format ‘Beppe Sala a tutto campo’, su Rtl 102.5 - dell'avvicinamento alle prossime Olimpiadi invernali. L'attesa adesso è tutta per giovedì 6 febbraio e "One year to go", con la cerimonia che vedrà l'inizio del countdown ufficiale per il -1 anno della rassegna a cinque cerchi.
Sala e Milano Cortina
Il sindaco Sala ha parlato anche degli investimenti sui Giochi, commentando l'aumento dei costi rispetto alle stime iniziali: "Sono tutte opere private e soldi pubblici non ne stiamo mettendo. Ora i privati si lamentano perché, rispetto a quando abbiamo fatto la negoziazione, i costi sono aumentati di molto e ci chiedono di intervenire. Noi tecnicamente non possiamo farlo, a meno che non si abbia una deroga di legge. Il dibattito con il governo è questo".
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Neonata rapita a Cosenza, la famiglia della piccola Sofia...
Gli avvocati contestano "l'omessa custodia e vigilanza dei pazienti ricoverati"
La famiglia di Sofia, la neonata rapita nel gennaio scorso a Cosenza e poi ritrovata dalla polizia poche ore più tardi, denuncia la clinica in cui è avvenuto il rapimento della piccola. "Omessa custodia e vigilanza dei pazienti ricoverati, con particolare riferimento ai minori neonati", quanto contestano gli avvocati Chiara Penna e Paolo Pisani, legali della famiglia Cavoto, nella diffida contro 'IGreco – Ospedali riuniti S.r.l.', in persona del legale rappresentante della Clinica 'Sacro Cuore' di Cosenza.
La diffida - fanno sapere gli avvocati in una nota - è stata presentata in considerazione del "sequestro di persona subito dalla neonata e il danno cagionato alla degente Valeria Chiappetta nonché al papà e all’intera famiglia Cavoto".
I legali, nella nota, specificano che non si escludono "ulteriori integrazioni di querela da porre all’attenzione del sostituto procuratore della Repubblica dottor Tridico, che si occupa del caso, in ordine a possibili condotte penalmente rilevanti e riconducibili sempre alla Clinica, all’esito delle attività di indagine difensive in corso", sulle quali continuano a mantenere "stretto riserbo".