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Smog, più rischi Covid in città se l’aria è inquinata, studio su Varese e provincia

Smog, più rischi Covid in città se l'aria è inquinata, studio su Varese e provincia

Smog alleato del Covid. I veleni nell'aria aumentano le probabilità di contagio e ricovero nelle aree urbane, con incrementi che arrivano a sfiorare il +20% per il rischio di finire in ospedale. E' quanto emerge da un nuovo studio condotto tra Varese e provincia dal Centro ricerche in epidemiologia e medicina preventiva (Epimed) dell'Università dell'Insubria. Il lavoro, pubblicato su 'Epidemiology', indica che l'esposizione a miscele di inquinanti atmosferici contribuisce ad aggravare il pericolo di infezione, ospedalizzazione e mortalità da virus Sars-CoV-2.

L'analisi degli autori - spiega una nota - ha coinvolto l'intera popolazione adulta residente nella provincia di Varese (un totale di 709.864 persone) durante il 2020, primo anno della pandemia, e si è basata su dati forniti dall'Osservatorio epidemiologico di Regione Lombardia, dall'agenzia regionale Aria e dalla società Arianet per la modellizzazione degli inquinanti ambientali. Gli scienziati hanno osservato che, nelle aree urbane, ogni incremento di 3,5 microgrammi/metro cubo (µg/m3) nell'esposizione media annua al particolato atmosferico (Pm) comporta un aumento del 12% nel tasso di infezione da Sars-CoV-2, del 18% nel rischio di ospedalizzazione e del 13% nei ricoveri in terapia intensiva.

Lo studio estende un lavoro pubblicato nel 2022 sui residenti della sola città di Varese, in cui era stato stimato un incremento del 5% nel rischio di trasmissione di Sars-CoV-2 per ogni incremento di 1 µg/m3 nell'esposizione a particolato atmosferico fine. "Sul territorio esiste infatti un gradiente nord-sud di esposizione agli inquinanti atmosferici, pertanto le stime degli stessi inquinanti per la sola città di Varese non rappresentano le condizioni dell'intera provincia", precisano dall'ateneo.

"La novità inoltre è l'evidenza, per la prima volta in letteratura, di un effetto combinato tra diversi inquinanti atmosferici nel determinare il rischio di malattie trasmissibili come il Covid-19", afferma Giovanni Veronesi, professore di Statistica medica dell'Insubria e primo autore della ricerca.

Le nuove analisi hanno infatti messo in luce come "nelle aree urbane della provincia, principalmente localizzate tra Saronno, Busto Arsizio e Gallarate, l'interazione fra particolato atmosferico e biossido di azoto (NO2) abbia prodotto un significativo incremento degli eventi sanitari legati alla pandemia, con un numero stimato di centinaia di infezioni, ospedalizzazioni e ricoveri in terapia intensiva aggiuntivi rispetto ad aree non urbane. Inoltre, nei contesti con livelli particolarmente alti di particolato atmosferico, l'ozono è emerso come un ulteriore fattore di rischio per la pandemia, contribuendo a un aumento significativo del numero di casi per la popolazione residente", illustrano gli scienziati.

"La popolazione urbana è più vulnerabile a causa dell'esposizione cronica a una miscela di inquinanti composta da elevati livelli di particolato atmosferico e NO2 e da basse concentrazioni di ozono. Questo quadro si è dimostrato particolarmente dannoso sia per il rischio di infezione sia per quello di sviluppare forme gravi di malattia, con un conseguente impatto significativo sulle risorse sanitarie", sottolinea Marco Ferrario, professore senior dell'Insubria e co-autore della ricerca. Individuare i territori più a rischio, come il sud della provincia di Varese, rappresenta secondo il docente un elemento cruciale per stabilire le priorità degli interventi volti a ridurre l'esposizione ambientale.

L'impatto del nuovo studio sulle politiche ambientali e sanitarie - prosegue la nota - è rafforzato da un contemporaneo studio condotto dal team Epimed sulla relazione tra inquinamento atmosferico e risposta immunitaria alla vaccinazione anti-Covid nella popolazione anziana di Varese. Il lavoro, pubblicato su 'Environmental Research', dimostra una riduzione della risposta immunitaria (misurata attraverso i livelli di immunoglobuline IgG specifiche) e un aumento del rischio di infezione post-vaccinazione associati all'esposizione cronica a Pm2,5. Tuttavia, il rischio si riduce significativamente in chi effettua i richiami periodici delle dosi vaccinali raccomandati per la popolazione anziana.

"In aree ad alta pressione ambientale - commenta Francesco Gianfagna, professore di Igiene e sanità pubblica e co-autore dello studio - il potenziamento delle campagna vaccinale può rappresentare una strategia efficace per contrastare gli effetti negativi dell'inquinamento sul sistema immunitario, da affiancare a interventi volti a ridurre l'esposizione al particolato atmosferico fine".

La ricerca sulla risposta immunitaria utilizza i dati dello studio RoCav, una coorte di popolazione generale reclutata tra i residenti di Varese nel 2013-2016, indagata nuovamente nel 2021-2022. "Il complesso delle nostre ricerche - conclude Veronesi - dimostra che a fini programmatori è essenziale poter complementare i risultati degli studi condotti utilizzando le banche dati amministrative sanitarie con gli studi epidemiologici classici, che tipicamente hanno a disposizione una ricchezza informativa non presente nelle prime. A tal fine, è auspicabile una maggiore possibilità di interconnessione tra le diverse fonti di dati".

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Salute e Benessere

Medicina, Enrico Di Rosa nuovo presidente igienisti Siti

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Medicina, Enrico Di Rosa nuovo presidente igienisti Siti

Cambio alla guida degli igienisti italiani. Enrico Di Rosa, direttore del Servizio di Igiene e Sanità pubblica della Asl Roma 1, è il nuovo presidente della Siti (Società italiana d'igiene, medicina preventiva e sanità pubblica) per il biennio 2025-2026. Succede a Roberta Siliquini che ricoprirà il ruolo di vice presidente. Luigi Vezzosi, dirigente medico in Ats Val Padana Mantova e Cremona, è stato nominato segretario generale nella seduta di insediamento della nuova Giunta esecutiva, composta da Silvio Brusaferro (coordinatore Collegio docenti), Alberto Fedele (coordinatore Collegio operatori), Vincenzo Paolozzi (coordinatori Consulta specializzandi), Roberto Rizzi (coordinatore Consulta Professioni sanitarie), Giancarlo Icardi (coordinatore Comitato scientifico) e dai membri eletti Maria Teresa Montagna, Emilia Prospero, Caterina Rizzo, Tiziana Menegon, Fabrizio Gemmi e Daniel Fiacchini, elenca la Siti in una nota.

"Il mio ringraziamento - dichiara Di Rosa - va alla professoressa Roberta Siliquini che in questi ultimi 2 anni ha svolto in maniera egregia un ottimo lavoro, portando sempre più in alto il nome della Siti, ma anche a tutta la Giunta esecutiva per la fiducia riposta nei miei confronti. Gli obiettivi che ci proponiamo per il prossimo biennio riguardano in primo luogo la promozione del progresso scientifico e culturale nel campo dell'igiene, della sanità pubblica e dell'organizzazione dei servizi sanitari; il tradizionale impegno della società a supporto delle istituzioni nella scelta e nell'applicazione delle migliori strategie di sanità pubblica per il benessere della popolazione, anche in un'ottica 'One Health', e la valorizzazione del ruolo delle discipline igieniste e degli operatori di sanità pubblica nei servizi sanitari".

Laureato in Medicina e Chirurgia, specializzato sia in Medicina interna sia in Igiene e Medicina preventiva - riporta la Siti - Enrico Di Rosa ha lavorato dal 1991 nell'ambito dei servizi sanitari territoriali e ha assunto l'incarico di direttore del Servizio Igiene e Sanità pubblica dell'Asl Roma 1 dal 2019. In particolare, si è occupato di sorveglianza e prevenzione delle malattie infettive, di promozione della salute e igiene ambientale.

Dal dicembre 2019 - prosegue la nota - Di Rosa è stato attivamente impegnato nella gestione dell'emergenza pandemica. Nel 2020 ha fatto parte della task force regionale per l'emergenza Covid ed è stato componente del gruppo di lavoro di supporto alla Direzione regionale Salute e Integrazione sociosanitaria per la definizione dei percorsi clinico-diagnostico-assistenziali dell'infezione da Sars-CoV-2 e della patologia correlata. Nello specifico si è occupato dell'implementazione del contact tracing e dell'adozione delle misure contumaciali, dell'avvio e gestione della diagnostica di prossimità (responsabile dell'attività dei tamponi a domicilio e del drive in di Santa Maria della Pietà) e della partecipazione attiva all'implementazione della campagna di vaccinazione anti-Covid, in qualità di referente clinico del Centro vaccinazioni di Santa Maria della Pietà.

Dal 2021 Di Rosa è anche componente del Nitag (Gruppo tecnico consultivo nazionale sulle vaccinazioni) e dal maggio 2022 è responsabile dei programmi di screening oncologici dell'Asl Roma 1. A dicembre 2023 è stato nominato componente del tavolo tecnico di lavoro dedicato alla definizione degli obiettivi, standard organizzativi e di personale dei Dipartimenti di Prevenzione. Nella Siti Enrico Di Rosa ha ricoperto, fra gli altri, i ruoli di componente del Consiglio direttivo (2011-2012), segretario generale e tesoriere (2016-2018) e vice presidente nazionale (2023-2024).

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Salute e Benessere

Covid Italia, bollettino ultima settimana: 1.481 casi e 44...

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I dati dal 9 al 15 gennaio: aumentano tamponi e scende il tasso di positività, Lombardia regione con più contagi

Tampone covid - Fotogramma

Sono 1.481 i nuovi casi di Covid registrati in Italia dal 9 al 15 gennaio, in calo rispetto ai 1.562 della settimana 2-8 gennaio. Stabili i nuovi decessi: 44 morti rispetto a 45.

A fronte di un aumento dei tamponi (54.973 nell'ultima settimana contro i 42.025 della precedente), il tasso di positività scende dal 3,7% al 2,7%. Sono i dati riportati nel bollettino settimanale pubblicato online dal ministero della Salute. La Lombardia è la regione che in numeri assoluti ha segnalato più casi. Le Marche registrano il tasso di positività più alto (12,6%).

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Salute e Benessere

Semaglutide, Ema valuta rischio rara malattia occhi con...

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Alert sull'antidiabetico dimagrante da 2 studi osservazionali mentre altri 2 non suggeriscono aumento pericolo

Donna che assume farmaci - ()

L'Agenzia europea del farmaco Ema valuterà i farmaci anti diabete e obesità contenenti semaglutide per capire se esiste un rischio aumentato di sviluppare una rara malattia degli occhi, la neuropatia ottica ischemica anteriore non arteritica (Naion). Lo comunica l'ente regolatorio Ue spiegando che il suo Comitato per la sicurezza, il Prac, ha avviato una revisione di questi medicinali, "a seguito di preoccupazioni relative a un aumento del rischio di sviluppare Naion". A suggerire questa possibilità sono "due recenti studi osservazionali", mentre "altri due non suggeriscono un aumento del rischio".

Cos'è la Naion

Questa rara patologia oculare è un disturbo causato da un ridotto afflusso di sangue al nervo ottico nell'occhio, con potenziale danno al nervo, che può portate a perdita della vista nell'occhio interessato, illustra l'Ema nella nota in cui si riportano i punti principali toccati nel corso dell'ultima riunione del Prac (13-16 gennaio). "I pazienti con diabete di tipo 2 - si precisa - potrebbero già avere un rischio intrinsecamente più elevato di sviluppare questa condizione".

Semaglutide, cos'è

Semaglutide è un agonista del recettore Glp-1, ed è il principio attivo di popolari medicinali per il trattamento del diabete e per la perdita di peso nei pazienti con obesità (vale a dire Ozempic*, Rybelsus* e Wegovy*). "Il Prac sta valutando se i pazienti trattati con semaglutide possano avere un rischio elevato di sviluppare Naion" ed "esaminerà ora tutti i dati disponibili su Naion con semaglutide, inclusi quelli provenienti da studi clinici, sorveglianza post-marketing, studi sul meccanismo d'azione e letteratura medica (inclusi i risultati degli studi osservazionali)".

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