Cerchi qualcosa in particolare?
Pubblichiamo tantissimi articoli ogni giorno e orientarsi potrebbe risultare complicato.
Usa la barra di ricerca qui sotto per trovare rapidamente ciò che ti interessa. È facile e veloce!
Ddl Lavoro, dalle dimissioni volontarie allo smart working: ecco le novità
Via libera della Camera al provvedimento che ora passa al Senato
Quello del Ddl Lavoro che ha ricevuto il primo via libera della Camera (e ora è atteso al Senato) è un testo che definisce alcuni ambiti delicati, e che secondo le opposizioni aumenta la precarietà e riapre alla prassi delle dimissioni in bianco. In realtà, come ha ribadito la ministra del Lavoro Marina Calderone, non c'è nessuna 'politica di precarizzazione del lavoro' anche se sulle 'dimissioni in bianco' sono aggiornate le disposizioni in materia di licenziamenti definite nel Jobs Act del governo Renzi. Ecco alcune delle principali misure.
Dimissioni volontarie
Nell'articolo 19 si considera un rapporto di lavoro rescisso per 'colpa' del lavoratore se questo si assenta ingiustificatamentre per un periodo superiore al termine previsto dal contratto collettivo o, in mancanza di previsioni contrattuali, per un periodo superiore a quindici giorni. In questo caso dunque si parla non più di licenziamento, che permette di accedere alla Naspi, ma di dimissioni volontarie, che non prevedono l'indennità.
Contratti di somministrazione
Nell'articolo 5, invece si semplificano le normative sul tema di somministrazione escludendo dal calcolo del 'tetto' del 30% per i lavoratori con contratto di somministrazione a tempo determinato i casi che riguardano lavoratori assunti dal somministratore a tempo indeterminato o lavoratori con determinate caratteristiche o assunti per determinate esigenze (svolgimento di attività stagionali o di specifici spettacoli, start-up, sostituzione di lavoratori assenti, lavoratori con più di 50 anni). Eliminati inoltre dal calcolo quei casi di contratto tra agenzia di somministrazione e lavoratore a tempo indeterminato. Le aziende potranno inoltre utilizzare le risorse di Formatemp destinate ai contratti a tempo indeterminato anche per la formazione dei dipendenti con contratto a tempo determinato.
Lavoro stagionale
Il testo dell'articolo 11 chiarisce come oltre a quelle definite da un Dpr del 1963 "rientrano nelle attività stagionali...le attività organizzate per fare fronte a intensificazioni dell’attività lavorativa in determinati periodi dell’anno, nonché a esigenze tecnico-produttive o collegate ai cicli stagionali dei settori produttivi o dei mercati serviti dall’impresa, secondo quanto previsto dai contratti collettivi di lavoro".
Cassa integrazione
Nell'articolo 10 poi si 'apre' alla possibilità di lavorare sempre durante la cassa integrazione. Infatti chi svolge attività di lavoro subordinato, o autonoma, durante il periodo di integrazione salariale, non ha diritto al relativo trattamento per le giornate di lavoro effettuate presso un datore di lavoro diverso da quello che ha fatto ricorso ai trattamenti medesimi (si decade dal diritto al trattamento di Cig se non si da preventiva comunicazione all’Inps).
Periodo di prova
L'articolo 13 stabilisce che la durata del periodo di prova nei contratti a termine è stabilita in un giorno di effettiva prestazione per ogni quindici giorni di calendario a partire dalla data di inizio del rapporto di lavoro. In ogni caso la durata del periodo di prova non può essere inferiore a due giorni né superiore a quindici giorni, per i rapporti di lavoro aventi durata non superiore a sei mesi, e a trenta giorni, per quelli aventi durata superiore a sei mesi e inferiore a dodici mesi.
Smart working
In tema di 'lavoro agile' l'articolo 14 chiarisce che la comunicazione del datore di lavoro va fatta in via telematica al ministero del Lavoro, "entro cinque giorni dalla data di avvio del periodo oppure entro i cinque giorni successivi alla data in cui si verifica l’evento modificativo della durata o della cessazione del periodo di lavoro svolto in modalità agile".
Contratti ibridi
Un emendamento approvato dall'assemblea prevede poi un contratto ibrido a causa mista, con la possibilità di assumere un lavoratore in parte con un contratto dipendente, in parte con un rapporto autonomo a partita Iva, beneficiando del regime forfettario per il reddito autonomo.
Scuola lavoro
Con gli articoli 16 e 18 si estendono a tutte le tipologie di apprendistato le risorse destinate ogni anno al solo apprendistato professionalizzante. E’ prevista inoltre la possibilità di trasformare l’apprendistato per la qualifica e il diploma professionale anche in apprendistato professionalizzante e/o di alta formazione e ricerca, successivamente al conseguimento della qualifica o del diploma professionale. Un altro obiettivo è poi quello di rendere sempre più di qualità l’esperienza degli studenti in percorsi 'on the job'.
Conciliazioni telematiche
L'articolo 20 introduce una semplificazione per la conciliazione in materia di lavoro puntando a semplificazione e riduzione dei costi a parità di affidabilità. Questi procedimenti potranno infatti svolgersi in modalità telematica mediante collegamenti audiovisivi.
Economia
Conti pubblici, debito in soli 12 anni cresciuto di 1.000...
Era il 2012 quando la 'red line' era di 2.000 miliardi
Il debito pubblico dell'Italia ha sfondato il tetto dei 3.000 miliardi di euro alla fine dello scorso anno (3.005,2 mld a novembre). Era il 2012 quando la 'red line' era di 2.000 miliardi, superata ad ottobre (2.014 mld); quindi in soli 12 anni le spese extra sono cresciute di ben 1.000 miliardi. Diciassette anni prima, nel 1994, per la prima volta è stato raggiunto il numero a quattro cifre, superando quota 1.000 miliardi (1.095 mld). Quindi in 30 anni, dal 1994 al 2024, il debito dell'Italia è triplicato. Un crescita costante e non lenta, che ha portato le spese non coperte dalle entrate a crescere del 100% rispetto alla decade precedente e del 200% in soli 30 anni.
In rapporto al pil il debito pubblico dell'Italia è salito oltre il 100% e sceso al di sotto della soglia diverse volte. L'ultima è stata nel 1992, quando è arrivato al 103,8%, dal 97,3% del 1991. Dalla fine dello scorso secolo si sono susseguite oscillazioni in salita e discesa: nel 1996 è arrivato al 119,1% per scendere fino al 105,1% del 2004.
Nei due anni successivi è ripartito arrivando al 106,7% nel 2006 e l'anno successivo è sceso di nuovo al 103,9%. Poi la crescita è ripartita, arrivando al 135,4% nel 2014. Negli anni successivi ha galleggiato sul 134%, per poi esplodere l'anno del covid, arrivando al 158% nel 2020 e scendendo gradualmente negli anni successivi: 145,5% nel 2021, 138,1% nel 2022, 134,6% nel 2023 e 135,8% nel 2024. Quest'anno il debito dovrebbe proseguire nella salita, arrivando al 136,95%, così come l'anno prossimo quando si prevede che arriverà al 137,8%; mentre nel 2027 dovrebbe registrare una lieve riduzione assestandosi al 137,5%.
Economia
Dichiarazione redditi 2025, debutta nuovo modello 730: le...
Quest'anno dovrà essere presentato entro il 30 settembre all'Agenzia delle Entrate
Sforbiciata alle aliquote Irpef e 'pubblico' più ampio, introduzione delle 'cedolari secche' per gli affitti brevi. Dopo il mini-restyling che ha trasformato l'Imposta sulle persone fisiche debutta il nuovo modello 730 per la dichiarazione dei redditi, che ha interessato, nel 2024, oltre 25 milioni di italiani e che quest'anno dovrà essere presentato entro il 30 settembre all'Agenzia delle Entrate.
Gli scaglioni di reddito
Le novità normative sono molte, la principale è sicuramente la stabilizzazione delle tre aliquote e gli scaglioni di reddito, con l'ultima Finanziaria che ha reso strutturale l'accorpamento tra i primi due scaglioni. Da ora, quindi, il prelievo sarà del 23% per redditi fino a 28mila euro, del 35% tra i 28mila e i 50mila euro e del 43% per chi supera i 50mila.
Chi può utilizzarlo
Cambia anche la platea di chi può utilizzare il 730 per la dichiarazione dei redditi: se infatti fino all’anno scorso era riservato a lavoratori dipendenti e pensionati, ora il perimetro si espande, abbracciando anche i contribuenti non titolari di partita Iva con redditi assoggettati a tassazione separata o a imposta sostitutiva, oppure derivati da plusvalenze di natura finanziaria, con due appositi quadri (M e T).
L’obiettivo – chiarito già nel ‘decreto adempimenti’ – è quello di includere progressivamente nel 730 tutte le tipologie reddituali riconducibili alle persone fisiche non titolari di partita Iva, riservando a questi ultimi soltanto il modello redditi persone fisiche. Per i redditi da affitti brevi arrivano le cedolari secche, con aliquota al 21% per la prima unità abitativa adibita a questo scopo e al 26% per le successive.
Nel nuovo 730 entrano anche l’aggiornamento dell’importo della detrazione per redditi da lavoro dipendente, innalzato a 1.955 euro per l’anno 2024, e il ‘bonus 13esima’, un’indennità di 100 euro, rapportata al periodo di lavoro, riconosciuta – a determinate condizioni – per il 2024 ai titolari di reddito di lavoro dipendente con un reddito complessivo non superiore a 28mila euro e almeno un figlio a carico (che non concorre alla formazione del reddito complessivo).
Le detrazioni
Sul fronte detrazioni per oneri è prevista una riduzione di 260 euro per i contribuenti titolari di un reddito complessivo superiore a 50mila euro, mentre per quanto riguarda Super e Sismabonus la spesa sostenute a partire dal 1° gennaio 2024 è dilazionata in 10 rate di pari importo; non manca anche il bonus mobili, con limite di spesa massimo su cui calcolarla fissato a 5mila euro.
Arriva inoltre un nuovo regime agevolativo per i redditi dominicali e agrari che per il 2024 e il 2025 concorreranno congiuntamente alla formazione del reddito complessivo ma secondo diverse percentuali. Fino a 10.000 euro non concorrono alla formazione del reddito, mentre per gli ulteriori 5.000 euro concorrono per il 50%.
Fintech
Hong Kong prepara una nuove legge sulle valute digitali
Lungi dal costituire un ostacolo, la presenza di una omogenea disciplina di settore rappresenta una premessa fondamentale per il libero dispiegarsi dell’iniziativa economica. Se questo discorso ha carattere generale, riguarda soprattutto le attività connesse alla finanza decentralizzata, addosso alle quali i legislatori di tutto il mondo non hanno ancora saputo cucire il vestito giusto. Provano a invertire questa tendenza le autorità di Hong Kong, che hanno annunciato di recente l’intenzione di emanare una riforma del settore entro il 2026.