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Il post di un collettivo: "C'è sempre posto a Piazzale Loreto Elon..."
"C'è sempre posto a Piazzale Loreto Elon...". Il fantoccio di Elon Musk appeso a testa in giù a Piazzale Loreto, a Milano, e il messaggio su Instagram del collettivo Cambiare Rotta. La foto campeggia sul social, pubblicata dopo il gesto compiuto dal magnate nella giornata dell'insediamento del presidente americano Donald Trump. Musk, rivolgendosi alla platea in un comizio, ha alzato il braccio destro dopo aver portato la mano sul cuore: un gesto d'affetto verso il pubblico, ha detto il magnate, mentre per avversari e critici si è trattato di un saluto nazista.
Ma l'aver evocato per Musk la stessa fine di Mussolini è un gesto che non piace a nessuno. Dal presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana all'Anpi.
Fontana: "Azione ridicola di estremisti"
"L’azione stupida e ridicola di questi estremisti di sinistra non meriterebbe neppure un commento, se non quello di evidenziare che è frutto, come loro stessi si definiscono, di quella cultura comunista secondo cui il nemico deve essere abbattuto", afferma Fontana commentando sui propri social il post del collettivo di studenti di 'Cambiare rotta'. "Nel condannare l’accaduto e nell’esprimere vicinanza a Elon Musk - conclude il governatore lombardo - ciò che più disturba è che sia accaduto nella civile e democratica Milano, in una Lombardia che è lontana anni luce da questi esaltati".
Anpi: "Vicenda inquietante ma Musk fa torto al suo Paese e ai soldati morti"
"Il linguaggio violento, anche dal punto di vista visivo - dice all'Adnkronos, il presidente dell'Anpi provinciale di Milano, Primo Minelli - non è patrimonio dell'Anpi; noi organizziamo proteste e manifestazioni in modo democratico, di massa e non individuale. Detto questo, non c'è dubbio che il personaggio fa un torto al suo Paese: un Paese che ha contribuito assieme alla Resistenza a liberare l'Europa dal nazifascismo lasciando migliaia di morti qui in Europa".
"Che adesso Musk si dimentichi di quella storia - osserva Minelli - è davvero una cosa inquietante. Lo è ancor più considerando l'avvicinarsi del Giorno della Memoria, che sarà il prossimo 27 gennaio. Noi -avverte- abbiamo già iniziato con le iniziative, ieri eravamo al Teatro alla Scala, mentre il 27 saremo all'Albergo Regina (diventato dal 13 settembre 1943 al 30 aprile 1945 sede del comando nazista a Milano, ndr) per ricordare quei luoghi. E' maggiormente in questo contesto -conclude- che per noi questa vicenda appare davvero inquietante".
Lega Milano: "Fascismo rosso che ricorda anni di Piombo"
Di un "clima d'odio tipico del fascismo rosso che serpeggia nella nostra città" parla Samuele Piscina, consigliere comunale e segretario provinciale della Lega a Milano. " È davvero preoccupante - prosegue in una nota Piscina - e ricorda molto il periodo brigatista e degli anni di piombo. Solo delle menti disturbate potevano accostare il gesto di vittoria di Musk al saluto fascista e solo in Italia poteva scoppiare una polemica simile. Certi quotidiani e politici di sinistra dovrebbero chiedere scusa invece di alimentare odio e violenza".
"Auspichiamo -continua Piscina- che i responsabili di questo ignobile gesto vengano identificati e chiediamo al sindaco Sala, almeno per una volta, di intervenire per placare lo squadrismo rosso. Milano non può tollerare questi atti ripugnanti e il silenzio del sindaco lo renderebbe complice".
Cronaca
Roma, inchiesta su false testimonianze: Ricucci e altri 10...
L'imprenditore lo scorso dicembre era stato condannato a sei anni per l’accusa di corruzione in atti giudiziari
Stefano Ricucci rinviato a giudizio. E’ stato fissato per il prossimo 26 marzo il processo per l'imprenditore e per un'altra decina di persone accusate di falsa testimonianza. Oggi il gup di Roma ha rinviato a giudizio l’imprenditore e gli altri indagati in relazione all’inchiesta sulle testimonianze, ritenute false, rese in aula da alcuni testimoni, in suo favore nell'ambito di un procedimento che lo vedeva imputato per corruzione in atti giudiziari.
Il processo si terrà davanti ai giudici della seconda sezione collegiale del tribunale della Capitale. Ricucci lo scorso dicembre era stato condannato a sei anni per l’accusa di corruzione in atti giudiziari.
Cronaca
Pronto soccorso, l’attesa in barella raddoppia il...
Lo rivelano i dati raccolti dall'Ufficio nazionale di statistica del Regno Unito. Allarme degli esperti: "Serve azione urgente"
Le attese infinite in barella in pronto soccorso possono lasciare un segno profondo. A mettere in luce il pericolo sono i freddi numeri: secondo un'analisi statistica, infatti, per i pazienti che hanno trascorso più di 12 ore nei reparti di emergenza urgenza degli ospedali il rischio di morte entro 30 giorni risulta essere più che doppio rispetto a chi invece è stato visitato entro 2 ore, e questa osservazione resta confermata anche dopo aver considerato un'ampia gamma di fattori sociodemografici e clinici.
I dati britannici
I dati sono britannici, e la scoperta dell'Office for National Statistics (Ons) arriva mentre il Servizio sanitario nazionale (Nhs) in Gb sta vivendo uno degli inverni più impegnativi mai registrati, fra ospedali sovraffollati e messi sotto stress dal mix di più infezioni respiratorie che stanno colpendo la popolazione, dall'influenza al virus respiratorio sinciziale Rsv, e segnalazioni di pazienti in attesa fino a 30 ore per le cure in reparti di pronto soccorso sommersi di casi. I dati di dicembre, si legge nell'analisi pubblicata sul 'British Medical Journal' (Bmj), mostrano che solo il 71,1% dei pazienti è stato visitato entro la soglia delle 4 ore, fissata come obiettivo.
La situazione in Italia
Anche in Italia in questo periodo clou della stagione influenzale sono salite alla ribalta delle cronache storie come quella di una paziente 94enne rimasta per 60 ore su una barella dell'ambulanza in un pronto soccorso.
Più attesa più morti
Tornando al Regno Unito, l'Ons ha analizzato le cartelle cliniche di 6,7 milioni di persone in Inghilterra, che sono andate in un pronto soccorso almeno una volta tra il 21 marzo 2021 e il 30 aprile 2022 e non sono decedute durante la loro permanenza. Di queste, 88.657 persone - l'1,3% - sono morte entro 30 giorni da quando sono uscite dal reparto di pronto soccorso per essere ricoverate in degenza o tornare a casa. I dati mostrano poi che, tra coloro che hanno trascorso al massimo fino a 2 ore in pronto soccorso dal loro arrivo, lo 0,02% dei pazienti di età pari o superiore a 20 anni è deceduto dopo la dimissione. Questa cifra è salita allo 0,1% nei pazienti di età pari o superiore a 40 anni, allo 0,3% nei pazienti da 60 anni in su e allo 0,8% nei pazienti over 80. Il rischio di morte entro 30 giorni dalla dimissione aumentava quanto più a lungo il paziente rimaneva in pronto soccorso.
Rispetto ai pazienti che necessitavano di assistenza non immediata e che trascorrevano massimo 2 ore in pronto soccorso, tra i pazienti che trascorrevano 3 ore in pronto soccorso le probabilità di morte post-dimissione erano 1,1 volte più alte; erano poi 1,6 volte più alte per chi di ore di attesa in Ps ne faceva 6; 1,9 volte più alte per i pazienti che avevano dovuto aspettare 9 ore, e 2,1 volte più alte per chi raggiungeva quota 12 ore in attesa. "Questo è un lavoro fondamentale dell'Ons, voce nazionale autorevole sui dati, che convalida e rafforza ciò che sappiamo: le lunghe attese in pronto soccorso sono estremamente pericolose e una minaccia significativa per la sicurezza del paziente", commenta Adrian Boyle, presidente del Royal College of Emergency Medicine.
Allarme degli esperti: serve azione politica urgente
"Deve esserci un punto - prosegue la riflessione di Boyle - in cui andiamo oltre l'analisi e accettiamo che questo è un problema serio che necessita di un'azione politica urgente. Questi dati sono troppo convincenti per essere ignorati e devono essere il catalizzatore del cambiamento".
La relazione tra il tempo totale trascorso in area emergenza urgenza e la morte post-dimissione tra i pazienti che necessitavano di cure non immediate variava in base all'età, alla regione, allo stato al momento dell'ammissione, ha rilevato l'analisi dell'Ons. Ad esempio, tra i pazienti di 20 anni le probabilità erano 4,6 volte più alte fra coloro che facevano 12 ore di attesa in pronto soccorso, rispetto a 2 ore. L'Ons ha anche precisato che non tutti i fattori relativi al tempo trascorso in emergenza urgenza e alla mortalità post-dimissione a 30 giorni potevano essere corretti. Ad esempio, i dati sul sovraffollamento non erano disponibili e alcuni pazienti potrebbero aver aspettato più a lungo perché avevano bisogno di accedere a trattamenti specialistici, consulenza o servizi.
Il periodo dello studio si colloca durante la pandemia di Covid, quando i reparti di emergenza urgenza hanno introdotto ulteriori misure di controllo per la prevenzione delle infezioni, il che significa che i risultati non riflettono necessariamente l'attuale mortalità post-dimissione, ha sottolineato l'Ons. I numeri delle presenze nei pronto soccorso erano comunque in gran parte tornati ai livelli pre-pandemia già entro giugno 2021, dopo essere scesi nei primi mesi. (di Lucia Scopelliti)
Cronaca
Milano: a piazzale Loreto spunta pupazzo Elon Musk appeso a...
Un pupazzo raffigurante il numero uno di Tesla e X, ex Twitter, Elon Musk è stato appeso a testa in giù in piazzale Loreto, a Milano. A rivendicare il gesto sono gli attivisti del collettivo Cambiare Rotta, che hanno pubblicato uno scatto accompagnato dalla scritta: "C'è sempre posto a Piazzale Loreto Elon...".
Il pupazzo, composto da una tuta bianca riempita da fogli di giornale accartocciati e frammenti di spazzatura e una maschera di cartoncino raffigurante un Musk sorridente, è stato posizionato accanto alla targa di marmo della piazza, sulla quale sono stati attaccati diversi adesivi di Cambiare Rotta e centri sociali.