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Pensioni, Inps: in 2023 quelle pagate all’estero oltre 310.000, per circa 1,6 mld di euro

Pensioni, Inps: in 2023 quelle pagate all’estero oltre 310.000, per circa 1,6 mld di euro

L’Inps nel 2023 ha pagato all’estero complessivamente oltre 310.000 pensioni, per un importo di circa 1,6 miliardi di euro, verso 160 Paesi. Si trova nelle parole di apertura del presidente dell’Inps, l’avvocato Gabriele Fava, il cuore del convegno, organizzato dall’Istituto nazionale della Previdenza sociale insieme alla Fondazione Migrantes, dal titolo '@Migrazione da fenomeno sociale a fattore identitario', che si è svolto oggi, a Roma, presso Palazzo Wedekind.

Fava ha sottolineato come il tema dell’emigrazione “non possa e non debba essere analizzato solo mediante statistiche e dati numerici, perché dietro ci sono scelte personali. L’obiettivo prioritario, per l’Inps, è di consentire al lavoratore migrante di affrontare con serenità il trasferimento e l’inizio di una nuova attività lavorativa, tutela fondamentale per rendere effettivo il diritto alla libera circolazione dei lavoratori”. Sull’immigrazione, il presidente Fava ha aggiunto che “è possibile ed auspicabile un'integrazione qualificata. Quindi, laddove oggi registriamo una richiesta o un fabbisogno del tessuto produttivo, se manca manodopera qualificata, la andiamo a intercettare e a integrare nel tessuto produttivo, in modo chiaro e regolare”.

A chi stiamo pagando le pensioni? Ci sono i pensionati Inps che decidono di emigrare all’estero. Ve ne sono due tipologie: i pensionati italiani di cui si è molto parlato (sempre più specialisti, e sempre più donne, ma il cui trend rispetto al 2019 è oggi negativo: -24%); e i pensionati stranieri, che fanno rientro nei Paesi di origine, che rispetto al 2019 segnano un incremento del 25%. E poi ci sono gli italiani che hanno deciso di restare da pensionati nei paesi che li hanno ospitati come lavoratori.

Chi emigra oggi? E chi rientra? Come emerge dall’ultimo 'Rapporto Italiani nel mondo' della Fondazione Migrantes, l’unica Italia giovane, dinamica e in crescita, è quella che mette radici fuori dei confini nazionali. Dal 2006 a oggi la crescita della presenza italiana all’estero è raddoppiata. Il 45% della emigrazione 'per espatrio' vede protagonisti giovani e giovani adulti tra i 18 e i 34 anni e il 23% di adulti dai 35 ai 49 anni. Dal 2006 la presenza all’estero delle donne italiane, in particolare, è più che raddoppiata (+106%). Ma il numero dei rientri non riequilibra le uscite.

Tra coloro che sono rientrati, da più o meno tempo, e che continuano a rientrare, ci sono anche i pensionati grazie ai quali l’Italia riceve una sorta di 'rimborso postumo' dai Paesi in cui questi suoi cittadini sono andati a vivere e lavorare per anni. La Svizzera, ad esempio, paga in Italia circa 2 miliardi di euro all’anno che corrispondono a circa 300 mila pensioni, un numero quasi uguale a quello del totale delle pensioni attualmente pagate dall’Italia in 160 paesi del mondo.

La nuova Italia già esiste, ma chiede un patto intergenerazionale. Per la Fondazione Migrantes, i dati previdenziali dell’Inps confermano due evidenze emerse già dal proprio lavoro di ricerca e accompagnamento pastorale: che le migrazioni non sono perdita, ma guadagno a vari livelli; e che emerge la necessità di un 'patto con i giovani' per una nuova Italia in cui ci sia più attenzione per le fragilità sistemiche e maggior impegno al loro superamento per poter scegliere e non essere costretti a emigrare.

Un team di giornalisti altamente specializzati che eleva il nostro quotidiano a nuovi livelli di eccellenza, fornendo analisi penetranti e notizie d’urgenza da ogni angolo del globo. Con una vasta gamma di competenze che spaziano dalla politica internazionale all’innovazione tecnologica, il loro contributo è fondamentale per mantenere i nostri lettori informati, impegnati e sempre un passo avanti.

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Finanza

Mps lancia offerta da 13,3 miliardi per Mediobanca

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Ma l'offerta, secondo fonti finanziarie, non è stata concordata tra le parti e sarà considerata ostile. L'ad Mps Lovaglio: "Operazione indicata al Mef nel 2022, liberi di fare acquisizioni, ministero non ha posto limiti"

Mps e Mediobanca - Fotogramma

Mps comunica il lancio di un’offerta pubblica di scambio volontaria sulla totalità delle azioni di Mediobanca per un corrispettivo totale di euro 13,3 miliardi, interamente in azioni. Dalla business combination - si legge in unanota dell'istituto - nascerebbe "un nuovo campione nazionale nel settore bancario italiano", che si posizionerebbe "al terzo posto nei segmenti chiave, con una forte complementarità di prodotti e servizi e caratterizzato da un business mix altamente diversificato e resiliente, con rilevanti sinergie industriali il nuovo gruppo proteggerà e favorirà lo sviluppo dei due già forti brand Mps e Mediobanca, preservandone il posizionamento e le competenze uniche e consentendo alle famiglie e alle imprese italiane di accedere a una piattaforma di servizi bancari più ampia e integrata".

L'operazione Mps-Mediobanca - secondo quanto comunica l'istituto senese - favorirebbe "la valorizzazione dei talenti di entrambe le organizzazioni, grazie alle opportunità di arricchimento e integrazione reciproca, generando innovazione e crescita significativa creazione di valore per tutti gli azionisti con una maggiore redditività rispetto ai business standalone (rote pro-forma di circa il 14%) e una forte solidità patrimoniale (cet1 ratio pro-forma a circa il 16%), unitamente a un dividendo sostenibile e in aumento premio del 5,03% rispetto al prezzo ufficiale di Mediobanca del 23 gennaio 2025".

Con l'offerta su Mediobanca, Mps "punta a raggiungere una significativa redditività e a mantenere una forte solidità patrimoniale, anche grazie al contributo delle sinergie industriali attese e delle DTA", le attività fiscali differite, comunica ancora il gruppo, spiegando che sono stimate circa 700 milioni di euro di sinergie ante imposte all’anno mentre "la transazione permetterà di beneficiare del valore delle DTA di MPS, facendo leva su una base imponibile consolidata più elevata. Il nuovo Gruppo sarà, infatti, in grado di accelerare l’utilizzo di 2,9 miliardi di euro di DTA nei prossimi sei anni, con 0,5 miliardi all’anno e un significativo beneficio di capitale". Quanto alle sinergie ante imposte a regime sarebbero per circa 300 milioni "rappresentate da sinergie di ricavo, per circa 300 milioni da sinergie di costo e circa 100 milioni da sinergie di funding".

Mps prevede che l’esecuzione dell'offerta sia completata entro il terzo trimestre del 2025 e che l'operazione comporti costi di integrazione pari a circa 600 milioni di euro al lordo delle imposte, da sostenere nel primo anno di attività.

Sono tuttavia - si segnala - "previsti benefici significativi per gli azionisti di entrambe le banche con la distribuzione di un dividendo per azione (Dividend per Share) sostenibile e in crescita nel periodo, un incremento a doppia cifra degli Earnings per Share (EPS) adjusted, una generazione organica di capitale superiore all’utile netto che permette un crescente DPS con un pay-out ratio fino al 100% dell’utile netto, preservando al contempo una forte solidità patrimoniale".

"Operazione Mediobanca crea valore per tutti"

“Con questa operazione di natura industriale vogliamo segnare un nuovo approccio nel percorso di consolidamento del settore bancario che in maniera innovativa crea valore da subito sia per gli azionisti di MPS che di Mediobanca, e ritengo anche per l’intero sistema Paese". Lo sottolinea l'Amministratore Delegato di Banca Monte dei Paschi di Siena, Luigi Lovaglio.

"Puntiamo - aggiunge - a un nuovo campione nazionale, con due brand di eccellenza, che vogliamo proteggere e ancor più valorizzare. Un nuovo e moderno gruppo bancario altamente competitivo, leader in business specialistici chiave e con una forte solidità patrimoniale, che si pone l’obiettivo di svolgere in modo sempre più virtuoso il ruolo di sostegno a famiglie, imprese e comunità locali", ha dichiarato Luigi Lovaglio, Amministratore Delegato di Banca Monte dei Paschi di Siena. “Insieme e a beneficio di tutti gli azionisti, abbiamo l’opportunità di creare un player con un modello di banca globale bestin-class e resiliente, facendo leva su competenze distintive e complementari, capillari reti distributive e agili piattaforme digitali. Una combinazione di business unica di talenti, know-how, brand e valori".

Sarebbe - conclude - "La giusta sintesi per un’eccellenza italiana su cui costruire un futuro di crescita e innovazione a beneficio di clienti, dipendenti, azionisti e tutti gli altri stakeholder”.

Fonti: "Offerta non concordata tra le parti e considerata ostile"

L'Offerta pubblica di scambio (Ops) lanciata da Mps su Mediobanca non è stata concordata tra le parti e sarà quindi considerata di natura ostile. Secondo fonti finanziarie, il Consiglio di amministrazione di Mediobanca dovrebbe riunirsi nei prossimi giorni per valutare la situazione.

L'ad Mps Lovaglio: "Operazione indicata a Mef a fine 2022, noi liberi di fare acquisizioni"

L'operazione annunciata oggi, l'amministratore delegato di Mps Luigi Lovaglio l'aveva indicata al Mef a fine 2022, in seguito alla chiusura dell'aumento di capitale da 2,5 miliardi. "Ho incontrato il ministro dell'Economia" Giancarlo Giorgetti "presentando tre opzioni" che prevedevano di "andare avanti da soli, oppure di fare un'operazione tra pari o fare un'operazione con Mediobanca. Adesso è giunto il momento", ha detto l'ad nel corso della call sull'operazione lanciata sull'istituto di Piazzetta Cuccia.

"Volevamo fare un'offerta allettante a Mediobanca. A volte bisogna pensare un pochino più in grande, guardando al futuro e non solo al breve termine. Il progetto che abbiamo presentato è un'offerta amichevole, per unire le forze e diventare un attore leader sul mercato", ha poi spiegato. Monte dei Paschi di Siena "è libera di fare acquisizioni" non avendo "limiti imposti dalla Dg Comp", ha quindi sottolineato.

"Il Mef non ha posto nessun limite a questa operazione. Il progetto - ha ribadito - è molto interessante per gli azionisti di entrambe le banche e saremo in grado di dire quanto valore riusciremo a creare con questo progetto innovativo".

"Manterremo entrambi i marchi" perché "riteniamo che siano necessari i professionisti di elevato livello che ci sono in Mediobanca adesso", ha poi ribadito l'ad di Mps.

"Non vogliamo far sparire il marchio - ha detto ancora - perché la forza della nuova realtà è fare leva sulla diversificazione di business e ricavi, continuando ad attrarre nuovi talenti e permettere a Mediobanca di concentrarsi sulle attività tipiche di investimento che sono nel suo Dna".

"Non cambiamo il payout ratio previsto per il 2024"al 75%, ha assicurato l'ad dell'istituto. "Abbiamo un impegno con gli azionisti e siamo abituati a mantenere le promesse", ha aggiunto.

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Finanza

Mps lancia Ops ostile su Mediobanca: analisti scettici...

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Pietro Calì: "Mediobanca ha una capitalizzazione di circa 4 miliardi superiore rispetto a quella di Mps, rendendo l’Ops un’operazione in cui “la preda è più grande del predatore”

Mps lancia Ops ostile su Mediobanca: analisti scettici sulle sinergie e occhi puntati su Generali

L’Offerta pubblica di scambio lanciata questa mattina da Mps su Mediobanca si configura come un’operazione ostile, pur non del tutto inaspettata. Secondo fonti finanziarie interpellate dall'Adnkronos, l’Ops si inserisce in un contesto complesso, caratterizzato da partecipazioni incrociate e strategie aziendali divergenti. Mediobanca, da tempo considerata un ponte strategico per operazioni di rilievo sul mercato, potrebbe ora diventare il fulcro di un consolidamento che, si mormora in più di un ambiente finanziario, ha come obiettivo finale Generali.

Modelli di business conciliabili?

Mediobanca e Mps, dicono alcuni analisti, seguono approcci profondamente diversi. La prima ha focalizzato le proprie attività sul wealth management, privilegiando la consulenza finanziaria e la gestione patrimoniale, lontano dal modello di retail banking tradizionale che caratterizza Mps. Il modello Mediobanca, incentrato sulle commissioni e sulla gestione dei risparmi, le ha garantito solidità anche in fasi di tassi d’interesse sfavorevoli. Mps, al contrario, resta ancorata a un modello basato su una forte presenza territoriale e sulla tradizione del credito retail, "riducendo la possibilità di sinergie tra i due istituti".

Una preda più grande del predatore...

L’operazione, pur ambiziosa, appare complicata anche per la disparità dimensionale, afferma all'Adnkronos l'analista Pietro Calì. "Mediobanca - dice - ha una capitalizzazione di circa 4 miliardi superiore rispetto a quella di Mps, rendendo l’Ops un’operazione in cui “la preda è più grande del predatore”. Oseerva poi Calì "che il premio proposto da Mps, pari a un modesto 5% rispetto ai prezzi di chiusura di ieri, non sia sufficiente per attirare gli azionisti di Mediobanca, tanto più in un contesto dove le sinergie operative sono difficili da individuare".

Il ruolo di Generali e gli intrecci azionari

Secondo Pietro Calì, il vero tema centrale dell’operazione è Generali. "Mediobanca - dice - detiene infatti una quota strategica del 13% nel gruppo assicurativo triestino, che arriverebbe nelle mani di Mps in caso di acquisizione. La mossa si inserisce in un contesto di partecipazioni incrociate tra i principali attori finanziari: azionisti di rilievo come Caltagirone e Delfin, holding della famiglia Del Vecchio, hanno partecipazioni sia in Mediobanca che in Mps. Questi legami, sottolinea Calì, potrebbero facilitare alcune dinamiche, pur senza risolvere le evidenti difficoltà operative.

Una nuova fase per il sistema bancario italiano?

Fabio Caldato, Portfolio Manager di AcomeA SGR, definisce all'Adnkronos "l’Ops una delle potenziali operazioni più rilevanti degli ultimi anni, in grado di portare alla nascita di un terzo polo bancario, concorrente diretto di Intesa Sanpaolo e Unicredit. Caldato il consolidamento del sistema bancario italiano, in atto da anni, potrebbe accelerare con questa mossa, rafforzando il peso di Trieste come centro strategico. "Il management del Monte dei Paschi aveva più volte ribadito un’ampia disponibilità finanziaria - dice - una presenza massiccia degli stessi azionisti tra Mps, Mediobanca e Generali, che appare oggi sempre meno casuale. Non dimentichiamo - aggiunge - che Mediobanca, nell’attuale contesto bancario italiano, pur essendo una top bank è ancora di modeste dimensioni. A ciò si aggiunge la determinante valutazione sul 13% di azioni Generali detenute proprio da Mediobanca, che arriverebbe in dote. Tutto questo, arriva in un contesto di grande dinamismo con la maxi operazione tra la controllata di Generali e Natixis dei giorni scorsi", sottolinea.

Reazioni e prospettive

Le prime reazioni di mercato sono state negative. Il titolo Mps registra un calo teorico del 10% all’apertura, mentre gli osservatori rimangono scettici sull’esito dell’operazione. “Non sembra un’operazione pensata per migliorare le condizioni operative di Mps,” osserva Pietro Calì, aggiungendo che la limitata compatibilità tra i due modelli di business rende l’Ops ancora più complessa. Resta ora da vedere se il management di Mediobanca e i suoi azionisti decideranno di opporsi con forza. L'appuntamento è al Cda di Mediobanca fissato per la prossima settimana. (di Andrea Persili)

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Economia

Fnm, il primo treno a idrogeno è arrivato nel deposito di...

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Fnm, il primo treno a idrogeno è arrivato nel deposito di Rovato (Bs)

Il primo treno a idrogeno italiano è arrivato nel nuovo impianto di manutenzione e di rifornimento di idrogeno di Rovato. Il convoglio - che fa parte dei 14 acquistati da Fnm grazie ai finanziamenti di Regione Lombardia, anche tramite risorse Pnrr – è arrivato nel bresciano dal circuito di prova di Salzgitter (Germania) del costruttore Alstom. Lo fa sapere in una nota Fnm, in cui sottolinea che "l’impianto di Rovato, realizzato da Ferrovienord e dotato di attrezzature all'avanguardia, sarà, in Italia, il primo deposito specificatamente progettato e realizzato per la manutenzione dei treni a idrogeno nonché il primo impianto per il rifornimento di idrogeno per i treni". (FOTOGALLERY)

Nei prossimi giorni verranno effettuate, da parte del costruttore e fornitore dell’idrogeno Sapio, attività di collaudo dell’impianto stesso e test di rifornimento del treno. Nella giornata del 13 febbraio si terrà un evento di presentazione alla stampa, nel corso del quale sarà possibile visitare il sito di Rovato e il convoglio.

L’entrata in servizio commerciale dei treni a idrogeno in Valcamonica, lungo la linea non elettrificata Brescia-Iseo-Edolo di FerrovieNord su cui il servizio è gestito da Trenord, fa parte del progetto H2iseO, che mira a realizzare la prima Hydrogen Valley italiana nel territorio bresciano. Promosso da Fnm, FerrovieNord e Trenord, il progetto H2iseO - viene ricordato nella nota - "ha l’obiettivo di sviluppare in Valcamonica una filiera economica e industriale dell’idrogeno, a partire dal settore della mobilità, avviare la conversione energetica del territorio, contribuire alla decarbonizzazione di una parte significativa del trasporto pubblico locale. Si tratta di un progetto altamente innovativo, che prevede, tra le altre cose, la realizzazione di 3 impianti di produzione, stoccaggio e distribuzione di idrogeno (a Brescia, Iseo e Edolo), oltre all’impianto di manutenzione e rifornimento dei treni di Rovato".

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