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Professioni, tributaristi: “Bene strategia Ue per maggiore circolazione beni e servizi”
La UE si adopererà per garantire la piena attuazione delle norme esistenti, eliminare gli ostacoli normativi e amministrativi esistenti ed evitare che ne sorgano di nuovi
La Commissione europea ha aperto una consultazione pubblica, a cui ha partecipato l’Istituto nazionale tributaristi (Int), sulla strategia volta a promuovere la circolazione delle prestazioni di servizi e delle merci a livello transfrontaliero. La UE si adopererà per garantire la piena attuazione delle norme esistenti, eliminare gli ostacoli normativi e amministrativi esistenti ed evitare che ne sorgano di nuovi. L’Int, nella nota depositata nel portale di consultazione, per mano del suo presidente Riccardo Alemanno, ha scritto: "non possiamo che essere totalmente d’accordo, poiché ogni limitazione e/o riserva, salvo necessità di effettivo pubblico interesse, vanno a detrimento della concorrenza e della libera circolazione di beni e di servizi, creando un aggravio di costi ai cittadini consumatori. Per cui ben venga una strategia di promozione della circolazione dei servizi professionali a livello transfrontaliero, come programmato dalla Commissione Europea, a cui auspichiamo che tutti gli Stati membri si attengano rigorosamente".
La volontà della Commissione Europea espressa nella strategia annunciata, diventa un ulteriore supporto all’ iniziativa dell’Istituto Nazionale Tributaristi che prima con eurodeputati, ora con parlamentari nazionali, sta promuovendo una serie di incontri volti a evidenziare i rischi derivanti da riforme di attuali normative di categorie professionali, che ambiscono a monopolizzare aree operative libere e /o condivise con altre professionalità, sia associative ex lege 4/2013 che ordinistiche.
Il documento dell’Int, infatti, si è soffermato in particolar modo sui servizi professionali come si evince dallo stralcio che segue: "nello specifico vogliamo puntualizzare alcuni concetti e anomalie nell’ambito delle prestazioni di servizi, in particolare per quelli del settore contabile e della consulenza economico-tributaria. I servizi in ambito contabile erano già stati oggetto di precedente raccomandazione e più precisamente nell’anno 2017, con relativa consultazione pubblica a cui l’Istituto scrivente aveva partecipato evidenziando già in allora come in tale settore i servizi professionali rientrassero nella libera attività, anche in Italia, e che questo favoriva evidentemente la circolazione e la concorrenza in ambito UE".
"Dobbiamo evidenziare - precisa - come in alcuni Paesi dell’Unione vi siano tentativi di monopolizzare, da parte di talune categorie, i servizi e la consulenza professionale in ambito contabile, amministrativo e tributario, in particolare in Italia dove l’attribuzione di nuove funzioni nel settore e/o le riforme di albi professionali di settore rappresentano l’esatto contrario di quanto indicato nella raccomandazione oggetto di consultazione pubblica. La creazione, da parte di un Paese membro, di attività e/o funzioni riservate in ambito contabile che riguarda adempimenti che il contribuente può svolgere direttamente o delegare a persona di sua fiducia, crea un grave ostacolo non solo all’interno del territorio nazionale, ma impedisce la circolazione e lo stabilimento di figure professionali nei Paesi membri. Ciò è stato ribadito alla Commissione europea dalla Corte dei Conti europea nella relazione speciale del 2024, in cui ha stigmatizzato l’eccesso, in ambito UE, di regolamentazione e di riserve professionali che oltre a ledere la concorrenza, rendono difficile, se non impossibile, la circolazione dei professionisti europei tra uno Stato e l’altro".
"E’ necessario quindi - avverte il presidente Alemanno - per evitare ulteriori riserve in ambito professionale che creerebbero un regime di monopolio, evidentemente deleterio per i cittadini consumatori e per le altre categorie professionali, un controllo dell’applicazione negli Stati Membri della direttiva (UE) 2018/958 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 28 giugno 2018, relativa a un test di proporzionalità prima dell'adozione di una nuova regolamentazione delle professioni o di modifiche di quelle già esistenti, direttiva recepita integralmente dallo Stato italiano con il decreto Legislativo 16 ottobre 2020, numero 142".
"Per la circolazione delle prestazioni di servizi in ambito comunitario - continua - è indispensabile un equilibrio tra attività regolamentate e attività libere (in Italia già rappresentato dal sistema duale che norma il settore professionale ovvero quello ordinistico e quello associativo previsto dalla Legge n. 4 del 2013, recentemente oggetto di sentenza del Consiglio di Stato che ha ribadito la legittimità delle Associazioni di rappresentanza professionale e della loro compatibilità con la contestuale presenza di ordini professionali)".
Economia
Calabria, Federimprese Europa e Confed. naz. esercenti pro...
Convinti che il Dop sia il riconoscimento che può concedere maggiore tutela a questo agrume
Federimprese Europa e Confederazione nazionale esercenti, dipartimento Agricoltura e agroalimentare, in una nota congiunta entrano nel merito di uno degli argomenti più discussi negli ultimi anni che riguarda il 'Bergamotto di Calabria' sul riconoscimento Dop o Igp. Proprio ieri in una riunione presso la Cittadella regionale , ancora si è assistito ad un ampio dibattito tra gli enti pro Igp e gli enti pro Dop. Federimprese Europa e Confederazione nazionale esercenti da sempre convinti che il Dop sia il riconoscimento che può concedere maggiore tutela a questo agrume preziosissimo che caratterizza l’identità culturale e agraria del territorio reggino.
Uno dei punti fondamentali su cui bisogna riflettere è che l’essenza del Bergamotto è stata già riconosciuta come Dop e dunque bisognerebbe solo estendere il riconoscimento anche al frutto stesso per proteggere la sua esclusiva qualità sul territorio reggino, anche in virtù del fatto che alcune regioni hanno provato a mettere in campo produzioni in 'brutta copia'. La Dop, garantirebbe non solo la territorialità ma anche il rispetto dei metodi di produzione che porta all' ottenimento di un prodotto che non può essere a questo punto imitato al di fuori dell'area vocata.
Accogliere l’Igp significherebbe garantire solo una parte di riconoscimento ( ed in questo caso la piantagione e la produzione del frutto ) sul territorio reggino ma non tutta la filiera produttiva completa in quanto i prodotti che ne deriverebbe dalla lavorazione, potrebbero essere etichettati Igp anche se prodotti altre regioni. "Le realtà sindacali datoriali Federimprese Europa e Confederazione nazionale esercenti sono portavoce delle aziende associate, numerose imprese agricole tra srl, spa e Iap, che hanno dovuto affrontare in questi anni una crisi non indifferente per la vendita del frutto del Bergamotto, perciò comprendendo l'importanza ed il valore che potrebbe ottenere il frutto con il riconoscimento, ci siamo resi disponibili ad attivare delle interlocuzioni con le istituzioni, già iniziate qualche mese fa e che sta proseguendo e proponiamo anche un tavolo di confronto anche con i colleghi dirigenti delle associazioni di categoria, con varie proposte dove anche rappresentanze di imprenditori che producono da anni questo frutto meraviglioso dalle molteplici qualità possano esprimere il loro parere", afferma il presidente nazionale Mary Modaffari.
Economia
Taranto, concluso trasferimento rifiuti radioattivi da ex...
Comm. Corbelli, 'parola fine ad una lunga storia di degrado ambientale e di abbandono'
"Questa mattina si sono concluse le operazioni di trasferimento degli ultimi 141 fusti degli oltre 16.600, contenenti rifiuti radioattivi, dal deposito Cemerad di Statte (Taranto) agli impianti della Casaccia di Nucleco, Società controllata da Sogin". E' quanto si legge in una nota del Commissario Straordinario per l’attuazione dell’intervento di messa in sicurezza e gestione dei rifiuti pericolosi e radioattivi siti nel deposito ex Cemerad di Statte (TA), in cui si sottolinea che "la conclusione di questa attività permette di risolvere una delle maggiori criticità ambientali del Paese".
Complessivamente, "sono stati allontanati 16.640 fusti contenenti sorgenti, filtri contaminati dall’evento Chernobyl, rifiuti radioattivi prodotti da attività mediche, industriali e di ricerca, che si trovavano all’interno di una fatiscente struttura, raccolti dalla società Cemerad fra la metà degli anni Ottanta e il 2000, quando il sito è stato sottoposto a sequestro giudiziario da parte della Procura di Taranto. Nel 2017 il Commissario Straordinario, grazie ad una disposizione di Legge, aveva affidato direttamente a Sogin, Società di Stato che si è avvalsa operativamente della sua controllata Nucleco, la gestione in sicurezza delle attività di svuotamento e bonifica del deposito Cemerad. Le operazioni di allontanamento dei fusti presenti nel sito erano iniziate il 15 maggio dello stesso anno. I trasporti, interrotti per mancanza di fondi nell’ottobre 2020, erano poi ripresi nell’ottobre 2023 grazie all’iniziativa del Commissario Straordinario che è riuscito ad assicurare la disponibilità dei fondi necessari per concludere le operazioni".
"Il lavoro è stato particolarmente complesso per lo stato di deterioramento di moltissimi colli presenti all’interno - ricostruisce la nota - Ciò ha reso necessario allontanare i fusti nel corso di 92 viaggi, articolando le operazioni in tre fasi per ottimizzare e velocizzare le attività. Nella prima fase, ogni fusto è stato identificato e catalogato rispetto alle sue caratteristiche radiologiche ai fini del trasporto e del successivo trattamento. La seconda fase ha riguardato la valutazione delle condizioni di integrità fisica dei fusti, che ha richiesto spesso il loro 'riconfezionamento' per evitare sversamenti. Nella terza fase, dopo la preparazione dei documenti di trasporto, i fusti sono stati trasferiti negli impianti di operatori autorizzati e specializzati. I rifiuti radioattivi, trattati e messi in sicurezza, resteranno ora stoccati nei depositi temporanei di Nucleco in attesa del loro conferimento finale al Deposito Nazionale, una volta disponibile. Il valore complessivo delle attività, che termineranno entro la fine dell’anno in corso con la bonifica del sito libero da vincoli radiologici pronto per essere riutilizzato per altri scopi, è di circa 18,8 milioni di euro".
“L’obiettivo finale dell’attività che il Commissario ha svolto in tutti questi anni è la bonifica radiologica del sito ed il rilascio delle aree prive da vincoli radiologici - ha affermato Vera Corbelli, Commissario Straordinario per la bonifica del sito ex Cemerad di Statte - L’intervento, complesso ed articolato, non ha eguali in Italia in considerazione dello stato di abbandono e degrado in cui versava il deposito, dell’elevatissimo numero di fusti ammassati, dello stato di ammaloramento degli stessi, delle informazioni poco chiare di cui disponevamo in merito al contenuto dei fusti. Dopo la risoluzione di numerose problematiche tecnico, operative, amministrative e gestionali, superate anche grazie al sostegno della Presidenza del Consiglio dei Ministri e del ministero dell’Ambiente, oggi parte l’ultimo carico. Il sigillo pone la parola fine ad una lunga storia di degrado ambientale e di abbandono, una storia che sarebbe potuta diventare drammatica oltre che pericolosa, perché questo luogo conteneva materiali radioattivi non protetti che potevano potenzialmente diventare armi nelle mani di individui senza scrupoli".
"L’intervento è stato caratterizzato da aspetti innovativi correlati alla Governance che ha visto una stretta sinergia con l’Ispettorato Nazionale per la Sicurezza Nucleare e la Radioprotezione ed il coinvolgimento diretto della Sogin, società di Stato specializzata nel settore, e della società controllata Nucleco - ha proseguito - E’ importante sottolineare che la gestione dei rifiuti radioattivi è avvenuta coinvolgendo esclusivamente soggetti dello Stato o Società Statali. Non è stato facile raggiungere questo straordinario risultato perché oltre alla difficoltà di dover scrivere un nuovo pezzo di storia sulla bonifica ambientale, una storia nuova e senza precedenti, abbiamo dovuto 'combattere' anche contro numerosi imprevisti trovando via via, sempre soluzioni nuove sul piano amministrativo e gestionale. È stata una sfida che ci ha segnato profondamente, ma insieme al Coordinatore Gestionale, dott. Capasso, al Responsabile Operativo, ing. Velardo, e a tutto il gruppo di lavoro, siamo orgogliosi di averla portata a termine con successo. Siamo orgogliosi di restituire a Taranto un pezzo di territorio, ora sano e ci auguriamo vivamente che il lavoro di cura e protezione ambientale dell’area vasta di Taranto, e di restituzione soprattutto, possa proseguire per tutte le Istituzioni coinvolte”.
“Svuotare il deposito Cemerad da oltre 16mila fusti di rifiuti radioattivi di fatto abbandonati da vent’anni - ha dichiarato Gian Luca Artizzu, amministratore delegato di Sogin - è stato un lavoro che ha richiesto specifici interventi gestionali e operativi. Siamo perciò particolarmente soddisfatti per il successo di questo lavoro che rappresenta un passo decisivo verso la bonifica ambientale dell’area e conferma il valore delle nostre competenze che spaziano dal settore nucleare a quello del recupero e della valorizzazione di siti e infrastrutture industriali”.
La partenza di quest’ultimo trasporto è avvenuto alla presenza, fra gli altri, di: Vannia Gava, viceministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, Vera Corbelli, Commissario Straordinario per l’attuazione dell’intervento di messa in sicurezza e gestione dei rifiuti pericolosi e radioattivi siti nel deposito ex Cemerad, Francesco Campanella, direttore dell’Ispettorato Nazionale per la Sicurezza Nucleare e la radioprotezione (Isin), Mario Lazzeri, assistente esecutivo dell’Amministratore Delegato di Sogin, Nadia Cherubini, presidente di Nucleco, e dei rappresentanti dei diversi Enti e Corpi dello Stato coinvolti nelle operazioni.
Economia
Ponte sullo Stretto, Salini (Webuild): “Si può fare...
L'Amministratore Delegato di Webuild: "Abbiamo tutte le competenze per realizzarlo"
“La scelta di realizzare o no il Ponte sullo Stretto di Messina è politica e non tecnica, quello che possiamo affermare è che come Gruppo con la filiera abbiamo tutte le competenze tecniche e le tecnologie per realizzarlo bene, senza rischi, e nel massimo rispetto della legalità, come dimostriamo ogni giorno in Italia e nel mondo progettando, realizzando e consegnando opere complesse”. È quanto ha dichiarato Pietro Salini, Amministratore Delegato Webuild, ospite oggi di ReStart su Rai 3.
“Questo progetto si inserisce in un piano di investimenti infrastrutturali molto più ampio portato avanti dal Governo Meloni e dal Ministro Salvini. Realizzare quest’opera significa dare ai 5 milioni di cittadini siciliani l’opportunità di essere connessi al Paese come tutti gli altri, con gli stessi diritti. Significa concretizzare un piano articolato di infrastrutture facendo sì che l’alta velocità ferroviaria su cui abbiamo già investito in Italia oltre 100 miliardi di euro raggiunga la Sicilia, dove forse mai come in questo momento si stanno realizzando ingenti investimenti in infrastrutture”.
Prosegue Salini: “Dobbiamo immaginare un ampio piano di sviluppo infrastrutturale per la Sicilia nell’ambito del quale abbiamo lavorato ad un piano in grado di affrontare e risolvere in due anni il grave problema dell’acqua e della siccità con intervento di mercato di investitori interessati, rispondendo a quanto richiesto dalla Regione Siciliana. Come dimostriamo ogni giorno con gli impianti realizzati in Medio Oriente, con il nostro piano possiamo metter fine una volta per tutte all’emergenza idrica di cui soffrono oltre 2,3 milioni di siciliani in aree critiche, soggette a razionamento dell’acqua e aggravate dal precario stato di conservazione delle reti acquedottistiche e del sistema dei bacini di accumulo”, ha proseguito Salini.
“Con il progetto del Ponte l’Italia si proietta sulla scena mondiale con un’opera incredibile dal punto di vista ingegneristico e trasportistico. Il progetto comprende anche importanti opere di collegamento sui versanti Sicilia e Calabria funzionali al Ponte, opere non funzionali al Ponte e opere di mitigazione ambientale, perché unite, Reggio Calabria e Messina danno luogo ad una grande metropoli. In Sicilia, infatti saranno realizzate tre fermate ferroviarie in sotterraneo che, unite alle stazioni di Villa San Giovanni, Reggio Calabria e Messina, daranno concretezza al sistema metropolitano interregionale per l’area dello Stretto, una metropolitana al servizio dei suoi oltre 400mila abitanti. In Calabria, tra le altre cose, sarà realizzato un centro direzionale multifunzionale”.
Il Progetto del Ponte “è stato assegnato al consorzio Eurolink a seguito di una gara internazionale, e oggi Webuild è al lavoro con gli spagnoli di Sacyr, con cui abbiamo già realizzato la straordinaria opera dell’ampliamento del Canale di Panama, e i giapponesi di IHI, specializzati nel settore ponti e cavi. Con queste competenze il Ponte si può fare”.
Per quanto riguarda il tema delle faglie, Salini ricorda che è necessario far chiarezza su cosa sia una faglia. “Di faglie inattive ce ne sono infinite e ovunque nella crosta terrestre, anche in zone non soggette a rischio sismico, come, ad esempio, sotto il centro di Milano. Solo le faglie attive e capaci vanno tenute in considerazione nella progettazione delle opere. La faglia di cui si è parlato tanto in questi giorni non è grandi ponti sospesi costruiti in aree fortemente sismiche come il Ponte di Akashi Kaikyō in Giappone, che ha resistito al devastante sisma di Kobe del 1995, e il Ponte di Çanakkale in Turchia, che attraversa lo stretto dei Dardanelli con una campata centrale di 2023 metri, e che è stato costruito proprio sulla base del modello di impalcato elaborato per il Ponte sullo stretto di Messina. Questi esempi dimostrano che è possibile realizzare strutture sicure e durature anche in zone ad alta pericolosità sismica e contesti geologicamente complessi. Che il Ponte si possa fare è un fatto, che è sicuro è un altro fatto, se si vuole fare o meno è una scelta per l’Italia”, ha concluso Salini.