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Italia-Perù, un francobollo per celebrare i 150 anni di rapporti
Il sottosegretario Tripodi: "2024 anno straordinario per il rilancio delle relazioni, speriamo nel 2025 di eguagliare questo successo"
"Il 2024 è stato un anno straordinario per il rilancio dei nostri rapporti e per il 2025 speriamo di eguagliare i successi dell'anno appena trascorso. Un obiettivo per il quale sono fiduciosa". E' quanto ha detto la sottosegretaria agli Esteri Maria Tripodi, parlando alla Farnesina durante una cerimonia per presentare il francobollo commemorativo emesso in occasione dei 150 anni di relazioni diplomatiche italo-peruviane, formalmente avviate il 23 dicembre 1874 con la firma del Trattato di amicizia, commercio e navigazione.
All’evento, al quale Tripodi ha partecipato su delega del ministro Antonio Tajani, era presente anche l’ambasciatore del Perù in Italia, Manuel Cacho-Sousa e hanno preso parte anche rappresentanti del ministero delle Imprese e del Made in Italy, di Poste Italiane e dell’Istituto Poligrafico - Zecca dello Stato, enti che hanno contribuito alla realizzazione dell’emissione filatelica. Il francobollo raffigura il Palazzo di Torre Tagle, sede del ministero delle Relazioni Estere del Perù, e il palazzo del ministero degli Esteri italiano, con in primo piano la celebre “sfera” di Arnaldo Pomodoro.
“L’amicizia fra Italia e Perù è profonda, sincera e inscindibile - ha sottolineato Tripodi - e si rispecchia nell’eccellente stato delle nostre relazioni bilaterali, così come nella complementarietà strategica delle nostre economie, che il Governo italiano è determinato ad approfondire e intensificare. Infrastrutture, energia, logistica, chimica, farmaceutica, ambiente, agricoltura sono solo alcuni dei settori in cui italiani e peruviani possono, insieme, raggiungere il successo".
"La Farnesina resta sempre al fianco delle imprese italiane e la nostra Ambasciata a Lima", guidata dall'ambasciatore Massimiliano Mazzanti, "è un sicuro punto di riferimento per tutti gli imprenditori italiani che vogliano scoprire le opportunità di questo Paese meraviglioso” ha proseguito il sottosegretario, ricordando come anche grazie alle numerose e rispettive comunità di espatriati, perfettamente integrati, il Perù resti per l'Italia un mercato di grande interesse nella regione latino-americana, con un interscambio in continua crescita. Nel 2023 il commercio bilaterale ha infatti totalizzato 1,3 miliardi di euro, in aumento quasi del 10% rispetto al 2022, con una tendenza confermata anche nel 2024, avendo già a fine ottobre dello scorso anno raggiunto quasi 1,2 miliardi di euro.
“Oggi non presentiamo quindi solo un francobollo - ha detto ancora Tripodi - ma un vero e proprio simbolo del rilancio del nostro dialogo politico e strategico, avvenuto lo scorso settembre a Lima, esattamente nel palazzo di Torre Tagle, in occasione del meccanismo di Concultazioni politiche bilaterali che ho avuto l’onore di presiedere insieme al vice ministro degli Esteri del Perù Peter Camino Cannock. Un dialogo che auspichiamo possa proseguire con lo stesso slancio in vista della prossima Conferenza Italia – America Latina e Caraibi che si terrà in autunno a Roma", ha concluso il sottosegretario.
"Il lancio del francobollo - ha fatto eco l'ambasciatore Cacho-Sousa - sottolinea la collaborazione dinamica ed efficace tra i nostri due Paesi".
Esteri
Gaza, cooperante a Khan Yunis: “Tanta rabbia durante...
'La Jihad islamica non è riuscita a tenere a bada la folla. Noi speriamo solo che la tregua regga. Il governo italiano ci aiuti con la ricostruzione e faccia pressione su Israele perché rispetti il cessate il fuoco''
C'è ''tanta gente a Khan Yunis'', molta più di quanto non ce ne sia a Gaza City. E c'è anche ''tanta rabbia'', come si è visto dalle scene caotiche trasmesse oggi dalla città a sud della Striscia di Gaza durante il rilascio degli ostaggi israeliani Arbel Yehoud e Gadi Moses. ''Ci sono passato vicino mentre tornavo dal lavoro. Ho visto tanta confusione, miliziani incappucciati e armati, tanta folla che la Jihad islamica palestinese non è riuscita a tenere a bada. Hamas ha organizzato meglio quello che è lo 'show' del rilascio degli ostaggi'', ha dichiarato al telefono all'Adnkronos da Khan Yunis il cooperante Sami Abu Omar. ''Ho cercato di restare a una certa distanza, circolano molte armi in situazioni come queste, non si può mai sapere cosa può accadere'', ha aggiunto.
A dicembre del 2023 Sami Abu Omar era stato costretto a lasciare la sua casa a Khan Yunis e a camminare per 14 chilometri per trasferirsi a Rafah, secondo gli ordini dell'esercito israeliano, insieme alla moglie e ai sette figli, il più grande ha 27 anni e il più piccolo 13. Una volta rientrato a Khan Yunis ha scoperto che della sua casa erano rimaste solo macerie, distrutta dai raid aerei israeliani. ''Ora viviamo da un parente, tutti in una stanza. Ma è una sistemazione temporanea, fino a quando non riusciremo a sistemarci in una tenda o, chissà, in un caravan'', spiega. ''Ora la situazione è più tranquilla'' e ''la speranza è che l'accordo di cessate il fuoco regga. Ne abbiamo bisogno noi palestinesi e ne hanno bisogno gli israeliani''. Il cooperante rivolge quindi un appello ''ai governi europei e in particolare a quello italiano: l'Italia ci dia una mano per la ricostruzione, per mettere a posto gli ospedali e scuole. E faccia pressione su Israele, per garantire la continuità della tregua''.
''Nemmeno nei nostri peggiori incubi avremmo potuto immaginare di vivere quello che abbiamo vissuto, sono stati momenti molto difficile'', racconta. ''Ora ci affidiamo alla speranza, non possiamo perderla perché senza speranza non c'è vita'', aggiunge. I suoi due figli maggiori hanno dovuto sospendere gli studi universitari in ingegneria e odontoiatria, quelli più piccoli ''hanno perso due anni di vita scolastica''. Ma lui da due mesi, racconta, ''ho un nuovo lavoro presso la clinica di Emergency nella zona umanitaria di Khan Yunis, vicino al porto di al-Qarara''. Qui lavorano anche ''sei italiani, insieme ad altro staff medico internazionale e locale''. La missione della clinica è quella di ''fornire un servizio di primo soccorso alle persone sfollate, quelle che vivono nei campi profughi vicini. Abbiamo anche una farmacia''.
La situazione, quindi, ''ora è più tranquilla, ma per la ricostruzione ci vorrà ancora tempo. In base a quanto stabilito inizierà nella terza e ultima fase dell'accordo''. Nel frattempo, ''il valico di Rafah resta ancora chiuso. Stanno per fortuna entrando aiuti umanitari, tanto scatolame, e sono scesi i prezzi, ma non arriva materiale per la ricostruzione e manca l'elettricità. Aspettiamo e speriamo, non possiamo fare altro''.
Esteri
Cisgiordania, l’ex europarlamentare Morgantini e il...
Sarebbero entrati in una "zona militare"
Sono stati rilasciati dalla polizia israeliana Luisa Morgantini, 84 anni, ex vicepresidente dell'Europarlamento e nota attivista italiana, e il giornalista del Sole 24ore Roberto Bongiorni, fermati stamane a Tuba (a sud di Hebron), perché sarebbero entrati in una "zona militare". Entrambi sono stati portati alla stazione di polizia della colonia di Kiryat Arba per essere poi rilasciati anche grazie all’intervento della ambasciata d’Italia a Tel Aviv e del Consolato a Gerusalemme, fa sapere la Farnesina in una nota.
La segretaria generale della Federazione Nazionale Stampa Italiana Alessandra Costante aveva commentato: "Israele non può e non deve considerare i giornalisti come obiettivi e limitare il diritto di cronaca. Atteggiamento che non è proprio di uno Stato democratico".
Esteri
Trump e Putin hanno avuto colloquio? La risposta ambigua...
La domanda dopo l'incidente aereo in cui sono morti cittadini russi: "Ha parlato con Putin?". La risposta: "No... non di questo"
Donald Trump ha parlato con Vladimir Putin? E' il presidente degli Stati Uniti ad alimentare il dubbio con una risposta 'in due tempi' nel briefing dopo l'incidente aereo che ha provocato 67 morti a Washington, con lo schianto tra un aereo dell'American Airlines e un elicottero militare. A bordo dell'aereo viaggiavano anche alcuni cittadini russi. Trump ha spiegato che gli Stati Uniti faciliteranno il rimpatrio delle vittime russe. Un giornalista ha chiesto a Trump: "Ha parlato con il presidente Putin?". "No", la risposta del presidente americano.
"Non di questo", ha aggiunto subito dopo. La seconda parte della risposta non è passata inosservata e ha innescato ipotesi: possibile che Trump e il presidente russo abbiano avuto contatti diretti? Il presidente degli Stati Uniti, che si è insediato il 20 gennaio, ha detto e ripetuto che punta ad un incontro in tempi brevi con il leader del Cremlino per porre fine alla guerra tra Ucraina e Russia. Ufficialmente, non sono in corso contatti tra Washington e Mosca per organizzare il confronto tra i presidenti. La risposta di Trump oggi, però, alimenta dubbi e ipotesi.
L'agenzia russa Tass, che segue il briefing del presidente americano, coglie il dettaglio e analizza la risposta: "Trump ha detto che non ha parlato con Putin dell'incidente aereo di Washington, lasciando effettivamente intendere che potrebbe esserci stato un contatto su un altro tema".