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Meno studenti, più anziani: ecco come il declino demografico cambierà la mobilità
Qual è il futuro della mobilità? Mentre aumentano le ciclabili, le auto elettriche sono in crisi e il trasporto pubblico arranca, c’è un ulteriore aspetto da considerare: l’invecchiamento della popolazione e le diverse esigenze di spostamento che questo porta con sé.
Qual è il futuro della mobilità? Mentre aumentano le ciclabili, le auto elettriche sono in crisi e il trasporto pubblico arranca, c’è un ulteriore aspetto da considerare: l’invecchiamento della popolazione e le diverse esigenze di spostamento che questo porta con sé. Se i più giovani sono inclini a soluzioni di trasporto maggiormente sostenibili e alternative, è difficile immaginare in futuro schiere di 75-80enni che inforcheranno ancora le due ruote (anche perché in Italia viviamo a lungo ma male in arnese) o prenderanno con scioltezza i mezzi pubblici. Dunque, chi frequenterà treni, bus e stazioni in un domani popolato principalmente da persone anziane?
Invecchiamento della popolazione e mobilità
La domanda se l’è posta GO-Mobility, società che fornisce consulenza ad imprese ed enti locali nel settore della pianificazione della mobilità e dei trasporti, che ha anche provato a dare una risposta. E lo ha fatto insieme a Trenord, l’azienda di trasporto ferroviario lombarda, realizzando una simulazione attraverso il sistema Darwin, una nuova infrastruttura messa a punto dalle due aziende proprio per studiare la mobilità in base ai dati.
Nello specifico, lo studio ha messo in relazione l’invecchiamento della popolazione, utilizzando le proiezioni Istat, con l’evoluzione della mobilità al 2040 per simulare come ci sposteremo tra quindici anni e quali ripercussioni ci saranno sui sistemi di trasporto, utilizzando come caso-studio la Lombardia.
L’obiettivo è quello di aiutare i processi decisionali di breve e lungo periodo nel fornire un servizio di traporto economicamente sostenibile e tagliato su quella che sarà la futura domanda di mobilità. La tenuta del Tpl infatti rischia di essere messa in forse dalle mutate esigenze della popolazione, la cui demografia sta cambiando secondo un trend decennale, ormai strutturale.
Un futuro dominato dagli anziani
Il punto di partenza dell’analisi è proprio questo, come confermano molti studi e i dati Istat: siamo in pieno inverno demografico. L’Italia è uno dei Paesi più vecchi al mondo e uno di quelli con l’aspettativa di vita più alta. Un dato lusinghiero ma che in combinazione con una scarsa natalità fa sì che il futuro rischia di essere dominato dagli anziani, con tutti i problemi che questo comporta.
Per capire la misura del fenomeno, basti pensare che, entro il 2051, gli over 65 potrebbero rappresentare il 34,5% della popolazione, ovvero più di una persona su tre, rispetto all’attuale 24,4%, come fa sapere l’Istituto di Statistica. Un altro dato: mentre nel dopoguerra il rapporto tra nuove nascite e la popolazione era di circa 20 nuovi nati ogni mille abitanti, nel 2023 siamo crollati a 6,4.
Oltre alle problematiche più immediate e discusse del pesante calo demografico in atto – dalle politiche di welfare al mercato del lavoro fino alla sanità e all’assistenza – recentemente anche il tema della mobilità inizia ad essere trattato: lo scorso novembre per la prima volta, infatti, l’impatto della diminuzione delle nascite sulla domanda di mobilità è stato inserito tra le analisi del 21° Rapporto sulla mobilità degli italiani, il report annuale di Isfort.
Le proiezioni stimate dall’osservatorio indicano come il calo demografico, in media, potrebbe produrre una diminuzione degli spostamenti del 2% nei prossimi 20 anni. L’influenza maggiore riguarderà in particolare gli spostamenti della popolazione più giovane (-28%), mentre allo stesso tempo aumenterà la mobilità degli over 75 (39%), con tutte le peculiarità che questo porta con sé.
Si tratta infatti di segmenti con necessità e abitudini molto diverse: la popolazione studentesca (14-19 anni) è quella che si affida maggiormente al trasporto pubblico, mentre gli spostamenti delle persone in pensione, definiti erratici perché meno standardizzati, sono più correlati alla mobilità motorizzata privata. Il che avrà ripercussioni sulla sopravvivenza stessa del settore.
Il caso-studio della Lombardia: più colpite le province
L’analisi realizzata da GO-Mobility e Trenord prende come caso-studio la Lombardia, per la quale sono state simulate le dinamiche di mobilità al 2040 applicando i modelli attuali di scelta relativi alle diverse categorie (classi di età, popolazione studentesca, lavoratori ecc.) e l’offerta di trasporto (numero di linee e corse, numero di saliti e discesi alle stazioni, tipologie di titoli di viaggio venduti ecc.) alla configurazione della popolazione che, secondo le proiezioni Istat, avremo nel 2040.
Ecco in sintesi cosa è emerso:
• i comuni minori sono quelli che subiscono in modo più accentuato gli effetti del calo demografico, anche perché molti giovani si trasferiscono nelle città in cerca di migliori opportunità di lavoro e di studio. Un aspetto importante, calcolando che oltre la metà della popolazione italiana vive in comuni di piccole dimensioni (fino a 10 mila abitanti), territori da cui si generano la maggior parte degli spostamenti, spesso privati e motorizzati.
Secondo le proiezioni, la quota della popolazione studentesca mobile (14-19 anni) nei territori provinciali scende dal 7% al 5,8% (-21,7%) mentre quella degli over 65 sale da 12,5% a 18,7% (+39,9%). La fascia 26-40 registra un calo del 9,2% e quella 41-65 anni del 14,9% passando dal 51,2% al 46,7%.
Il tutto si traduce in un calo dei viaggi complessivi del 6,7%, dovuto specialmente alla diminuzione della popolazione studentesca e attiva, e principalmente sugli spostamenti intercomunali, ovvero di medio-lungo raggio, ovvero la categoria più colpita dalle oscillazioni demografiche.
• sui comuni capoluogo, invece, l’impatto dell’inverno demografico è quasi nullo: il calo della quota delle fasce più giovani è quasi impercettibile, e addirittura la fascia 20-25 è prevista in leggero aumento. Anche qui gli spostamenti rimangono molto connotati dalla popolazione 41-65enne, che però subisce un calo molto più contenuto che in provincia (-3,2% contro -14,9%), sebbene più accentuato nella fascia 26-40 (-16,2%).
Come risultato di queste dinamiche, per i capoluoghi il calo complessivo degli spostamenti è dell’1%. Le caratteristiche degli spostamenti, come la regolarità e il numero di viaggi giornalieri rimangono inoltre perlopiù invariate, al contrario dei territori provinciali in cui si denota un calo più evidente in tutte le categorie.
A rischio la sopravvivenza del Traporto pubblico
L’analisi prospetta diversi scenari per il futuro. Il più pessimistico prevede una diminuzione del 13,2% degli spostamenti effettuati con il trasporto pubblico e del 13% di passeggeri*km, dovuta principalmente alla minor presenza della popolazione studentesca che rappresenta una fetta significativa dell’utenza pendolare, specialmente nei comuni minori.
Questo alimenta dubbi sulla sopravvivenza stessa del Tpl perché, se consideriamo che le tariffe del trasporto pubblico sono su base chilometrica, un calo del 13% sul numero di passeggeri*km si collega direttamente alla redditività del servizio e dunque alla sua capacità di finanziamento.
Consideriamo che già oggi il settore si regge principalmente su finanziamenti pubblici: in media il 65% del Tpl viene finanziato dall’apposito Fondo nazionale, e solo il 30-35% viene dalla vendita dei biglietti.
Il problema, come visto, riguarderà soprattutto le province, perché nelle città più grandi il trasporto pubblico tutto sommato sembra poter reggere. Per avere un’idea, secondo le previsioni nella fascia mattutina, il Tpl in provincia subirà un calo oltre sei volte maggiore di quello dei comuni capoluogo (-21,1% contro –3,3%).
C’è poi un ulteriore aspetto da considerare, ovvero il fatto che gli anziani tendono a spostarsi di meno: in pratica si tratta della fascia meno mobile della popolazione, inoltre tendono a fare affidamento più sulla mobilità privata. Queste persone saranno incentivate a un maggior uso dell’auto nel momento in cui oltre alle proprie difficoltà si troveranno davanti un trasporto pubblico anch’esso con problemi.
Certamente sono pensabili delle soluzioni; ad esempio, per le province, una possibile evoluzione del Tpl è quella l’introduzione di servizi a chiamata (DRT – Demand Responsive Transport), un sistema molto adatto alle aree a domanda debole, dove gli spostamenti sono più dispersi e meno prevedibili. Ma è anche una novità ancora poco esplorata e poco matura, di cui va discusso.
E proprio qui vuole arrivare lo studio di GO-Mobility: evidenziare e prevedere i problemi attraverso l’analisi dei dati, in modo da pensare e pianificare misure che possano garantire la sostenibilità economica, sociale e ambientale dei sistemi di mobilità.
In futuro la domanda di mobilità sarà meno prevedibile
Insomma, il traporto pubblico deve cambiare forma e sostanza per adattarsi alle necessità di una popolazione più anziana, che inevitabilmente cambierà la domanda di mobilità: da quella attuale costruita attorno agli schemi fissi legati alle esigenze di studio e lavoro a una flessibile, dinamica, erratica, dunque meno prevedibile.
Non solo: il settore deve anche modificare il proprio approccio, che oggi si limita a fornire un’alternativa di spostamento a chi non ne ha a disposizione altre ma che non sarà più sufficiente a rispondere ai nuovi bisogni della popolazione.
Infine, va rivisto anche il tema delle infrastrutture, che attualmente è pensato e programmato immaginando di creare sempre più capacità e che la stessa verrà sempre saturata, ma che, come abbiamo visto, potrebbe non essere lo scenario più probabile.
Economia
Vespucci, dopo il tour intercontinentale arrivano le tappe...
Toccherà 17 porti, di cui due all’estero, e porterà il Vespucci nelle principali città di mare del nostro Paese accompagnata dal “Villaggio IN Italia”.
Grande successo del Tour Mondiale Vespucci e del Villaggio Italia per la tappa a Gedda, in Arabia Saudita, ottavo e ultimo appuntamento per la campagna intercontinentale che si chiude con oltre 55.000 visitatori, di cui quasi 16.000 a bordo del veliero. Record per i social del Tour Mondiale Vespucci che con la tappa di Gedda raggiungono i 1.600.000 follower in appena 8 mesi e record anche per la copertura informativa con 20.000 pubblicazioni in Italia e all’estero.
Il Villaggio Italia di Gedda - si legge in una nota - "si è confermato luogo di incontro dove costruire un dialogo tra istituzioni e grandi aziende, in un contesto dove l’Italia si distingue a livello internazionale per l’elevata qualità del dibattito sul tema grazie al nuovo rapporto tra Roma e Riad di partenariato strategico".
La grande industria italiana, in particolare quella del lusso, il Made in Italy, il turismo i temi centrali del programma corporate del Villaggio Italia di Gedda dove alcuni dei più importanti rappresentanti dell'eccellenza industriale italiana, tra cui Fincantieri, Pirelli, Leonardo, Ferretti Group, Rina, Investindustrial, Riva, Arsenale Group e Confindustria sono protagonisti di momenti di incontro e approfondimento dedicati allo sviluppo industriale in Italia e all'estero, con focus sull’Arabia Saudita.
L’iniziativa “Tour Mondiale Vespucci – Villaggio Italia” unisce la tradizionale attività di addestramento e di Naval Diplomacy della Nave Scuola Amerigo Vespucci con la promozione delle eccellenze del Made in Italy portando in giro per il mondo la cultura, la storia, l’innovazione, la gastronomia, la scienza, la ricerca, la tecnologia e l’industria, che fanno dell’Italia un Paese apprezzato da tutto il mondo. All’iniziativa, voluta dal Ministro della Difesa Guido Crosetto aderiscono, con la Presidenza del Consiglio dei Ministri, 12 Ministeri ed è realizzato da Difesa Servizi spa.
A Gedda la visita del Presidente del Consiglio dei Ministri Giorgia Meloni all'equipaggio di Nave Amerigo Vespucci che ha già navigato per oltre 43 mila miglia nautiche, oltre due volte la lunghezza dell'Equatore.
Hanno fatto seguito molte visite istituzionali: il Ministro della Difesa Guido Crosetto accompagnato dal Capo di Stato Maggiore della Marina Militare Ammiraglio Enrico Credendino, il Ministro del Turismo Daniela Santanchè, il Ministro per le disabilità Alessandra Locatelli, il viceministro alle Imprese e al Made in Italy Valentino Valentini, il Sottosegretario di Stato alla Difesa Matteo Perego di Cremnago, il Sottosegretario di Stato alla Difesa Isabella Rauti, l’ambasciatore d’Italia nel Regno dell’Arabia Saudita Carlo Baldocci, il Comandante delle Scuole della Marina Militare Ammiraglio di Squadra Antonio Natale, Luca Andreoli Amministratore Delegato di Difesa Servizi e Gioacchino Alfano, Presidente di Difesa Servizi.
Nel corso della tappa di Gedda è stato presentato il Tour Mediterraneo di Nave Amerigo Vespucci e il Villaggio IN Italia: la campagna toccherà 17 porti, di cui due all’estero, e porterà il Vespucci nelle principali città di mare del nostro Paese accompagnata dal “Villaggio IN Italia”, un luogo di racconto che renderà partecipi tutti gli italiani dell’esperienza vissuta da Nave Amerigo Vespucci nel suo storico giro del mondo.
Il viceministro alle Imprese e al Made in Italy Valentino Valentini, intervenuto alla Cerimonia di chiusura del Villaggio Italia di Gedda, ha dichiarato “La tappa a Gedda della Nave Scuola Amerigo Vespucci ha suggellato un momento storico nelle relazioni italo-saudite con la visita della Presidente del Consiglio Giorgia Meloni che ha elevato il dialogo bilaterale a partnership strategica, aprendo nuovi orizzonti di collaborazione nei settori della sicurezza, dell'economia e della stabilità regionale. La "nave più bella del mondo", concludendo qui la sua circumnavigazione intercontinentale, ha dimostrato ancora una volta la sua straordinaria capacità di tessere relazioni speciali. Il Villaggio Italia si è confermato una vetrina d'eccellenza del Made in Italy, catalizzando l'interesse della comunità locale e rafforzando i legami tra le due nazioni. Le eccellenze italiane presentate hanno evidenziato il potenziale di una collaborazione destinata a crescere nei settori strategici dell'innovazione, della tecnologia e della cultura”.
“La presenza del Vespucci e del Villaggio Italia a Gedda hanno suggellato la forte iniziativa di rafforzamento strategico della relazione fra Italia e Regno dell’Arabia Saudita. La manifestazione ha rappresentato un grandissimo successo di presenza italiana nel Paese e di amicizia tra i popoli su cui costruire anche per il futuro” ha commentato l’Ambasciatore d’Italia nel Regno dell’Arabia Saudita Carlo Baldocci.
“Qui a Gedda si conclude l’ultimo evento del villaggio Italia. Il ringraziamento va a tutta la squadra che ha consentito il successo di questa esperienza: le istituzioni italiane e saudite, gli organizzatori, gli artisti, le imprese e soprattutto Nave Vespucci, il suo Comandante ed il suo grande Equipaggio” ha dichiarato il Comandante delle Scuole della Marina Militare Ammiraglio di Squadra Antonio Natale al termine della cerimonia conclusiva della tappa di Gedda.
“Con Gedda si chiude la parentesi intercontinentale. Abbiamo raccolto tante emozioni ed esperienze, un patrimonio inestimabile che dobbiamo condividere con gli italiani, ora torniamo nel Mare Nostrum, con il Tour Mediterraneo proprio per rendere patrimonio di tutti quello che noi abbiamo avuto l'opportunità di vivere. Si tratta di una "sfida vinta" che porta a casa oltre 400 mila visitatori, tra Vespucci e Villaggio Italia, oltre 1,6 milioni di follower sui social, una copertura informativa massiccia sia in Italia che all'estero, e una grande eco internazionale. Abbiamo costruito qualcosa di grande - aggiunge l'ad - abbiamo raccontato l'Italia, che è stata ammirata e celebrata. Questo villaggio di Gedda è una sintesi perfetta di quello che è stato questo percorso. Dall'essere un mini-expo si è trasformato in una piattaforma multidisciplinare e poi ancora in un luogo fisico dove si incontrano i popoli e Paesi” ha dichiarato Luca Andreoli, Ceo di Difesa Servizi.
Finanza
Banche alla prova dei conti, domani apre Intesa Sp: perché...
Due settimane decisive: l'11 febbraio è la volta di Unicredit e Banco Bpm
Occhi puntati sui conti delle banche: saranno due settimane decisive per il risiko bancario . Si parte domani con Intesa Sanpaolo, la prima banca italiana, il cui Ceo Carlo Messina ha già messo le mani avanti le scorse settimane: "Non siamo interessati a operazioni di M&A". Il 5 febbraio entrano in scena sul fronte dei conti Credit Agricole, azionista di peso in Banco Bpm, e Mps, fresca di Ops su Mediobanca lanciata il 24 gennaio. Il 6 febbraio tocca alla Popolare di Sondrio, con più di un'analista contattato da Adnkronos che si dice interessato a capire se potrà essere o meno della partita del risiko, e soprattutto da quale lato della barricata: quello della preda o del predatore.
Ma questa settimana è solo l'antipasto: il clou arriva quella successiva. Cerchiate in rosso il 10 febbraio, quando Mediobanca – bersaglio dell'offerta pubblica di scambio lanciata da Unicredit – svelerà i conti. Ma l'appuntamento chiave è l'11 febbraio: a salire sul palco dei conti saranno proprio Unicredit e Banco Bpm. Orcel definisce l'offerta "congrua" per gli azionisti di Piazza Meda, mentre dal quartier generale di Banco Bpm il fronte appare ancora compatto: è una killer acquisition - questo il ragionamento - "per eliminare un concorrente sul mercato".
Da non trascurare, sempre rimanendo dalle parti degli interessi di piazza Gae Aulenti e dei piani di espansione di Andrea Orcel , quello che accade in Germania: in ballo c'è Commerzbank: se l'operazione tra Unicredit e la seconda banca tedesca va in porto - come detto dall'economista Marcello Messori all'Adnkronos - prende forma il quarto o quinto gruppo bancario europeo. La seconda banca tedesca intanto anticipa i conti di due settimane, ma la strategia aggiornata arriverà solo il 13 febbraio. Appuntamento a Francoforte, dunque, alla vigilia di San Valentino per iniziare quantomeno a capire se il matrimonio s'ha da fare o meno. (di Andrea Persili)
Finanza
Mps su Mediobanca, il professore della Bicocca: “Vi...
"Le regole Ue sulle offerte pubbliche tendono a imporre alla società target di restare ferma, subendo passivamente l’offerta"
Ops, Cda, comunicati e assemblee. L'operazione di Mps su Mediobanca accende i riflettori sul risiko bancario italiano, scatenando interrogativi sulle regole, le contromisure e il ruolo delle autorità di vigilanza. Tra aumenti di capitale, soglie minime di adesione e possibili interventi della Bce, il quadro si prospetta complesso. Adnkronos fa il punto con Gabriele Nuzzo, professore di diritto commerciale all'Università Bicocca di Milano, per capire come si sviluppa un'operazione di questo tipo, quali scenari si aprono e quali strumenti ha Mediobanca per difendersi.
Professore, come si avvia formalmente un’operazione di Opa o Ops?
"Il testo unico della finanza prevede espressamente che la decisione di promuovere un'offerta pubblica di acquisto o di scambio deve essere senza indugio comunicata alla Consob e contestualmente resa pubblica con un comunicato, la cui pubblicazione è disciplinata in un regolamento emanato da Consob. Con il comunicato l’offerente rende ufficialmente nota al mercato l'intenzione di lanciare l'offerta. Nel caso di un’Ops, come quella di Mps su Mediobanca, le azioni offerte agli azionisti della società bersaglio possono essere emesse attraverso un apposito aumento di capitale, deliberato - a servizio dell’offerta - dall’assemblea straordinaria dell’offerente".
Perché, in questo caso, Mps delibererà un aumento di capitale?
"L'aumento di capitale serve a emettere le azioni da offrire in cambio agli azionisti della società bersaglio, in questo caso Mediobanca. Deve essere approvato dall'assemblea straordinaria e, trattandosi di una società quotata, accompagnato da un prospetto informativo dettagliato ".
A quel punto bisogna convincere gli azionisti della società target, cioè Mediobanca
"Esattamente"
E' prassi che l'Ops, se ostile (cioè non concordata) debba conquistare almeno 51% degli azionisti della società target?
"Perché l’offerente vada esente dall’obbligo di lanciare un’Opa sulla totalità delle azioni della società target a un prezzo elevato, l’Opa o l’Ops volontaria (ostile o concordata) deve avere ad oggetto almeno il 60% delle azioni della target. In ogni caso, per l’Ops di Mps su Mediobanca il problema (almeno per il momento) non si pone".
Perché?
"L'offerta di Mps ha una soglia minima di adesione fissata al 66,67%. Se nel periodo di offerta non aderiranno azionisti titolari di almeno il 66,67% delle azioni di Mediobanca in teoria l'offerta decade"
Perché in teoria?
"Perché in pratica l'offerente, in questo caso MPS, si è espressamente riservato la possibilità di rinunciare a tale condizione o, comunque, di prolungare il periodo di offerta per ottenere ulteriori adesioni".
A proposito della Bce, quanto pesa il suo ruolo in operazioni di questo tipo?
"È decisivo. Se non pervengono le autorizzazioni la Consob non può approvare il documento d'offerta. Quindi la BCE è in primo luogo chiamata a dare un'autorizzazione preventiva su un programma teorico. Ma non solo".
Cioè?
"Anche dopo, in una fase successiva, se venissero modificate le condizioni dell’offerta, la Bce per ragioni di sana e prudente gestione potrebbe imporre altri obblighi. Ma in questo momento non è possibile fare previsioni".
Cosa può valutare la Bce?
"Anche l’impatto della concentrazione sul mercato e le conseguenze che l’integrazione avrà sui requisiti patrimoniali delle banche coinvolte".
Passiamo dall'altra parte della barricata: quali contromisure può adottare il consiglio di amministrazione di Mediobanca per difendersi?
"Le regole Ue sulle offerte pubbliche, dalle quali deriva l’attuale disciplina italiana, tendono a imporre alla società target di restare ferma, subendo passivamente l’offerta. L’emittente sotto offerta ostile deve rispettare – tra l’altro – la cosiddetta “regola di passività”: gli amministratori della società target non possono intraprendere alcuna azione che ostacoli l’offerta senza l'autorizzazione preventiva dell'assemblea dei soci".
Quindi l'assemblea qualcosa può fare
"Sì, potrebbe autorizzare gli amministratori a porre in essere azioni difensive. Ad esempio, se venisse aumentato il capitale, aumenterebbe di conseguenza il numero delle azioni in circolazione, facendo lievitare il costo dell'operazione per lo scalatore (nel caso, Mps)".
Un po' di fantafinanza: Mediobanca potrebbe anche lanciare una contro-Ops sulle azioni di Mps?
Teoricamente sì. Ma in pratica non vedo come possa accadere, tenuto conto che il consiglio di amministrazione di Mediobanca ha diffuso un comunicato nel quale descrive l’operazione di integrazione con MPS come mancante di razionale finanziario e potenzialmente idonea a distruggere valore per gli azionisti delle due banche.
Ci potrebbe essere l'intervento di un cavaliere bianco...
Sì, si tratta di un soggetto terzo disposto ad acquistare una partecipazione della società bersaglio per impedire o ostacolare il successo dell'offerta.
Adesso cosa succede?
"Il processo è stato avviato, nel senso che la documentazione dovrebbe essere stata inviata a Consob, e si concluderà presumibilmente verso la fine della primavera, considerando la tempistica necessaria a ottenere le autorizzazioni e a realizzare l'aumento di capitale, sul quale è chiamata a deliberare l'assemblea di Mps si terrà il 17 aprile. In quella data, se l'assemblea approva l'operazione, il consiglio di amministrazione di Mps sarà delegato a procedere con l'aumento di capitale nel contesto del quale saranno emesse le azioni da destinare agli azionisti che aderiranno all'offerta"
A quel punto, che dovrà fare Mediobanca?
" Dopo la pubblicazione dell’offerta, il consiglio di amministrazione di Mediobanca dovrà Il diffondere un comunicato contenente ogni dato utile per l'apprezzamento dell'offerta e le proprie valutazioni". (di Andrea Persili)