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In Italia 4 mln obesi, 12 tipi di cancro legati a eccesso di peso
Aiom, 'solo 43% di chi è a rischio riceve consigli da medici su stili di vita' - oggi in occasione del World Cancer Day a Roma convegno 'United by Unique'
Nel mondo più di un miliardo di persone convive con l’obesità, condizione che in Italia interessa il 10% degli adulti (18-69enni), cioè circa 4 milioni e 100mila cittadini. Il grave eccesso ponderale è un fattore di rischio correlato a 12 diversi tipi di tumore. Però, è ancora scarsa l’attenzione degli operatori sanitari nei confronti dei corretti stili di vita. Nel nostro Paese, solo il 43% delle persone in eccesso ponderale usufruisce di indicazioni per perdere peso da parte dei camici bianchi. Anche i cittadini con altre condizioni di rischio oncologico ricevono poche raccomandazioni sugli stili di vita sani. A meno di 5 fumatori su 10 (48%) viene rivolto da un medico il consiglio di smettere di fumare. Una regolare attività fisica viene consigliata solo al 30% dei sedentari. Ad appena il 7% dei consumatori di alcol viene raccomandato di non bere.
"Oggi si celebra la Giornata mondiale contro il Cancro - spiega Francesco Perrone, presidente dell’Associazione italiana di oncologia medica (Aiom) -. La prevenzione dei tumori deve essere sempre più al centro della nostra attenzione e delle nostre azioni. Nel 2022, nel mondo, sono stati 20 milioni i nuovi casi di cancro e 9,7 milioni i decessi. Il 40% delle morti è causato da fattori di rischio modificabili, in particolare da fumo, consumo di alcol, sedentarietà ed eccesso ponderale. Il tema del World Cancer Day è 'United by Unique, per sensibilizzare cittadini, pazienti e Istituzioni a considerare l’unicità di ogni persona colpita dal cancro, garantendo una presa in carico che tenga conto degli aspetti emozionali, psicologici e sociali legati alla malattia".
La nuova dimensione della cura del cancro, infatti, è la "cosiddetta 'people-centred care' che si focalizza a 360 gradi sulla persona colpita dalla malattia, coinvolgendo nel percorso assistenziale anche i familiari e l’intera comunità che circonda il paziente. Questo approccio, che supera quello centrato sul paziente o sulla persona, ha le potenzialità per migliorare i risultati clinici e la qualità di vita - evidenzia Perrone - con un uso più efficiente delle risorse e una riduzione dei costi dell’assistenza". Aiom e Fondazione Aiom, che organizzano oggi a Roma il Convegno nazionale 'World Cancer Day: United by Unique', aderiscono alla Giornata mondiale e sostengono l’obiettivo della campagna.
"Rientra nella 'people-centred care' anche un attento monitoraggio dell’appropriatezza d’uso delle terapie – sottolinea Perrone -. Aiom e l’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) hanno istituito un gruppo di lavoro, per analizzare l’attività di monitoraggio portata avanti dall’ente regolatorio in campo oncologico. Grazie a questa collaborazione, abbiamo evidenziato che il profilo dei pazienti coinvolti negli studi clinici è diverso rispetto a quello di coloro che, dopo l’approvazione, vengono trattati con gli stessi farmaci nei reparti di oncologia, cioè nella pratica clinica quotidiana".
"Nello studio pubblicato su The Lancet Regional Health Europe – continua Perrone - abbiamo confrontato alcune caratteristiche, al momento dell’avvio di una terapia oncologica, tra i pazienti inseriti in 129 Registri oncologici, per un totale di circa 420mila trattamenti, con le analoghe informazioni relative a oltre 87mila pazienti arruolati nelle sperimentazioni relative alle stesse terapie. Sono emerse differenze importanti: i pazienti dei Registri Aifa presentavano un’età mediana di 5 anni in più, con un +17% di over 65. Questo si traduce in persone più fragili, caratterizzate da più comorbidità. Da qui il ruolo sempre più centrale dei dati real world e dei Registri di Monitoraggio Aifa, che rappresentano uno strumento potente, tra i più avanzati in Europa per generare evidenze di questo tipo. È un aspetto consolidato, infatti, che i dati provenienti dalla pratica clinica possano rappresentare un elemento dirimente nel determinare l’efficacia reale dei farmaci, costituendo un valido supporto ai risultati provenienti dagli studi clinici registrativi".
"Nel 2024, in Italia, sono state stimate 390.100 nuove diagnosi di tumore – afferma Saverio Cinieri, presidente Fondazione Aiom -. Quasi il 60% degli adulti consuma alcol, il 33% è in sovrappeso e il 10% è obeso, il 28% è sedentario, il 24% fuma. Serve più impegno per sensibilizzare tutti i cittadini, soprattutto le persone che non adottano stili di vita sani. Il consumo di alcol è correlato a 7 tipi di carcinoma, l’obesità a 12. E il fumo, da solo, è responsabile del 25% dei decessi oncologici nel mondo". "La 'people-centred care' porta anche a considerare il contesto sociale di ogni paziente – continua Cinieri -. Ad esempio, il fumo di sigaretta, la sedentarietà e l’eccesso ponderale sono più diffusi fra le persone con difficoltà economiche e un basso livello di istruzione. È già stato dimostrato che i problemi di natura finanziaria determinano una riduzione della sopravvivenza dei pazienti oncologici, con un rischio di morte più alto del 20%, anche in un servizio sanitario universalistico come il nostro. Ora è necessario allargare l’orizzonte dei programmi di prevenzione, considerando l’impatto degli ostacoli economici sull’adesione agli stili di vita sani".
Un cambiamento culturale di grande rilevanza nell’oncologia degli ultimi anni è rappresentato dalla crescente attenzione agli esiti riferiti dal paziente (patient-reported outcomes, PROs), sia nelle sperimentazioni che nella pratica clinica. "I PRO e la qualità di vita del paziente sono sempre più un importante tassello del complesso mosaico di valutazione del valore dei trattamenti oncologici e rientrano a pieno titolo nella 'people-centred care' – spiega Massimo Di Maio, presidente eletto Aiom -. Questa consapevolezza sta aumentando, anche perché diverse società scientifiche hanno lanciato messaggi a favore del ruolo dei PRO. L’attenzione nei confronti di questi strumenti coinvolge anche le agenzie regolatorie".
"Il risultato è che, negli anni recenti, quasi il 70% degli studi clinici sui tumori include la qualità di vita dei pazienti tra gli endpoint, cioè tra gli obiettivi da analizzare – sottolinea Di Maio -. I dati relativi alla qualità di vita, pur compresi fra gli endpoint, però vengono pubblicati solo in circa la metà dei casi in cui sono stati raccolti. È importante, quindi, migliorare la tempestività con cui queste informazioni sono comunicate e pubblicate. Non solo. Oggi pochi ospedali adottano misure di monitoraggio sistematico dei sintomi da parte dei pazienti. Serve un cambio di passo, perché la raccolta del punto di vista dei malati sull’esito di un trattamento non resti una semplice affermazione retorica ma diventi un metodo imprescindibile".
Un contesto che richiede necessariamente un approccio a 360 gradi è quello della cura del cancro nelle zone di guerra. "In estrema sintesi si può affermare che i conflitti armati provocano contemporaneamente una maggiore esposizione al rischio di ammalarsi, una minore possibilità di prevenzione e diagnosi precoce e gravi carenze, sia quantitative che qualitative, nell’assistenza e nella riabilitazione dei malati. Questo vale sia in campo oncologico sia nelle altre discipline mediche", conclude Pirous Fateh-Moghadam, dell’Osservatorio Epidemiologico, Dipartimento di Prevenzione Azienda Provinciale per i Servizi Sanitari di Trento.
Un esempio dell’incremento del rischio cancerogeno si sta realizzando nel conflitto in Ucraina. Lo United Nations Office for Disaster Risk Reduction (UNDRR) sottolinea il pericolo rappresentato dall’amianto, un materiale cancerogeno utilizzato in maniera estensiva in edilizia nel Paese fino a tempi recenti. In Ucraina, infatti, l’uso dell’amianto è stato vietato solo nel 2017 (in Italia nel 1992) e l’UNDRR stima che fino al 60% dei tetti siano rinforzati con amianto. La massiccia distruzione degli edifici sta quindi creando milioni di tonnellate di macerie altamente pericolose. Durante i crolli e gli incendi in seguito ai bombardamenti, le fibre di amianto sono rilasciate nell’atmosfera e vengono respirate dalle persone.
Cronaca
Arriva il cocktail di enzimi anti-cellulite: “Nessuna...
Un approccio naturale ed efficace indicato per addome, interno coscia, ginocchio e doppio mento
Arriva il cocktail di enzimi per combattere la cellulite su tutti i fronti, riducendo anche adiposità localizzate e rilassamento cutaneo. La mesoterapia enzimatica è un approccio naturale ed efficace indicato per addome, interno coscia, ginocchio e doppio mento. "La formulazione specifica a base di collagenasi, lipasi e ialuronidasi, iniettati nei tessuti bersaglio, permette di affrontare l’inestetismo in modo completo, non invasivo, in poche sedute e senza controindicazioni", spiega la dottoressa Patrizia Gilardino, socia Sicpre (Società italiana di chirurgia plastica, ricostruttiva ed estetica) e iscritta all’Associazione Italiana Chirurgia Plastica Estetica (Aicpe).
Perché scegliere la terapia iniettabile
Nella medicina estetica si fa sempre più spazio la terapia iniettabile a base di enzimi, una soluzione non invasiva che mira a trattare inestetismi comuni come cellulite, accumuli di grasso localizzati e lassità cutaneo. Questa metodica, ampiamente utilizzata all’estero, piace sempre di più anche da noi. Il motivo è semplice, spiega la dottoressa Gilardino, chirurgo estetico di Milano: "In modo sicuro, con poche sedute e senza controindicazioni, è possibile combattere gli inestetismi su tutti i fronti grazie a una combinazione di tre enzimi specifici: collagenasi, lipasi e ialuronidasi, ciascuno con un ruolo mirato nel miglioramento dell'aspetto cutaneo, vengono iniettati tramite la mesoterapia, una delle tecniche fondanti dei trattamenti anticellulite".
Nello specifico, "la collagenasi agisce rompendo i setti fibrotici responsabili dell'aspetto a buccia d'arancia tipico della cellulite, mentre la lipasi facilita la riduzione delle cellule adipose, rendendola particolarmente efficace nel trattamento delle adiposità localizzate. L'ialuronidasi, infine, contribuisce al drenaggio dei liquidi in eccesso, contrastando la ritenzione idrica e migliorando la componente edematosa della cellulite".
Come funziona
Il trattamento prevede l'iniezione di questo cocktail enzimatico nelle aree da rimodellare attraverso la mesoterapia, una tecnica non invasiva che consiste nell’effettuare delle microiniezioni nello strato superficiale della pelle, in corrispondenza delle zone che presentano l’inestetismo. Questa modalità consente di veicolare direttamente nei tessuti le sostanze scelte, in questo caso gli enzimi, che sono proteine presenti naturalmente nel nostro organismo e che hanno la funzione di favorire e aumentare le reazioni chimiche. "All’efficacia – sottolinea la dottoressa Gilardino – la mesoterapia enzimatica unisce l’ulteriore vantaggio di non presentare effetti collaterali significativi, se non la possibilità di piccoli ematomi nella zona di iniezione".
Le indicazioni principali del trattamento includono la cellulite e il rilassamento cutaneo associato a depositi adiposi, in aree come addome, interno coscia, ginocchio e anche doppio mento. "Sono sufficienti poche sedute, generalmente due o tre (a seconda dell’area da trattare e del quadro clinico), distanziate almeno 20 giorni l'una dall'altra: sono quindi meno numerose e meno frequenti rispetto ad altre tipologie di trattamento. I risultati si vedono già dopo un mese - spiega la specialista - questo fa sì che il periodo tra la fine dell’inverno e l’inizio della primavera sia perfetto per iniziare un ciclo di sedute che porterà la pelle in una situazione ottimale in vista dell’estate".
Oltre a essere indolore, la mesoterapia enzimatica è apprezzata, specie da chi fa una vita molto attiva, perché riduce al minimo la possibilità che si verifichino arrossamenti o ematomi e non comporta controindicazioni all'esposizione solare (fatta eccezione per la necessità di attendere la risoluzione di eventuali lividi). "Questo permette di riprendere rapidamente la normale vita quotidiana – conclude Gilardino –. Le uniche cose da evitare nei giorni immediatamente successivi al trattamento sono le temperature elevate e l’attività fisica intensa".
Cronaca
Roma, 15enne accoltellato conferma l’ipotesi rapina:...
I due uomini non avendo ottenuto ciò che volevano hanno colpito il giovane con più coltellate all'addome
Il ragazzo di 15 anni accoltellato su Ponte Testaccio sta meglio ed è stato sentito dagli investigatori della Squadra mobile di Roma, ai quali ha confermato di essere stato aggredito da due uomini nordafricani che volevano rapinarlo. Questa versione era già stata riferita ai sanitari nei minuti concitati del trasporto in ospedale, dopo essere stato ferito domenica sera intorno alle 20.30 su Ponte Testaccio e aver raggiunto la zona della stazione di Trastevere, dove è poi stato soccorso.
Le indagini
Il giovane ha confermato ai poliziotti che i due uomini volevano rapinarlo e che, non avendo ottenuto quello che volevano, lo avrebbero colpito con più coltellate all'addome. Il dettaglio importante, già trapelato ieri, è che il giovane aveva già visto in zona i suoi aggressori.
Grazie alle informazioni riferite dal ragazzo, ai testimoni e alle immagini delle telecamere raccolte, gli investigatori stanno cercando di dare un nome e un volto ai due aggressori. Si indaga, sotto la direzione della procura di Roma, per le ipotesi di tentato omicidio e rapina.
Come sta il ragazzo
Il giovane, arrivato al San Camillo in codice rosso domenica sera, è stato subito operato e ha subito l'asportazione della milza. Le sue condizioni, già stabili ieri, sono migliorate ancora: secondo quanto si apprende, questa mattina sta bene ed è riuscito ad alzarsi dal letto con l'aiuto dei sanitari.
Cronaca
Giornata mondiale contro il Cancro, anestesisti:...
Bignami, presidente Siaarti 'per ogni paziente percorso di cura personalizzato'
La Società italiana di anestesia, analgesia, rianimazione e terapia intensiva (Siaarti), in occasione della Giornata mondiale contro il Cancro 2025, che si celebra oggi, 4 febbraio - promossa dalla Uicc, Union for International Cancer Control e sostenuta dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) per sensibilizzare l'opinione pubblica sul cancro - ribadisce il suo impegno nella lotta al dolore oncologico e nell’implementazione della Legge 38/2010, fondamentale per le cure palliative e la terapia del dolore in Italia. La Legge 38, promulgata 15 anni fa - si legge in una nota - garantisce il diritto a cure palliative e terapia del dolore per tutti i pazienti, indipendentemente dalla patologia o dall’età, assicurando un'assistenza qualificata e appropriata per il malato e la sua famiglia. Tuttavia, nonostante i progressi, permangono criticità nell’applicazione omogenea sul territorio nazionale, con disparità tra Nord e Sud.
"Il dolore oncologico - spiega Elena Bignami, professoressa e presidente di Siaarti - non è solo un sintomo, ma una vera e propria patologia che incide profondamente sulla qualità di vita dei pazienti. La Giornata mondiale contro il cancro ci ricorda che ogni paziente merita un percorso di cura personalizzato, che integri il controllo del dolore e il supporto psicologico".
Aggiunge Silvia Natoli, responsabile dell'Area culturale Siaarti per la Medicina del dolore e cure palliative: "Oltre il 72% dei cittadini ignora i propri diritti sanciti dalla Legge 38, e questo è inaccettabile. Solo attraverso una formazione adeguata e una diffusione capillare delle informazioni possiamo superare le disparità nell'accesso alle cure palliative e alla terapia del dolore. Come professionisti, abbiamo il dovere di educare i pazienti e le famiglie, trasformando la paura in consapevolezza. Le cure palliative non sono sinonimo di resa, ma di qualità della vita, anche nelle fasi avanzate della malattia. La Legge 38 - sottolinea la professoressa Natoli - garantisce la presa in carico dei pazienti con dolore cronico, definito come un dolore che persiste da almeno 12 settimane, indipendentemente dalla causa scatenante. Questo riguarda anche i malati oncologici, per i quali il dolore è spesso una componente costante, sia a causa della malattia stessa che come effetto collaterale dei trattamenti, come chemioterapia, chirurgia o radioterapia. Siaarti è da sempre impegnata nel trattamento del dolore, sia acuto che cronico, e promuove in tutte le sue forme la Legge 38, attraverso iniziative come il Manifesto sociale 'Oltre il dolore' e il numero verde dedicato".
L’impegno di Siaarti si rivolge non solo a iniziative rivolte alla cittadinanza, ma si traduce anche in una presenza costante in altre attività, sia da un punto di vista istituzionale sia da un punto di vista di formazione. La visione strategica guarda alla formazione multidisciplinare tra le società scientifiche come chiave di volta per garantire una presa in carico integrata dei pazienti oncologici. "È nostro obiettivo - chiarisce la presidente Bignami - promuovere il diritto a una formazione multidisciplinare collaborando con altre società scientifiche per implementare le ‘simultaneous care’, ovvero la presa in carico contemporanea da parte di più specialisti del paziente. In molte realtà è già presente il terapista del dolore, ma non in tutte. Ci impegniamo a far comprendere l'importanza del nostro ruolo e delle nostre competenze in questo ambito". A tale proposito Natoli evidenzia che, con l'aumento dell'aspettativa di vita dei pazienti oncologici, il dolore può diventare una condizione cronica che necessita di cure prolungate nel tempo. “È fondamentale garantire una qualità di vita adeguata per tutto il percorso della malattia - osserva - assicurando un accesso tempestivo e senza attese alle terapie del dolore, come sancito nel nostro Manifesto sociale 'Oltre il dolore'".
Il prossimo congresso dell'Area culturale dolore e cure palliative di Siaarti, in programma a Bari dal 4 al 6 giugno - conclude la nota - sarà un'importante occasione di approfondimento scientifico e dedicherà ampio spazio al dolore oncologico, affrontando temi come il trattamento con pompe intratecali e il trattamento delle metastasi ossee. Questi argomenti sono stati inseriti nel programma per approfondire le tecniche più avanzate nella gestione del dolore oncologico.
Forte, infine, l’invito di Siaarti a tutti i cittadini a informarsi, dialogare con i professionisti sanitari, a non essere soli di fronte al dolore. Per supportare i pazienti affetti da dolore cronico, è infatti attivo il numero verde gratuito 800 624 244, che fornisce orientamento sui centri di terapia del dolore presenti in ciascun territorio.