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Corre gastroenterite da norovirus, Bassetti ‘lavarsi le mani salvavita’
Sta provocando focolai in diversi Paesi del mondo ed è uno dei virus protagonisti della quadrupla epidemia (battezzata 'Quad-demic') con cui sono alle prese per esempio gli Stati Uniti. Il norovirus - responsabile di una pesante forma gastrointestinale - è uno degli 'osservati speciali' di questa stagione invernale. Negli Usa nelle settimane scorse gli ultimi dati dei Centri statunitensi per il controllo e la prevenzione delle malattie segnalavano un numero di focolai pari a più del doppio di quello registrato nello stesso periodo dei 3 anni precedenti: a inizio gennaio erano 128, al 9 gennaio 97. I dati di questo mese sono i più alti dal 2012. Anche in Uk è stato lanciato un alert per casi in aumento spinti da un particolare ceppo. "Lavarsi le mani può salvare la nostra vita", è il messaggio lanciato via social dall'infettivologo Matteo Bassetti, che prende spunto proprio da un video diffuso dai Cdc americani sulla prevenzione contro il norovirus per ricordare l'importanza dell'igiene della mani, pilastro anticontagio, per arginare la corsa delle malattie infettive.
Salute e Benessere
Salute, ogni anno perdono i sensi 2 mln di italiani, 30%...
L'ultimo caso è quello di Filippo Tajani, figlio del vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani, che ha avuto un malore in campo mentre stava giocando a calcio. Il 31enne è stato trasportato con l'elicottero dell'elisoccorso all'ospedale Gemelli di Roma ma tutto si è risolto per il meglio. Lo svenimento è un problema che riguarda un numero enorme di persone: "il 50% della popolazione è svenuto almeno una volta nella vita, uomini e donne in eguale misura. Si stimano in Italia 2 milioni di sincopi l’anno e circa il 2% degli accessi al pronto soccorso. Nella maggior parte dei casi sono anziani che si sono fatti male cadendo, ma lo svenimento si verifica di frequente anche nei giovani, che rappresentano il 30% degli accessi al pronto soccorso per sincope, presi dal timore che lo svenimento possa nascondere un problema cardiaco o neurologico". A fare il punto in occasione del 12esimo congresso nazionale del Gruppo italiano multidisciplinare sincope (Gimsi), sono i massimi esperti riuniti all’Università Cattolica di Milano, dal 5 al 6 febbraio, richiamano l’attenzione sull’impatto sociale e sanitario della sincope, una condizione clinica molto diffusa, ma trascurata, e la carenza di centri dedicati e certificati negli ospedali. Una criticità che comporta diagnosi tardive, ricoveri inutili e sprechi di risorse per il Servizio Sanitario Nazionale.
I dati del Gimsi sono i risultati del censimento italiano dei centri sincope, condotto da luglio a dicembre 2024 su un campione di 158 ospedali, dal Gruppo e presentati in occasione del congresso nazionale. L’analisi ha evidenziato "che il 32% degli ospedali non ha un centro sincope, il 37% ha una struttura dedicata, ma non possiede i requisiti richiesti dalle linee guida europee, mentre i centri certificati che rispettano i requisiti internazionali, sono appena il 30% e scesi, in cinque anni, da 72 a 48". Secondo gli esperti, le 'vittime' "finiscono spesso in un vortice di esami medici inutili, con grande spreco di risorse". Un’attenta valutazione 'di come si sviene' "è essenziale per indirizzare la diagnosi, ma in Italia un ospedale su tre non ha un centro dedicato", rimarca il Gimsi.
'Prima di perdere coscienza ci sono quasi sempre sintomi come capogiri, nausea, pallore, sudorazione intensa'
“Lo svenimento, tecnicamente chiamato sincope, è un fenomeno molto comune nella popolazione sana e riguarda circa 2 milioni di persone ogni anno. È una perdita di coscienza temporanea, in genere di qualche secondo o pochi minuti, dovuta a una riduzione dell’afflusso di sangue al cervello, da cui di solito ci si riprende in maniera completa e spontanea - spiega Andrea Ungar, presidente Gruppo Italiano Multidisciplinare Sincope e Ordinario di Geriatria all’Università di Firenze -. Nella maggior parte dei casi, non si tratta di nulla di preoccupante e lo svenimento è provocato da forti emozioni (svenimento “classico” o sincope vaso-vagale) o dall'essere rimasti troppo a lungo in piedi, soprattutto d’estate o in un ambiente caldo. Inoltre, prima di perdere coscienza ci sono quasi sempre sintomi come capogiri, nausea, pallore, sudorazione intensa, annebbiamento della vista. In altre parole, ci si accorge sempre di stare per svenire – tranquillizza l’esperto -. Solo in rari casi, invece, la perdita di conoscenza può essere dovuta a un'aritmia che rallenta o accelera troppo il battito del cuore e per questo le sincopi di origine cardiaca sono le più pericolose e non sono precedute da segnali”.
“I pronto soccorso sono pieni di persone che arrivano proprio per aver perso i sensi: si tratta di circa il 2% dei pazienti accolti in dipartimenti di emergenza, pari a più di 187mila l’anno – prosegue Ungar -. Nella maggior parte dei casi sono anziani che si sono fatti male cadendo, ma lo svenimento si verifica di frequente anche nei giovani, che rappresentano il 30% degli accessi al pronto soccorso per sincope, presi dal timore che lo svenimento possa nascondere un problema cardiaco o neurologico. Fare una diagnosi precisa è, dunque, essenziale per prevenire le cadute che, soprattutto negli anziani, si traducono in traumi, fratture o ferite, con aumento della mortalità e dei ricoveri, ma anche per evitare che i pazienti finiscano in un vortice di esami medici inutili, che richiedono valutazioni su valutazioni e compromettono la qualità della vita, con grande spreco di risorse”.
'Se si propende per uno svenimento classico, invece, si farà il tilt test'
“Per indirizzare la diagnosi e capire da cosa sia provocato lo svenimento sono necessarie unità dedicate, le cosiddette Syncope Unit, che valutano il paziente con esami, per lo più semplici, ma specifici e mirati. Ad esempio, se si sospetta un problema cardiaco si eseguono gli accertamenti cardiologici necessari per confermare tale sospetto. Se si propende per uno svenimento classico, invece, si farà il “tilt test” nel quale il paziente viene posto su un lettino speciale inclinato, in grado di attivare il riflesso vaso-vagale, passando dalla posizione sdraiata a quella eretta”, dichiara Michele Brignole, coordinatore del censimento Gimsi, tra i massimi esperti internazionali di sincope e senior scientist presso l’Ospedale San Luca – Istituto Auxologico di Milano.
“Nonostante l’Italia resti leader tra i Paesi europei nella gestione e trattamento della sincope, la situazione negli ultimi anni è peggiorata, con una riduzione del numero di Syncope Unit certificate, dalle 72 censite nel 2019 alle 48 attuali, e la mancanza di centri sincope in molte province - evidenzia Brignole -. Il motivo è da ricercarsi nella diminuzione del personale e delle risorse del Servizio Sanitario Nazionale degli ultimi anni, che ha costretto a ridurre il numero delle Syncope Unit”, sottolinea.
“Non è necessario prevedere una struttura dedicata per ogni ospedale, bensì sarebbe sufficiente almeno un centro sincope per almeno ognuna delle 110 province italiane o almeno una in ogni delle 225 Asl (una ogni 266.000 abitanti) - afferma Brignole -. Tale distribuzione omogenea potrebbe contribuire a ridurre i costi sanitari, migliorare la gestione dei pazienti, limitando le conseguenze a lungo termine e offrire così un importante beneficio sia per il sistema sanitario che per la qualità di vita delle persone colpite. È infatti stato dimostrato da numerosi studi che la presenza di unità di gestione della sincope negli ospedali riduca il rischio di diagnosi errate, di ricoveri non necessari e delle spese totali”, conclude l’esperto.
I consigli degli esperti Gimsi per evitare di svenire
Ecco le raccomandazioni degli esperti Gimsi per non svenire: 1) Se si avvertono i primi sintomi della sincope, è consigliabile sdraiarsi immediatamente a pancia in su; 2) Sollevare le gambe a 45 gradi per facilitare l'afflusso di sangue al cervello e al cuore; 3) Stringere i pugni e contrarre le braccia fino alla scomparsa dei sintomi; 4) Se tutto diventa scuro e si perde la vista, in quel momento si hanno solo pochi secondi per prevenire la sincope; 5) Idratarsi correttamente bevendo circa 2 litri di liquidi al giorno e non limitare troppo l’assunzione di sale, salvo per ragioni mediche;
Salute e Benessere
Alert su dieta liquida detox, ‘in soli 3 giorni può...
Se ne parla ciclicamente, ogni volta che i social rilanciano i rumors sulle star che - armate di centrifughe o estrattori - si lanciano in diete liquide detox, a zero fibre. Ne esistono più versioni express per ripulire l'organismo e perdere qualche chilo in fretta; sono a base di verdura, frutta, o di un mix di entrambe. Ma la scienza mette in guardia sull'imitare tutte le trovate vip di questo tipo. "Pensi che la tua depurazione a base di succhi ti stia rendendo più sano?", è la domanda con cui esordiscono gli autori di uno studio pubblicato sulla rivista 'Nutrients'. "In realtà potrebbe essere il contrario", avvertono. Il team di ricercatori della Northwestern University, negli Usa, ha scoperto che una dieta a base di succhi di frutta e verdura, anche di soli 3 giorni come spesso viene proposta, può innescare cambiamenti nei batteri intestinali e orali collegati all'infiammazione e al declino cognitivo.
La moda delle diete liquide detox è alla ribalta da anni, è stata associata ad attrici hollywoodiane come Demi Moore, da sempre ammirata per la sua forma fisica inossidabile, frutto però anche di tanta attività sportiva. Ma online girano anche le ricette dei 'frullati di salute' a base di mix di frutta e verdure di Gwyneth Paltrow. Fan dei 'bibitoni' secondo i gossip risultano la popstar Beyoncé, ma anche modelle come Adriana Lima sembrerebbero averla sperimentata. C'è chi la fa spicy, pepe e limone, chi punta sulla combinazione di super food. Spinaci, sedano, barbabietole, carote, mele, agrumi: finisce tutto in un bicchiere e il pasto è servito. Ma non sempre va bene.
"La maggior parte delle persone pensa che bere succhi sia una forma di depurazione sana, ma questo studio offre una verifica sulla realtà", spiegano gli autori, che hanno studiato tre gruppi di adulti sani: un gruppo ha consumato solo succo, un altro ha assunto succo con cibi integrali e un terzo ha mangiato solo cibi integrali a base vegetale. Gli scienziati hanno raccolto campioni da saliva, tamponi delle guance e feci prima, durante e dopo le diete. Obiettivo: analizzare i cambiamenti batterici utilizzando tecniche di sequenziamento genico.
Cosa hanno scoperto gli scienziati? Che il gruppo che assumeva solo succhi mostrava l'aumento più significativo di batteri associati a infiammazione e permeabilità intestinale, mentre il gruppo che assumeva cibi integrali di origine vegetale ha visto cambiamenti microbici più favorevoli. Il gruppo che assumeva più succhi ha avuto alcuni cambiamenti batterici, ma meno gravi rispetto al gruppo che assumeva solo ed esclusivamente liquidi. Questi risultati - concludono gli autori - suggeriscono che l'estrazione di succhi senza fibre può alterare il microbioma, portando potenzialmente a conseguenze a lungo termine sulla salute.
"Consumare grandi quantità di succhi con poche fibre può portare a squilibri del microbioma che potrebbero avere conseguenze negative, come infiammazione e riduzione della salute intestinale", avverte dunque l'autrice senior dello studio, Melinda Ring, direttrice dell'Osher Center for Integrative Health alla Northwestern University Feinberg School of Medicine e medico della Northwestern Medicine. Le fibre sono importanti, spiegano gli scienziati, perché alimentano i batteri buoni che producono composti antinfiammatori come il butirrato. Ma l'estrazione del succo elimina gran parte della fibra da frutta e verdura intere. E in sua assenza i batteri amanti dello zucchero possono moltiplicarsi. L'elevato contenuto di zucchero nel succo alimenta ulteriormente questi batteri nocivi, sconvolgendo l'intestino e il microbioma orale.
Lo studio suggerisce anche che un ridotto apporto di fibre può avere un impatto sul metabolismo, sull'immunità e persino sulla salute mentale. A differenza del microbiota intestinale, che è rimasto relativamente stabile, i ricercatori hanno osservato che il microbioma orale ha mostrato cambiamenti drastici durante la dieta a base di soli succhi. Gli scienziati hanno riscontrato una riduzione dei batteri benefici Firmicutes e un aumento dei proteobatteri, gruppo associato all'infiammazione. "Questo evidenzia quanto rapidamente le scelte alimentari possano influenzare le popolazioni batteriche correlate alla salute", ha affermato Ring. "Il microbioma orale sembra essere un rapido barometro dell'impatto alimentare".
I risultati, concludono gli autori, sottolineano la necessità di ulteriori ricerche, soprattutto nei bambini, che spesso consumano succhi come sostituti della frutta. "La composizione nutrizionale delle diete a base di succhi (in particolare i livelli di zucchero e carboidrati), gioca un ruolo chiave nel modellare le dinamiche microbiche sia nell'intestino che nella cavità orale e dovrebbe essere attentamente considerata", avverte la prima autrice dello studio, la ricercatrice italiana Maria Luisa Savo Sardaro dell'Amato Lab, dipartimento di antropologia della Northwestern University e professoressa di microbiologia alimentare all'Università San Raffaele di Roma. Da qui un messaggio: mentre la ricerca prosegue, suggerisce Ring, "se amate i succhi, prendete in considerazione di frullarli in modo da mantenere intatte le fibre, oppure abbinate i succhi a cibi integrali per bilanciare l'impatto sul microbioma".
Salute e Benessere
Pnrr, parte piattaforma telemedicina, 300mila pazienti...
Parte la piattaforma nazionale di telemedicina., una delle linee di investimento previste dal Pnrr. Oggi l'Agenas, l'Agenzia nazionale per i Servizi sanitari regionali, ha presentato a Roma la piattaforma. "In queste settimane si è avviata con successo la fase di popolamento dati da parte delle Regioni e Province Autonome che permetterà, entro dicembre 2025, l’assistenza di almeno 300mila pazienti attraverso gli strumenti di telemedicina. Tale numero continuerà ad aumentare fino a circa 790.000 pazienti come previsto dal Dm salute 28 settembre 2023", sottolinea l'Agenzia.
"Per l’implementazione dei servizi minimi di telemedicina sono state effettuate due gare mediante le regioni capofila Lombardia e Puglia. La prima per le acquisizioni delle Infrastrutture regionali di telemedicina (Irt) legate all’erogazione dei servizi minimi (finanziata con 340.819.917 euro ripartiti tra le Regioni e Province autonome con fondi Pnrr); la seconda per l’acquisto delle postazioni di lavoro e la relativa logistica (finanziata con 186.281.702 euro ripartiti tra le Regioni e Province autonome con fondi Pnrr)", ricorda l'Agenas. Le Regioni che non hanno aderito alla gara della Regione Lombardia hanno individuato al proprio interno i servizi minimi per l’erogazione delle prestazioni.
Dalla programmazione delle Regioni e province, si evince come gli operatori sanitari che dovrebbero far uso della strumentazione e delle postazioni acquisite sono: medici del ruolo unico 42.674; medici specialisti 121.969; pediatri di libera scelta 6.650; infermieri 99.161; professionisti sanitari 121.597.
L’introduzione di un linguaggio uniforme consente di implementare sistemi di telemedicina su tutto il territorio nazionale
Gli aspetti operativi. "Dal punto di vista tecnologico, la Piattaforma nazionale di telemedicina si compone di un’Infrastruttura nazionale di telemedicina (Int) di livello centrale e 21 Infrastrutture regionali di telemedicina (Irt) nelle Regioni e Province preposte all’erogazione dei servizi minimi di telemedicina - spiega l'Agenzia- La Int, attuata da Agenas, mette a disposizione 'servizi abilitanti' per lo sviluppo, l’armonizzazione e il monitoraggio dei servizi di telemedicina. Inoltre, grazie all’adozione di standard internazionali, governa e permette l’interoperabilità tra i servizi delle diverse Regioni, con l’obiettivo di migliorare la qualità e la quantità dell’offerta sanitaria. Sempre in tale ottica di cooperazione, la Int è allineata con le altre infrastrutture e iniziative europee, supportando la strategia di utilizzo delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione in ambito sanitario per migliorare la salute e l'assistenza dei cittadini nonché la creazione dell’Ee Health Data Space".
"L’operatività della Int è assicurata mediante lo sviluppo di un apposito linguaggio - curato dai professionisti Agenas - che permette di descrivere le attività da svolgere per erogare prestazioni e servizi sanitari in telemedicina. Tale linguaggio - precisa l'Agenzia - è utilizzabile e leggibile sottoforma di grafici dagli operatori del sistema nonché trasformato in istruzioni informatiche subito eseguibili dalle piattaforme regionali e interoperabile con il Fascicolo Sanitario Elettronico 2.0 e con l’Ecosistema dei dati sanitari (Eds). L’introduzione di un linguaggio uniforme consente di implementare sistemi di telemedicina su tutto il territorio nazionale caratterizzati da un elevato livello di confrontabilità, tracciabilità e verificabilità ma al contempo con un’ampia capacità di personalizzazione. Ciò consente di fornire al professionista sanitario uno strumento di supporto organizzativo all’utilizzo della telemedicina comune su tutto il territorio nazionale, e agli attori coinvolti a vario livello nel governo dei servizi di accedere a funzionalità utili per finalità di governo e ricerca".
Per la piattaforma partenariato pubblico-privato
L'Agenas mediante "una procedura di partenariato pubblico privato, e con la collaborazione preventiva di Anac (finalizzata a verificare la conformità degli atti), ha affidato la progettazione, realizzazione e gestione della Piattaforma nazionale di telemedicina in concessione a Pnt Italia Srl, società costituita per il 60% da Engineering Ingegneria Informatica Spa e per il 40% da Almaviva Spa, per la durata complessiva di 10 anni. Il contratto è stato siglato alla presenza del ministro l’8 marzo 2023".
In data 16 gennaio 2025 il Garante per la protezione dei dati personali ha espresso "parere favorevole sullo schema di decreto del ministero della Salute recante la disciplina dei trattamenti di dati personali nell’ambito dell’infrastruttura Piattaforma nazionale di telemedicina. Si tratta di un provvedimento - da adottare di concerto con il ministro dell'Economia e delle Finanze e con il sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri con delega all’innovazione tecnologica - che modifica anche il decreto del ministero della salute del 7 settembre 2023 e lo schema di decreto sull’Ecosistema Dati Sanitari (Eds). I prossimi passaggi per l’approvazione definitiva dello schema di decreto prevedono il parere dell’Agenzia per la cybersicurezza oltre che sentire la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le Regioni e le Province autonome di Trento e di Bolzano", conclude la nota dell'Agenas.