Cerchi qualcosa in particolare?
Pubblichiamo tantissimi articoli ogni giorno e orientarsi potrebbe risultare complicato.
Usa la barra di ricerca qui sotto per trovare rapidamente ciò che ti interessa. È facile e veloce!
Il 36enne è stato colpito alla testa da un'elica di un'imbarcazione che stava riparando. Proclamato uno sciopero per oggi e domani
Incidente mortale in porto a Genova questa mattina, poco prima di mezzogiorno. A perdere la vita è stato un operaio di 36 anni, dipendente della ditta Mec Line srl, che stava lavorando alla rimozione di un thruster, un'elica sotto scafo che si trovava sotto lo yacht Acquarius. Il macchinario, dal peso di diverse tonnellate, è caduto schiacciandogli la testa e il torace.
Inutili i tentativi di soccorso di 118 e Croce Verde genovese. Sul posto la polizia che indaga su quanto accaduto e il magistrato di turno.
Davanti alla sede di Ente Bacini si sono radunati una cinquantina di operai del porto in solidarietà con quanto accaduto. Ente Bacini e il settore dei metalmeccanici hanno proclamato uno sciopero per la giornata di oggi e per quella di domani con corteo nella zona delle riparazioni navali. "L'ennesima morte sul lavoro", ha commentato sconsolato l'Ad di Ente Bacini Alessandro Terrile.
Cronaca
Bel tempo sull’Italia, conto alla rovescia: in arrivo...
Dopo due giornate quasi primaverili con tanto sole, temperature ben sopra la media del periodo e gradevoli fioriture anticipate
Non durerà a lungo questa fase di bel tempo sull'Italia, nel weekend cambierà infatti tutto. Intanto fino a domani, giovedì 6 febbraio, il tempo sarà quasi primaverile con tanto sole, temperature ben sopra la media del periodo e gradevoli fioriture anticipate.
Dal fine settimana, però, lo scenario meteo potrebbe cambiare: ci aspettiamo un mese di febbraio ancora protagonista con l’arrivo di temperature anche rigide sottolinea iLMeteo.it.
Meteo oggi e domani
Nelle prossime ore l’anticiclone delle Azzorre ci illuderà con valori termici quasi primaverili, fino a massime di 16-17°C da Nord a Sud: solo al mattino resisteranno temperature anche vicino allo zero nei fondovalle centro settentrionali come è normale a febbraio. Il resto sarà tipico di aprile, di un periodo che potremmo definire ‘febbraprile’.
Meteo weekend, cosa ci aspetta
Come detto, però, dopo altri 2 giorni soleggiati e miti, cambierà tutto: da venerdì 7 febbraio, una massa d’aria fredda proveniente dalla Russia lambirà le Alpi e porterà un peggioramento. Si prevedono i primi addensamenti sul settore occidentale dalla tarda mattinata, specie sulle Alpi piemontesi e tra Sardegna e Toscana.
Dal tardo pomeriggio di venerdì il maltempo guadagnerà terreno verso il Nord-ovest con la neve fino a quote di bassa collina in Piemonte, altre piogge investiranno a macchia di leopardo i settori tirrenici, la Sicilia e il Metaponto.
Il vero peggioramento arriverà sabato con neve diffusa in pianura sul Piemonte (max accumuli di 5-7 cm a ridosso delle colline), tanta neve sulle Alpi occidentali (max accumuli di 20-40 cm) e precipitazioni sparse su Toscana costiera, Liguria ed Isole Maggiori. Insomma, vivremo il secondo sabato di fila con un po’ di maltempo, questa volta anche di stampo invernale su alcune zone del Nord. Domenica ci attendiamo, poi, l’approfondimento di un ciclone sulla Corsica con il continuo interessamento perturbato delle stesse zone: il fianco occidentale italiano vedrà ombrelli aperti, dal Nord-ovest lungo le coste tirreniche e soprattutto tra Sardegna e Sicilia
Oggi, mercoledì 5 febbraio - Al Nord: cielo poco nuvoloso, locali nebbie. Al Centro: bel tempo prevalente. Al Sud: soleggiato, nubi sparse in Sicilia con piovaschi.
Domani, giovedì 6 febbraio - Al Nord: cielo poco nuvoloso, locali nebbie. Al Centro: bel tempo prevalente. Al Sud: soleggiato, nubi sparse in Sicilia anche con locali.
Venerdì 7 febbraio - Al Nord: peggiora con neve fino in pianura la sera notte. Al Centro: peggiora dal pomeriggio sulle tirreniche. Al Sud: peggiora dal pomeriggio in Sicilia.
Tendenza: arriva una fredda perturbazione con neve a tratti anche in pianura al Nord-Ovest nel corso del weekend, probabile nuova fase di maltempo tra Sardegna e Sicilia.
Cronaca
Papa raffreddato e senza voce: “Francesco più esposto...
L'infettivologo Andreoni: "Abbassamento di voce probabilmente dovuto a tracheite in aggiunta al raffreddore, d'altronde sono giorni clou virus"
Papa Francesco, raffreddato e affaticato anche oggi, tanto da affidare la lettura della catechesi a un collaboratore durante l'udienza generale in Aula Paolo VI. "Voglio chiedere scusa: con questo forte raffreddore è difficile parlare. Ho chiesto a mio fratello di leggere la catechesi, la leggerà meglio di me", le parole del Santo Padre. Del resto, "il Pontefice per la sua attività incontra ogni giorno centinaia di persone, di conseguenza è più esposto al rischio di infezioni respiratorie. L'abbassamento della voce di Papa Francesco probabilmente è dovuto a tracheite in aggiunta al raffreddore, d'altronde per virus respiratori questi sono i giorni di maggiore diffusione. E la sua è sicuramente un'infiammazione delle alte vie respiratorie", spiega all'Adnkronos Salute Massimo Andreoni direttore scientifico della Simit, la Società italiana di malattie infettive e tropicali, commentando le condizioni di salute del Papa.
I numeri delle sindromi simil-influenzali sono in aumento in Italia in queste settimane di avvicinamento al picco stagionale. L'ultimo bollettino segnalava oltre un milione di casi in una settimana.
Pregliasco: "Pontefice fragile per età"
"Non stupisce che anche il Papa, persona peraltro fragile vista l'età", 88 anni, "possa avere degli effetti non piacevoli" da questo boom dei virus respiratori che si registra nelle ultime settimane. "La stagione influenzale - spiega ancora all'Adnkronos Salute il virologo Fabrizio Pregliasco, commentando le notizie su Papa Francesco - quest'anno è partita più in avanti del solito" da un punto di vista temporale, "e sembrava che fosse una stagione tranquilla, ma subito dopo la riapertura delle scuole, complici sì le scuole ma soprattutto questo freddo intenso che è subentrato solo in questo periodo", si è creata la condizione che "ha facilitato la diffusione dei virus influenzali, ma anche del virus respiratorio sinciziale (Rsv), o del metapneumovirus".
Questo il quadro virologico. Per quanto riguarda l'aspetto epidemiologico il Pontefice è in 'buona compagnia': secondo l'ultimo bollettino infatti oltre un milione di italiani in 7 giorni è finito nella rete dei virus respiratori. "Si evidenzia adesso - spiega il direttore della Scuola di specializzazione in Igiene e Medicina preventiva dell'Università Statale di Milano - un'incidenza molto elevata di queste sindromi respiratorie che ovviamente comportano anche un appesantimento dell'attività dei medici di medicina generale, dei pronto soccorso. Non sappiamo se siamo effettivamente già al picco. Capiremo di averlo raggiunto solo nel momento in cui vedremo i segni dell'effettiva curva in discesa. Vedremo cosa indicano i dati di questa settimana".
Cronaca
Veterinari italiani in Antartide a caccia...
Missione dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie (IzcVe) fra i ghiacci nel raggio operativo della Stazione 'Mario Zucchelli', una delle due basi dell'Italia
Si è svolta fra ottobre e novembre una storica missione dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie (IzsVe) fra i ghiacci dell’Antartide alla ricerca dell’influenza aviaria, con l’obiettivo di verificare la presenza del virus H5N1 fra le popolazioni di pinguini e contrastare questa minaccia globale anche nelle aree più remote del pianeta. La missione è stata promossa su iniziativa dell’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l'energia e lo sviluppo economico sostenibile (Enea), l'ente che si occupa della programmazione operativa e della gestione tecnico-logistica delle attività di ricerca italiane nel continente antartico. L’Enea ha richiesto all’IzsVe di verificare l’eventuale presenza del virus fra le colonie di pinguini situate nel raggio operativo della Stazione 'Mario Zucchelli', una delle due basi italiane in Antartide, al fine di dotare il personale di istruzioni operative e dispositivi di sicurezza mirati alla riduzione del rischio zoonotico da H5N1.
"A volare tra i ghiacci sono stati Francesco Bonfante e Alessio Bortolami, virologi veterinari della SCS6-Virologia speciale e sperimentazione, che una volta concluso l’indispensabile addestramento, sono partiti per una missione assolutamente unica, cogliendo questa occasione per meglio comprendere le dinamiche di diffusione dell’influenza aviaria nel continente antartico - sottolinea una nota dell'IzsVe - Nel 2022 l’influenza aviaria si è spinta per la prima volta fino alle coste più meridionali del Sudamerica dove ha causato episodi di mortalità di massa in numerose specie di uccelli, oltre a decimare intere colonie di leoni ed elefanti marini. Il virus H5N1 è stato ritrovato in pinguini della Georgia del Sud, un gruppo di isole prossime al continente antartico, e nel febbraio 2024 è entrato definitivamente nel continente antartico, nelle vicinanze della stazione di ricerca argentina Primavera Base".
“L’ingresso dell’influenza aviaria nel continente pone nuove sfide per il personale scientifico e logistico che opera nelle stazioni antartiche – sottolinea Francesco Bonfante – Fortunatamente non abbiamo trovato traccia del virus in questo angolo di Antartide e questa è un'ottima notizia per il personale impegnato nelle missioni in Antartide e per la fauna che vive in questi luoghi remoti. Ciò non significa che in un futuro, anche non troppo lontano, la malattia non possa raggiungere il Mare di Ross, attraverso la migrazione di gabbiani e altre specie di volatili, formidabili vettori in grado di coprire migliaia di chilometri. Dal punto di vista scientifico – aggiunge Bonfante – la missione rappresenta una pietra miliare per gli istituti zooprofilattici e più in generale per la comunità veterinaria, in quanto per la prima volta in una stazione antartica è stato possibile non solo raccogliere ma anche analizzare sia sieri che tamponi di pinguini e formulare così una valutazione sulla circolazione del virus, in tempo reale, senza ricorrere all’aiuto di laboratori specializzati al di fuori dell’Antartide.”
In sole due settimane, i ricercatori hanno raccolto e testato campioni da oltre 250 animali
"Dotati di Pcr portatile da campo, reagenti liofilizzati, guanti da lavoro termici, giacche a vento e scarponi da ghiaccio, i due ricercatori sono partiti a fine ottobre alla volta dell’estremo Sud, passando per la Nuova Zelanda. La loro nuova casa per due settimane è stata la Stazione Mario Zucchelli, situata in una piccola penisola rocciosa lungo la costa della Terra Vittoria settentrionale, sul Mare di Ross. Oltre ai nostri colleghi nella base c’erano circa altre 80 persone fra ricercatori, tecnici e personale di supporto - prosegue la nota - Ogni due giorni i ricercatori, affiancati da una guida alpina, hanno raggiunto in elicottero le colonie di pinguini, forniti di una sacca di sopravvivenza di 25 Kg, dotata di tenda, sacco a pelo e generi di conforto, da utilizzare in caso le condizioni meteo avverse impedissero il rientro alla base. Lo studio ha riguardato i pinguini di Adelia e i pinguini imperatore, animali che vivono in colonie di dimensioni molto diverse che contano da poche migliaia fino a diverse centinaia di migliaia di individui".
In sole due settimane, i ricercatori hanno raccolto e testato campioni da oltre 250 animali, appartenenti a 5 colonie diverse. Le colonie erano dislocate su una striscia di costa che si estende per oltre 400 km, dalla base Mario Zucchelli fino a Cape Adare, il promontorio in cui si trova la più grande colonia al mondo di pinguini di Adelia, composta da oltre 300mila animali e dove si trova il primo sito abitativo antartico, un insieme di capanne costruite nel 1899 dagli esploratori norvegesi capitanati da Carsten Borchgrevink.
Un'esperienza davvero impegnativa dal punto di vista fisico, anche per il contatto diretto con gli animali stessi, come racconta Alessio Bortolami: “Abbiamo dovuto letteralmente abbracciare i pinguini con le nostre mani per riuscire a contenerli ed effettuare i campionamenti, questo per ridurre al minimo lo stress della cattura e scongiurare qualsiasi rischio sia per noi che per loro. Nel caso degli imperatore, date le notevoli dimensioni di questi animali, 1 metro di altezza e fino a 30-40 kg di peso, è stata necessaria l’assistenza di ben due guide alpine per garantire un appropriato contenimento sul pack ghiacciato e a -20 °C. È stata un’esperienza decisamente diversa dalla nostra routine di veterinari del Servizio sanitario nazionale, ma siamo veramente orgogliosi di aver contribuito al raggiungimento degli obiettivi prefissati mettendo a disposizione le stesse expertise che ogni giorno ci permettono di garantire la salvaguardia del settore avicolo nazionale ed europeo”.
Per ogni colonia, circa 50 animali sono stati sottoposti a prelievo di tamponi e sangue. Una volta rientrati in base, dopo una attenta pulizia di tute e attrezzatura in bagni di ipoclorito, i ricercatori si dedicavano alle analisi molecolari e sierologiche. "Questo risultato è stato reso possibile grazie ad una attenta valutazione del rischio da parte del capo spedizione Enea, l'ingegnere Rocco Ascione, e da una pianificazione accurata dei voli da parte del personale dell’Aeronautica Militare, nonché grazie all’altissima professionalità del personale del corpo degli Alpini che ha accompagnato in ogni missione i ricercatori veterinari. Tutto questo sotto l’occhio attento della dott.ssa Carla Ubaldi, Environmental Officer dell’Enea presso la Mario Zucchelli, grazie alla quale è stato possibile minimizzare l’impatto ambientale ed ecologico della missione", evidenzia la nota.
"A differenza di altri gruppi di ricerca internazionali che sino ad ora si sono limitati a raccogliere i campioni ed inviarli ai laboratori in patria per eseguire le analisi, la missione IzsVe si caratterizza non solo per aver testato tutto il materiale raccolto durante la permanenza dei ricercatori in Antartide, ma - chiarisce l'IzsVe - per aver formato il personale della base italiana all’esecuzione delle metodiche molecolari e sierologiche necessarie per monitorare la circolazione del virus. La fase di training ha raggiunto ottimi risultati, in quanto in assenza dei veterinari dell’IzsVe, la dottoressa Carla Ubaldi ha condotto con successo indagini analitiche sui campioni di pinguini raccolti presso Inexpressible Island, un sito strategico per diverse ricerche del Programma Nazionale di Ricerche in Antartide (PNRA) ma raggiungibile solo in condizioni meteo ottimali".
“Non credevo che saremmo riusciti a testare questa colonia senza l’aiuto di Francesco ed Alessio – confida Carla Ubaldi –, le condizioni meteo non avevano permesso di raggiungere l’isola durante la loro permanenza, ma grazie ai loro consigli, al loro supporto remoto via internet e al materiale messo a disposizione dall’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie ci siamo riusciti, non era assolutamente scontato.”
'Aperto un mini-laboratorio e svolto analisi sul campo in tempi record: un risultato straordinario'
“Come i virus, anche la ricerca scientifica non conosce confini – ha dichiarato Antonia Ricci, Direttrice generale dell'IZSVe – Siamo andati fino in Antartide per cercare l'influenza aviaria, abbiamo aperto un mini-laboratorio e svolto analisi sul campo in tempi record: un risultato straordinario! Questa spedizione dal grande valore scientifico, assume un significato importantissimo anche nel quadro della strategia globale di prevenzione One Health, soprattutto in termini di lavoro di squadra, grazie alle grandissime competenze scientifiche maturate dal nostro Istituto nel corso degli anni e al grande sforzo di preparazione e organizzazione messo in campo dallo staff tecnico-amministrativo. Un’esperienza eccezionale per i nostri ricercatori e per tutto l’Istituto, che ancora una volta mi riempie di soddisfazione ed orgoglio”
"Al momento non sono previste nuove missioni alla stazione Mario Zucchelli, molto dipenderà dall’evoluzione della malattia, dalla disponibilità di fondi e da altre variabili di tipo logistico. Sicuramente il virus H5N1 (clade 2.3.4.4b) non sembra trovare argini alla sua espansione geografica. La tutela dell’habitat antartico e il monitoraggio del virus nella fauna selvatica richiederà uno sforzo continuativo e coordinato a livello internazionale, l’Italia però ha cominciato con il piede giusto", conclude la nota.