Cerchi qualcosa in particolare?
Pubblichiamo tantissimi articoli ogni giorno e orientarsi potrebbe risultare complicato.
Usa la barra di ricerca qui sotto per trovare rapidamente ciò che ti interessa. È facile e veloce!
“Molestie da Ali Fayed”, ex dipendenti di Harrods accusano il fratello dell’ex proprietario
Le donne che sarebbero state molestate negli anni Novanta si sono ora schierate pubblicamente contro l'82enne. Tutte e tre hanno affermato di essere state abusate anche dal fratello maggiore Mohammed Al Fayed
![Il grande magazzino Harrods - Fotogramma](https://www.adnkronos.com/resources/0296-1d000625d8cc-ec52cd5d0a6e-1000/format/big/harrods_ftg.jpeg)
Tre ex dipendenti di Harrods hanno accusato l'unico fratello superstite di Mohamed Al Fayed di averle aggredite sessualmente quando lavoravano per il grande magazzino londinese. Lo riporta la Bbc.
Le donne si sono schierate pubblicamente contro l'82enne Ali Fayed, accusandolo di averle aggredite negli anni '90 quando lui e i suoi fratelli, Mohamed e Salah, erano proprietari e gestori di Harrods. Un portavoce di Fayed, che vive negli Stati Uniti, ha dichiarato che l'uomo d'affari “non sarà un capro espiatorio” e che “nega inequivocabilmente tutte le accuse di illecito” e che “gli incidenti semplicemente non hanno mai avuto luogo”.
Le aggressioni sessuali sarebbero avvenute a Londra, in Scozia, in Svizzera e negli Stati Uniti. Una delle donne, ex designer d'interni per Harrods, ha raccontato che un'aggressione è avvenuta durante un viaggio di lavoro mentre era ospite di Ali Fayed e della sua famiglia nella loro vecchia casa nel Connecticut. “Le sue mani erano dappertutto”, ha ricordato, e si è fermato solo perché “uno dei suoi figli piccoli ha iniziato a chiamarlo”. Tutte e tre le donne hanno affermato che, prima delle presunte aggressioni di Ali Fayed, erano state abusate sessualmente anche dal fratello maggiore Mohammed Al Fayed, accusato ora da 111 donne.
Una delle donne, Amy, ha dichiarato alla Bbc di volere “una spiegazione” da Ali Fayed e una “comprensione di ciò che stava accadendo che possa aiutarla a fare un passo avanti e iniziare a guarire”. “Questa è la mia occasione per farmi finalmente valere. Non sarò più quella ventiquattrenne spaventata che non sa cosa fare”, ha detto Frances, che come Amy ha scelto di uscire dall'anonimato.
Nel 1989 Frances accettò di lavorare per Harrods nello studio di design d'interni del negozio. Non passò molto tempo prima che Mohamed Al Fayed iniziasse a maltrattarla e ad abusare sessualmente di lei. Frances ha raccontato che Ali cercava regolarmente di afferrarle il seno e di palpeggiarla mentre era al lavoro, o che la sottoponeva a “turpi” insulti verbali. Frances ha descritto il comportamento di Ali Fayed come più calmo di quello di Mohamed. “Per un momento ho pensato che forse sarebbe stato più gentile con me - ha detto - Ma non lo è stato”.
È nell'ufficio di Ali Fayed al 60 di Park Lane, nel centro di Londra, che Frances racconta che gli abusi sessuali sono iniziati con il “tentativo di baciarla”, seguito da “palpeggiamenti” e “molestie”. Racconta che entrambi i fratelli Fayed le facevano regolarmente dei regali. “Con Mohamed, spesso si trattava di mazzette di contanti, mentre Ali regalava gioielli o vestiti. Si oscillava tra comportamenti offensivi e poi elogi per il mio lavoro e questi oggetti sontuosi”.
![](https://www.sbircialanotizia.it/wp-content/uploads/2023/11/23/Logo.png)
Esteri
Piano Trump per Gaza, Israele si prepara alla...
![](https://www.sbircialanotizia.it/wp-content/uploads/2025/02/07/redazione_205857982431_74.jpeg)
Nonostante la reazione negativa in Medio Oriente e tra gli alleati occidentali di Washington, Netanyahu appoggia il leader Usa. E Tel Aviv ordina all'esercito di preparare piani per l'abbandono del territorio da parte di un gran numero di palestinesi
![Macerie a Jabalia, Gaza - Afp](https://www.adnkronos.com/resources/0296-1cffcf93a416-51c3ee32f6d4-1000/format/big/gaza_jabalia_macerie_cane_afp.jpeg)
Bocciato senza appello tra leader in Medio Oriente e alleati occidentali degli Usa, il piano per la 'Riviera' Gaza di Trump incontra il benestare del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, che ha appoggiato la proposta del presidente americano di "prendere il controllo" della Striscia. E così, spiega la Cnn, all'esercito israeliano è stato ordinato di preparare piani per l'abbandono del territorio da parte di un gran numero di palestinesi.
Netanyahu: "Idea straordinaria"
Il progetto del presidente-tycoon ha innescato un'enorme reazione negativa internazionale, respinto nei commenti come "impraticabile" e "illegale" ma Netanyahu, continua l'emittente Usa, ha insistito sul fatto che il piano – che secondo Trump comporterebbe l'invio dei residenti di Gaza nei paesi vicini e l’assunzione della "proprietà a lungo termine" dell’enclave – è una "idea straordinaria".
"L’idea stessa di permettere ai primi abitanti di Gaza che vogliono andarsene di andarsene, voglio dire, cosa c’è di sbagliato in questo?", le parole del leader israeliano a Fox News. "Questa - aveva aggiunto - è la prima buona idea che ho sentito. È un’idea straordinaria e penso che dovrebbe essere davvero perseguita, esaminata e realizzata perché creerà un futuro diverso per tutti".
L'annuncio di Trump, la bocciatura internazionale, i dubbi
Martedì scorso Trump ha annunciato la sua proposta in una conferenza stampa congiunta alla Casa Bianca con Netanyahu, scatenando un vortice di critiche da parte di gruppi per i diritti umani che affermano che l’attuazione del piano violerebbe il diritto internazionale, equivalendo a una pulizia etnica a Gaza.
Gli alleati occidentali di Washington hanno rifiutato l’idea di sfollare le persone da Gaza, mentre i leader del Medio Oriente, compresi i funzionari di Gaza, hanno riaffermato la loro posizione a favore dello Stato palestinese.
Il portavoce del ministero degli Esteri del Qatar, Majed Al Ansari, ha detto mercoledì scorso che le nazioni arabe stanno pianificando di ricostruire Gaza mentre i palestinesi rimarranno nell’enclave. Nel frattempo, il re di Giordania Abdullah è partito per una visita nel Regno Unito e negli Stati Uniti, dopo che il suo Paese ha annunciato di essere fermamente contrario al piano.
"La proposta solleva la questione se i palestinesi possano essere allontanati con la forza dalle loro case e rompe con decenni di politica estera statunitense, che ha a lungo enfatizzato una soluzione a due Stati per Israele e Palestina", commenta la Cnn, che continua: "I funzionari della Casa Bianca hanno anche tentato di nascondere molti dettagli, dopo che i critici hanno sottolineato che il piano di Trump potrebbe portare le truppe americane ancora una volta nel cuore di una guerra in Medio Oriente".
Alcuni legislatori repubblicani, inoltre, "hanno tentato di dare un senso ai commenti in un incontro a porte chiuse con l’inviato di Trump per il Medio Oriente, Steve Witkoff, mercoledì scorso. Un parlamentare presente nella stanza ha detto alla Cnn che c’era 'molta costernazione'. Il senatore Roger Wicker ha chiesto quindi se il piano fosse in lavorazione da un po'. Witkoff, dicono le fonti, ha suggerito di sì. Anche se, come ha riferito la Cnn, altri membri dell’amministrazione non erano a conoscenza del piano prima che fosse annunciato".
Ieri Trump è quindi tornato sull’idea, scrivendo sul social Truth che Gaza sarà "consegnata agli Stati Uniti da Israele alla fine dei combattimenti" nel territorio, senza fornire ulteriori dettagli su come funzionerebbe il piano.
Israele prepara il piano per la partenza volontaria dei palestinesi
Intanto ieri il ministro della Difesa israeliano Israel Katz ha ordinato alle Forze di Difesa Israeliane di preparare un piano "per consentire la partenza volontaria dei residenti di Gaza", secondo una dichiarazione del ministero della Difesa.
"Accolgo con favore l’audace iniziativa del presidente americano Trump, che potrebbe consentire a gran parte della popolazione di Gaza di trasferirsi in varie destinazioni in tutto il mondo", si legge in una nota.
Katz ha affermato che il piano di Trump "richiederà molti anni", durante i quali i palestinesi verrebbero integrati "nei Paesi ospitanti, facilitando al tempo stesso gli sforzi di ricostruzione a lungo termine in una Gaza smilitarizzata e priva di minacce in un’era post-Hamas".
Il ministro israeliano ha affermato che Paesi tra cui Spagna, Irlanda e Norvegia – che hanno tutti accusato Israele di aver infranto il diritto internazionale durante la sua campagna militare a Gaza – sono "legalmente obbligati ad accettare qualsiasi residente di Gaza che desideri entrare nel loro territorio".
Il 'no' palestinese
Ma il piano di Trump è in contrasto con le aspirazioni dei palestinesi, che da tempo sostengono lo stato e hanno respinto categoricamente la proposta di ricollocazione avanzata dal tycoon per la prima volta due settimane fa.
La maggior parte dei due milioni di persone che vivono a Gaza non vorranno andarsene, hanno assicurato gli analisti, sollevando la questione se potrebbero essere allontanati con la forza, cosa vietata dal diritto internazionale.
“Questa è la nostra terra e noi ne siamo i veri e onesti proprietari”, ha detto mercoledì alla Cnn Amir Karaja, un residente del nord di Gaza. “Non sarò sfollato. Né (Trump) né nessun altro potrà sradicarci da Gaza”.
Ci sono circa 5,9 milioni di rifugiati palestinesi in tutto il mondo, la maggior parte discendenti di persone fuggite con la creazione di Israele nel 1948. Circa il 90% dei residenti di Gaza sono stati sfollati durante l’ultima guerra e molti sono stati costretti a spostarsi ripetutamente, alcuni più di 10 volte, secondo le Nazioni Unite.
Inoltre, non è chiaro come funzionerebbe esattamente il piano proposto da Trump, mentre gli analisti ne hanno messo in dubbio la fattibilità.
Israele, il problema Hamas e la tregua fragile
Nella sua intervista con Fox, Netanyahu ha affermato che il suo governo resta impegnato a distruggere le capacità militari e di governo di Hamas a Gaza. “Abbiamo decimato la maggior parte del potere militare di Hamas, non tutto”, ha detto, aggiungendo che “faremo in modo che non ci sia più quando questa guerra finirà”.
Nonostante la guerra di 15 mesi di Israele contro Hamas, che ha eliminato molti degli alti dirigenti del gruppo, raso al suolo Gaza e ucciso decine di migliaia di palestinesi, il gruppo militante è però rimasto resistente.
L'ex segretario di Stato americano Antony Blinken ha recentemente affermato che ogni volta che Israele completa le operazioni militari a Gaza e si ritira, i militanti di Hamas si raggruppano e riemergono. “Riteniamo che Hamas abbia reclutato tanti nuovi militanti quanti ne ha persi. Questa è la ricetta per un’insurrezione duratura e una guerra perpetua”, ha affermato.
I negoziati sull’estensione del cessate il fuoco a Gaza e dell’accordo sul rilascio degli ostaggi – che scade il 1° marzo – restano in bilico, con notevole incertezza su come sarà la prossima fase della fragile tregua.
Netanyahu ha affermato che il suo governo resta impegnato a rilasciare tutti gli ostaggi rimasti a Gaza. Ma il primo ministro israeliano è stato profondamente diffidente nei confronti della fase due di tale accordo, che vedrebbe il completo ritiro delle truppe israeliane da Gaza e il ritorno degli ostaggi rimanenti. Il suo ministro delle Finanze, Bezalel Smotrich, si è impegnato a lasciare il governo se il cessate il fuoco continuerà.
Esteri
Sanzioni Usa alla Cpi, 79 Paesi contro: ma Italia non firma
![](https://www.sbircialanotizia.it/wp-content/uploads/2025/02/07/redazione_205855962780_72.jpeg)
Netanyahu plaude all'ordine esecutivo: "Difenderà l'America e Israele". Critiche dalla Corte: "Mina il nostro lavoro indipendente e imparziale". Von der Leyen: "Sia libera di lottare contro impunità"
![Donald Trump](https://www.adnkronos.com/resources/0295-1cdfd870951f-271cad0cc150-1000/format/big/trump_dito_afp.jpeg)
Mentre Israele plaude all'ordine esecutivo per sanzioni alla Corte Penale Internazionale firmato dal presidente americano Donald Trump, arriva dalla Cpi la dura condanna alla decisione e l'impegno a continuare a garantire la giustizia in tutto il mondo. "La CPI condanna la pubblicazione da parte degli Stati Uniti di un ordine esecutivo volto a imporre sanzioni ai suoi funzionari e a minare il suo lavoro indipendente e imparziale", si legge in un comunicato diffuso dalla Corte.
79 Paesi difendono Cpi, Italia non firma
Oggi 79 Paesi hanno firmato una dichiarazione in cui si condannano le sanzioni di Trump contro al Corte penale internazionale, sottolineando che queste "aumentano il rischio di impunità per i crimini più gravi e minacciano di minare lo stato di diritto internazionale". Tra i Paesi che sostengono la dichiarazione non c'è l'Italia, a quanto si apprende.
"Oggi la Corte si trova ad affrontare sfide senza precedenti", si legge nella dichiarazione dei Paesi firmatari dello Statuto di Roma, con cui è stata costituita la Cpi, in cui si riafferma il "continuo e incrollabile appoggio all'indipendenza, imparzialità e integrità" della Corte, considerata "un pilastro vitale del sistema di giustizia internazionale". Nata da un'iniziativa di Slovenia, Lussemburgo, Messico, Sierra Leone e Vanautu, la dichiarazione è stata firmata, tra gli altri, da Spagna, Francia, Germania, Brasile, Belgio, Canada, Cile, Giordania, Nigeria, Portogallo, Palestina, Regno Unito e Panama.
Trump ieri ha firmato un ordine esecutivo per imporre sanzioni ai vertici e ai dipendenti della Corte accusati di imporre "senza fondamento legittimo la sua giurisdizione" sugli Stati Uniti e Israele, che non sono firmatari della Cpi. Nella dichiarazione si avvisa che "le sanzioni potranno mettere in pericolo la riservatezza di informazioni sensibili e la sicurezza dei coinvolti, comprese vittime, testimoni e funzionari della Corte, molti dei quali sono nostri cittadini". Inoltre le sanzioni rischiano di compromettere inchieste in corso e costringere a chiudere uffici sul territorio. "Noi ci impegnamo - conclude la dichiarazione - a garantire la continuazione della Cpi perché possa continuare a svolgere le sue funzioni in maniere efficace ed indipendente".
Israele ringrazia
Da parte sua il premier Benjamin Netanyahu ha scritto su X. "Grazie, Presidente Trump, per il tuo coraggioso ordine esecutivo. Esso difenderà l'America e Israele dalla corte corrotta antiamericana e antisemita che non ha alcuna giurisdizione o base per impegnarsi in azioni legali contro di noi". Anche il Ministro degli Esteri Gideon Sa'ar ha salutato sul social la decisione del Presidente Usa, che - afferma - ha intrapreso un'azione "immorale" e illegittima contro Israele.
"Plaudo fortemente all'ordine esecutivo del presidente Trump che impone sanzioni alla cosiddetta 'corte penale internazionale'”, scrive Sa'ar su X in inglese ed ebraico. "La Corte penale internazionale persegue aggressivamente i leader eletti di Israele, l'unica democrazia del Medio Oriente", accusa Sa'ar, aggiungendo che Israele e gli Stati Uniti sono ‘fiorenti democrazie con militari che rispettano rigorosamente il diritto internazionale’. "Le azioni della Corte penale internazionale sono immorali e non hanno alcuna base legale", scrive Sa'ar, per il quale "la Corte penale internazionale non rispetta il diritto internazionale. Mina il diritto internazionale!".
Von der Leyen difende Cpi: "Lotta contro impunità"
La Corte Penale Internazionale "garantisce che i colpevoli rispondano" dei crimini commessi e "dà voce alle vittime in tutto il mondo. Deve poter portare avanti liberamente la lotta contro l’impunità globale. L’Europa difenderà sempre la giustizia e il rispetto del diritto internazionale", afferma via social la presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen.
Onu chiede revoca sanzioni
Anche le Nazioni Unite hanno espresso profondo rammarico per la decisione di Trump, sollecitandone la revoca. "Siamo profondamente rammaricati per le sanzioni individuali annunciate ieri contro il personale della Corte e chiediamo che questa misura venga revocata", ha affermato Ravina Shamdasani, portavoce dell'Alto commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani.
L'ordine esecutivo
Nel testo dell'ordine esecutivo firmato da Trump e diffuso dalla Casa Bianca si vieta l'ingresso negli Stati Uniti a dirigenti, dipendenti e agenti della CPI, nonché ai loro familiari più stretti e a chiunque si ritenga abbia assistito il lavoro investigativo della Corte. Il decreto prevede anche il congelamento di tutti i beni detenuti negli Stati Uniti da queste stesse persone. I nomi delle persone interessate non sono stati resi noti immediatamente.
Le precedenti sanzioni imposte dalla precedente amministrazione Trump nel 2020 avevano preso di mira Fatou Bensouda, allora Procuratore della Corte. Secondo il testo diffuso dalla Casa Bianca, la CPI "ha ingaggiato azioni illegali e prive di fondamento contro l'America e il nostro stretto alleato Israele" un riferimento alle indagini della CPI su presunti crimini di guerra commessi da soldati statunitensi in Afghanistan e da soldati israeliani nella Striscia di Gaza.
Esteri
Iran, Khamenei avverte gli Usa: “Se attaccano...
![](https://www.sbircialanotizia.it/wp-content/uploads/2025/02/07/redazione_205853655680_70.jpeg)
"Negoziare con gli americani non risolverà nostri problemi", afferma l'ayatollah. Teheran condanna le nuove sanzioni: "Illegali e totalmente ingiustificate"
![L'ayatollah Ali Khamenei - (Fotogramma)](https://www.adnkronos.com/resources/0296-1cffd7d67655-0c83d3d9526d-1000/format/big/khamenei_fg.jpeg)
La Guida Suprema dell'Iran, l'ayatollah Ali Khamenei, ha avvertito gli Stati Uniti di essere pronto a rispondere a qualsiasi azione americana. “Gli americani siedono, ridisegnando la mappa del mondo ma solo sulla carta, perché non ha alcuna base nella realtà - ha dichiarato ai comandanti dell'esercito - Fanno dichiarazioni su di noi, esprimono opinioni e lanciano minacce. Se ci minacciano, noi li minacceremo. Se mettono in atto le loro minacce, noi metteremo in atto le nostre. Se attaccano la sicurezza della nostra nazione, attaccheremo la loro sicurezza senza esitazione”.
Khamenei ha poi ribadito ai comandanti delle forze aeree che "nessun problema sarà risolto negoziando con l'America". "Non devono fingere che se ci sediamo al tavolo dei negoziati con questo governo, i problemi saranno risolti", ha aggiunto. Khamenei ha poi ricordato che i passati tentativi di negoziare con Washington si sono sempre rivelati "non intelligenti, saggi o onorevoli".
Teheran condanna nuove sanzioni Usa
L'Iran condanna le nuove sanzioni finanziarie statunitensi - definite "illegali" e "ingiustificate" - contro entità accusate di vendere greggio iraniano alla Cina. "La decisione della nuova amministrazione statunitense di esercitare pressioni sulla nazione iraniana impedendo il commercio legale dell'Iran con i suoi partner economici è una misura illegittima, illegale e violenta", ha dichiarato in un comunicato il portavoce del Ministero degli Esteri Esmaeil Baqaei, definendo la misura "completamente ingiustificata e contraria alle regole internazionali".