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Ia, De Ponte (Vub): “Ue indietro, mancano fondi e politica industriale”

Il ricercatore della Vub di Bruxelles spiega perché l'Europa sta perdendo la corsa nell'Intelligenza Artificiale con Usa e Cina. L'Unione si limita a regolamentare innovazioni tecnologiche inventate da altri, sprecando occasioni storiche, come accadde con Linux, base del sistema Android.

Ia, De Ponte (Vub):

Se l'Unione Europea si limita a "regolamentare" l'utilizzo dell'Intelligenza artificiale, mentre altri, in particolare Usa e Cina, la inventano, è a causa della cronica mancanza di "massa critica" negli investimenti e dell'assenza di una "politica industriale" dedicata a questa tecnologia. Lo dice all'Adnkronos Fabio De Ponte, ricercatore sui modelli linguistici nel laboratorio di Intelligenza artificiale dell'Università Libera di Bruxelles (Vub) e all'università di Namur, in Vallonia, e membro del gruppo di ricerca Hermes.

Tre giorni fa, ricorda, la Commissione Europea ha annunciato "con grande entusiasmo il lancio di un progetto pionieristico per la prima famiglia europea di large language model, centrato sull'idea di costruire, per dirla in maniera molto semplice, sostanzialmente una ChatGpt europea, addestrata a partire dalle lingue europee. Quante risorse hanno destinato a questa iniziativa, che sarà condotta da un consorzio composto da una ventina di istituti di ricerca e università di tutta Europa? Cinquantasei milioni di euro. Noccioline per il settore. E' vero che l'idea è quella di sfruttare i supercomputer già a disposizione. Ma in Europa c'è un enorme problema di mancanza di risorse".

L'Unione Europea inoltre, sottolinea De Ponte, "non ha una politica industriale sull'intelligenza artificiale. Purtroppo ci limitiamo a regolamentare le invenzioni che hanno fatto gli altri". Si tratta, ricorda, di "una storia antica: già ai tempi di Mario Monti commissario europeo, sul fronte digitale l'Unione Europea si preoccupava per esempio di multare Windows, che distribuiva il browser insieme al sistema operativo abusando della sua posizione dominante, ma non del fatto che non esistesse un sistema operativo europeo". E oggi la Commissione interviene "per fare un'operazione che dovrebbe teoricamente permettere di dare vita al contraltare di OpenAi", stanziando appena 56 milioni di euro. "Per dare un'idea delle proporzioni, il primo investimento che Microsoft fece in OpenAi nel 2019 fu di un miliardo. Quando arrivò ChatGpt ne mise altri 10. Per quest'anno, pianifica di investirne 84, destinati a finanziare i data center".

In Europa, continua De Ponte, "c'è anche un problema di investimenti privati, perché, ovviamente, è un circolo vizioso. La nostra speranza al momento è Mistral, azienda fondata a Parigi da ex ingegneri di Google e Meta, che è riuscita a raccogliere poco meno di miliardo di euro in investimenti. Ma anche questo ha una storia antica, perché non è che in Europa non si inventi niente. Per dirne una, Linux è stato notoriamente creato da Linus Torvalds, un programmatore finlandese che diede vita al sistema operativo open source negli anni '90 all'Università di Helsinki. Ovviamente, dopo si è trasferito in California ed è diventata tutta una cosa californiana. Oggi quasi tutti abbiamo in tasca Linux, perché Android, che è montato sul 70% dei telefonini, non è altro che una versione modificata di Linux, che è stato inventato ad Helsinki".

L'altra grande questione, osserva il ricercatore della Vub, "è che gli americani gestiscono il finanziamento delle università a livello federale. Sono molto più centralisti. Noi invece finanziamo le università a livello nazionale, e solo per un decimo a livello europeo, con il risultato finale che ognuno va un po' per conto suo. E anche questo, alla fine, fa differenza".

Per De Ponte, si illude chi pensa che l'Ue possa saltare i passi intermedi per approfittare delle innovazioni sviluppate da altri, come si pensa spesso faccia la Cina. "Noi - dice - in Europa continuiamo a raccontarci che i cinesi sono indietro, che copiano un po' all'ultimo secondo e fanno delle cose che traballano. Ma non è così. La Cina lanciò già nel 2017 un ambizioso piano di investimenti sull'Ia per proiettarsi alla guida del settore entro il 2030. Da noi la questione era totalmente fuori dai radar".

"E adesso - prosegue il ricercatore - sta iniziando a raccogliere i frutti. Si vede sempre più chiaramente che l'innovazione si fa ormai anche in Cina. Non solo DeepSeek funziona piuttosto bene, ma è in buona compagnia, ci sono altri modelli come Qwen, per esempio, di Alibaba".

In Europa, osserva De Ponte, "si fanno delle ottime ricerche, però poi spesso bisogna trasferirsi negli Stati Uniti per farne dei veri prodotti industriali. Per dirne un'altra, uno dei modelli che sta attirando l'attenzione negli Usa è quello di Anthropic, azienda orientata allo sviluppo di sistemi di IA più trasparenti, come era nello spirito iniziale di OpenAI, guidato da Dario e Daniela Amodei, italiani ma con studi ed esperienze negli Usa. Da noi non c'è proprio la massa critica per fare queste cose".

E aggiunge: "Non è che ci mancherebbe lo stimolo sul fronte dei modelli linguistici. Qual è il problema numero uno in Europa? Perché non abbiamo ancora uno Stato federale come gli americani? Perché nell'Ue si parlano 24 lingue diverse e, quindi, non c'è uno spazio politico-culturale, come quello che hanno gli americani e, di seguito, è difficile costruire tutto il resto. Con le tecnologie attuali, si potrebbero sviluppare dei traduttori universali in tempo reale, multimodali, con le immagini, lo speech, eccetera: questo potrebbe effettivamente rappresentare un grosso salto in avanti" per l'Ue. "Potrebbe - nota - essere l'occasione per lanciare un grande piano europeo. Basterebbero 10 miliardi per fare una enorme operazione di rilancio. industriale e culturale allo stesso tempo". Eppure, "le priorità sembrano essere decisamente altre", conclude.

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Esteri

Eli Sharabi, ex ostaggio Hamas non sapeva della morte di...

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Sono state uccise durante l'assalto del 7 ottobre 2023

I tre ostaggi israeliani rilasciati oggi sul palco di Hamas prima della liberazione (Afp)

Il cittadino israeliano Eli Sharabi, rilasciato oggi da Hamas, non era a conoscenza del fatto che sua moglie e le sue due figlie adolescenti fossero state uccise durante l'assalto del 7 ottobre 2023. Lo afferma l'emittente Channel 12 spiegando che l'ex ostaggio è stato informato della loro scomparsa dalla madre e dalla sorella quando si è riunito a loro. Sharabi era stato rapito dal kibbutz Be'eri.

La moglie di Sharabi, Lianne, e le loro figlie Noiya, 16 anni, e Yahel, 13 anni, sono state uccise nella stanza di sicurezza della loro casa dove si erano rifugiate durante l'assalto. Il fratello di Sharabi, Yossi, è stato rapito come lui, ma è stato confermato morto. Il suo corpo è ancora trattenuto da Hamas. Channel 12 spiega che pare che Sharabi fosse a conoscenza del decesso del fratello.

Il rilascio degli ostaggi

I tre ostaggi che oggi sono stati liberati da Hamas sono stati fatti salire sul palco a Deir al-Balah, nel centro di Gaza.

Ohad Ben Ami, 56 anni, è il primo ostaggio israeliano che Hamas ha fatto uscire dal veicolo e che ha fatto salire sul palco. Dopo di lui è stata la volta di Eli Sharabi, 52 anni, e Or Levy, 34 anni. I tre sono apparsi molto dimagriti e pallidi. Levy indossava abiti verde oliva che ricordano l'uniforme delle Idf, fa notare il Times of Israel. Ben Ami e Sharabi indossavano abiti marroni con i loro nomi stampati sopra, come quelli dei carcerati.

Sostenuti da miliziani di Hamas in mimetica e con il volto coperto, i tre sono stati registrati mentre pronunciavano discorsi rispondendo a domande. "Dico alle famiglie dei prigionieri di uscire e protestare", ha detto Ben Ami. "Chiedo al governo israeliano di procedere con il secondo e il terzo accordo in modo che tutti i prigionieri possano tornare a casa. Chiedo alle famiglie di essere forti", ha aggiunto.

"Sono molto arrabbiato con il governo israeliano. Spero davvero che l'accordo continui fino alla seconda e terza fase. Sono molto felice di tornare dalla mia famiglia e dai miei amici oggi, e spero davvero di vederli presto. Voglio che i miei amici che sono rimasti qui tornino presto'', ha affermato Sharabi.

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Esteri

Morto figlio 14enne dello chef Minguzzi: era stato...

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I due aggressori di 15 e 16 anni, che hanno precedenti penali, sono stati arrestati

Mattia Minguzzi - Ig / @minguzziandrea

E' morto Mattia Ahmet Minguzzi, il figlio 14enne dello chef italiano Andrea Minguzzi e della violoncellista Yasemin Akincilar, che era stato accoltellato nel mercato di Kadikoy a Istanbul lo scorso 24 gennaio. Lo scrivono i media locali. Le sue condizioni erano apparse subito gravi tanto che il giovane era stato sottoposto a intervento chirurgico e ricoverato in terapia intensiva presso il Goztepe City Hospital con lesioni agli organi interni.

Mattia Ahmet, che viveva con la sua famiglia nel distretto di Beyoglu, si era recato al mercato di Kadikoy con due amici per acquistare attrezzatura per lo skateboard. Secondo la ricostruzione dei media locali, ci sarebbe stato un alterco per futili motivi con altri due giovani di 15 e 16 anni, culminato nell'accoltellamento. I fatti sono stati ripresi dalle telecamere di sicurezza del mercato. I due aggressori, che hanno precedenti penali, sono stati arrestati.

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Esteri

Braccialetto elettronico per Sarkozy, ex presidente...

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Condannato nel cosiddetto caso delle intercettazioni, l'ex inquilino dell'Eliseo ha presentato ricorso alla Corte europea dei diritti dell'uomo

Nicolas Sarkozy - (Afp)

Nicolas Sarkozy annuncia che sospenderà ogni attività pubblica in qualità di ex presidente. In un post su X l'ex inquilino dell'Eliseo, che da ieri indossa il braccialetto elettronico in seguito alla condanna nel cosiddetto caso delle intercettazioni, denuncia un'ingiustizia e dichiara di "rinunciare a qualsiasi espressione mediatica, ad eccezione di questo messaggio personale".

"Ho presentato ricorso alla Corte europea dei diritti dell'uomo, che deciderà se sono stato vittima di un'ingiustizia, come ritengo, e ne trarrà tutte le conseguenze. Sarà depositato entro la fine del mese. Data questa particolare situazione, e per rispetto delle eminenti funzioni che ho esercitato, ho deciso di sospendere le mie attività pubbliche in qualità di ex Presidente e di rinunciare a ogni espressione mediatica, ad eccezione di questo messaggio personale. Per il resto, continuerò a svolgere la mia vita professionale come mi è stato concesso il diritto di fare", si legge.

"Non ho alcuna intenzione di lamentarmi, e ancora meno che qualcuno si lamenti per me. Ci sono così tanti altri dolori in Francia oggi! In confronto, il danno che mi è stato fatto è aneddotico. Sarebbe quindi inappropriato considerarmi una vittima. Tuttavia, tutti devono capire che il senso di ingiustizia che provo mi dà un'energia decuplicata. Tutto cesserà solo quando la verità sarà svelata. Fino ad allora, combatterò senza sosta e senza chinare la testa contro le menzogne, la calunnia e la manipolazione in tutte le loro forme".

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