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Unicredit, Orcel non esclude il rilancio su Bpm: come la partita si intreccia con Generali
"No, non l'ho mai escluso fin dal primo giorno"
![Unicredit, Orcel non esclude il rilancio su Bpm: come la partita si intreccia con Generali](https://www.adnkronos.com/resources/0296-1d080b5e313a-c6941ee9bab0-1000/format/big/unicredit_.png)
Unicredit ancora al centro del risiko bancario. L'Ad Andrea Orcel non molla la presa e ribadisce: il mirino della seconda banca italiana è puntato su Commerzbank (il secondo istituto tedesco) e Banco Bpm. Sulla prima "ci vorrà tempo", quarto trimestre 2025 o primo trimestre del 2026: di mezzo ci sono le elezioni tedesche. "Sto aspettando - dice Orcel - che ci sia l'opportunità: avremo modo di vedere qual è il nuovo piano e di come sarà eseguito e convinceremo le autorità tedesche". Sulla seconda apre - e per la prima volta in modo esplicito - alla possibilità di un rilancio: "No, non l'ho mai escluso fin dal primo giorno". La questione dei premi, giudicati da alcuni troppo bassi, alimenta le voci su un risiko bancario che crede poco nelle sinergie. Diversi analisti sentiti dall'Adnkronos sottolineano che Unicredit e Banco Bpm sono cresciute a doppia cifra negli ultimi due anni, in alcuni casi anche del 100%: "I premi sono bassi perché già li stiamo pagando molto di più rispetto a due anni fa", questa la tesi: nessuna sottovalutazione dunque.
Orcel e Castagna (l'Ad di Banco Bpm) giocano una partita a poker complessa: il primo vuole che sia prima il secondo a svelare le carte: "Vogliamo vedere quanto Banco Bpm sia preparata ad affrontare la normalizzazione dei tassi, l'aumento del costo del rischio, l'inflazione dei costi", dice la guida della banca di Piazza Gae Aulenti. Solo allora Orcel sarà disposto a scoprire gli assi e svelerà quello che il mercato chiede di sapere da tempo: l'offerta di Unicredit "è definitiva o no?". Nel braccio di ferro si inserisce l'affaire Generali, Unicredit è ormai sopra la soglia del 5%: "E' solo un investimento finanziario, nessuna ambizione di acquisirla", rimarca Orcel. Ma in ambiente finanziario i sussurri sono tutti in una direzione: il numero uno di Piazza Gae Aulenti vuole usarla come possibile moneta di scambio. Vendendo il pacchetto di azioni a uno dei due contendenti della battaglia del Leone (Mediobanca o i soci Caltagirone-Delfin), può decretare la vittoria dell’una o dell’altra parte. Da cerchiare in rosso la risposta data da Orcel sull'Ops di Mps su Mediobanca: "Deciderà il mercato, per il momento io direi che noi osserviamo la situazione da un punto di vista neutrale".
Sullo sfondo il documento relativo all'offerta pubblica di scambio su banco Bpm inviato pochi giorni fa al governo ai sensi del golden power. Operazione di moral suasion su tutte le parti coinvolte (governo compreso), dice qualche analista, con un obiettivo chiaro: difendere gli interessi della seconda banca italiana che punta a Banco Bpm. Con un avviso ai naviganti: l'eventuale fusione, questo il ragionamento di Orcel, non è un pericolo per il credito nazionale. "Ci porterebbe a rafforzarci nella piccola e media impresa", dice l'amministratore delegato di Unicredit. E neanche per i posti di lavoro: "Ci tengo a dire - parola di Orcel - che se voi guardate al nostro network abbiamo talmente tanta fiducia nelle nostre persone che non l'abbiamo toccato, anzi ci abbiamo investito centinaia di milioni per rimetterlo a posto e faremo la stessa cosa dall'altra parte".
Piccolo inciso su Generali: non è sfuggita - neanche alle Borse, visto il calo del titolo a Piazza Affari - l'indiscrezione di stampa su Delfin che "avrebbe iniziato a esplorare la possibilità di vendere la sua quota del 2,7% in Unicredit", con l'effetti di sciogliere ogni legame diretto con la banca di Piazza Gae Aulenti. Sibilina la risposta di Andrea Orcel: "Rispetto le loro decisioni. Il mio lavoro è far sì che sia la decisione sbagliata se davvero stanno considerando di vendere: ma finora non l'hanno fatto". Quello che è certo nel fascio di partite legate una all'altra - simul stabunt simul cadent - sono i numeri con cui Unicredit archivia il 2024: utili netti a 9,3 miliardi (+8%), distribuzioni per 9 miliardi, di cui 3,7 miliardi in dividendi (+33%), ricavi netti cresciuti a 24,2 miliardi di euro. E gli obiettivi ambiziosi per il 2027: utile netto di circa 10 miliardi di euro, mantenendo un RoTE sopra il 17%. Gli analisti di Equita: "Numeri leggermente migliori delle attese". (di Andrea Persili)
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Finanza
Kering chiude 2024 in calo, Gucci pesa ancora “ma...
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Il marchio fiorentino resta il grande malato del gruppo ma le prospettive appaiono rosee in vista della nomina del nuovo direttore creativo che dovrebbe essere annunciata a breve.
![Immagine di repertorio di una sfilata Gucci](https://www.adnkronos.com/resources/0293-1c5f39f91937-3e93f91b69c4-1000/format/big/gucci_us_2025.jpeg)
Gucci continua a pesare sui risultati del gruppo Kering ma le prospettive appaiono rosee. "Gucci tornerà, non ho assolutamente dubbi su questo" ha scandito François-Henri Pinault, presidente e amministratore delegato del colosso francese del lusso, presentando alla comunità finanziaria i risultati raggiunti dal gruppo nel 2024. Per Pinault "le cose sono andate peggio di quanto avessimo previsto" ma un "compromesso" per una ripresa veloce non è "possibile".
Nel complesso i risultati del gruppo sono stati leggermente meglio delle attese ma in calo con ricavi crollati del 12% a 17,19 miliardi di euro e utili in contrazione del 62% a 1,13 miliardi e una cedola di 6 euro per azione. In questo scenario si colloca Gucci, che resta il grande malato in casa Kering. I ricavi del marchio fiorentino sono stati pari a 7,7 miliardi di euro, con un calo del 23% in termini di fatturato e del 21% su base comparabile. Il 6 febbraio scorso la maison ha annunciato di aver terminato la collaborazione con lo stilista Sabato de Sarno e non è ancora stato annunciato il suo successore.
Il nome del nuovo direttore creativo di Gucci "lo annunceremo presto" ha ribadito Francesca Bellettini, deputy ceo di Kering, e responsabile del brand development. E ha osservato: “Con il cambio di direttore creativo da Alessandro Michele a Sabato De Sarno, l’obiettivo per Gucci era costruire una base solida, che permettesse di ridurre le fluttuazioni eccessive. Lo stile di Alessandro era estremamente massimalista, mentre l’approccio estetico di Sabato De Sarno è meno stravagante e massimalista, ma ci ha permesso di fare esattamente ciò che avevamo intenzione di fare".
A ogni modo appare chiaro che una sterzata fosse necessaria. Le vendite della rete di vendita al dettaglio a gestione diretta gi Gucci, che rappresentano il 91% del totale, sono diminuite del 21% su base comparabile. I ricavi wholesale sono diminuiti del 28% su base comparabile. Nel quarto trimestre del 2024, i ricavi di Gucci sono diminuiti del 24% su base comparabile. Le vendite della rete di vendita al dettaglio a gestione diretta sono diminuite del 21% su base comparabile, con un leggero miglioramento sequenziale in Nord America e Asia-Pacifico.
Nonostante ciò, i risultati delle nuove linee di pelletteria e delle linee iconiche di Gucci, come la borsa Jackie e le sue nuove interpretazioni, sono "molto incoraggianti". I ricavi wholesale sono diminuiti del 53% su base comparabile nel quarto trimestre, riflettendo in parte la maggiore selettività dei partner di distribuzione. L'utile operativo ricorrente di Gucci è stato di 1,6 miliardi di euro nel 2024. Il margine operativo ricorrente è stato del 21,0%, con un calo delle vendite che ha comportato una leva operativa negativa, anche se mitigata da importanti sforzi di razionalizzazione della base dei costi.
Insomma, ora si attende solo l’annuncio del nuovo direttore creativo mentre tra gli addetti ai lavori è già ripartito il totonomi. Tra i più papabili circola quello di Hedi Slimane, già al timone di Saint Laurent e da poco fuori da Celine. Di certo c'è che il creativo parigino, con il suo tailoring affilato e rock che ha già rivoluzionato la silhouette maschile da Dior Homme, potrebbe dare al marchio della doppia G lo scossone di cui ha bisogno. (di Federica Mochi)
Finanza
Unicredit, nel 2024 utile netto a 9,3 miliardi di euro (+8%)
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L'istituto bancario punta al 2027 dove mira a un utile netto di circa 10 miliardi di euro, mantenendo un RoTE sopra il 17%
![Sede Unicredit - FOTOGRAMMA](https://www.adnkronos.com/resources/0296-1d07d03ad3ec-4e10be5239fe-1000/format/big/sede_unicredit.jpeg)
Utile netto a 9,3 miliardi (+8%). Distribuzioni per 9 miliardi, di cui 3,7 miliardi in dividendi (+33%). Ricavi netti cresciuti a 24,2 miliardi di euro. Unicredit archivia un 2024 decisamente positivo e punta al 2027 dove mira a un utile netto di circa 10 miliardi di euro, mantenendo un RoTE sopra il 17%.
Unicredit sottolinea "risultati e distribuzioni record nel 2024 a coronamento di tre anni di successo" con un utile netto contabile 9,7 miliardi di euro, con un aumento del 2%. Questi risultati, rimarca l'istituto di Piazza Gae Aulenti, sono stati raggiunti nonostante l'assorbimento di 1,3 miliardi di euro di oneri straordinari. Il Return on Tangible Equity aggancia il 21%, mentre l'Eps sale del 22% a 5,74 euro. Le distribuzioni totali per l'anno fiscale 2024 aumentano a 9 miliardi di euro, di cui 3,7 miliardi in dividendi, con un Dividend per Share totale di 2,40 euro, in aumento del 33%.
I ricavi netti crescono a 24,2 miliardi di euro, segnando un incremento del 4%. Trainati dalle commissioni, che raggiungono 8,1 miliardi di euro (+8%) grazie alla forte attività commerciale e all'offerta di prodotti innovativi. Il margine di interesse registra una crescita del 3%, attestandosi a 14,4 miliardi di euro. I costi si attestano a 9,4 miliardi di euro, in calo dell'1% nonostante le pressioni inflazionistiche e gli investimenti strategici. Il rapporto costi/ricavi si conferma leader nel settore, attestandosi al 37,9%.
La qualità degli attivi rimane solida, sottolinea l'istituto di Piazza Gae Aulenti, con un costo del rischio particolarmente basso, pari a 15 punti base. Le linee di difesa vengono mantenute con circa 1,7 miliardi di euro di overlays, dimostrando un approccio prudente alla gestione dei rischi. Il CET1 ratio si attesta al 15,9%, invariato rispetto allo scorso anno, nonostante gli investimenti strategici e le maggiori distribuzioni.
Rafforzate le iniziative Esg, con un aumento del 25% delle erogazioni per progetti sostenibili e un forte focus sulla finanza verde. Unicredit continua a investire nella digitalizzazione dei servizi, "migliorando l’esperienza del cliente e rendendo i processi sempre più efficienti". Nel corso dell'anno, la seconda banca italiana rafforza la propria presenza internazionale, ottenendo una crescita del 7% nel comparto dei servizi di investimento. I prestiti a famiglie e imprese raggiungono quota 200 miliardi di euro, con un incremento del 5%. La capacità di sostenere la clientela si è tradotta in un miglioramento della soddisfazione dei clienti.
Per il 2025 UniCredit punta a ricavi netti superiori a 23 miliardi di euro, prevedendo una moderata riduzione del margine di interesse per via dei minori tassi e della compressione della Russia. Le commissioni sono attese in crescita mid-single digit, incluso il risultato netto da attività assicurative. Il costo del rischio resterà stabile a circa 15 punti base, con l'uso previsto di una parte degli overlays. I costi operativi saranno attorno a 9,6 miliardi di euro, con un rapporto costi/ricavi vicino al 40%.
"Per il 2027 Unicredit si è prefissato l’obiettivo di un utile netto pari a circa 10 miliardi di euro, insieme ad un RoTE superiore al 17% e ad una generazione organica di capitale media nel periodo 2025-2027 sostanzialmente in linea con l’utile netto", sottolinea l'istituto bancario.
Le parole di Andrea Orcel
L'amministratore delegato di Unicredit Andrea Orcel sottolinea: "Abbiamo concluso il 2024 con il nostro miglior utile netto contabile annuo di sempre pari a 9,7 miliardi di euro, con l’utile netto escluse le Dta in rialzo del 9% rispetto allo scorso anno". "L’utile netto sottostante si è attestato a 10,3 miliardi di euro al netto delle azioni volte a garantire la redditività futura. Il RoTE nell'esercizio 2024 è stato pari ad un solido 17,7%, o 20,9% su un CET1 ratio al 13%, sostenuto da maggiori ricavi netti, un rapporto costi/ricavi tra i migliori del settore, e una eccellente efficienza del capitale con una generazione organica di capitale pari a 12,6 miliardi di euro", conclude.
"Intendiamo aumentare la distribuzione agli azionisti a 9,0 miliardi di euro per il 2024, previo ottenimento delle relative autorizzazioni. A riprova ulteriore della nostra generosa politica di distribuzione, stiamo aumentando il dividendo al 50% dell’utile netto a partire dal 2025".
"Il contesto macroeonomico e geopolitico rimane complicato e imprevedibile. Noi siamo in ogni caso estremamente ben posizionati per assorbire una normalizzazione dei tassi di interesse, del costo del rischio e dell’inflazione dei costi". "La nostra diversificazione, insieme alle iniziative del management, ai costi di integrazione e agli overlays già accantonati ci dà un vantaggio significativo. Questo ci permetterà di mantenere una solida redditività e distribuzione", conclude.
Finanza
Ifis: Geertman, ‘su illimity si è presentata...
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![Ifis: Geertman, 'su illimity si è presentata opportunità e abbiamo deciso'](https://www.adnkronos.com/resources/0296-1d0668598e55-1eb02aa32664-1000/format/big/illimity_logo.png)
"Su illimity abbiamo deciso di muoverci perché eravamo al termine del nostro piano triennale ed eravamo in una buona posizione. E nel momento in cui ci si è presentata l'opportunità, abbiamo deciso di procedere". Così il ceo di Banca Ifis, Frederik Geertman, durante la conference call di presentazione dei risultati preliminari dell’esercizio 2024, spiega cosa ha portato l'istituto a decidere di promuovere l'opas su illimity Bank.
L'operazione, in caso positivo, prevede la fusione per incorporazione di illimity Bank in Banca Ifis: "Io credo che per gli azionisti di illimity questa operazione avrà effetti positivi -ha detto Geertman-; l'operazione è supportata da una logica industriale forte, dal momento che i due istituti hanno business simili e complementari, con sinergie potenziali. E questo è il punto sul quale ci siamo focalizzati".
Quanto al rapporto di cambio tra le due banche, "crediamo sarà totalmente simmetrico, con un piccolo aggiustamento per i dividendi futuri già pianificati. E poi in illimity ci sono molte competenze preziose, abbiamo già evidenziato che le sinergie richiedono un buon grado di integrazione e pensiamo che la logica industriale di questa offerta sia stata capita. Noi crediamo che verrà ragionevolmente apprezzata. Siamo fiduciosi".