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Studio, Tki e immunoterapia più efficace di sunitinib in carcinoma a cellule renali
All'Asco Gu i risultati a oltre 5 anni con sopravvivenza globale mediana di 11 mesi in più per l'associazione cabozantinib con nivolumab
![Studio, Tki e immunoterapia più efficace di sunitinib in carcinoma a cellule renali](https://www.adnkronos.com/resources/0296-1d0a0c7cef27-d4b57484e9e5-1000/format/big/tumore-cellule-renali-free.jpeg)
Nei pazienti con carcinoma a cellule renali avanzato (aRcc) non precedentemente trattato, cabozantinib (inibitore della tirosin chinarsi, Tki) in associazione a nivolumab, rispetto a sunitinib, per oltre 5 anni, ha mostrato un'efficacia superiore aumentando la sopravvivenza e prolungando il tempo alla progressione del tumore, indipendentemente dalla classificazione del rischio basata sui punteggi dell'International Metastatic Renal Cell Carcinoma Database Consortium. Sono i risultati finali dello studio di fase 3 CheckMate 9ER che - informa Ipsen - saranno presentati da Robert J. Motzer durante l'American Society of Clinical Oncology Genitourinary Symposium (Asco Gu) in programma dal 13 al 15 febbraio 2025 a San Francisco, California (Abstract #439).
Con un follow-up mediano di 67,6 mesi per la sopravvivenza globale (Os) - riporta una nota - lo studio ha dimostrato che i benefici iniziali di sopravvivenza della combinazione cabozantinib e nivolumab si sono mantenuti rispetto a sunitinib, con un incremento assoluto mediano dell'Os di 11,0 mesi (46,5 mesi per la combinazione vs 35,5 mesi per sunitinib, rapporto di rischio (Hr) 0,79, intervallo di confidenza (Ci) 95%: 0,65-0,96. Inoltre, la combinazione ha dimostrato una riduzione del 42% del rischio di progressione di malattia o di morte, con una sopravvivenza libera da progressione mediana raddoppiata per la combinazione rispetto a sunitinib, 16,4 vs 8,3 mesi rispettivamente (Hr 0,58; 95% Ci: 0,49-0,70). Il profilo di sicurezza è risultato in linea con quelli già noti dei singoli farmaci, con eventi avversi correlati al trattamento che si sono verificati nel 98% dei pazienti trattati con la combinazione rispetto al 93% di quelli trattati con sunitinib. Non sono emerse nuove segnalazioni di sicurezza.
"Nell'ultimo anno sono state stimate oltre 13mila nuove diagnosi di carcinoma renale in Italia, un numero ancora molto elevato e che sottolinea la necessità di trovare opzioni terapeutiche sempre più innovative, in grado di cambiare il corso di questa neoplasia - afferma Chiara Marchesi, Medical & Regulatory Affairs Director Ipsen Italia - I risultati dello studio CheckMate 9ER hanno contribuito in modo significativo alla trasformazione del panorama terapeutico del carcinoma a cellule renali negli ultimi anni. La combinazione di cabozantinib e nivolumab sta dimostrando significativi benefici a lungo termine per più di cinque anni, confermandosi così un trattamento standard che permette ai pazienti una maggiore sopravvivenza".
Nel 2022 sono stati diagnosticati più di 400mila nuovi casi di tumore del rene a livello globale. Tra questi, il carcinoma a cellule renali (Rcc) è il tipo più comune di tumore del rene (circa il 90% dei casi). E' quasi 2 volte più comune negli uomini e i decessi dei pazienti maschi rappresentano oltre i due terzi. L'Rcc in stadio iniziale spesso non presenta sintomi distintivi, il che porta il 30% delle persone a ricevere la diagnosi in una fase avanzata di malattia. Tra i pazienti con Rcc avanzato, il 60% non riceve un trattamento di seconda linea. Se diagnosticato in stadi iniziali, il tasso di sopravvivenza a 5 anni è elevato, ma nei pazienti con Rcc metastatico in stadio avanzato il tasso di sopravvivenza è decisamente più basso, intorno al 17%.
"Il 60% dei pazienti con carcinoma a cellule renali avanzato - sottolinea Camillo Porta, oncologo medico e professore all'Università di Bari 'A. Moro' - non arriva alla terapia di seconda linea: questo dato sottolinea l'importanza di assicurare le cure più efficaci il prima possibile. Il fatto di poter contare su un'unica chance di trattamento per così tanti pazienti rende i risultati finali di CheckMate 9ER davvero rilevanti per la pratica clinica quotidiana. Infatti, questi dati finali convalidano ulteriormente la possibilità di ottenere una sopravvivenza a lungo termine con cabozantinib e nivolumab a questo stato avanzato della malattia".
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Cronaca
Schillaci: “Per salute mentale innovazione e...
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Il ministro alla presentazione dell'Intergruppo parlamentare One Brain, 'opportunità per visione unitaria disturbi neurologici e mentali'
![Schillaci:](https://www.adnkronos.com/resources/0296-1d0a00488e3b-4262dd888736-1000/format/big/6ae0gwft.jpeg)
"Le patologie che colpiscono il sistema nervoso rappresentano una priorità di sanità pubblica, con ricadute profonde sulla vita delle persone e dei loro cari. Il ministero della Salute ha intrapreso azioni concrete, dal rifinanziamento del Fondo per l'Alzheimer e le demenze al potenziamento di strumenti come la telemedicina, per rendere l'assistenza più capillare e rapida. Un approccio volto a coniugare innovazione e prossimità, affinché nessuno sia lasciato indietro". Lo ha detto il ministro della Salute, Orazio Schillaci, all'evento di presentazione dell'Intergruppo parlamentare 'One Brain - per la tutela delle persone con disturbi mentali e neurologici', realizzato con il contributo non condizionante di Lundbeck Italia e in corso nella Sala del Refettorio - Biblioteca della Camera dei deputati 'N. Iotti'. In un videomessaggio, rivolgendo il suo saluto "all'onorevole Annarita Patriarca, ai relatori e a tutti i partecipanti", afferma che l'occasione è "significativa per ribadire l'importanza di affrontare con visione unitaria le complessità legate ai disturbi neurologici e mentali".
"La tutela della salute mentale costituisce un tassello irrinunciabile per una società equa - aggiunge il ministro - Le recenti crisi hanno reso ancor più evidente la necessità di interventi strutturali, soprattutto a favore delle generazioni più giovani e delle categorie vulnerabili. L'aggiornamento del Piano nazionale sulla salute mentale, il rafforzamento di misure come il bonus psicologo e l'implementazione di servizi territoriali mirati contribuiscono a garantire un sostegno immediato e continuativo, in linea con le esigenze emergenti. Sono certo - conclude - che l'Intergruppo parlamentare 'One Brain' possa rafforzare questo percorso, favorendo un dialogo costruttivo tra istituzioni, scienza e comunità".
Cronaca
Tumore al seno, in Piemonte biopsia liquida utile a 500...
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La stima in un documento di raccomandazioni redatto da rappresentanti di clinici e malati, gli esperti 'individuare i laboratori per esecuzione dell'esame'
![Tumore al seno, in Piemonte biopsia liquida utile a 500 pazienti l'anno](https://www.adnkronos.com/resources/0296-1d0a01dbb517-e4f54bfbc6a4-1000/format/big/98b73fg2.jpeg)
In Piemonte ogni anno più di 500 casi di tumore al seno metastatico potrebbero essere sottoposti a biopsia liquida. Attraverso questo esame gli specialisti oncologi possono trovare alcune informazioni importanti sulla neoplasia e migliorare la selezione delle terapie. La Regione deve ora individuare i laboratori in possesso della specifica formazione e quindi con l'esperienza sufficiente per svolgere il test diagnostico. Bisogna garantire standard di qualità, appropriatezza dell'esame ed efficienza nel timing di refertazione. E' quanto stabilito dal Tavolo multidisciplinare piemontese del progetto 'Biopsia liquida nel carcinoma della mammella metastatico Er+/Her2-'. E' una nuova iniziativa che vuole indicare alcune raccomandazioni per favorire un'applicazione, nei vari sistemi sanitari regionali, dei nuovi esami per la personalizzazione delle terapie oncologiche.
"La biopsia liquida è un'analisi del Dna tumorale circolante e rappresenta un valido strumento per ricercare le 'mutazioni bersaglio' delle terapie target - afferma Maria Scatolini, direttore del Laboratorio di Oncologia molecolare della Fondazione Tempia di Biella - Non è una procedura invasiva perché consiste in un semplice prelievo del sangue e tra l'altro può essere ripetuta nel tempo per monitorare l'evoluzione biologica della malattia. Viene ormai utilizzata nel trattamento di diverse neoplasie, fra cui quella che al momento risulta essere la più diffusa in Italia". "Il tumore della mammella metastatico interessa complessivamente oltre 50mila donne nel nostro Paese e il 70% dei casi è positivo ai recettori ormonali e negativo per il recettore Her2 - ricorda Alessandra Beano, responsabile dell'Oncologia medica senologica della Città della Salute e della Scienza di Torino - All'interno di questo sottogruppo di pazienti, il tumore può sviluppare mutazioni a carico del gene Esr1, che comportano resistenza ai trattamenti ormonali e prognosi sfavorevole. Per contrastare questo fenomeno è stato sviluppato un nuovo farmaco orale degradatore selettivo del recettore degli estrogeni (Serd)".
"Si chiama elacestrant e rappresenta una nuova opportunità per le pazienti, soprattutto per quelle che già in prima linea di trattamento rispondono bene al trattamento ormonale - spiega Alessandra Gennari, direttore Oncologia dell'Aou Maggiore della Carità di Novara - Gli studi hanno dimostrato che questo farmaco migliora significativamente la sopravvivenza libera da progressione, garantendo al contempo un buon profilo di sicurezza. Elacestrant è una terapia orale da assumere tutti i giorni in monosomministrazione e per questo viene spesso apprezzata dalle pazienti. Può inoltre posticipare e ridurre la somministrazione della chemioterapia che è un trattamento ancora molto temuto per i suoi pesanti effetti collaterali".
"Il metodo più efficace per verificare la presenza di mutazioni di Esr1 è l'esecuzione dell'esame della biopsia liquida, che deve quindi essere garantito sull'intero territorio regionale, anche tramite la definizione di un Pdta specifico e valido per tutte le donne colpite da carcinoma mammario metastatico - sottolinea Mario Airoldi, direttore Oncologia medica 2 della Città della Salute e della Scienza di Torino - Il Percorso diagnostico terapeutico assistenziale deve essere elaborato in modo che siano coniugate le diverse esperienze e competenze di clinici-oncologi e degli anatomo-patologi o genetisti molecolari".
"Bisogna favorire un processo virtuoso e sostenibile che, attraverso la riduzione di inappropriatezze e sprechi, consenta la prescrizione appropriata di questa nuova opportunità terapeutica - conclude Fulvia Pedani di Andos onlus nazionale - In questo percorso è necessario prendere in considerazione tutti i bisogni delle pazienti, anche prevedendo percorsi ed attività di formazione del paziente in collaborazione con gli enti del terzo settore".
Cronaca
Salute mentale, Nardi (Salutequità): “4 Regioni...
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Alla presentazione dell'Intergruppo parlamentare One Brain, 'tutelare persone con disturbi mentali per affrontare punti chiave Ssn'
![Salute mentale, Nardi (Salutequità):](https://www.adnkronos.com/resources/0296-1d0a066c4f82-cb9cc65b9b9f-1000/format/big/nardi.jpeg)
"L'indicatore di salute mentale misurato ogni anno da Istat lancia un alert: a partire dal 2020 c'è stato un preoccupante peggioramento del benessere psicologico soprattutto tra i più giovani, in particolare le ragazze (Bes, 2024). L'Osservatorio di Salutequità ha rilevato che nel 2021 l'attuazione del Piano nazionale d'azione per la salute mentale vedeva 8 Regioni con più di 6 obiettivi programmatori non attuati; nel 2022 il Nuovo sistema di garanzia dei Lea", Livelli essenziali di assistenza, "riconosce 4 Regioni insufficienti nell'unico indicatore 'core' relativo alle persone con d isturbi mentali che restituisce la capacità di presa in carico del territorio, percentuale di re-ricoveri tra 8 e 30 giorni in Psichiatria; nessun indicatore invece in ambito neurologico". Lo ha detto Sabrina Nardi, consigliere nazionale Salutequità, intervenendo oggi a Roma, alla Sala del Refettorio - Biblioteca della Camera dei deputati 'N. Iotti', all'evento di presentazione dell'Intergruppo parlamentare 'One Brain - per la tutela delle persone con disturbi mentali e neurologici', realizzato con il contributo non condizionante di Lundbeck Italia.
"Tutelare le persone con disturbi mentali e neurologici - aggiunge Nardi - vuol dire aggredire nodi nevralgici per il servizio sanitario: garantire equità qualificando l'offerta nell'accesso alla prevenzione, a cure personalizzate e di qualità, all'innovazione, alla presa in carico e farlo in modo uniforme e sostenibile attraverso la leva della programmazione che deve essere aggiornata, integrata, partecipata, efficacemente misurata e valutata. E' indispensabile accompagnare iniziative tese a rafforzare i diritti, con precise indicazioni di verifica e controllo per assicurare la messa a terra in tempi definiti, guardando anche all'integrazione di indicatori specifici del Nsg dei Lea".