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Usa, giornalista non usa il nome ‘Golfo d’America’: escluso dallo Studio Ovale

Secondo l'Associated Press il reporter non è stato autorizzato a partecipare a un evento come 'punizione' per non aver cambiato la storica dicitura geografica del 'Golfo del Messico'

Donald Trump - (Afp)

La Casa Bianca ha negato l'accesso a un evento nell'Ufficio Ovale a un giornalista dell'Associated Press, in risposta al rifiuto dell’agenzia di stampa di modificare la storica dicitura geografica 'Golfo del Messico' in 'Golfo d'America' come ordinato dal presidente Donald Trump.

L'AP ha formalmente dichiarato che la restrizione all'accesso costituisce una violazione del Primo Emendamento della Costituzione degli Stati Uniti. "È allarmante che l’amministrazione Trump voglia punire l’’Associated Press per il suo giornalismo indipendente. Limitare il nostro accesso allo Studio Ovale in base alla dichiarazione dell’’Associated Press non solo impedisce gravemente l’accesso del pubblico a notizie indipendenti ma viola chiaramente il Primo Emendamento", ha affermato Julie Pace, vicepresidente senior ed editore esecutivo dell’’Associated Press.

A gennaio, Trump ha firmato un ordine esecutivo per la modifica onomastica del Golfo. L'AP ha affermato che la denominazione "Golfo del Messico" è in uso da oltre 400 anni e che manterrà tale nomenclatura.

Su Google Maps compare il Golfo d'America

Anche Google e Apple Maps hanno proceduto all'adozione della denominazione 'Golfo d'America', almeno per gli utenti americani. In precedenza, Google aveva spiegato di avere "la prassi consolidata di applicare i cambiamenti di nome quando sono stati aggiornati in fonti governative ufficiali". E quindi, si legge in una nota, "le persone che usano Google Maps negli Stati Uniti vedranno 'Golfo d'America', mentre le persone in Messico vedranno 'Golfo del Messico'. Tutti gli altri vedranno entrambi i nomi".

Il mese scorso Google ha anche annunciato che avrebbe cambiato il nome della vetta più alta degli Stati Uniti da Denali a Monte McKinley, seguendo l'ordine esecutivo di Trump. L'ex presidente Barack Obama aveva rinominato il monte dell'Alaska in Denali nel 2015, in riconoscimento della popolazione nativa della regione. Al momento però la modifica non è ancora stata attuata su Google Maps.

Cina: "Golfo d'America? Noi da sempre contro il bullismo"

"Nelle relazioni internazionali, opporsi all'egemonia e al bullismo è sempre stata una posizione costante" della Cina. Ha risposto così, come riportano i media ufficiali del gigante asiatico, il portavoce del ministero degli Esteri di Pechino, Guo Jiakun, a una domanda sulla decisione del presidente americano Donald Trump di cambiare il nome del Golfo del Messico in Golfo d'America, "un bellissimo nome, appropriato". Trump ha anche istituto il 'Gulf of America Day', proclamando il 9 febbraio 2024 come la prima 'Giornata del Golfo d'America'.

Un team di giornalisti altamente specializzati che eleva il nostro quotidiano a nuovi livelli di eccellenza, fornendo analisi penetranti e notizie d’urgenza da ogni angolo del globo. Con una vasta gamma di competenze che spaziano dalla politica internazionale all’innovazione tecnologica, il loro contributo è fondamentale per mantenere i nostri lettori informati, impegnati e sempre un passo avanti.

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Esteri

Grecia, il Parlamento elegge Tasoulas nuovo presidente

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Con 160 voti a favore su 300. L'elezione è avvenuta alla quarta votazione

Constantine Tasoulas (Afp)

Il Parlamento greco ha eletto nuovo presidente della Repubblica - con 160 voti a favore su 300 - il 65enne Constantine Tasoulas, esponente di Nuova Democrazia (Nd), il partito conservatore di cui fa parte anche il primo ministro Kyriakos Mitsotakis. Tasoulas succede a Katerina Sakellaropoulou, che fu la prima donna cinque anni fa a ricoprire quest'incarico in Grecia e il cui mandato scadrà a metà marzo.

L'elezione di Tasoulas è avvenuta alla quarta votazione. Nei tre turni precedenti, secondo la Costituzione greca, era richiesta una maggioranza di 200 voti del Parlamento per essere eletti.

Nato il 17 luglio 1959 a Giannina, città della Grecia nordoccidentale, avvocato, Tasoulas è stato deputato e segretario generale di Nd prima di essere eletto tre volte presidente del Parlamento. Il nuovo presidente ha ricoperto anche i ruoli di vice ministro della Difesa (2007-2009) e ministro della Cultura e dello Sport (2014-2015) nel pieno della crisi finanziaria greca. Presso il ministero della Cultura, lanciò una campagna internazionale per il ritorno dei fregi del Partenone, che si trovano al British Museum di Londra.

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Esteri

Ucraina, colloquio telefonico Trump-Putin: “Avvio...

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Per il neo segretario alla Difesa statunitense, Pete Hegseth, è "impossibile il ritorno ai confini del 2014". Zelensky: "C'è un piano B". Il segretario generale dell'Alleanza atlantica Rutte: "Se Putin ci attaccasse perderebbe e lo sa"

Trump e Putin - Afp

Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha avuto oggi, 12 febbraio, un colloquio telefonico con il leader russo, Vladimir Putin. Lo ha riferito un funzionario alla Cnn.

No Usa all'ingresso di Kiev nella Nato

Intanto oggi il neo segretario alla Difesa statunitense, Pete Hegseth, aprendo i lavori della ministeriale Nato a Bruxelles ha affermato che "gli Stati Uniti non credono che l'adesione dell'Ucraina alla Nato sia un esito realistico di un accordo negoziato. Al contrario, qualsiasi garanzia di sicurezza dovrà essere sostenuta da forze capaci, europee e non europee. Se queste truppe dovessero essere dispiegate come forze di pace in Ucraina in qualsiasi momento, dovrebbero far parte di una missione non-Nato e non dovrebbero essere coperte dall'Articolo 5" che, se attivato, farebbe scattare il supporto dell'intera Alleanza. "Dovrà esserci inoltre una solida supervisione internazionale della linea di contatto. Sia chiaro: nell'ambito di qualsiasi garanzia di sicurezza, non verranno dispiegate truppe statunitensi in Ucraina"

Secondo Hegseth "potremo porre fine a questa guerra devastante e stabilire una pace duratura solo unendo la forza degli alleati a una valutazione realistica del campo di battaglia. Vogliamo, come voi, un'Ucraina sovrana e prospera, ma dobbiamo partire dal riconoscere che il ritorno ai confini pre-2014 è un obiettivo irrealistico. Perseguire questa illusione non farà che prolungare la guerra e causare ulteriori sofferenze".

"Il presidente Donald Trump è stato chiaro con il popolo americano e con molti dei vostri leader: fermare i combattimenti e raggiungere una pace duratura è una priorità assoluta. Intende porre fine a questa guerra attraverso la diplomazia, portando sia la Russia che l'Ucraina al tavolo dei negoziati. E il dipartimento della Difesa degli Stati Uniti aiuterà nel raggiungere questo obiettivo", spiega Hegseth, sottolineando che una pace duratura per l'Ucraina"deve includere solide garanzie di sicurezza per assicurare che il conflitto non possa riaccendersi: non deve essere una Minsk 3.0", un riferimento ai due tentativi di risolvere pacificamente le tensioni tra Ucraina e Russia firmati nel 2014 e 2015 nella capitale bielorussa.

Zelensky: "Non ci arrendiamo, ma c'è un Piano B"

L'Ucraina "non si arrende" e continuerà a chiedere di entrare nella Nato, ma se la porta dell'Alleanza rimarrà chiusa Kiev dovrà "costruire la Nato sul suo territorio", il che significa "raddoppiare" il suo esercito, ha risposto il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, in un'intervista all'Economist in cui ha ammesso che l'adesione alla Nato è ora complicata a causa dell'opposizione di Usa, Germania e Ungheria. "Dobbiamo raddoppiarlo. Raddoppiarlo. Per essere allo stesso livello dell'esercito russo", ha proseguito Zelensky, ribadendo che il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, può fornire le garanzie di sicurezza e l'Europa potrebbe contribuire a finanziarle. "Missili, missili a lunga gittata e Patriot. Questo è il piano B", ha precisato.

Zelensky ha poi lanciato un monito ai leader occidentali che spingono per una rapida soluzione della guerra - anche se questa andasse a svantaggio di Kiev - pensando di trarne vantaggi sul fronte interno. Questo tipo di considerazioni sono un errore, ha spiegato. "Nessuno capisce cosa sia la guerra finché non arriva a casa tua. Non voglio spaventare nessuno. Arriverà. Sto solo raccontando i fatti", ha dichiarato Zelensky, spiegando che la Russia ha aumentato le dimensioni del suo esercito di 140mila unità l'anno scorso e di 150mila quest'anno.

Il leader ucraino ha detto di essere a conoscenza di piani per inviare la maggior parte di questi militari in Bielorussia con il pretesto dell'addestramento in un inquietante deja vu delle esercitazioni che anticiparono l'invasione su vasta scala dell'Ucraina tre anni fa. Per Zelenski, Paesi dell'Europa orientale come Lituania o Polonia non sono al sicuro. La Russia ha 220 brigate, composte all'incirca da 3.500-5.000 uomini ciascuna. L'Ucraina ne ha 110. l'Europa solo 80, ha insistito, "capite cosa sta succedendo? Senza l'Ucraina, l'Europa sarà occupata".

Rutte: "Se Putin ci attaccasse perderebbe e lo sa"

Oggi, se il presidente russo "Vladimir Putin attaccasse la Nato, la reazione sarebbe devastante". "Perderebbe. E lui lo sa" dice dal canto suo il segretario generale della Nato Mark Rutte, a Bruxelles in conferenza stampa alla vigilia della Ministeriale Difesa. Per Rutte, oggi nella Nato "deterrenza e difesa sono molto forti. Ciò di cui dobbiamo essere sicuri è che tra quattro o cinque anni, data la velocità con cui ha accelerato l'industria della difesa, la produzione, e alla luce di quello che sta facendo la Cina, che investe pesantemente nella sua Marina, la qualità di tutto ciò che stanno producendo ora... è a un livello paragonabile a quello che stiamo facendo all'interno del territorio della Nato".

Obiettivo spesa difesa sopra 3%

Il prossimo obiettivo di spesa per la difesa che i Paesi membri della Nato decideranno sarà "sopra il 3%" del Pil. Rutte ha detto che la cifra precisa verrà decisa dagli Alleati più avanti. Il segretario generale ja ribadito che gli europei devono spendere di più: "Dobbiamo fare molto di più per avere ciò di cui abbiamo bisogno per la deterrenza e la difesa, affinché l'onere sia ripartito in modo più equo", ha detto.

L'ex premier olandese ha anche spiegato che l'obiettivo del 2%, fissato nel 2014 per il 2024 e non da tutti raggiunto, non è sufficiente ad assicurare all'Alleanza che verrà colmato il "divario" che esiste tra le necessità di difesa, alla luce del mutato contesto geopolitico, e le capacità oggi disponibili. Quanto al fatto che Hegseth ha detto che l'Alleanza deve diventare più "letale", Rutte ha concordato, dicendo che un'alleanza militare come la Nato deve essere "letale" per definizione, perché in caso contrario non avrebbe alcun effetto deterrente.

Colloqui con l'Ucraina

Dai futuri "colloqui", volti a porre fine alla guerra tra Ucraina e Russia dovrà uscire una soluzione "durevole", non un remake degli accordi di Minsk del 2014. "Abbiamo molti alti funzionari americani in visita qui alla Nato, ma anche, ovviamente, a Monaco per la conferenza sulla sicurezza - afferma - e c’è una convergenza di opinioni, secondo cui dobbiamo assicurarci che l’Ucraina si trovi nella migliore posizione possibile per avviare i colloqui".

Il Protocollo di Minsk, firmato il 5 settembre 2014 nella capitale della Bielorussia da Ucraina e Russia, sotto l'egida dell'Osce, constava di dodici punti e mirava a porre fine al conflitto nel Donbass.

Per "cambiare davvero la traiettoria del conflitto" in Ucraina, "dobbiamo fare ancora di più. Quanto più forte è l’Ucraina sul campo di battaglia, tanto più forte sarà al tavolo dei negoziati, tanto maggiori saranno le possibilità di ottenere un buon accordo per una pace duratura". "E' ciò che tutti vogliamo per l’Ucraina - aggiunge Rutte - per la nostra sicurezza condivisa e per la nostra stabilità globale". Per gli aiuti a Kiev "gli alleati non solo hanno rispettato i propri impegni, ma li hanno ampiamente superati. Hanno fornito oltre 50 miliardi di euro, più della metà dei quali provengono dagli alleati europei in Canada. Questo invia un chiaro segnale del nostro incrollabile impegno nei confronti dell’Ucraina".

"Costituisce inoltre un grande passo - conclude - nella direzione di ciò che il presidente Donald Trump ha richiesto. Sono d'accordo con lui che dobbiamo equiparare l'assistenza in materia di sicurezza all'Ucraina" tra Usa e alleati europei.

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Esteri

Hamas a Trump e Netanyahu: “No a minacce, Israele...

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Egitto presenterà piano per ricostruire Gaza senza sfollare palestinesi. Onu: "Serviranno 53 miliardi di dollari per ricostruzione". Abbas: "La Palestina non è in vendita"

Macerie a Gaza - (Afp)

"La nostra posizione è chiara e non accetteremo il linguaggio delle minacce americane e israeliane. Israele deve impegnarsi ad attuare i termini dell'accordo di cessate il fuoco per ottenere il rilascio" degli ostaggi. Così in una dichiarazione il portavoce di Hamas, Hazem Qassem.

Ieri il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha annunciato che “se Hamas non restituirà i nostri ostaggi entro sabato a mezzogiorno, l'Idf riprenderà a combattere intensamente fino a quando Hamas non sarà definitivamente sconfitto”. In un video pubblicato su X, il premier ha aggiunto: “Ieri sera (lunedì nedr) ho ordinato all'Idf di radunare le forze all'interno e intorno alla Striscia di Gaza”. Sullo stesso argomento qualche ora prima si era espresso anche Trump: "Scoppierà l'inferno", aveva detto di fronte all'annuncio di Hamas di uno slittamento "a data da definirsi" del rilascio degli ostaggi previsto per sabato prossimo in risposta a presunte violazioni dell'accordo per il cessate il fuoco da parte di Israele.

Intanto una delegazione di Hamas, guidata dal suo capo negoziatore Khalil al-Hayya, è arrivata al Cairo per colloqui sulla tregua a Gaza. Lo ha confermato un esponente del gruppo, precisando all'Afp che l'obiettivo dei colloqui è mettere fine alla "crisi" in corso nell'attuazione del cessate il fuoco dopo l'ultimatum lanciato dal governo israeliano. "Una delegazione guidata da Khalil al-Hayya, capo del movimento Hamas nella Striscia di Gaza, è arrivata al Cairo e ha iniziato gli incontri con i funzionari egiziani", ha dichiarato la fazione palestinese in una nota. Un funzionario ha specificato che la delegazione "discuterà i modi per mettere fine alla crisi attuale e garantire l'impegno dell'occupazione nell'attuazione dell'accordo".

I mediatori del Qatar e dell'Egitto stanno "lavorando intensamente" per risolvere la crisi legata all'accordo sul cessate il fuoco nella striscia di Gaza e allo scambio tra ostaggi israeliani e detenuti palestinesi, ha dichiarato dal canto suo una fonte palestinese all'Afp. "I mediatori del Qatar e dell'Egitto sono in contatto con la parte americana. Stanno lavorando intensamente per risolvere la crisi e costringere Israele a rispettare il protocollo umanitario previsto dall'accordo di cessate il fuoco e ad avviare i negoziati per la seconda fase", ha affermato la fonte a condizione di mantenere l'anonimato.

Egitto presenterà piano per ricostruire Gaza senza sfollare palestinesi

Intanto l'Egitto ha fatto sapere che presenterà un piano per ricostruire la Striscia di Gaza senza la necessità di trasferire i palestinesi che vi vivono. Lo ha dichiarato il ministero degli Esteri del Cairo in una nota spiegando che intende "presentare una visione completa per la ricostruzione" della Striscia di Gaza che garantisca che i palestinesi rimangano sulla loro terra. L'Egitto ''spera di cooperare'' con l’amministrazione del presidente statunitense Donald Trump ''per raggiungere una pace globale e giusta nella regione'', prosegue la nota.

Onu: "Serviranno 53 miliardi di dollari per ricostruire Gaza"

Secondo le Nazioni Unite saranno necessari circa 51,2 miliardi di euro, circa 53 miliardi di dollari, per ricostruire la Striscia di Gaza e per affrontare la ''catastrofe umanitaria'' causata da 15 mesi di guerra tra Hamas e Israele. L'Onu ha precisato che solo nei primi tre mesi del piano di ricostruzione saranno necessari 20,568 miliardi di dollari, 19,9 miliardi di euro. Il documento chiarisce che si tratta di cifre provvisorie poiché "nell'attuale contesto non è stato possibile valutare appieno tutte le necessità" nell'enclave palestinese.

Il rapporto dell'Onu fornisce dati dettagliati sulle vaste necessità da soddisfare e pone l'accento sull'edilizia abitativa, un settore che avrà bisogno di circa 15,2 miliardi di dollari (14,7 miliardi di euro), tenendo conto che "oltre il 60 per cento delle case" sono state distrutte. Infatti, alla fine del 2024 l'Onu ha stimato che circa il 69 per cento delle strutture totali nella Striscia fosse stato raso al suolo durante i 15 mesi di offensiva israeliana.

Il settore sanitario e i settori del commercio e dell'industria avranno bisogno ciascuno di circa 6,9 miliardi di dollari (6,66 miliardi di euro). In particolare, per il rilancio dell'agricoltura saranno necessari circa 4,2 miliardi di dollari (4,054 miliardi di euro). L'Onu stima inoltre che saranno necessari 2,9 miliardi di dollari (2,8 miliardi di euro) per ripristinare i servizi di trasporto, una cifra leggermente inferiore per acqua e servizi igienico-sanitari (2,7 miliardi di dollari (2,6 miliardi di euro), mentre il settore dell'istruzione avrà bisogno di 2,6 miliardi di dollari (poco più di 2,5 miliardi di euro).

L'Onu teme anche per le "oltre 50 milioni di tonnellate di detriti, tra cui resti umani, ordigni inesplosi, amianto e altre sostanze pericolose" generate nella Striscia dall'8 ottobre 2023, comprese quelle "mescolate ad ordigni inesplosi", per le quali saranno necessari 1,9 miliardi di dollari (1,834 miliardi di euro).

Abbas: "La Palestina non è in vendita"

"La Palestina non è in vendita", ha ribadito dal canto suo il presidente dell'Autorità palestinese, Mahmoud Abbas. Come riporta l'agenzia Wafa, Abbas ha espresso apprezzamento per le "posizioni coraggiose" di re Abdullah II di Giordania, che ieri ha incontrato Donald Trump alla Casa Bianca, e anche di Egitto e Arabia Saudita e "di tutti i Paesi che respingono i progetti di sfollamento dei palestinesi e annessione delle loro terre".

Ribadendo l'importanza di "coordinare gli sforzi e le posizioni" a livello regionale, Abbas ha ripetuto che "non c'è pace o stabilità senza lo stato palestinese" e ha chiesto "la cessazione completa del conflitto" e l'arrivo di più aiuti nella Striscia di Gaza, dove "lo Stato di Palestinese deve assumere le sue responsabilità e ricostruire ciò che l'occupazione ha distrutto".

Giordania: "Non accetteremo soluzioni su Gaza a nostre spese"

La Giordania non accetterà "soluzioni a sue spese" alla crisi nella Striscia di Gaza, ha dichiarato il primo ministro giordano, Jafar Hassan, ribadendo il suo rifiuto per qualsiasi spostamento forzato della popolazione palestinese, come proposto dal presidente degli Stati Uniti, Donald Trump. Parlando in Parlamento, Hassan ha sottolineato che il re Abdullah II, di recente in visita ufficiale negli Stati Uniti dove ha incontrato Trump, ha "chiarito" che "gli interessi, la stabilità e la protezione della Giordania e dei giordani vengono prima di qualsiasi altra cosa".

"La posizione della Giordania sullo spostamento (della popolazione palestinese, ndr) è chiara e ferma. Non ci saranno reinsediamenti, spostamenti o soluzioni a spese della Giordania", ha aggiunto il primo ministro, secondo quanto riferito dall'agenzia di stampa Petra.

"La soluzione al problema palestinese è in Palestina, che rimarrà la patria dei palestinesi nonostante l'occupazione e l'ingiustizia", ha proseguito, precisando che "la Giordania sta lavorando con l'Egitto e i fratelli arabi e palestinesi per formulare una posizione araba unitaria e chiara sulla ricostruzione di Gaza e non agirà unilateralmente su questioni riguardanti la Palestina e il futuro della regione".

''Per il mondo arabo è inaccettabile sfollare dalle loro terre i palestinesi'', in particolare quelli che vivono nella Striscia di Gaza, come ha ipotizzato il presidente americano Donald Trump per favorire la ricostruzione dell'enclave, ha dichiarato il segretario generale della Lega Araba Ahmed Aboul Gheit. "E' inaccettabile per il mondo arabo che ha combattuto questa idea per 100 anni", ha affermato Aboul Gheit commentando al World Governments Summit di Dubai il progetto di Trump.

Nordcorea: "Assurdo piano di Trump per Gaza"

I media statali nordcoreani hanno definito ridicola la proposta del presidente statunitense Donald Trump di occupare Gaza e trasferire i palestinesi. Le scarse speranze di sicurezza e pace dei palestinesi sono state annientate dalla proposta, ha affermato la Korean Central News Agency (Kcna), senza fare il nome di Trump.

"Il mondo sta ribollendo come una pentola di porridge per la dichiarazione bomba degli Stati Uniti", ha aggiunto la Kcna. Durante il suo primo mandato, Trump ha tenuto vertici senza precedenti con il leader nordcoreano Kim Jong Un e ha dichiarato che intende ricontattare Kim.

La Corea del Nord, che spesso si oppone alle opinioni occidentali sulle questioni internazionali, si è espressa apertamente sulla situazione a Gaza, incolpando Israele per lo spargimento di sangue e definendo gli Stati Uniti "complici".

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