Risiko bancario, Bonanni: “Perché separare risparmio e capitale di rischio è la vera sfida”
"Il risparmio raccolto in una determinata area deve essere restituito e rimesso in circolo nello stesso contesto economico"
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Posti di lavoro e linee di credito per le piccole e medie imprese a rischio. Non mancano analisti che dicono: "Bene il risiko bancario, ma attenzione alle esternalità". Sullo sfondo un mercato, quello del credito e del lavoro, in continua trasformazione. L'obiettivo: evitare bagni di sangue per i lavoratori e non far divorziare finanza e economia. Ne parla all'Adnkronos l'ex numero uno della Cisl e docente di diritto del lavoro Raffaele Bonanni.
Bonanni, matrimonio che "non s'ha da fare": Unicredit-Commerz. Nell'arrocco pare che la seconda banca tedesca voglia sacrificare anche quelli in nome dei quali aveva alzato le barricate contro Piazza Gae Aulenti: i lavoratori
"Erano tutte scuse: il Gruppo ha annunciato che taglierà 3.900 posti di lavoro entro il 2028, malgrado i guadagni conseguiti nel 2024. Il punto vero è che questa operazione, anche di licenziare, viene messa in atto funzionalmente all'obiettivo vero: sfuggire all'acquisizione, complici anche gli ambienti governativi teutonici".
Perché non vogliono?
"Non vogliono dare la sensazione che le imprese tedesche vengano cedute a imprese che – secondo loro – sono di livello inferiore: era già successo anche con Opel…"
Eppure qualcuno mette in evidenza che il risiko metta a rischio posti di lavoro anche nelle vicende nostrane
"Sicuramente qualche rischio c'è, soprattutto nelle aeree dove ci sono sovrapposizioni operative tra le banche coinvolte".
Cioè?
"Quando una banca più grande acquisisce una più piccola si cerca sempre di eliminare duplicazione nei servizi, sia nelle filiali che nelle posizioni centrali: l'obiettivo è fare economia di scala. Naturalmente questo può portare alla chiusura dei sportelli e alla riduzione di personale amministrativo".
In tutto ciò si inserisce la rivoluzione digitale
"Esattamente. L'automazione rende sempre più pesante la situazione dell'occupazione, non a caso commentiamo di volta in volta che mancano mezzo milione di professionalità medio-alte, perché ognuno resiste e vuole stare con il vecchio. Ma il vecchio ti porta a chiudere lo stesso. Si tratta di processi inevitabili e occorre attrezzarsi accompagnando i lavoratori all'innovazione".
Brutalizzando il concetto "Inutile opporsi alla concentrazione bancaria in nome della salvaguardia dei posti di lavoro, si rischia il fallimento".
"Esattamente. La soluzione non può essere dire: 'Siccome c'è questo rischio, allora non facciamo un'unificazione'. A quel punto la banca fallisce e i lavoratori rimangono a casa. L'operazione di fusione può mutilare, l'altra opzione – non fare niente – può addirittura uccidere".
Che fare allora per evitare la mutilazione?
"Per evitare la mutilazione bisogna essere lungimiranti: i bisogni formativi bisogna censirli e poi adottarli, altrimenti succede quello che è successo in Italia a mezzo milione di persone che non possono trovare lavoro perché non hanno le qualifiche richieste: serve formazione e accompagnamento nella trasformazione".
Altro rischio: non è che una concentrazione bancaria così grande sfugge per esempio all'esigenza delle famiglie e delle piccole e medie imprese del territorio?
"La questione che pone ècosa molto seria: questo è un tema non di oggi solamente, pure di prima, e se ne sono fottuti".
Cioè?
"L'unico sistema che si può mettere in piedi, e lo può fare solo un decisore politico autonomo e indipendente, è vietare che una stessa banca possa svolgere i due servizi: quello di raccolta del risparmio e quello di gestione del capitale di rischio. Glielo spiego con una metafora".
Dica
"Trasformare il risparmio in capitale di rischio è come il processo naturale in cui le nuvole si formano, rilasciano la pioggia che irriga il terreno, e poi l’acqua evapora per tornare nell’atmosfera.Quando, invece, il capitale è troppo concentrato sul rischio, i flussi finanziari di una città come Roma finiscono per spostarsi altrove: a San Paolo, Chicago, Pechino, Los Angeles… In questo modo, il ciclo economico naturale viene interrotto, proprio come se le nuvole venissero spinte lontano, privando un territorio della sua pioggia. Se ciò accade, la funzione bancaria viene compromessa".
In breve: si costringerebbe a finanziare l'economia reale del territorio
"Esattamente. Le banche che si occupano della raccolta del risparmio, non potendo investirlo in attività ad alto rischio, sarebbero obbligate a reinvestirlo nel territorio stesso. In questo modo, il risparmio raccolto in una determinata area viene restituito e rimesso in circolo nello stesso contesto economico, favorendone la crescita".
Una fede nuziale per celebrare un nuovo matrimonio tra economia e finanza
"E' così, se un istituto finanziario si concentra solo sul rischio e non reinveste nel territorio, ne deriva un effetto negativo: il capitale viene drenato senza alcun ritorno locale. Questo processo porta alla desertificazione economica, specialmente nelle zone interne e rurali, ma anche nelle periferie delle grandi città. Quando le decisioni finanziarie vengono prese altrove – per esempio a Milano – i territori più piccoli e meno connessi ne risentono gravemente".
Altro che il problema ventilato: la fusione tra banche
"Esatto, quello è un falso problema. Se le banche utilizzano il risparmio di un territorio solo per speculare altrove, senza restituire nulla, il tessuto economico locale si impoverisce progressivamente". (di Andrea Persili)
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Finanza
Banche, dalla Russia a Generali: la battaglia senza esclusione di colpi tra Bpm...
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Quale è la corretta valutazione del Cet1 di Bpm? Cosa cambia con il rilancio del Banco su Anima?
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Battaglia di numeri tra Bpm e Unicredit. Il Cda del Banco decide di alzare l'offerta lanciata su Anima da 6,2 a 7 euro. Unicredit, che su Bpm ha lanciato un Ops per prenderne il controllo, minaccia il passo indietro: "Ritiriamo l'offerta se fate un rilancio su Anima". L'Ad dell'istituto di Piazza Filippo Meda minaccia le vie legali: "State tentando di influenzare i soci", che quel rilancio dovranno votarlo in Assemblea. Ma cosa succede? L'istituto di Piazza Gae Aulenti sostiene che l’operazione su Anima, a quelle nuove condizioni, rischia di abbattere il Cet1 di Banco Bpm di ben 268 punti base, ben sotto il 13%. Il Cet1 è indice cruciale, misura il rapporto tra capitale ordinario di un istituto e le sue attività ponderate per il rischio: tradotto, se scende sotto soglia, mette a rischio la stabilità patrimoniale di una banca.
Banco Bpm assicura che non è vero, il suo coefficiente di capitale resterà sopra il 13% per tutto il piano 2025-2027, a prescindere dal trattamento regolamentare dell’acquisizione di Anima, sia con che senza il Danish Compromise. Quest'ultima è una normativa che potrebbe ridurre i requisiti di capitale per Banco Bpm nel caso in cui dovesse ottenere il controllo di Anima, ma la Bce non ha ancora dato il via libera al trattamento. In ogni caso, secondo l'istituto di Piazza Meda, poco importa: gli azionisti possono stare sereni, la banca è solida (con il Cet1 sopra il 13%), a prescindere da tutto. Dunque, questo il ragionamento di Giuseppe Castagna, l'obiettivo di Orcel è uno e uno soltanto: "Sta mettendo pressione sul nostro titolo in favore del suo titolo".
Chi ha ragione? La questione non è di piana soluzione e per fare chiarezza serve rispondere ad almeno due domande, la prima: quale è CET1 di Banco Bpm dopo l’impatto delle nuove normative di Basilea IV (con le sue rigide prescrizioni patrimoniali)? Unicredit quantifica in una riduzione di 94 punti base sul Cet1 Ratio di Banco Bpm. L'istituto guidato da Castagna ribatte che tali effetti saranno attenuati da azioni manageriali già pianificate. Alcuni analisti dicono: "Sì ok ma quali sono?". Altri, sempre in ambienti finanziari, fanno notare che è approccio comune nel settore bancario mettere in atto strategie correttive senza specificare subito quali saranno. Seconda questione, stavolta di scadenza temporale: Banco Bpm dice che manterrà un Cet1 superiore al 13% alla data di riferimento del piano. Qualcuno critica: "Bisogna sapere cosa accade al vostro Cet1 non alla fine del piano del 2027 ma al momento dell'acquisizione di Anima". In sintesi: di qua chiedono la trasparenza, di là di non influenzare il mercato. Schermaglie, battaglie di aritmetica. Alla base la lotta per il fortino di Piazza Meda, stretta tra chi chiede un rialzo dell'Ops e chi invece ripete che il prezzo è giusto.
Un gioco di spada e fioretto, senza esclusione di colpi. Bpm accusa Unicredit di non guardare in casa propria: "Deve chiarire su Generali e Commerz, sia sull'impatto a regime sul proprio Cet1, sia sul disegno strategico". E qualcuno che in ambienti finanziari nota: l’investimento su Commerz è coperto e l’impatto a capitale è veramente marginale. "Mentre su Generali – si mormora sempre in ambienti ben informati- che la partecipazione sia quella attuale e che l'Istituto di Piazza Gae Aulenti non abbia alcuna intenzione di spingerla oltre il 5%".
Poi c'è il Banco che punta l’indice anche sui "rischi collegati all’esposizione di Unicredit in Russia, che continua ad essere quantificata in potenziali massimi 55 punti base nonostante gli accantonamenti già effettuati e comunicati al mercato". E qualcun altro che sempre molto ben informato lascia trapelare un paio di concetti: Unicredit ha già diminuito l'esposizione con una riduzione dei depositi locali di quasi il 90% e degli impieghi di circa due terzi, e l’ipotesi dello scenario più negativo (dove la banca perde il capitale) è altamente remoto. Ancora non è certo niente, ma giurano da più parti che la battaglia tra Bpm e Unicredit sarà lunga: una data da cerchiare in rosso, occhio all'Assemblea del Banco il 28 febbraio. (di Andrea Persili)
Economia
Borse europee, avvio di seduta all’insegna della cautela
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Borse europee, avvio di seduta all’insegna della cautela
Le piazze europee aprono la giornata con oscillazioni contenute, evidenziando un clima di generale prudenza tra gli investitori. Londra si posiziona in territorio leggermente positivo, mentre Parigi registra una lieve flessione. Nel complesso, l’andamento appare complessivamente stabile, con differenze percentuali minime rispetto alla chiusura precedente.
Francoforte in rialzo, Madrid in calo
Tra i maggiori mercati del Vecchio Continente, Francoforte mostra un modesto incremento dello 0,14%, portandosi a 22.875 punti. Madrid, invece, si distingue per una performance negativa, segnando un calo pari allo 0,17% a quota 13.125 punti.
Londra e Parigi quasi invariate
Spostandosi oltremanica, il listino di Londra avanza di un marginale 0,01%, toccando gli 8.767 punti. Al contrario, Parigi si attesta in leggero ribasso, lasciando sul terreno lo 0,01% a 8.205 punti. Tali movimenti contenuti delineano un quadro di sostanziale equilibrio nelle fasi iniziali di contrattazione.
Finanza
Giuseppe Castagna, chi è il banchiere con la passione del nuoto che sfida Orcel
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Orcel sogna fin da piccolo di arrivare a Wall Street, Castagna vuole fare magistrato. Uno è un economista puro (tesi sulle scalate ostili), l'altro un giurista
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Banco Bpm contro Unicredit, posta in palio: gli sportelli del Nord. Giuseppe Castagna, napoletano, si prepara all'assedio del romano Andrea Orcel . Tifoso del Napoli, classe 1959, ultimo di tre figli: l'amministratore delegato della banca di Piazza Filippo Meda ha un sorriso bonario, ma negli anni ottanta affronta un rapinatore a mani nude e finisce all'ospedale. Senza gli addominali di Andrea Orcel, ma con 15 anni di nuoto agonistico alle spalle. Dicono di lui: "Grande resistenza", la specialità? Maratone natatorie. Castagna si è fatto la Capri-Napoli a nuoto, solcato le acque del Canale di Suez, dato bracciate nel Nilo. In comune con il numero uno di Piazza Gae Aulenti? "Allenamento e determinazione", dicono i ben informati. Ma le similitudini finiscono qui: se Orcel sogna fin da piccolo di arrivare a Wall Street, Castagna si iscrive a Giurisprudenza per fare il magistrato. Uno è un economista puro (tesi sulle scalate ostili), l'altro un giurista. Chi li conosce in ambiente finanziario: "Castagna è un banchiere sul modello di Messina (Intesa San Paolo): approccio meno orientato al mercato e più al sistema. Orcel fa un altro mestiere".
La svolta di Castagna avviene a soli cinque mesi dalla laurea, data da cerchiare in rosso: 1981. Gli viene offerta l'opportunità di lavorare nel Gruppo Intesa Sanpaolo: l'allora Banca Commerciale Italiana. Lo studente accetta, ma il sogno non cambia: "Volevo indossare la toga". Castagna si allena, suda sui libri, lavora, poi prende la laurea: nel frattempo si accorge che fare il banchiere gli piace parecchio. La sua passione professionale più grande? "Il lavoro con le aziende". Nel 2009 finisce alla guida della Banca Territoriale più importante del Gruppo, il Banco di Napoli: "Volevo cercare di dare un contributo diretto allo sviluppo di un territorio molto svantaggiato". Tre anni di lavoro intenso, infine la promozione: diventa Direttore generale del Gruppo come responsabile del mondo retail, quello che va sotto il nome di Banca dei Territori.
Ma la favola del giurista passato da impiegato a direttore generale dura solo fino al 2013, qualcuno parla di uno scontro non dichiarato con Enrico Cucchiani: "In quell’estate ho fatto l’unica vera vacanza della mia vita, oltre due mesi e mezzo, da giugno a settembre, godendomi la mia bimba di un anno e mezzo e un po’ di meritato riposo". Poi arriva la Banca Popolare di Milano e nel 2017 l’incarico di amministratore delegato di Banco Bpm: la terza banca italiana, 4 milioni di clienti. Punto di riferimento per famiglie e imprese, soprattutto quelle piccole e medie. Tutti notano: "E' stato molto bravo nello smaltimento dei crediti deteriorati. Il consolidamento economico e finanziario? Un piccolo miracolo". Il mantra: restare autonomi, stand alone. Ma poi arriva l'Ops di Unicredit, ostile: le spade di Castagna e Orcel si incrociano. Il primo dice che l'offerta non rispetta il valore del Banco, il secondo replica che il prezzo è giusto. Castagna afferma che in caso di fusione si rischiano 6mila esuberi. Orcel risponde che non ha mai chiuso una filiale. L'amministratore delegato di Banco Bpm rilancia che bisogna fare attenzione alla sorte degli sportelli del Nord. Il numero uno di Unicredit chiosa che intende puntare forte su piccole e medie imprese. Colpo su colpo, oggi l'ultimo, con Piazza Gae Aulenti che avvisa : "Ci ritiriamo se cambia l'offerta di Banco Bpm su Anima". E Castagna che risponde di fioretto: "Vogliono influenzare i soci: il ragazzo (Orcel) sta facendo il suo gioco ed è bravo a farlo: sta mettendo pressione sul nostro titolo in favore del suo titolo. Ma risponderemo anche legalmente a questo tipo di accuse". Ancora una volta l'economista delle scalate ostili contro il giurista.
Chi pensa che la battaglia per il fortino di piazza Meda sarà breve? "Sbaglia perché non conosce Castagna", si mormora in ambienti finanziari: la sua prima maratona di nuoto di Gran Fondo fu la Coronda-Santa Fe, la gara acquatica più lunga del mondo: 56 km nel Rio Paranà, in Sud America..". Resistenza e allenamento di chi si è arruolato a 18 anni ed è pronto alla guerra di trincea. Piccola nota: il numero uno di Bpm, studi classici e tradizione umanistica, è appassionato di lirica. Dicembre scorso, prima della Scala: Bpm è stretta tra le mire di Unicredit e le barricate erette dai soci del Credit Agricole. Qualcuno dice: Castagna non si sente un po’ come Leonora nel primo atto, quando il padre la esorta: “Fuggisti lo straniero di te indegno. A me lascia la cura dell’avvenir”? Troppi stranieri, troppi che lo vogliono salvare? “Meglio salvarsi da soli”, scherza lui. Stand alone: ribadito anche in linguaggio lirico. (di Andrea Persili)