Teenager ‘tiratardi’ a tavola più spesso obesi, pesa orologio biologico
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I teenager tiratardi a tavola? Potrebbero avere più spesso un problema con la bilancia. E una spiegazione potrebbe essere nel loro orologio biologico interno. A indagare sulla relazione tra ritmi circadiani, peso e abitudini alimentari negli adolescenti, gruppo anagrafico particolarmente vulnerabile i cui modelli dietetici influenzano la salute per tutta la vita, è uno studio condotto da ricercatori del Mass General Brigham e della Warren Alpert Medical School della Brown University, pubblicato sulla rivista 'Pnas' (Proceedings of the National Academy of Sciences).
Protagonisti della ricerca 51 ragazzi e ragazze di età compresa tra 12 e 18 anni (età media 13,7 anni), che sono stati divisi in 3 gruppi in base all'indice di massa corporea (Bmi): 24 erano nel gruppo di peso 'sano', 13 nel gruppo sovrappeso e 14 nel gruppo obeso. Quello che gli autori hanno scoperto è che gli adolescenti obesi mangiavano di più e più tardi durante il giorno rispetto ai loro coetanei con un peso sano, e che i loro comportamenti alimentari erano fortemente influenzati dall'orologio biologico interno. Perché approfondire questi aspetti? Perché il problema dell'eccesso di peso coinvolge tanti giovanissimi e inciderà sempre di più. Guardando solo agli Usa, fanno notare gli autori, entro il 2030 si prevede che circa la metà degli americani sarà in una condizione di obesità, condizione che contribuisce all'insorgenza di malattie croniche, tra cui diabete e cancro.
Ricerche precedenti avevano evidenziato connessioni tra sonno, modelli alimentari e aumento di peso. Gli scienziati rimangono incerti sul ruolo del sistema circadiano, il nostro orologio biologico interno, nel modellare i modelli alimentari. Nel nuovo studio, gli adolescenti in sovrappeso o obesi hanno consumato più calorie in orari più tardivi rispetto ai partecipanti con peso sano, con risultati che dimostrano che i ritmi circadiani svolgono un ruolo fondamentale nello spiegare l'assunzione calorica in orari più in là nella giornata osservata negli individui a rischio obesità. "Quando abbiamo iniziato questo studio – spiega Frank Scheer, professore di Medicina e direttore del Medical Chronobiology Program al Brigham and Women's Hospital – sapevamo che il sistema circadiano influenza la fame e il metabolismo. Ciò che non era chiaro, tuttavia, era se il sistema circadiano, quando isolato dalle influenze dei cicli ambientali e comportamentali, inclusi i cicli di luce, sonno e attività, influenzasse direttamente il consumo di cibo. Lo studio è il primo a dimostrare che l'assunzione di cibo è regolata dal nostro orologio biologico interno".
Gli adolescenti nei gruppi obesità e sovrappeso hanno consumato significativamente più calorie nella sera circadiana. I ricercatori non hanno trovato differenze significative nel tempo di sonno totale fra i 3 gruppi o all'interno di questi. Il sistema circadiano è composto da trilioni di orologi virtualmente presenti praticamente in tutti gli organi, tessuti e cellule, che preparano la nostra biologia e il nostro comportamento alle mutevoli richieste del ciclo giorno/notte. E' noto che l'influenza del sistema circadiano differisce tra le persone, a causa di una combinazione di fattori genetici, comportamentali e ambientali. Questo studio evidenzia in modo unico la correlazione tra classe di peso, calorie consumate e ritmi circadiani negli adolescenti, una popolazione poco studiata.
Per controllare le influenze esterne sul ritmo circadiano, i ricercatori hanno rimosso tutti gli indizi temporali esterni dall'ambiente del laboratorio, inclusi orologi e accesso alla luce esterna. I partecipanti hanno avuto 6 opportunità di mangiare a orari fissi durante la fase di veglia, con un menu standardizzato. Potevano consumare tutto il cibo che desideravano durante ogni pasto. I ricercatori hanno monitorato il cibo mangiato e l'apporto calorico. Durante il giorno, gli adolescenti potevano partecipare a una varietà di attività, tra cui lavori manuali, guardare film (con le luci dello schermo abbassate) e giocare a giochi sociali. I risultati dell'esperimento hanno mostrato che i cambiamenti nel sistema circadiano durante il giorno e la notte hanno influenzato significativamente il consumo di cibo in tutti i partecipanti. In tutti e 3 i gruppi, l'assunzione di cibo ha raggiunto il picco nel tardo pomeriggio e nelle prime ore della sera ed è stata più bassa al mattino, anche dopo aver tenuto conto di fattori comportamentali e ambientali, dimostrando che l'orologio biologico del corpo ha un impatto diretto su quanto mangiamo nei diversi momenti della giornata.
Sebbene lo studio abbia dimostrato l'impatto del sistema circadiano sull'assunzione di cibo e abbia rivelato differenze tra i gruppi in base al peso, non si può sapere quale fattore venga prima. Sono necessari studi futuri per determinare se l'influenza del controllo circadiano sull'assunzione di cibo contribuisca ai cambiamenti di peso, o se i cambiamenti di peso influiscano sul controllo circadiano dell'assunzione di cibo o una combinazione dei due. "La natura critica dello sviluppo adolescenziale per preparare il terreno per una vita di salute evidenzia la necessità di comprendere i ruoli svolti dai processi di sonno/veglia e del ritmo circadiano per il comportamento alimentare", conclude la ricercatrice principale dello studio, Mary A. Carskadon, della Warren Alpert Medical School. "Le conoscenze acquisite aprono le porte a potenziali interventi che possano migliorare la salute degli adolescenti in futuro".
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Salute e Benessere
Valastro: “Violenze contro personale Cri, 394 casi dal 2018, fenomeno...
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“Un fenomeno che non sembra accennare ad arrestarsi”.
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“Tra il 2018 e il 2024, si sono verificate complessivamente 394 segnalazioni di aggressioni agli operatori Cri. Attacchi verbali e fisici che, nella maggior parte dei casi, vedono come autori gli stessi beneficiari del soccorso. Stando ai dati in nostro possesso, dal 2023 al 2024 le aggressioni sono passate da 63 a 68. Un aumento di circa l’8% in appena un anno. Un trend preoccupante che racconta un fenomeno che non sembra accennare ad arrestarsi”. E’ l’allarme lanciato dal presidente della Croce Rossa Italiana, Rosario Valastro, in occasione della Giornata Nazionale del personale sanitario, sociosanitario, socioassistenziale e del volontariato.
“Ogni atto di violenza a danno degli operatori sanitari compromette, oltre che la loro sicurezza, quella dei pazienti. Questi episodi ostacolano l’operato del personale sanitario a supporto di chi ha bisogno di assistenza e cure – aggiunge – È già grave che ciò accada in contesti ordinari, in ospedale, in ambulanza, mentre si interviene per soccorrere qualcuno, lo è ancora di più in quei contesti emergenziali dove l’aiuto di un sanitario può fare la differenza tra vivere e morire”, ha detto facendo riferimento ai 32 operatori umanitari del Movimento internazionale della Croce Rossa e Mezzaluna Rossa morti nel 2024 mentre prestavano servizio di assistenza alla popolazione in zone di conflitto.
Salute e Benessere
Schillaci: “In pandemia compresa importanza operatori e medicina...
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Il ministro a margine dell’evento per la Giornata nazionale del personale sanitario: “Diritto costituzionale alla salute garantito dai professionisti”
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“La pandemia ha segnato profondamente la vita di tutti noi e del Servizio sanitario nazionale. Dalla lezione della pandemia dobbiamo capire cosa non ha funzionato ed è, penso, in primis, la medicina territoriale. Stiamo lavorando per far sì che ci sia una sanità più moderna è vicina ai cittadini. Dalla pandemia abbiamo imparato quanto siano importanti gli operatori sanitari che sono al centro della nostra attenzione”. Lo ha detto il ministro della Salute, Orazio Schillaci, a Roma a margine dell’evento per la Giornata nazionale del personale sanitario, che si celebra oggi “La sanità è cambiata e ci vogliono anche nuove competenze per vincere le sfide che ci aspettano. Dalla medicina digitale alla telemedicina”.
“Questa giornata è nata sull’onda della pandemia e dello straordinario impegno di tutti i professionisti che sono stati in prima linea a combattere il virus” di Covid-19. “Ma oggi vogliamo rendere omaggio alle donne e agli uomini che ogni giorno, nei propri ambiti di competenza, contribuiscono a garantire il diritto alla salute. Un diritto, lo ricordo, che è l’unico a essere definito fondamentale dalla nostra Costituzione”. ha poi aggiunto il ministro: “Sebbene il personale dipendente sia cresciuto negli ultimi anni – ha sottolineato – c’è ancora un problema di carenza, che si è determinato nel corso degli anni e si è acuito dopo il 2020. Dobbiamo fare i conti poi, purtroppo, con una disaffezione al servizio sanitario pubblico e le conseguenti difficoltà nel reclutare professionisti, con il picco della curva pensionistica, soprattutto per alcuni profili, e con condizioni di lavoro che spesso non consentono un adeguato bilanciamento tra lavoro e vita privata. Alla luce di tutto ciò, lavoriamo per disporre di una forza lavoro in numero adeguato, ma soprattutto competenze aggiornate”.
“Questo governo – ha rivendicato il ministro – ha fatto della salute dei cittadini una priorità della propria azione. Abbiamo destinato la nostra attenzione in particolare a sostenere il capitale umano del Servizio sanitario nazionale, nella consapevolezza che valorizzare il personale vuol dire migliorare il Ssn. Si può fare di più? Certo. Ritengo tuttavia che abbiamo dato segnali importanti”.
“Entro il 2026 saranno pronte le nuove strutture territoriali necessarie per il rafforzamento dell’assistenza sul territorio, che proprio durante la pandemia ha mostrato il lato vulnerabile del servizio sanitario. Sono stati aperti cantieri già per il 70% delle strutture e procediamo secondo la tabella di marcia del Pnrr – ha sottolineato – Ma perché queste strutture siano pienamente funzionanti c’è bisogno di personale. Su questo, ricordo che con la Finanziaria del 2024 abbiamo garantito le risorse alle Regioni, già ripartite (250 milioni nel 2025 e 350 milioni nel 2026). Nelle Case di comunità ci saranno équipe multispecialistiche, inclusi psicologi e assistenti sociali nell’ottica di una presa in carico sociosanitaria”.
“E sarà cruciale l’apporto dei medici di famiglia. Voglio rassicurare, rispetto alle notizie in circolazione nelle ultime settimane – ha precisato – che nessuno ha intenzione di rompere il rapporto di fiducia tra cittadino e medico. Vogliamo, invece, rafforzare questa alleanza offrendo alle persone un ulteriore punto di accesso dove il medico di famiglia potrà fare la sua diagnosi e avvalersi se necessario dello specialista. Stiamo lavorando con un approccio costruttivo insieme alle Regioni e non mancherà certamente il dialogo con le categorie con cui in questi due anni c’è sempre stato un canale aperto. Ma come ho avuto modo di dire in altre occasioni, dobbiamo avere il coraggio di cambiare. Modelli nati quasi 47 anni fa non sono francamente più adatti alle esigenze mutate. Su questo credo che siamo tutti d’accordo”.
Salute e Benessere
Aggressioni a operatori, Ordini infermieri: “Legge dà i primi...
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Mangiacavalli (Fnopi), ‘abbiamo il caso in cui il pm ha chiesto 1 anno e il giudice ne ha dati 2’
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“La legge che è stata approvata sull’arresto in flagranza di reato anche in differita” per le aggressioni ai sanitari, “mi viene segnalato da uno dei miei Ordini, ha già dato i primi risultati. Di fronte all’ennesima violenza, mai giustificabile, il pubblico ministero ha chiesto 1 anno e il giudice ha portato la condanna a 2 anni. Grazie, perché questo è un segno concreto e tangibile dello sforzo che è stato fatto e di cui vi ringraziamo”. Così Barbara Mangiacavalli, presidente della Fnopi, Federazione nazionale Ordini professioni infermieristiche, questa mattina a Roma si è rivolta al ministro della Salute, Orazio Schillaci, partecipando all’evento per la Giornata nazionale del personale sanitario.
“Abbiamo bisogno di lavorare sulle professioni che rappresentiamo, sulla nostra formazione accademica, innanzitutto, che si traduce in un percorso di carriera ed economico. Il nostro Servizio sanitario nazionale è preziosissimo. A quasi 50 anni, c’è però bisogno di una manutenzione straordinaria, di pensare a nuovi modelli, a nuove modalità per affrontare le sfide che abbiamo di fronte come Paese, come professioni sanitarie, sociosanitarie e sociali” con “una società che invecchia” e un “inverno demografico” ha aggiunto Barbara Mangiacavalli.
“Si tratta di rilanciare il valore della formazione infermieristica nel nostro Paese – spiega Mangiacavalli – perché è un patrimonio nazionale, un ulteriore tassello di quel ‘made in Italy’ che dobbiamo difendere e promuovere, a tutela di tutta la popolazione. Abbiamo bisogno dell’innovazione tecnologica e dei processi organizzativi e assistenziali – elenca – abbiamo bisogno di modelli organizzativi e di strumenti di welfare adeguati non solo ai bisogni dei cittadini, ma anche alle crescenti responsabilità e ai ruoli sempre più decisivi per il futuro dell’assistenza nel nostro Paese. Noi infermieri siamo un elemento chiave su cui intervenire, perché valorizzare le professioni infermieristiche significa garantire al Paese anche il contributo che queste figure possono, devono e vogliono dare”.
Questi, conclude la presidente Fnopi, sono anche “i temi al centro nel nostro congresso nazionale che si apre fra un mese esatto a Rimini”, che conta “ormai quasi 5mila infermieri” e che vuole “dare spazio a idee, progetti, innovazioni e ogni novità che possa mantenere l’eccellenza sanitaria del nostro Paese”.