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Il Salone del Libro di Torino 2025 nel segno delle parole ‘tra noi leggere’

Al Lingotto Fiere dal 15 al 19 maggio. Presentati i primi ospiti e appuntamenti

Il Salone del Libro di Torino 2025 nel segno delle parole 'tra noi leggere'

Un programma ricco e vario che spazia nei diversi campi del mondo del libro forte di un parterre di rango. Temi e presentazioni che rispondono a un filo conduttore comune tratto da un verso di Eugenio Montale utilizzato dalla scrittrice Lalla Romano come titolo di un suo romanzo. 'Le parole tra noi leggere' – un invito a riflettere sulla forza e la delicatezza del linguaggio – saranno la stella polare del Salone del Libro di Torino che si terrà al Lingotto Fiere dal 15 al 19 maggio con la Campania Regione ospite. La fiera muove i primi passi e oggi ha svelato alcune carte. A cominciare dalla nuova sezione, 'Crescere', curata dallo psicoterapeuta e saggista Matteo Lancini e dalla lectio di inaugurazione affidata alla Yasmina Reza, scrittrice e drammaturga francese. La nuova sezione si aggiunge alle altre sette aree tematiche che hanno animato l'edizione dello scorso anno, 'arte', 'informazione', 'romance', 'cinema', 'editoria', 'leggerezza', 'romanzo'. Per ogni ambito i curatori hanno ideato tre o quattro incontri-evento che condurranno durante il Salone.

Tra i primi nomi annunciati, per la sezione 'arte', curata da Melania G. Mazzucco, ci sarà la scrittrice Tracy Chevalier; saranno presenti le registe e sceneggiatrici Francesca e Cristina Comencini e la sceneggiatrice Giulia Calenda, in dialogo con Francesco Piccolo, curatore della sezione 'cinema'; per la nuova sezione 'crescere', Matteo Lancini sarà in dialogo con il cantante Salmo; per la sezione 'editoria', curata da Teresa Cremisi, ci sarà l'editrice spagnola Silvia Sesé; parleranno di 'informazione' il curatore Francesco Costa con la giornalista e podcaster Victoire Tuaillon; Luciana Littizzetto, curatrice della sezione 'leggerezza', dialogherà con i conduttori televisivi Mara Venier e Fabio Fazio; per la sezione 'romance', la curatrice Erin Doom parlerà con l'autrice Felicia Kingsley; Alessandro Piperno, curatore della sezione 'romanzo', dialogherà con la scrittrice Jhumpa Lahiri.

"Il Salone Internazionale del Libro di Torino – ha affermato il ministro della Cultura, Alessandro Giuli, nel messaggio inviato alla presentazione della 37esima edizione della kermesse – è un appuntamento imprescindibile per la cultura italiana ed europea. Ogni anno questo evento conferma il suo ruolo di catalizzatore di idee, di luogo di confronto tra autori, editori e lettori e di vetrina per la produzione editoriale.

"Il tema scelto è un invito a riflettere sulla forza e la delicatezza del linguaggio", ha proseguito il ministro sottolineando che "siamo chiamati a considerare il valore delle parole non soltanto come strumenti di comunicazione ma come veicoli di memoria e di dialogo. In un'epoca in cui spesso il linguaggio si impoverisce o si estremizza, il libro resta il custode delle parole pensate, che implicano ascolto e riflessione sulla complessità del reale".

Sul fronte degli ospiti stranieri annunciati oggi, la Fiera torinese potrà contare sull'autore olandese Jan Brokken, lo scrittore svizzero Joël Dicker, l'autrice francese Valérie Perrin. Ci saranno inoltre due voci della letteratura giapponese contemporanea – Rie Qudan e Saitō Kōhei – l'autore israeliano Etgar Keret e lo scrittore bulgaro Georgi Gospodinov. Attesi anche la scrittrice palestinese Adania Shibli e l'avvocato Scott Turow, tra i primi a creare il genere legal thriller. "'Le parole tra noi leggere' è un bellissimo verso di Eugenio Montale e anche il titolo di un romanzo di Lalla Romano pubblicato del 1969 che vinse il premio Strega", ha spiegato la direttrice editoriale del Salone, Annalena Benini, che ha osservato: "è sul noi che anche questa volta vogliamo puntare, sulla possibilità dell’incontro fondato proprio sulla parola e nella speciale materia di cui sono fatte le parole, precise, leggere e anche molto potenti in questo tempo di trasformazione. Il Salone – ha detto ancora Benini – vuole essere – spera di essere – sempre di più un momento di incontro fondato sulla parola"che trae origine "da quella forma un po’ magica di leggerezza che cerchiamo sempre di portare al Lingotto, nei nostri incontri, e tutto l’anno nei progetti del Salone del libro".

Torna anche per questa edizione la Pista 500, progetto artistico di Pinacoteca Agnelli sull’iconica pista di collaudo delle automobili Fiat sul tetto del Lingotto. Torna uno degli spazi più giovani, animati e frequentati delle ultime edizioni, il Palco Live e il camper di Margherita Schirmacher, che si trasformerà in uno spazio eventi. I Paesi Bassi sono il paese ospite del XXXVII Salone Internazionale del Libro di Torino. Tra le ricorrenze che verranno celebrate al Salone Internazionale del Libro: il centenario dalla raccolta poetica Ossi di seppia di Eugenio Montale, dalla nascita di Andrea Camilleri e di Flannery O’Connor. Inoltre verranno celebrati i 250 anni dalla nascita di Jane Austen. L'immagine del Salone è stata realizzata da Benedetta Fasson, illustratrice che collabora con realtà diverse, da pubblicità per piccole e grandi aziende, a progetti culturali e artistici.

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Cultura

L’Università di Firenze istituisce il Premio di laurea ‘Eleonora...

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Per onorare la memoria della giovane donna vittima di femminicidio, un impegno concreto nella lotta contro la violenza di genere

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Attualità

BAFTA 2025: Tutti i vincitori, momenti indimenticabili e sorprese della 78ª...

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Uno spettacolo che scuote il cuore e illumina lo sguardo. Così potremmo definire la 78esima edizione dei BAFTA Awards, andata in scena alla Royal Festival Hall di Londra in questo 2025. Ci siamo trovati proiettati in una notte che aveva l’aria di essere ordinaria solo in apparenza, poi – come spesso accade quando il cinema incontra la celebrazione delle grandi storie – ogni aspettativa è stata trascesa, stravolta, trasformata in pura magia.

Immaginatevi l’eleganza dei tappeti rossi, un fermento palpabile e, soprattutto, l’eco di una passione che accomuna tutti noi: il desiderio di veder premiate quelle visioni capaci di scuotere il panorama culturale e regalare frammenti di verità, di finzione, di emozioni. In questa sede, vogliamo raccontarvi le sensazioni vissute, i momenti di commozione e, perché no, le controversie che hanno mantenuto vivo il dibattito durante l’intera cerimonia. Voi, davanti a queste righe, potete immaginare il brivido dei riflettori che si accendono, e noi, presenti sul posto, cercheremo di restituirvi almeno un po’ di quell’atmosfera.

Un tuffo fra stupore e riflessione

Non è soltanto una notte di gloria: i BAFTA rappresentano la quintessenza di un cinema che ambisce a connettere con il vissuto collettivo. Avete mai pensato, osservando un film, a quanto un regista o un’attrice riescano a farci sentire parte di quell’universo narrativo? Ecco, durante questa edizione, la domanda si è fatta ancora più intensa. Sara Putt, presidente della BAFTA, ha voluto ribadire che la settima arte si nutre del mondo circostante e, con uno sguardo carico di umanità, ha dedicato un passaggio del suo discorso alle vittime dei recenti incendi in California. Sul momento, si è percepita una sorta di sospensione, come se l’intero pubblico – noi compresi – si raccogliesse in un istante di profonda condivisione.

Nel frattempo, l’emozione si respirava ovunque: riflettori dorati sulle teste degli ospiti, chiacchiere frenetiche nei foyer, volti noti e attesi. E poi quella curiosa tensione prima di ogni vittoria annunciata, quel frullio di cuore che scatta quando i presentatori aprono la busta: Chi si porterà a casa il prossimo premio? Quale storia potrà fare quel salto verso l’immortalità?

Il mattatore della serata: David Tennant

Ospitare un evento del genere non è cosa facile, ma David Tennant è riuscito a gestire il palco con una disinvoltura quasi disarmante. Il suo ingresso ci ha subito strappato un sorriso: ha preso una delle canzoni più iconiche dei Proclaimers, “I’m Gonna Be (500 Miles)”, per trasformarla in un inno BAFTA. Ha sfoderato la battuta “I would walk 500 miles to host one BAFTA more”, riuscendo in un colpo solo a scaldare la sala e farci canticchiare insieme a lui, a bassa voce, perché sì, lo confesso, la tentazione era irresistibile.

Ma Tennant non si è fermato a un semplice show. Ha saputo tessere una trama di ironia e profondità, passando con disinvoltura dagli scherzi leggeri ai momenti in cui l’atmosfera si faceva solenne, quasi sacra. E vi garantiamo che condurre i BAFTA, con tutte le sue complessità e tensioni, non è impresa che si possa improvvisare.

“Conclave”: il boato di una doppia vittoria

Il film “Conclave” di Edward Berger è stato al centro di un’ovazione che ha scosso la platea due volte: Miglior Film e Miglior Film Britannico. Chi era seduto vicino a noi ha sussurrato un “Wow” quasi strozzato, come se non si aspettasse la doppietta. D’altra parte, quest’opera ha affrontato temi di potere e segreti con un’impronta narrativa che non lascia indifferenti, spingendoci a ragionare su dinamiche spesso chiuse in stanze lontane dagli sguardi del pubblico. Nick Emerson (montatore di “Conclave”) è stato premiato anche per il suo lavoro di cesellatura delle sequenze e Peter Straughan ha portato a casa il trofeo per la miglior sceneggiatura adattata. Quattro riconoscimenti in totale, un bottino da capogiro.

Noi, nel frattempo, ci siamo chiesti: Cosa rende questo film così speciale ai vostri occhi? Forse è l’equilibrio sottile fra suspense e riflessione, oppure la capacità di raccontare l’invisibile. Se cercate qualcosa che possa spingervi a guardare il mondo con uno sguardo nuovo, ecco, “Conclave” potrebbe essere la vostra risposta.

“The Brutalist” e l’imprevedibilità del genio

Non di sola politica vive il cinema: “The Brutalist” di Brady Corbet si è portato a casa l’ambitissimo premio per la miglior regia, regalando anche la statuetta di Miglior Attore Protagonista a Adrien Brody. Il suo ruolo sembra quasi un viaggio nelle crepe dell’animo umano, ci è venuto da commentare: questo perché il film scava nelle vicende di un artista che affronta contesti architettonici e visioni esistenziali dimenticate, risvegliando in chi guarda un senso di fascinazione e smarrimento al tempo stesso.

Sulla scia di questo successo, “The Brutalist” ha dominato anche per la fotografia di Lol Crawley e per la miglior colonna sonora, firmata da Daniel Blumberg. L’impressione è che Corbet sia riuscito a cucire insieme regia, musiche e immagini con un nitore quasi tattile, lasciandoci addosso la strana sensazione di aver varcato soglie sconosciute.

L’intensa dedica di Mikey Madison

Chi l’avrebbe detto che la corsa per la Miglior Attrice Protagonista avrebbe riservato un colpo di scena tanto potente? Mikey Madison, premiata per “Anora”, ha voluto dedicare il suo discorso a una realtà spesso ignorata, quella delle lavoratrici e dei lavoratori del sesso, riaffermandone i diritti e il valore umano. Tutti in silenzio, lì a pendere dalle sue parole. Alcuni con gli occhi lucidi, altri sorpresi da un messaggio così diretto, eppure innegabilmente sincero.

Fra l’altro, se consideriamo chi c’era in lizza con lei – Demi Moore e Marianne Jean-Baptiste, tanto per citarne due – si capisce la portata di una vittoria che ha ribaltato i pronostici. La cosa che più ci ha colpito è stata la sua umanità palpabile: niente retorica, piuttosto un invito a riflettere sulla dignità e la complessità della vita di coloro che spesso vengono marginalizzati.

Warwick Davis: il tributo di una vita

Hai presente quando il silenzio diventa assordante? Quando senti che tutti, ma proprio tutti, stanno trattenendo il fiato insieme a te? Ecco, è successo esattamente questo quando Warwick Davis è salito sul palco per ricevere il BAFTA Fellowship. E non era solo un premio, non era solo un momento di gloria: era un uomo con il cuore a pezzi che, davanti a centinaia di occhi lucidi, ha parlato della sua perdita, del vuoto lasciato da sua moglie. Ha parlato della fatica di andare avanti. E ha ringraziato i figli, perché sono loro che lo tengono in piedi, che gli hanno dato la forza di continuare, di restare.

Dietro di lui, sullo schermo, scorrevano le parole di George Lucas, di Mark Hamill. Non frasi di circostanza, ma pezzi di vita, testimonianze di chi lo ha visto crescere, lottare, brillare. E poi, all’improvviso, un applauso. Forte, di quelli che ti scuotono il petto, che ti costringono a deglutire per non farti travolgere dalle emozioni. Una standing ovation che non era solo per la sua carriera, ma per il suo coraggio. Per il dolore che si è portato addosso, e che ha avuto la forza di condividere. Anche chi di solito non si lascia coinvolgere, anche chi resta impassibile di fronte a tutto… be’, quella sera, nessuno è rimasto indifferente.

Le tensioni intorno a Karla Sofía Gascón

Bafta non significa solo applausi. Karla Sofía Gascón, nominata come miglior attrice per “Emilia Pérez”, non si è presentata. Questo ha generato chiacchiere, dubbi e sussurri su presunte dichiarazioni controverse. Un alone di curiosità ha aleggiato per tutta la serata, e i presenti si chiedevano come la produzione avrebbe gestito la questione.

Nonostante tutto, “Emilia Pérez” è riuscito a ottenere la vittoria come Miglior Film Non in Lingua Inglese e a far alzare in piedi il pubblico quando Zoe Saldaña, premiata come miglior attrice non protagonista, ha espresso la propria gratitudine. Sul palco con lei anche Selena Gomez, che ha fatto un sentito riconoscimento al regista dell’opera. Ne è emerso un messaggio chiaro: la forza di una pellicola può trascendere, almeno in parte, le controversie individuali.

“Dune: Part Two” e “Wicked” al potere tecnico

Poteri visivi e design sorprendenti hanno trasformato due colossi cinematografici in veri protagonisti delle categorie tecniche. “Dune: Part Two” ha confermato la propria forza grazie a Paul Lambert e colleghi, premiati per i migliori effetti visivi, e al gruppo di Ron Bartlett che si è aggiudicato il riconoscimento per il miglior sonoro. L’universo di Denis Villeneuve, insomma, continua a rapirci e a farci percepire la grandiosità di un mondo futuro che sembra, paradossalmente, così reale.

Nel frattempo, “Wicked” non è rimasto nell’ombra, vincendo il premio per i migliori costumi (realizzati da Paul Tazewell) e quello per la miglior produzione, merito di Nathan Crowley e Lee Sandales. Vedendo i costumi in scena, con quei toni brillanti e quelle finiture spettacolari, è chiaro che la cura per il dettaglio sia stata elevata al rango di arte. Ci siamo detti: Se la forma stessa di uno spettacolo diventa racconto, allora Wicked è uno dei migliori esempi possibili.

Le sorprese più inattese

Sicuramente “Super/Man: The Christopher Reeve Story” è riuscito a stupire parecchi osservatori, aggiudicandosi la categoria Documentario al posto del favorito “No Other Land”. È una vittoria che parla di resilienza, di coraggio, di quella forza interiore che ha permesso a Christopher Reeve di diventare simbolo di speranza, sia dentro che fuori dal grande schermo.

“Wallace & Gromit: Vengeance Most Fowl” ha riscaldato i cuori nella categoria Film Animato: lo stile inconfondibile e l’umorismo sottile di Aardman Studios continuano a colpire nel segno, e i giurati – come del resto molti spettatori – non hanno potuto resistere a un racconto che alterna gag esilaranti a momenti di dolcezza ineffabile.

Kieran Culkin, Jesse Eisenberg e la forza di “A Real Pain”

Non possiamo dimenticare il riconoscimento ottenuto da Kieran Culkin, miglior attore non protagonista per “A Real Pain”. In un film che porta la firma di Jesse Eisenberg (premiato per la miglior sceneggiatura originale), Culkin interpreta un personaggio tormentato, che unisce ironia e malinconia in modo sorprendentemente fluido. Curioso come questo titolo, “A Real Pain”, sia al contempo un viaggio interiore e una riflessione sulle relazioni. Eisenberg ha dimostrato che, oltre a essere un volto iconico davanti alla macchina da presa, sa anche costruire storie che scavano sotto la superficie.

Esordienti da tenere d’occhio: Rich Peppiatt e altre novità

La cerimonia dei BAFTA è anche una piattaforma fondamentale per chi si affaccia ora alla scena cinematografica. Rich Peppiatt, con il suo “Kneecap”, ha conquistato il premio come miglior debutto britannico in scrittura, regia o produzione. Ci ha colpito la sua modestia quando ha ringraziato tutti coloro che l’hanno supportato fin dal primo momento, sottolineando l’importanza di narrare storie locali, talvolta trascurate o vittime di luoghi comuni. Questi nuovi autori ci ricordano che il cinema non smette mai di evolversi e di puntare sulle voci emergenti.

Inoltre, i BAFTA portano sempre in luce cortometraggi di grande intensità. “Wander to Wonder” ha vinto come miglior corto animato britannico, e “Rock, Paper, Scissors” si è aggiudicato la categoria cortometraggio britannico. Sono produzioni di breve durata, ma con un impatto emotivo che non si dimentica facilmente. E, parlando di scoperte, da non trascurare l’EE Rising Star: il premio è andato a David Jonsson, un nome su cui si concentrano già parecchie aspettative.

Il ruggito finale di una notte memorabile

La cerimonia si è conclusa con sorrisi, qualche lacrima, discorsi di ringraziamento e persino abbracci fra persone che, magari, avevano appena incrociato i propri sguardi. È questo il potere che il cinema riesce a sprigionare: crea legami, anche se temporanei, che si traducono in un senso collettivo di appartenenza. “Non restiamo immobili,” sembrava voler dire la voce collettiva di registi, produttori, attori e attrici, unita come a voler ribadire che il futuro della settima arte va costruito con coraggio, diversità e innovazione.

Prima di lasciarvi, riportiamo qui l’elenco dei premi più significativi, senza alcun ordine preciso di apparizione:

  • Miglior Debutto Britannico: Rich Peppiatt (Kneecap)
  • Miglior Film Animato: Wallace & Gromit: Vengeance Most Fowl
  • Miglior Design della Produzione: Nathan Crowley e Lee Sandales (Wicked)
  • Miglior Film: Conclave
  • Miglior Attore Protagonista: Adrien Brody (The Brutalist)
  • Miglior Design dei Costumi: Paul Tazewell (Wicked)
  • Miglior Attore Non Protagonista: Kieran Culkin (A Real Pain)
  • Casting: Sean Baker e Samantha Quan (Anora)
  • Miglior Trucco e Parrucco: Pierre-Olivier Persin et al. (The Substance)
  • Miglior Film Britannico: Conclave
  • Miglior Attrice Non Protagonista: Zoe Saldaña (Emilia Pérez)
  • Cortometraggio Animato Britannico: Wander to Wonder
  • Sceneggiatura Originale: Jesse Eisenberg (A Real Pain)
  • Migliori Effetti Visivi: Paul Lambert et al. (Dune: Part Two)
  • Miglior Regista: Brady Corbet (The Brutalist)
  • Cortometraggio Britannico: Rock, Paper, Scissors
  • Miglior Attrice Protagonista: Mikey Madison (Anora)
  • Montaggio: Nick Emerson (Conclave)
  • Film Non in Lingua Inglese: Emilia Pérez
  • Miglior Colonna Sonora: Daniel Blumberg (The Brutalist)
  • Miglior Documentario: Super/Man: The Christopher Reeve Story
  • Miglior Cinematografia: Lol Crawley (The Brutalist)
  • Sceneggiatura Adattata: Peter Straughan (Conclave)
  • Miglior Suono: Ron Bartlett et al. (Dune: Part Two)
  • EE Rising Star: David Jonsson

In questa carrellata di nomi e titoli, ciò che conta di più è la luce che ognuno di questi artisti – veterani o emergenti – ha saputo portare nella settima arte. Uscendo dalla sala, ci si portava nel cuore una riflessione: le storie hanno il potere di unire, di farci rivivere esperienze di vita, magari anche dolorose, ma con un nuovo sguardo.

Giunti al termine, avete forse ancora negli occhi i flash dei fotografi e il luccichio di quei trofei esibiti con orgoglio. Oppure, vi immaginate i dietro le quinte, con i protagonisti che si scambiano strette di mano e sussurrano complimenti sinceri. Noi, dal nostro canto, abbiamo raccolto impressioni, reazioni, riflessioni di una serata che non è stata solo glamour, ma anche voglia di offrire al mondo qualcosa di vero e tangibile. Questo è il cinema che amiamo: la sua capacità di riflettere tanto le ombre quanto le luci dell’esistenza umana, in un gioco continuo di specchi.

E ora, quale sarà il prossimo passo? Abbiamo visto film che entrano con decisione nella storia dei BAFTA. Chi si prenderà la scena nella prossima edizione? Quali nuovi registi, interpreti o produttori porteranno avanti la fiaccola di questa passione che sembra inesauribile? L’unica certezza è che continueremo a tenere gli occhi ben aperti, con l’adrenalina e la meraviglia di chi non sa mai dove la prossima grande storia potrebbe nascondersi. Un tappeto rosso, una sala gremita, un annuncio dal palco… e di nuovo, si ricomincia a sognare.

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Cultura

‘L’algoritmo dell’uguaglianza’, Ai e diritti nel nuovo saggio di...

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La prefazione del volume è stata redatta dalla senatrice a vita Liliana Segre

'L’algoritmo dell’uguaglianza', Ai e diritti nel nuovo saggio di Ruben Razzante

"L’algoritmo dell’uguaglianza. Intelligenza Artificiale, diritti della persona, crescita delle imprese" è il titolo del nuovo volume curato da Ruben Razzante, studioso e docente di Diritto dell’informazione all’università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, pubblicato da Franco Angeli. Una raccolta di saggi che vuole essere un utile contributo alla questione quanto mai urgente del progresso dell’Intelligenza artificiale come strumento di contrasto alle discriminazioni e volàno di una nuova coesione sociale globale. A ciascuno dei coautori è stato chiesto di svolgere riflessioni attinenti al proprio ambito di impegno professionale, aziendale e istituzionale, seguendo un approccio costruttivo e responsabile all’uso dell’Ai, al fine di mostrare come gli algoritmi possano armonizzarsi con i valori e i diritti fondamentali dell’uomo.

L’Ai sta producendo una sorta di jet lag, di disallineamento tra i tempi dell’innovazione tecnologica e quelli delle azioni umane. Per evitare di perdersi dietro alle lusinghe di cosmi artefatti, rischiando di cadere nella trappola dell’anestesia della ragione, diventa indispensabile aprire lo scrigno virtuale dell’algoritmo e scrutare con cura gli elementi che ne ispirano il funzionamento. Il filo sottile che lega le pagine di questa pubblicazione è proprio la loro riconducibilità ai valori dell’uguaglianza, dell’inclusività, dell’accessibilità, della sostenibilità nel dispiegarsi dell’Intelligenza artificiale. Una sorta di 'operazione verità' sull’Ai, per rinvigorire la democrazia della Rete, allontanando lo spettro del totalitarismo digitale.

La prefazione del volume è stata redatta dalla senatrice a vita Liliana Segre, la quale ha evidenziato l’importanza di un miglior utilizzo dell’AIi per contrastare la diffusione dei discorsi d’odio in Rete e, in generale, di ogni forma di discriminazione. L’obiettivo da lei indicato è “[…]di costruire un futuro digitale e sociale più inclusivo, civile e democratico e così trasformare il web in uno spazio sicuro, di interazione formativa e informativa".

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