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Gamification: l’arma con cui i manager ottengono dipendenti felici e clienti soddisfatti

Probabilmente riuscite a ricordare più di un’occasione in cui vi siete sentiti sconfortati al lavoro, per compiti noiosi che vi è toccato assolvere o per una totale mancanza di stimoli. Forse una di quelle giornate è proprio oggi.

Forse, dunque, non credereste alle vostre orecchie se vi dicessero che esiste un metodo di lavoro che migliora la felicità dei lavoratori – o almeno dell’89% di essi -, che è pur sempre una buonissima percentuale.

Questo metodo esiste e si chiama gamification. Si legge nell’ultimo numero del magazine di Gambling Insider che il 96% dei lavoratori ha ammesso di gradire elementi di gioco inseriti nei propri compiti quotidiani, poiché aiutano l’immersività nello spazio di lavoro.

Se ci pensiamo, siamo da sempre stati abituati a muoverci all’interno delle dimensioni più serie della nostra vita per mezzo del gioco, fin dalla più tenera età. Elementi simili vengono infatti introdotti già nei percorsi dell’istruzione primaria: tramite ricompense assegnate agli scolari più diligenti, piccoli concorsi fra studenti che premiano chi ha composto la poesia più bella, lavori di squadra che stimolano una sana competizione fra alunni.Ricordandocene, capiamo che all’epoca erano tutti espedienti tramite i quali gli insegnanti cercavano di farci piacere lo studio, ma attualizzando il pensiero capiamo che lo stesso approccio può essere trapiantato nel contesto lavorativo. 

Il fine della gamification è d’altronde proprio questo: alleggerire procedimenti noiosi o poco graditi, contestualizzandoli in un ambito ludico che possa far trascorrere più piacevolmente quegli altrimenti interminabili minuti. Questo approccio manageriale è già realtà in alcuni settori, soprattutto quelli che il gioco già lo masticano quotidianamente, come gaming e gambling.

Nonostante possa suonare ridondante, la gamification in questi settori ha portato a risultati di notevole successo, soprattutto nel settore dei casinò online.  Una delle sue applicazioni la troviamo nella dinamica dei bonus di benvenuto, che coinvolgono gli utenti in diverso modo: incentivandoli a sperimentare diverse tipologie di gioco prima ancora di dover versare denaro, oppure stratificando l’offerta su più livelli, innescando così un meccanismo ludico che alleggerisce le comuni procedure che non hanno direttamente a che fare con l’esperienza di gioco vera e propria.

Quello del gambling è un universo altamente competitivo e strategie come quelle che può offrire la gamification aiutano gli operatori a differenziarsi, non solo in termini di offerta di gioco, ma anche su procedure e modalità che possono appunto essere alleggerite e rese più piacevoli, conquistando così l’interesse degli utenti.

Per quanto possa sembrare facile, la realtà è che l’implementazione di una buona gamification richiede molti studi, ed ecco che tornano in primo piano bravura e capacità manageriale. Per impostare una strategia di gamification efficace non si può certo improvvisare: bisogna anzitutto conoscere approfonditamente il pubblico di riferimento a cui ci si deve rivolgere, attraverso una puntuale raccolta dei dati e un’accurata analisi. Solo dopo questi due primi e basilari passaggi si può iniziare a strutturare il piano attraverso il quale introdurre gli elementi di gamification nella propria offerta, che sia di prodotti o di servizi.

E qui le possibilità sono infinite e lo spazio è finalmente lasciato alla fantasia.

Sbircia la Notizia Magazine è una testata giornalistica di informazione online a 360 gradi, sempre a portata di click! Per info, segnalazioni e collaborazioni, contattaci scrivendo a info@sbircialanotizia.it

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Curiosità

Ultime notizie: 1 semplice idea di reddito passivo per...

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Nell’attuale panorama dinamico delle criptovalute, gli investitori esperti sono costantemente alla ricerca di nuove strategie per aumentare i loro guadagni finanziari. Un’opzione rivoluzionaria è il mining cloud di Bitcoin, una strategia che consente ai partecipanti di sfruttare i premi del mining di criptovalute senza dover affrontare le complessità delle sofisticate configurazioni hardware.

Questo manuale svelerà il concetto di cloud mining, approfondendo le sue funzionalità, i suoi vantaggi, la semplice procedura di registrazione e la sua capacità di consentire agli investitori di generare reddito in modo continuo.

In questo articolo esploreremo il concetto di cloud mining, concentrandoci in particolare su KSD Miner. Registrati subito per partecipare gratuitamente al contratto di cloud mining.

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Riguardo il Cloud Mining

Il cloud mining è acclamato per la sua facilità d’uso, che soddisfa sia i trader esperti che i principianti nel settore delle criptovalute. Contrariamente all’approccio pratico richiesto dal mining tradizionale, in cui è necessario investire e gestire le proprie attrezzature, il cloud mining viene condotto tramite centri di elaborazione dati fuori sede. Di seguito sono evidenziati alcuni attributi principali:

Mining remoto: il cloud mining garantisce la possibilità di estrarre Bitcoin da qualsiasi posizione globale, eliminando la necessità di macchinari tangibili.

Risparmio sui costi: rinunciando alla necessità di hardware fisico, gli investimenti iniziali, nonché i costi correnti per la manutenzione e l’elettricità, vengono notevolmente ridotti.

Diversi pacchetti di mining: gli individui possono scegliere tra una gamma di pacchetti di mining che si allineano ai loro obiettivi di investimento, offrendo adattabilità e potenziale di crescita.

Vantaggi del Cloud Mining

Il cloud mining è attraente per gli investitori informati per diversi motivi, tutti fattori che contribuiscono a un percorso di investimento fluido e potenzialmente redditizio:

Guadagni continui: offre l’opportunità di accumulare guadagni Bitcoin passivamente, che continuano ininterrottamente, indipendentemente dalle attività dell’investitore.

Rischio ridotto: i fornitori di servizi di cloud mining in genere gestiscono battute d’arresto tecniche e manutenzione, riducendo così i rischi legati al malfunzionamento delle apparecchiature.

Nessun bisogno di background tecnico: il cloud mining è progettato per essere intuitivo, rendendolo accessibile agli utenti indipendentemente dalle loro capacità tecniche.

L’attività di cloud mining di Bitcoin è un’attività senza intoppi:

Fase 1: Vai alla piattaforma Dirigi il tuo browser alla nostra piattaforma intuitiva, KSD Miner, e avvia la registrazione con un clic.

Fase 2: Registrazione dell’account Fornisci le informazioni richieste per creare il tuo account personale.

Fase 3: Selezione del pacchetto Scegli un pacchetto di cloud mining che si adatti meglio alle tue aspirazioni di investimento e al tuo piano finanziario.

Fase 4: Avvia il mining Con il tuo account attivo, puoi iniziare ad accumulare Bitcoin subito.

Vantaggi incentivi:

Bonus di benvenuto: ricevi un bonus di $ 10,00 subito dopo l’iscrizione per iniziare a guadagnare i tuoi profitti di mining.

Vantaggio referral: aumenta i tuoi profitti di mining presentando amici. Ricevi una ricompensa perpetua del 3% dai loro sforzi di mining.

Pacchetti di cloud mining personalizzati di KSD Miner:

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Investimento: $ 10,00

Rendimento garantito: $ 10,00 più un bonus giornaliero di $ 0,06

Raccogli bonus di accesso giornalieri per aumentare senza problemi le tue ricompense di mining.

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Investimento: $ 100,00

Rendimento garantito: $ 100,00 più un ulteriore $ 0,6

Progettato per coloro che desiderano una potenza di mining più consistente e profitti costanti.

BTC Premier Hash Power

Nome progettoQuantitàGiornoPercentuale interesse giornalieroGuadagni totali
Accesso giornaliero$1010.6%$10.6
Contratto di esperienza$10024%$108
Contratto Classico$50071.30%$539
Contratto Classico$3000201.45%$3870
Contratto Avanzato$5000301.55%$7325

Nella ricerca di rendimenti migliori nel regno delle criptovalute, il cloud mining di Bitcoin si pone come una strategia influente. Offrendo facilità d’uso, vantaggi economici e la possibilità di guadagni continui, il cloud mining ridefinisce le strategie di investimento nell’arena delle valute digitali.

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Per coloro che mirano ad amplificare il loro reddito passivo, il cloud mining rappresenta un’eccellente strada. Se sfruttate in modo efficace, tali strategie ti consentono di espandere il tuo portafoglio di criptovalute in modo “imposta e dimentica”, richiedendo molta meno attenzione rispetto al trading attivo. KSD Miner offre un’opportunità per aumentare il tuo reddito passivo con una semplicità senza pari.

Per approfondire ciò che KSD Miner ha da offrire, visita il sito ufficiale: https://365bitcoinminer.com.

L’app KSD Miner può essere facilmente scaricata cercando “KSD Miner” nel Google App Store (clicca per scaricare) o sull’Apple Store.

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Curiosità

L’app Intesa Sanpaolo e il curioso mistero di “rutto.mp3”:...

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A volte gli imprevisti bussano alla porta nei modi più strani. E stavolta, ci ritroviamo di fronte a una curiosità che ci ha colpiti e un po’ destabilizzati. Abbiamo scoperto – e “scoperto” è proprio la parola giusta – che l’app ufficiale di Intesa Sanpaolo, uno dei nomi più noti della scena bancaria italiana, contiene al suo interno un file audio denominato “rutto.mp3”. Già così, la vicenda suona strana. Eppure, dietro a ciò che potrebbe sembrare una semplice burla (o uno scherzo maldestro), si nascondono diverse questioni che meritano attenzione, soprattutto quando si tratta di un’app utilizzata da migliaia di persone per gestire i propri risparmi.

Potrebbe sembrare l’ennesima storia nata per far sorridere sui social ma non è esattamente così. Qui ci troviamo nel regno della finanza, un ambiente dove tutto dovrebbe essere meticolosamente controllato. Emerge Tools, la società che ha portato a galla questa anomalia, si è occupata di scandagliare la struttura dell’app di Intesa Sanpaolo. Ed è così che è venuto a galla “rutto.mp3”: un file nascosto (o meglio, dimenticato?) che non ha alcuna utilità. Non fa parte di un gioco, non è un Easter egg simpatico: sembra proprio un pezzo superfluo lasciato indietro durante la fase di sviluppo.

Un’app un po’ troppo “pesante” per i nostri dispositivi

Dopo la scoperta del file “rutto.mp3”, Emerge Tools ha voluto andare ancora più a fondo. E sapete cosa è emerso? Che l’app di Intesa Sanpaolo, nel complesso, arriva a sfiorare i 700 MB di spazio occupato sui nostri smartphone. Una cifra, onestamente, impressionante. Pensateci: in un’epoca in cui tutto corre veloce e l’ottimizzazione è la parola d’ordine, ritrovarsi con un’app bancaria così voluminosa può far storcere il naso a molti. Gli esperti hanno sottolineato che oltre il 64% di questo “peso” è dato dai cosiddetti framework dinamici, librerie che permettono il funzionamento dell’app ma che potrebbero essere alleggerite in modo considerevole.

L’analisi ha puntato il dito anche su tanti altri file: duplicati, immagini non ottimizzate e risorse probabilmente dimenticate da chiunque abbia messo mano al codice. Insomma, un accumulo di frammenti che, a prima vista, potrebbero essere ripuliti senza troppi traumi. E la domanda che sorge spontanea è: perché tutto ciò non è già stato fatto? O forse il team di sviluppo si è perso per strada, oppure non ha pensato che i dispositivi degli utenti possano risentirne parecchio. In ogni caso, la situazione non passa di certo inosservata.

“rutto.mp3”: uno scherzo o un segnale di scarsa attenzione?

Ma cos’è esattamente questo famoso file audio dal nome tanto esplicito quanto improbabile? A quanto pare, un contenuto senza alcun valore funzionale, giusto un frammento potenzialmente goliardico. Emerge Tools, però, l’ha messo sotto i riflettori per un motivo ben preciso: se in un’app così importante, destinata a operazioni bancarie di rilievo, si trova qualcosa che non dovrebbe esserci, viene subito da chiedersi se la cura per i dettagli sia adeguata. Certo, “rutto.mp3” in sé non mette a rischio i nostri conti correnti, ma quanto possiamo sentirci sicuri se gli sviluppatori lasciano in giro elementi del genere?

È una riflessione lecita, soprattutto se ci poniamo dal punto di vista di chi, ogni giorno, apre l’app per controllare il saldo, effettuare bonifici o gestire carte di credito. Nessuno si aspetterebbe di imbattersi in file che non hanno alcuna correlazione con le normali funzioni di un prodotto bancario.

Reazioni contrastanti sul web: tra risate e preoccupazioni

Non poteva mancare, ovviamente, il tam-tam mediatico e digitale. In molti, sui social, hanno reagito con ironia. Alcuni hanno scherzato sull’ipotesi che qualche sviluppatore si sia concesso un “momento di svago” dimenticando di ripulire il codice. Altri, più preoccupati, hanno sollevato dubbi sul fatto che un colosso bancario possa mostrare simili disattenzioni. In un settore così delicato, tutto dev’essere sotto controllo, dalla sicurezza informatica fino al dettaglio più microscopico. Qualcuno ha anche ipotizzato che, se si lasciano indizi di scarsa precisione a questo livello, allora ci potrebbe essere altro di cui preoccuparsi.

Possibili rischi per la reputazione e il ruolo della qualità del software

Va detto chiaramente: “rutto.mp3” non espone di per sé l’utente a rischi immediati. Non è un virus, né un malware. Ma la sua presenza diventa un elemento simbolico, un segnale che fa drizzare le antenne a chiunque abbia a che fare con programmi informatici di un certo rilievo. In un clima dove la fiducia del pubblico è merce preziosa, basta pochissimo per intaccare l’immagine di una banca. E sappiamo bene quanto, per un istituto finanziario, mantenere una reputazione solida sia fondamentale.

Intesa Sanpaolo: silenzio e attesa di chiarimenti

Al momento, da parte di Intesa Sanpaolo, non è arrivata alcuna comunicazione ufficiale. Stiamo tenendo d’occhio la situazione, perché è plausibile che la banca si stia muovendo per risolvere la faccenda in modo tempestivo. Del resto, alleggerire un’app da 700 MB, eliminare i file superflui e magari rassicurare noi utenti sull’accuratezza dei prossimi aggiornamenti potrebbe essere un bel segnale di responsabilità. Se si vuole rimediare, si può fare. E in modo anche relativamente rapido. C’è da sperare che questa lezione serva a evitare ulteriori scivoloni e anzi, a rilanciare un processo di miglioramento.

Uno spunto per l’intero settore bancario e digitale

D’altronde, il caso “rutto.mp3” va ben oltre la singola vicenda di Intesa Sanpaolo. Porta alla luce un tema più ampio: l’importanza di curare ogni millimetro di software. Troppo spesso, nelle fasi di sviluppo, si lascia indietro qualcosa di inutile e si trascura l’ottimizzazione. Ma in un’epoca in cui le app bancarie sono il principale mezzo attraverso cui effettuiamo operazioni finanziarie, non si può permettere che anche un dettaglio trascurabile sfugga. Emerge Tools, dal canto suo, ha fatto un lavoro che ci spinge tutti a riflettere. Non è questione di trovare il colpevole ma di capire come assicurarsi che tutto funzioni in modo impeccabile.

Ciò che conta, in definitiva, è che il sistema bancario si mostri consapevole e reattivo. Da parte nostra, continueremo a seguire la storia, perché è interessante vedere come un episodio insolito possa trasformarsi in un richiamo per l’intera industria della finanza. Se “rutto.mp3” riuscirà a stimolare un miglioramento, allora forse, per quanto possa apparire strano dirlo, la sua breve e assurda esistenza avrà avuto uno scopo. Staremo a vedere se Intesa Sanpaolo saprà cogliere l’occasione per dimostrare che la fiducia dei cittadini è davvero una priorità. Nel frattempo, la curiosità resta: chi avrà mai pensato di inserire quel file? E soprattutto, quante altre “sorprese” simili si nascondono nel mondo delle app che usiamo ogni giorno? Domande aperte, che speriamo non restino troppo a lungo senza risposta.

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Attualità

Omicidio in Spagna risolto grazie a Google Maps: il caso...

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Poche volte, nella cronaca recente, ci è capitato di imbatterci in una vicenda tanto assurda e, allo stesso tempo, tristemente reale. Ci riferiamo a un omicidio che ha lasciato un intero Paese, e forse il mondo intero, a bocca aperta. E non stiamo esagerando: c’è di mezzo un uso davvero inatteso della tecnologia, perché tutto è venuto alla luce grazie a Google Street View. Già, proprio quel servizio di mappe online che molti di noi utilizzano ogni giorno per cercare una via o dare un’occhiata a un quartiere prima di andarci. Invece, stavolta, ha fatto da testimone involontario a una tragedia.

Siamo in Spagna, più precisamente nella provincia di Soria, dove una tranquilla località chiamata Tajueco è balzata tristemente agli onori della cronaca. Una storia di sentimenti traditi, illusioni e violenza, che risale al novembre 2023, quando un uomo di origine cubana, 33 anni appena, si volatilizza nel nulla. L’obiettivo del suo viaggio era apparentemente la speranza di riappacificarsi con la moglie. Eppure, da quel momento, di lui non si sa più nulla. È proprio uno dei suoi parenti a lanciare l’allarme: i messaggi che arrivavano sul cellulare sollevavano troppi dubbi, sembravano fuori luogo, non rispecchiavano il solito modo di esprimersi di quest’uomo. Si respirava un’aria sospetta, come se qualcuno cercasse di costruire una versione di comodo sul motivo della sua scomparsa.

L’antefatto: perplessità e silenzi

Il caso fa presto a rimbalzare tra le forze dell’ordine. Una persona sparita in modo così brusco mette in allarme chiunque, specialmente quando il motivo ufficiale del suo viaggio risulta ancora più enigmatico. Ci siamo chiesti tutti: come può un uomo che vuole ricucire un legame così importante sparire così, senza salutare, senza lasciare traccia, se non qualche messaggio ambiguo? Di solito, in queste situazioni, si punta tutto sulle testimonianze, sulle videocamere dei negozi e si interroga chiunque possa averlo visto per l’ultima volta. Ma qui, la vera svolta è arrivata da un luogo inaspettato, ossia l’obiettivo di Google Street View.

Sospetti e svolta tecnologica

A un certo punto, gli inquirenti si sono imbattuti in qualcosa di inquietante: sul servizio di mappatura fornito da Google, un’istantanea ritraeva un uomo che, con una calma surreale, caricava un grosso sacco bianco all’interno del bagagliaio della sua auto. L’immagine è piuttosto sfocata, come spesso capita su Street View, ma i contorni di quel sacco e il contesto generale hanno fatto scattare un campanello d’allarme. La gente del posto lo ha riconosciuto: si trattava di un barista residente proprio a Tajueco, lo stesso luogo dove il nostro trentatreenne era stato visto per l’ultima volta.

E qui, si apre lo scenario più cupo: emerge che questo barista intratteneva una relazione con la moglie della vittima. Un dettaglio sconvolgente, che ha condotto gli investigatori a mettere sotto la lente di ingrandimento tutti i movimenti di costui. Da quell’immagine catturata quasi per caso, la polizia ha cercato ulteriori conferme, scandagliando telefonate, messaggi e tracce digitali. Passo dopo passo, si è delineato un quadro terribile, in cui non sembra esserci spazio per ipotesi alternative.

Google Street View: alleato imprevisto

Non si tratta solo di foto che immortalano una strada o un edificio. In questo caso, Google Street View è diventato una sorta di testimone scomodo e implacabile. L’indizio fornito da quell’immagine ha gettato una luce sinistra sui sospetti, spingendo le autorità a fare accertamenti più mirati. Intercettazioni, controlli incrociati e infine l’arresto. Le manette si sono strette non soltanto intorno ai polsi del barista ma anche intorno a quelli della moglie dell’uomo scomparso, a cui sono stati contestati reati gravissimi.

Ritrovamento macabro

Arriviamo così al 13 dicembre 2024, una data difficile da dimenticare per la gente di questa zona. Nel cimitero di Andaluz, una località vicina a Tajueco, viene ritrovato il corpo smembrato della vittima. Il suo destino, purtroppo, si era compiuto settimane prima. Gli stessi sospettati hanno permesso il ritrovamento, indicando con precisione dove fossero nascosti i resti. Una scoperta che ha scosso profondamente l’intera comunità, finora abituata a una vita semplice e lontana dai riflettori.

Conseguenze e riflessioni su privacy e tecnologia

Non possiamo ignorare il lato etico della faccenda: per anni, abbiamo discusso sulla privacy, sui confini del lecito, sulla possibilità che un colosso tecnologico possa avere immagini di tutti noi. Adesso, ci ritroviamo a constatare che questi scatti, talvolta considerati una sorta di curiosità digitale, possono trasformarsi in prove fondamentali in un’indagine di omicidio. Il che fa sorgere una domanda: fino a che punto siamo pronti a sacrificare la nostra riservatezza per garantire la giustizia? Ogni volta che un caso come questo emerge, ci rendiamo conto di quanto sia sottile la linea che separa la sicurezza collettiva dal diritto individuale alla privacy.

Un precedente storico

Nel panorama investigativo, l’uso di Google Maps per risolvere un delitto rappresenta una novità destinata a far discutere a lungo. La piccola Tajueco verrà probabilmente ricordata come la località dove uno strumento comunissimo è diventato l’occhio che ha svelato un segreto criminale. Forse, in futuro, assisteremo a nuove modalità di indagine sempre più legate alla tecnologia di tutti i giorni. Resta però un brivido, una strana sensazione, pensando che un banale click sulle mappe online possa, di punto in bianco, rivelare i peggiori abissi della crudeltà umana.

Concludendo, ci troviamo di fronte a un episodio che racchiude dramma, tecnologia e domande scomode su ciò che siamo disposti a cedere pur di assicurare i colpevoli alla giustizia. Resta vivo un monito: non sappiamo mai chi ci sta osservando, anche quando cerchiamo di occultare ciò che non vorremmo fosse mai scoperto. E in questa circostanza, a fare chiarezza è stata proprio la prospettiva digitale, fredda e onnipresente, di Google Street View. Un fatto che, probabilmente, cambierà il nostro modo di guardare quel piccolo omino giallo sulla mappa. E forse, in fondo, cambierà anche il modo in cui riflettiamo sul delicato equilibrio fra controllo, privacy e verità.

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