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Parcheggio Carlo III, il Comune di Caserta riprende possesso dell’area

Il Comune di Caserta impone il recupero del parcheggio di piazza Carlo di Borbone, sito all’ingresso principale della Reggia di Caserta, entro 15 giorni.

L’amministrazione comunale di Caserta ha firmato un’ordinanza di sgombero che intima al Consorzio Cogein, rappresentato legalmente da Mario Granata, di liberare il parcheggio interrato sotto piazza Carlo di Borbone (ex piazza Carlo III) entro 15 giorni. L’obiettivo è permettere al Comune di utilizzare l’area per le proprie finalità pubbliche.

Origine della questione

La vicenda ha inizio nel 1990, quando l’Agenzia del Demanio, proprietaria della piazza, rinnova la concessione del suolo e del sottosuolo dell’area per sei anni. La Giunta Comunale incarica l’Ati, costituita tra Italgenco e Consorzio Generale Infrastrutture (Co.Ge.In), di redigere uno studio di fattibilità per un piano parcheggi. Nel 1991, viene stipulata una convenzione che affida la progettazione, la costruzione e la gestione del parcheggio a queste aziende.

Problemi nella gestione e annullamento della concessione

Tuttavia, gli atti aggiuntivi per il diritto di superficie sulle aree previsti dalla convenzione non vengono mai sottoscritti. Ciò porta a una gestione “sine titulo” del parcheggio, priva di un valido diritto di superficie sul bene pubblico e di una concessione legittima. Nel 2012, l’Agenzia del Demanio chiede la restituzione dell’area e il Comune annulla la concessione, con conseguente decadimento della convenzione con l’Ati, di cui Cogein è ormai capogruppo.

Ricorsi respinti dalla giustizia

Cogein si rivolge ai tribunali, ma il Tar, il Consiglio di Stato e infine le Sezioni Unite della Corte di Cassazione respingono le richieste, confermando la legittimità dell’annullamento della concessione. I giudici evidenziano come la concessione abbia generato effetti duraturi e pregiudizievoli. Anche il collegio arbitrale dichiara l’improcedibilità delle domande per “nullità della clausola compromissoria” nell’ottobre 2022.

Il Comune diventa proprietario del parcheggio

Nel corso del contenzioso, avviato nel 2014, il Comune ottiene dall’Agenzia del Demanio la piena proprietà del parcheggio interrato. Ciò spinge l’amministrazione comunale a voler rientrare in possesso dell’area, con l’intenzione di valorizzarla pur mantenendone l’uso pubblico.

L’ordinanza di sgombero e le conseguenze per la Reggia

Nonostante la diffida inviata un anno fa, il Consorzio Cogein continua a occupare e gestire il parcheggio in maniera illegittima. Pertanto, il Comune di Caserta ha deciso di emettere un’ordinanza di sgombero, imponendo la liberazione dell’area entro 15 giorni. Se il termine non dovesse essere rispettato, l’amministrazione comunale procederà all’esecuzione forzata con l’ausilio della forza pubblica.

Reggia di Caserta e il bisogno di parcheggi

La decisione del Comune giunge in un momento cruciale per Caserta, che necessita disperatamente di aree di sosta a causa del crescente interesse turistico verso la Reggia, meta di migliaia di visitatori al giorno. La zona circostante il principale monumento cittadino risulta carente di parcheggi, con l’area ex Caserma Pollio in attesa di assegnazione tramite gara d’appalto e il parcheggio interrato che potrebbe essere temporaneamente chiuso in attesa delle decisioni del Comune. Il recupero dell’area del parcheggio Carlo III mira a risolvere questo problema e a garantire una migliore fruizione del patrimonio culturale di Caserta.

Animato da un’indomabile passione per il giornalismo, Junior ha trasceso il semplice ruolo di giornalista per intraprendere l’avventura di fondare la sua propria testata, Sbircia la Notizia Magazine, nel 2020. Oltre ad essere l’editore, riveste anche il ruolo cruciale di direttore responsabile, incarnando una visione editoriale innovativa e guidando una squadra di talenti verso il vertice del giornalismo. La sua capacità di indirizzare il dibattito pubblico e di influenzare l’opinione è un testamento alla sua leadership e al suo acume nel campo dei media.

Cronaca

Superenalotto, numeri combinazione vincente oggi 21 novembre

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Nessun ‘6’, jackpot sale a 34,7 milioni

Schedina Superenalotto

Nessun ‘6’ al concorso di oggi 21 novembre del Superenalotto. Alla prossima estrazione il jackpot a disposizione del ‘6’ sarà di 34,7 milioni di euro.

Quanto costa una schedina

La schedina minima nel concorso del SuperEnalotto prevede 1 colonna (1 combinazione di 6 numeri). La giocata massima invece comprende 27.132 colonne ed è attuabile con i sistemi a caratura, in cui sono disponibili singole quote per 5 euro, con la partecipazione di un numero elevato di giocatori che hanno diritto a una quota dell'eventuale vincita. In ciascuna schedina, ogni combinazione costa 1 euro. L'opzione per aggiungere il numero Superstar costa 0,50 centesimi.

La giocata minima della schedina è 1 colonna che con Superstar costa quindi 1,5 euro. Se si giocano più colonne basta moltiplicare il numero delle colonne per 1,5 per sapere quanto costa complessivamente la giocata.

Quali sono i punteggi vincenti

Al SuperEnalotto si vince con punteggi da 2 a 6, passando anche per il 5+. L'entità dei premi è legata anche al jackpot complessivo. In linea di massima:

- con 2 numeri indovinati, si vincono orientativamente 5 euro;

- con 3 numeri indovinati, si vincono orientativamente 25 euro;

- con 4 numeri indovinati, si vincono orientativamente 300 euro;

- con 5 numeri indovinati, si vincono orientativamente 32mila euro;

- con 5 numeri indovinati + 1 si vincono orientativamente 620mila euro.

Come verificare le vincite

E' possibile verificare eventuali vincite attraverso l'App del SuperEnalotto. Per controllare eventuali schedine giocate in passato e non verificate, è disponibile on line un archivio con i numeri e i premi delle ultime 30 estrazioni.

La combinazione vincente

Questa la combinazione vincente: 4-7-20-24-41-67. Numero Jolly: 85. Superstar: 35.

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Cronaca

Giornata contro la violenza sulle donne, illuminati di...

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Giornata contro la violenza sulle donne, illuminati di rosso scali sui laghi Maggiore, Garda e Como

In occasione della Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne Navigazione Laghi sarà in prima linea per testimoniare il proprio sostegno al contrasto della violenza di genere e lo farà allestendo imbarcazioni e illuminando sedi di esercizio sui laghi Maggiore, di Garda e di Como.

“Trasportiamo oltre 12 milioni di passeggeri lungo le sponde dei tre grandi laghi d’Italia ed anche quest’anno abbiamo deciso di lanciare un segnale importante volto a sensibilizzare pendolari, turisti e personale aziendale sul tema del contrasto alla violenza di genere – afferma il Gestore Governativo della Navigazione Laghi, Pietro Marrapodi – siamo consapevoli che l’impegno contro ogni forma di violenza a carico delle donne non può e non deve esaurirsi celebrando solo la ricorrenza. Ed è per questo che di concerto con il Policlinico di Milano abbiamo già avviato progetti formativi mirati a informare e sensibilizzare prima di tutto le nostre e i nostri dipendenti. A partire dalla giornata del 24 novembre nella sede centrale di Milano verrà esposto un drappo rosso in ricordo di tutte le donne che per mani violente hanno perso la vita".

"Inoltre, abbiamo previsto - prosegue - l’illuminazione color rosso di alcuni scali, biglietterie ed edifici dell’Ente, insieme alla diffusione di un messaggio importante 'Qui non c’è posto per la violenza' che passeggeri e turisti del servizio pubblico di linea troveranno su alcune sedute a bordo dei battelli. E non per ultimo abbiamo ritenuto utile sensibilizzare e diffondere tra i nostri passeggeri il numero anti violenza e stalking 1522 attraverso l’affissione in luoghi strategici del volantino istituzionale predisposto dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri – Dipartimento per le Pari Opportunità, affinché ciascuna donna da noi trasportata possa conoscere la modalità per chiedere aiuto e sostegno".

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Cronaca

Vaticano, serve riforma pensioni. Il Papa: “Decisioni...

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Il Pontefice: "L'attuale gestione genera un importante disavanzo". Allarme tra i dipendenti laici

San Pietro

Serve una riforma delle pensioni in Vaticano? Il Papa, con una nuova lettera al Collegio Cardinalizio e ai Prefetti e Responsabili delle Istituzioni Curiali, degli Uffici della Curia Romana e delle Istituzioni collegate con la Santa Sede, chiede ulteriori sacrifici. Al centro delle preoccupazioni, la gestione del Fondo Pensioni. E scatta l'allarme tra i dipendenti laici.

La lettera del Papa

"Sono stati realizzati differenti studi dai quali si è derivato che l'attuale gestione pensionistica, tenuto conto del patrimonio disponibile, genera un importante disavanzo. Purtroppo, il dato che ora emerge, a conclusione delle ultime approfondite analisi svolte da esperti indipendenti, indica un grave squilibrio prospettico del Fondo, la cui dimensione tende ad ampliarsi nel tempo in assenza di interventi: in termini concreti, - dice il Pontefice - ciò significa che l'attuale sistema non è in grado di garantire nel medio termine l'assolvimento dell'obbligo pensionistico per le generazioni future".

"Siamo ora tutti pienamente consapevoli che occorrono provvedimenti strutturali urgenti, non più rinviabili, per conseguire la sostenibilità del Fondo Pensioni, nel contesto più generale delle limitate risorse disponibili dell'intera organizzazione, e un'appropriata copertura previdenziale per i dipendenti presenti e futuri, in una prospettiva di giustizia ed equità tra le diverse generazioni. Si tratta di assumere decisioni non facili che richiederanno una particolare sensibilità, generosità e disponibilità al sacrificio da parte di tutti", chiede il Papa comunicando la decisione di nominare il card. Kevin Card. Farrell, Amministratore Unico per il Fondo Pensioni, "ritenendo che questa scelta rappresenti, in questo momento, un passo essenziale per rispondere alle sfide che il nostro sistema previdenziale deve affrontare in futuro".

"Pur avendo apprezzato il contributo fornito con ponderazione da coloro che in questi anni si sono occupati di questa delicata materia, ritengo ora che sia indispensabile percorrere questa nuova fase, fondamentale per la stabilità e il benessere della nostra comunità, con prontezza e unità di visione affinché gli interventi dovuti siano con sollecitudine realizzati. A tutti voi - scrive il Pontefice - chiedo una particolare collaborazione nell'agevolare questo nuovo e ineludibile percorso di cambiamento. Confidando nel supporto e nel sostegno di tutti, vi chiedo di accompagnare questo momento con le vostre preghiere".

Nella lettera, Francesco ricorda la necessità di "affrontare problematiche serie e complesse che rischiano di aggravarsi se non trattate tempestivamente. Mi riferisco alla gestione del nostro Fondo Pensioni, già considerato tra i temi centrali della riforma economica, costituendo un argomento al centro della 'preoccupazione' dei Pontefici che si sono succeduti sin dalla sua istituzione".

La reazione dei dipendenti

L'Associazione che raggruppa i dipendenti laici del Vaticano dà voce alle preoccupazioni per l'annunciata riforma sulle pensioni: "Avevamo sentore che prima o poi si sarebbe intervenuti sulle pensioni, e oggi abbiamo avuto la conferma che sono in arrivo 'provvedimenti strutturali urgenti'. E' evidente che c'è qualcuno che ha proposto al Papa un intervento di questo tipo, visto che il Pontefice non può certo conoscere di suo i dettagli dei conti del Fondo Pensioni".

L'Adlv chiede che ci sia trasparenza: "A chi ha suggerito questa manovra, diciamo che nemmeno noi abbiamo conoscenza del bilancio del Fondo. I dati non sono pubblici. Eppure quando si contribuisce a una gestione finanziaria o pensionistica, visto che paghiamo con i nostri contributi, i conti dovrebbero essere consultabili da tutti. In Vaticano invece questi aspetti sono a beneficio di pochi, mentre bisognerebbe capire come vengono amministrate le trattenute in busta paga a carico dei dipendenti. Le pensioni sono a garanzia anche e soprattutto delle future generazioni, in un discorso di equità e giustizia, che hanno diritto a un futuro degno grazie a un assegno pensionistico adeguato. Chi certifica un eventuale passivo? La stragrande maggioranza dei dipendenti vaticani ha già tirato la cinghia. Il taglio di un biennio per tanti avrà un effetto pesante: anche 20 mila euro a fine carriera. I salari non sono stati indicizzati al costo della vita, mentre l'aumento degli affitti degli immobili vaticani è stato rapportato all'inflazione".

Nel frattempo, fa notare l'Adlv "in Vaticano sono fiorite consulenze e sono state date promozioni senza una forma di concorso pubblico.Se si vuole ora intervenire sulle pensioni, allora quali risultati ha avuto la riforma finanziaria avviata quattro anni fa? Quali risultati sono stati portati dal personale ad hoc assunto, spesso con stipendi di riguardo? La Segreteria per l'Economia ha pensato ad una riforma strutturale che incrementi gli introiti per la Santa Sede o a tagli che non riguardino solo il personale, i cui stipendi sono ridotti ai minimi termini? Ha tenuto conto dell'attenzione particolare che il Papa pone sempre sulle famiglie e sulle loro necessità? I dipendenti, esausti di tagli e soprattutto di mancate risposte alla loro lecita richiesta di essere ascoltati, anche tramite l'Adlv, ritengono di aver già contribuito, al massimo delle loro possibilità, al ripianamento del deficit e rimangono in attesa vigile di eventuali future disposizioni. Ci auguriamo che l'Adlv sia ricevuta presto per parlare di tutte queste questioni".

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