Punte per trapano, chiavi, vetro e accendini nello stomaco: uomo operato d’urgenza a Latina
In ospedale con sintomi di anemia ma la lastra ha svelato l'incredibile
Si è presentato in ospedale con i sintomi di un'anemia, è stato sottoposto a una lastra e da qui la scoperta sconcertante. L'uomo aveva un vero e proprio reparto di ferramenta nello stomaco: batterie, mollette da bucato, spille touch, punte per trapano, chiavi, brugole, accendini, pezzi di vetro e di ceramica, penne, monete, dadi, una candela dell'auto, bulloni, cucchiaini e persino una forchetta. Subito l'intervento chirurgico di urgenza. E' accaduto a Latina dove il paziente, un uomo di mezza età, è stato operato con successo da Giuseppe Cavallaro, responsabile dell'Unità operativa di chirurgia generale a gestione universitaria attiva presso l’Istituto chirurgico ortopedico (Icot). Un possibile caso di picacismo, disturbo alimentare che porta a mangiare oggetti non commestibili.
"Sono stato chiamato per una consulenza riguardo a questo pazienti, che presentava diversi corpi estranei nello stomaco - racconta Cavallaro all'Adnkronos Salute - che ho provveduto immediatamente a rimuovere con intervento chirurgico, che fortunatamente è riuscito bene e il paziente è salvo".
Cronaca
Farmaceutica, Giancarlo Benelli è il nuovo Head of Europe...
Il presidente e Ceo Oyler: "La sua leadership e la sua visione sono in linea col nostro impegno di espandere una presenza globale"
Giancarlo Benelli è stato nominato Senior Vice President e Head of Europe di BeiGene Ltd, azienda oncologica globale che intende cambiare il suo nome in BeOne Medicines Ltd. Effettiva dal 1 gennaio, la nomina – si legge in una nota - rafforzerà l’impegno dell'azienda a portare farmaci di grande impatto a un maggior numero di pazienti in tutta Europa. “Siamo lieti di dare a Giancarlo il nostro benvenuto in BeiGene e nel nostro percorso di trasformazione che consoliderà il nostro posizionamento globale di innovazione in oncologia - afferma John V. Oyler, Co-fondatore, presidente e Ceo di BeiGene - Giancarlo porta con sé una vasta esperienza e un curriculum comprovato nell’industria farmaceutica che saranno fondamentali per continuare a far crescere la nostra presenza in Europa guidata dal nostro ufficio di Basilea, in Svizzera. La sua leadership e la sua visione si adattano perfettamente a BeiGene, in linea con il nostro impegno di espandere la nostra presenza globale e migliorare le nostre capacità in questo settore. Siamo impazienti di osservare l’impatto positivo che la sua esperienza porterà al nostro team e al nostro lavoro”.
Benelli è un dirigente a livello mondiale con più di 20 anni di esperienza nell’industria farmaceutica in aziende come Novartis e AstraZeneca. Più recentemente è stato Vice President e Head Radioligand Therapy International Markets di Novartis. “Sono onorato e orgoglioso di unirmi a BeiGene in questa fase fondamentale della crescita dell’azienda - commenta Benelli - L'impegno di BeiGene nella scoperta e nello sviluppo di trattamenti innovativi che siano al tempo stesso accessibili è perfettamente in linea con i miei valori personali e professionali. Sono impaziente di entrare in contatto con più di 800 colleghi in tutta Europa per contribuire all’ambizione comune di trasformare la vita dei pazienti oncologici. Insieme, cercheremo di espandere la nostra presenza e il nostro impatto in Europa, portando speranza e guarigione a coloro che ne hanno grande necessità”.
Prima di diventare Head Radioligand Therapy International Markets a Novartis, Benelli ha ricoperto il ruolo di General Manager di Advanced Accelerators Applications, con responsabilità nella ristrutturazione dell’organizzazione della produzione, di R&D, e del settore commerciale di Saint Genis Poully in seguito all’acquisizione da parte di Novartis, garantendo la continuità aziendale e lanciando con successo 177lutezio oxodotreotide sia in Francia che in Italia nelle sfide successive alla fusione. Benelli ha conseguito un dottorato in medicina e un diploma post-laurea in chirurgia toracica, entrambi all’Università di Genova, e un diploma in economia sanitaria all’Università di York (Regno Unito).
Cronaca
Caso Ramy, Ilaria Cucchi a comandante Carabinieri:...
La lettera della sorella di Stefano dopo la diffusione delle immagini dell’incidente che ha portato alla morte, lo scorso 24 novembre nel quartiere Corvetto di Milano, del 19enne egiziano
"C’è chi non merita di indossare la divisa". Così Ilaria Cucchi in un alettera inviata al comandante generale dell’Arma dei Carabinieri, Salvatore Luongo, dopo la diffusione delle immagini dell’incidente che ha portato alla morte, lo scorso 24 novembre nel quartiere Corvetto di Milano, di Ramy Elgam.
“Carissimo Generale Salvatore Luongo, Le scrivo come privata cittadina - si legge - voglio subito metterlo in chiaro affinché non vi siano dubbi di sorta. Sono Ilaria Cucchi, sorella di Stefano, ucciso da un violentissimo pestaggio la notte tra il 15 e 16 ottobre del 2009 dopo il suo arresto. I responsabili sono stati condannati con sentenza definitiva a 12 anni di reclusione. Lei sa perfettamente di cosa sto parlando perché si è occupato delle indagini sui depistaggi che fin da subito vennero architettati ed attuati dalla oramai tristemente nota ‘scala gerarchica’. Lo sa perché lei stesso si occupò di una parte delle indagini e venne sentito come testimone in udienza rendendo peraltro una tormentata deposizione”.
“Caro Generale, come dice sempre l’avvocato Fabio Anselmo, ‘la Giustizia è degli uomini’ e gli uomini cambiano. È così che, dopo che tutti gli alti ufficiali accusati di essere responsabili di falsi e depistaggi sistematici sono stati condannati dal Tribunale di Roma, oggi si parla di prescrizione di tutti i reati ed, addirittura, la Procura Generale, discostandosi per la prima volta dai pm, chiede l’assoluzione di alcuni. Ma non le scrivo per questo - prosegue Cucchi - Le scrivo perché mi ostino ad avere fiducia nell’Arma dei Carabinieri ed in Lei. Le scrivo per la morte di un giovanissimo ragazzo di soli 19 anni avvenuta nel quartiere Crovetto il 24 novembre scorso a Milano. Si chiamava Ramy El Gami”.
“Oggi ho visto le terribili immagini trasmesse dal tg che documentano gli ultimi istanti della folle corsa dello scooter da lui condotto verso la morte. Di fronte ad esse io non posso e non voglio trarre sentenza perché ritengo che questo sia compito della Magistratura e certo non mio. Lo lascio fare ad altri che, pur essendo Ministri della Repubblica, cedono alle lusinghe di una facile ed ‘ignorante’ propaganda - scrive la senatrice di Avs - Io Le chiedo scusa se mi permetto, ma, come cittadina, Le chiedo la sospensione e conseguente destituzione dei carabinieri che hanno messo negli atti ufficiali una ricostruzione dell’accaduto che mi pare proprio incompatibile con quanto documentato dalle immagini”.
“Sono ben lontana, mi creda, dall’invocare la condanna dell’autista della gazzella coinvolta direttamente nell’incidente. Ritengo tuttavia, che, fin da ora, chi ha ricostruito i fatti in modo così diverso dalla realtà e chi avrebbe ordinato ad un testimone di cancellare il filmato dell’incidente girato col suo cellulare, non meriti più di indossare la vostra onoratissima divisa. Mi piacerebbe incontrarla per raccontarle di persona quanto fanno male quei comportamenti alla credibilità dell’Istituzione che Lei oggi rappresenta - sottolinea Cucchi - Vorrei farle capire quanto hanno reso difficile la vita della mia famiglia che ne è rimasta irrimediabilmente logorata. Vorrei farla parlare con i medici che hanno curato mia madre fino alla sua morte prematura avvenuta non prima di aver ottenuto giustizia. Vorrei farla parlare con i medici che hanno in cura mio padre ma forse sarebbe sufficiente che lo incontrasse”.
“14 anni di processi (ora 16). Oltre 160 udienze. 5 anni con imputati ingiustamente accusati: gli agenti della Polizia Penitenziaria. Vorrei tanto incontrarla per raccontarle quanto male facciano alle persone ed all’Arma quelle ricostruzioni addomesticate, quelle verità nascoste, quei depistaggi. Peggio dei fatti dai quali ci si vuole difendere in modo così terribilmente sbagliato - scrive ancora Ilaria Cucchi- Sono una solo una normale cittadina ferita che ha un disperato bisogno di poter continuare a credere in quella divisa che per me è sacra. Qualcuno che ha perso il senso della realtà mi considera un’eroina. Ma eroi sono tutti i carabinieri, suoi sottoposti, che ogni giorno si sacrificano per la collettività. Li tuteli, per favore. Faccia in modo che tutti noi li possiamo portare nel cuore, sempre, senza ombre - conclude la senatrice di Avs - Lo faccia, la prego”.
Cronaca
Cecchettin-Valditara, firma protocollo intesa contro...
L'impegno tra la Fondazione voluta da Gino Cecchettin e il ministero dell'Istruzione e del merito per azioni concrete di prevenzione della violenza di genere
Un protocollo d'intesa per prevenire e combattere con azioni concrete la violenza sulle donne. È quello che verrà firmato oggi, mercoledì 8 gennaio, tra Gino Cecchettin, padre di Giulia, e il ministro dell'Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara.
Cecchettin e Valditara si erano già incontrati lo scorso 4 dicembre al ministero di viale Trastevere, all'indomani della condanna all'ergastolo di Filippo Turetta per il femminicidio di Giulia. In quell'occasione avevano espresso l'"obiettivo comune" di agire contro la violenza di genere. "Ci interessa lavorare concretamente, seriamente, il tema è troppo importante perché possa essere oggetto di strumentalizzazione di qualsiasi genere", aveva detto il ministro Valditara.
L'educazione al rispetto a scuola
"Vogliamo lavorare insieme, abbiamo stilato anche una serie di possibili interventi: innanzitutto un protocollo fra la Fondazione Giulia Cecchettin e il ministero - affermò il ministro - per individuare delle azioni comuni che passino fra l'altro anche dalla formazione dei docenti all'interno del percorso di educazione civica, che prevede per la prima volta l'educazione al rispetto nei confronti delle donne, la raccolta di buone pratiche perché possano essere di ausilio anche all'interno delle scuole, l'utilizzo del peer tutoring e quindi delle testimonianze dei giovani in cui loro sono protagonisti, incontri con i giovani, il monitoraggio dei risultati raggiunti, perché è importante anche capire come questo percorso potrà essere migliorato nel suo divenire. Riteniamo - aveva sottolineato Valditara - che sia importante affermare la cultura del rispetto che è fondamentale ed è alla base di qualsiasi lotta contro ogni violenza e in particolare contro la violenza sulle donne e affermare il valore del no, e qui le famiglie devono darci una mano, occorre un grande cambiamento culturale. Perché giovani non abituati al no rischiano di essere giovani che poi non sanno rispettare l'altro".
Cecchettin: "Agenda da portare avanti insieme"
Nella stessa occasione Gino Cecchettin aveva confermato l'intenzione di lavorare con il ministero a "obiettivi comuni". "Ci siamo trovati per parlare di un problema sociale esistente: dai femminicidi, alla violenza sulle donne al rispetto reciproco tra i sessi. Lavoreremo su questo, abbiamo stilato un protocollo, un'agenda da portare avanti assieme alla fondazione Giulia e al ministero e inizieremo a lavorare su questi punti per portarli tra i giovani e nelle scuole. Ringrazio ancora il ministro per questa opportunità".