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Caso Cospito, opposizioni chiedono testa di Delmastro: Meloni lo blinda

Il sottosegretario alla Giustizia sarà processato per rivelazioni del segreto d'ufficio in relazione al caso dell'anarchico. La premier difende il fedelissimo e chiede ai suoi di fare quadrato

Andrea Delmastro - Fotogramma

L'opposizione reclama le sue dimissioni, ma Giorgia Meloni lo blinda. Il sottosegretario alla Giustizia, Andrea Delmastro, sarà processato per rivelazioni del segreto d'ufficio in relazione al caso dell'anarchico Alfredo Cospito: la decisione è stata presa dal gup di Roma, Maddalena Cipriani dopo due ore di udienza, a conferma della scelta fatta a luglio dal gip Emanuela Attura. La notizia del rinvio fa suonare il campanello d'allarme a Palazzo Chigi, anche perché subito Pd, M5S e Avs alla Camera chiedono la 'testa' dell'esponente di governo in Via Arenula. Meloni, però, non ci sta, difende il suo fedelissimo e invita i suoi parlamentari a far quadrato attorno a lui.

FdI fa quadrato, le reazioni a Via della Scrofa

Dalle parti di Via della Scrofa ci tengono a sottolineare che l'operato della magistratura va rispettato ma lasciano chiaramente intendere che c'è qualcosa che non va se Delmastro viene rinviato a giudizio dopo la richiesta di non luogo a procedere da parte della Procura di Roma. Se il procuratore aggiunto Ielo chiede il proscioglimento e poi Delmastro viene processato, vuol dire che ci sono due linee diverse, fatevi una domanda e datevi una risposta, dice a mezza bocca un big meloniano in Transatlantico, a Montecitorio, alzando le braccia.

"Credo sia inconsueto il rinvio a giudizio dopo la richiesta di non procedere da parte del pubblico ministero", taglia corto Giovanbattista Fazzolari, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega all'Attuazione del programma e uno degli uomini più vicini alla Meloni, replicando al Pd che ha chiesto una mozione di sfiducia per Delmastro: "I dem - spiega all'Adnkronos Fazzolari - hanno tutto il diritto di presentare una mozione di sfiducia, è nelle loro possibilità. Ma ovviamente la sfiducia a Delmastro finirà in un nulla di fatto, perché il sottosegretario otterrà la piena fiducia da parte del Parlamento". Fazzolari però glissa quando gli viene chiesto se la decisione del gup su Delmastro sia da leggere come un nuovo 'round' del burrascoso rapporto tra magistratura e governo.

Sulla stessa linea Tommaso Foti: "Siamo vicini personalmente e come gruppo parlamentare all'amico Andrea nella certezza che in sede processuale dimostrerà l'infondatezza delle accuse rivoltegli". Il capogruppo di Fdi alla Camera avverte: "Se basta un rinvio a giudizio per rianimare i mai sopiti animi dei giustizialisti in servizio permanente effettivo, siamo fieri di essere schierati sul fronte opposto di una sinistra priva di idee e dei principi fondamentali dello Stato di diritto...".

Foti non le manda a dire al Pd: "Quanto alla riesumazione di una mozione con cui si vorrebbe che il presidente del Consiglio chiedesse le dimissioni di Delmastro, siamo disponibili a discuterla anche domani, ma i megafoni della Schlein stiano tranquilli che cadrà in un nulla di fatto, avendo il sottosegretario la piena fiducia del Parlamento". E se, a taccuini chiusi, c'è chi non disdegna l'espressione 'giustizia a orologeria', ufficialmente i meloniani smentiscono il tentativo di ricondurre il rinvio a giudizio di Delmastro all'allarme sull'opposizione giudiziaria al governo di centrodestra lanciato da Guido Crosetto. E' lo stesso ministro della Difesa a 'smontare' questo collegamento: "Io parlavo di tutt'altro, di una questione di principio non di casi specifici...".

Le opposizioni chiedono con forza un chiarimento, in sede parlamentare, del titolare della Difesa, per le dichiarazioni rilasciate al Corriere della Sera lo scorso 26 novembre: "Le opposizioni mi hanno chiesto di riferire in Antimafia o al Copasir. Ho dato la disponibilità e poi mi hanno detto che non andava bene. Ora c'è un'altra richiesta urgente (non so da che gruppo) e, appena tornerò dall'estero, andrò a rispondere", ribadisce all'Adnkronos il ministro in quota Fdi.

Delmastro e il sostegno degli alleati

Delmastro incassa anche il sostegno degli alleati. Da Napoli, in serata, fa sentire la sua voce il vicepremier e numero uno azzurro Antonio Tajani che risponde al Pd: "Ogni giorno chiedono le dimissioni di qualcuno. Le dimissioni sono una cosa seria. Nel sistema italiano e in qualsiasi democrazia liberale si è innocenti finché non c'è una condanna definitiva, qui addirittura c'è stato un confronto tra la procura e il magistrato che ha chiesto il rinvio a giudizio, quindi figuriamoci. Ci sono opinioni diverse, io sono garantista per chiunque, a qualsiasi forza politica appartenga, sia esso mio alleato o mio avversario politico...". "Delmastro non si deve dimettere, ci sarà un giudizio e poi si vedrà", assicura Raffale Nevi, portavoce nazionale di Fi.

Arriva anche la solidarietà anche dalla Lega. Matteo Salvini per ora resta in silenzio e parla il suo sottosegretario alla Giustizia, Andrea Ostellari: "Mi rammarico per la notizia del rinvio a giudizio di Andrea Delmastro. Ora il processo si svolga in tempi rapidi, nelle sedi appropriate e non sui giornali. Il garantismo è un principio assoluto e inderogabile. Spiace constatare che la sinistra lo applichi, ancora una volta, a corrente alternata".

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Politica

Focus sull’energia e Piano Mattei, Meloni torna ad...

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La premier alla Sustainability week, poi vedrà bin Zayed. Prevista firma dell'intesa su nuova infrastruttura energia verde

Giorgia Meloni - Afp

L'Italia come grande "hub" mediterraneo e snodo per i flussi energetici tra l'Europa e Africa. Ad Abu Dhabi, nel giorno del suo compleanno, Giorgia Meloni tornerà oggi a ribadire uno dei capisaldi della politica estera ed energetica del suo governo in occasione della Sustainability Week 2025, evento che si svolge da oltre quindici anni per promuovere il dialogo e la collaborazione tra governi, settore privato e società civile sullo sviluppo sostenibile. La premier è arrivata nella capitale degli Emirati, anche per rafforzare le relazioni bilaterali e commerciali con uno dei player più importanti della regione. Per Meloni si tratta della terza visita nel Paese del Golfo dall'inizio del suo mandato, dopo il bilaterale del marzo 2023 e la partecipazione alla Cop28 a Dubai nel dicembre dello stesso anno.

Un rapporto, quello con gli Emirati, a cui il governo italiano tiene moltissimo. La visita nel 2023 a Mohammed bin Zayed Al Nahyan servì a riallacciare i rapporti con gli emiratini dopo le forti frizioni legate alla vicenda Etihad-Alitalia e lo stop all'export di armi deciso durante il secondo governo Conte. Un lavoro di ricucitura che ha dato i suoi frutti, tant'è vero che - sottolineano fonti italiane - le relazioni tra i due Paesi stanno attraversando una fase di particolare crescita. Il rilancio del partenariato strategico con gli Emirati "è tra le priorità dell'agenda di politica estera" del governo Meloni, viene spiegato: gli scambi commerciali hanno toccato quota 8,8 miliardi di euro nel 2023, con ulteriore crescita registrata nei primi nove mesi del 2024. E i due governi sembrano intenzionati a rafforzare ulteriormente la partnership economica e commerciale.

L'energia rappresenta ovviamente uno dei principali tasselli della cooperazione bilaterale, come testimonia la presenza negli Emirati di grandi aziende italiane. Governo italiano ed emiratino, spiegano le stesse fonti, "condividono un approccio pragmatico alla transizione energetica, ispirato al principio di neutralità tecnologica". Davanti alla platea del Summit, Meloni si concentrerà sulla "strategicità delle interconnessioni per la transizione energetica" e insisterà sul ruolo dell'Italia come collegamento energetico tra l'Europa e l'Africa. Traguardo a cui il governo sta lavorando anche attraverso l'attuazione del Piano Mattei e progetti infrastrutturali (tra questi, l'elettrodotto sottomarino Elmed tra Italia e Tunisia).

A margine del suo speech, Meloni assisterà alla firma di un'intesa quadro per lo sviluppo di una nuova infrastruttura di produzione e distribuzione di energia verde. Nel 2023 in occasione della prima visita di Meloni, Eni e Adnoc (la compagnia statale petrolifera degli Emirati) siglarono un accordo strategico per accelerare la riduzione delle emissioni e rafforzare la cooperazione nei settori dell'energia pulita e della sostenibilità. Alla missione partecipano anche i ministri dell'Agricoltura e dell'Ambiente, Francesco Lollobrigida e Gilberto Pichetto Fratin.

La visita ad Abu Dhabi sarà anche l'occasione per un nuovo incontro bilaterale con il presidente bin Zayed. Sul tavolo, i futuri investimenti nei settori innovativi ma anche temi caldi di politica estera, dall'Ucraina al Medio Oriente. Secondo quanto si apprende, Meloni e bin Zayed approfondiranno, inoltre, le possibilità di potenziare la cooperazione tra Italia e Uae "nel quadro del Piano Mattei e del Processo di Roma su migrazioni e sviluppo". Gli Emirati sono stati, infatti, i primi a contribuire al fondo fiduciario multi-donatore creato dall'Italia presso la Banca Africana di Sviluppo.

Tra l'altro, la questione migranti è stata affrontata ieri in Consiglio dei ministri dalla premier, che ha voluto ricordare i dati Frontex relativi al netto calo degli ingressi irregolari nella Ue nel 2024. Riduzione, ha spiegato Meloni, "dovuta principalmente al drastico calo degli ingressi sulla rotta del Mediterraneo centrale, grazie al crollo delle partenze da Tunisia e Libia. E questo - ha rivendicato la presidente del Consiglio - è sicuramente un risultato dovuto all'azione dell'Italia". (dall'inviato Antonio Atte)

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Politica

Consulta, centrodestra in affanno: Forza Italia tra veti...

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Lo stallo azzurro frena la trattativa, rischio rinvio voto. Ma i forzisti assicurano: "Quadra si troverà". Intanto spunta l'ipotesi Cassinelli

Palazzo della Consulta - Fotogramma /Ipa

Il centrodestra si impantana sulla Consulta. Sembrava cosa fatta fino a ieri mattina, poi qualcosa è cambiato. La scheda bianca ha tolto tutti dall'impaccio poco prima del voto delle 13. E' la quattordicesima fumata nera, se ne riparla forse giovedì, poi si capisce che nella maggioranza non è aria e si preferisce rinviare tutto alla prossima settima anche se l'ufficialità di uno slittamento potrà arrivare solo alla Conferenza dei capigruppo di questa mattina, alle 9.

Veti incrociati e fuoco amico

Dalle opposizioni raccontano che i maggiori problemi sono in casa Forza Italia, dove nessuno parla apertis verbis e trapela poco. Ma una cosa è certa, come sempre capita in questi casi, da tempo è partito tra gli azzurri il gioco dei veti incrociati, e soprattutto la mannaia del 'fuoco amico'.

I papabili, l'outsider e l'ipotesi Cassinelli

Fino ad ora tutti hanno scritto di una partita a due, tra Francesco Paolo Sisto e Pierantonio Zanettin, entrambi avvocati penalisti ed esponenti storici del partito (il primo è viceministro alla Giustizia, il secondo capogruppo in commissione Giustizia del Senato e 'padre' della riforma sulle intercettazioni). Ma alla fine potrebbero elidersi a vicenda e favorire la corsa di un outsider, che non sia politico e neanche parlamentare in carica, come il professore Andrea Di Porto, consulente da anni della Fininvest (noto alle cronache soprattutto per il ricorso vinto al Consiglio di Stato sulla vicenda Mediolanum che permise al Cavaliere di non cedere quote come invece obbligava Bankitalia). Ma sulla sua candidatura ci sarebbero le resistenze di chi nel centrodestra lo considera troppo riconducibile alla famiglia Berlusconi. Altro papabile azzurro, che circola in queste ore, sarebbe quello dell'avvocato genovese Roberto Cassinelli, esperto di diritto societario e finanziario, tra i fondatori di Fi in Liguria sin dal '94, già parlamentare azzurro e del Pdl.

C'è chi dice che c'è un altro nome in ballo che i vertici forzisti tengono coperto. Comunque, dentro il partito, in tanti sono pronti a scommettere che la spunterà un 'terzo' tra Sisto e Zanettin perché la comune volontà nella maggioranza (che nessuno vuole dire pubblicamente) è quella di non candidare parlamentari, forse per evitare rivendicazioni e pretese.

Dalle parti di via in Lucina assicurano che ''alla fine si troverà la quadra anche con le forze dell'opposizione per chiudere sui quattro giudici''. Resta blindato, invece, in quota Fdi il nome del consigliere giuridico di palazzo Chigi, Francesco Saverio Marini. Intanto, la premier Giorgia Meloni è volata ad Abu Dhabi per un vertice sull'energia e ci resterà per due giorni. Altro segnale, raccontano, che l'accordo sulla Consulta è lontano e le trattative proseguiranno senza sosta sotto traccia.

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Politica

Treni sospesi a Roma Termini, da Conte a Renzi opposizione...

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Il M5S: "Game over per il ministro". Italia Viva presenta una petizione: "Basta incompetenza, deve dimettersi". Schlein: "Lui e Meloni paralizzano l'Italia"

Stazione Termini a Roma - Fotogramma

Circolazione dei treni sospesa e poi ripartita oggi alla stazione Roma Termini per un guasto tecnico, con conseguenti deviazioni e ritardi per i convogli. E, così come era stato per il caos ferroviario di Milano nei giorni scorsi, anche lo stop alla principale stazione della Capitale diventa un caso politico con l'opposizione all'attacco del ministro dei Trasporti Matteo Salvini, della premier Giorgia Meloni e del governo.

"Game over, si dimetta"

"Aggiorniamo il governo, chiuso nelle sue stanze dorate, su quel che sta accadendo nel mondo reale: buio pesto per pendolari e viaggiatori anche a Roma Termini dove ci sarebbe un guasto della linea elettrica. Alcuni pendolari sono rimasti per minuti al buio dentro i treni, altri sono in fila davanti alla tabella dei ritardi aspettando notizie su tempi e sulle cancellazioni. Tutti i treni fermi e circolazione paralizzata: un altro disastro. Meloni non aveva due minuti da dedicare alle bollette, ce l'ha un minuto per questa emergenza? Quando ci proporranno soluzioni dignitose per un Paese civile? Sveglia!", scrive sui social Giuseppe Conte, presidente del Movimento 5 stelle.

"A Termini la circolazione è sospesa per accertamenti tecnici: questo è quanto campeggia sul sito di Trenitalia. E’ il completamento di una giornata indecente sul fronte del trasporto ferroviario, ormai definitivamente tracollato nel nostro paese. La stazione romana è diventata ormai un 'hub dell’imprecazione' per i passeggeri: Salvini comprenda che la sua avventura da ministro dei Trasporti è arrivata al capolinea. Game over, si dimetta. Forse è giunta l’ora che anche Meloni provi a metterci la faccia, perché le nostre stazioni stanno diventando lo zimbello d’Europa in tema di disagi causati a chi viaggia in treno. Nell’anno del Giubileo la situazione è fuori controllo, bisogna ormai salvare il salvabile", commentano in una nota i parlamentari M5s delle commissioni Trasporti di Camera e Senato Antonino Iaria, Luciano Cantone, Roberto Traversi, Giorgio Fede, Gabriella Di Girolamo, Elena Sironi e Luigi Nave.

"Cosa fanno la Presidente Meloni e il Ministro Salvini per arginare il disastro che hanno creato sul trasporto pubblico? Con la loro gestione stanno paralizzando l’Italia, con effetti devastanti sulla vita quotidiana dei cittadini e danni incalcolabili all’economia e al turismo del Paese. Dopo una stagione estiva segnata da caos e disorganizzazione e un periodo natalizio caratterizzato da continui disservizi, la situazione rimane critica. Ogni giorno si registrano ritardi, mancanza di informazioni per i viaggiatori e rimborsi bloccati. Questo è un Paese che ogni giorno parte con un’ora di ritardo, non ce lo possiamo più permettere”. Così la segretaria del Pd, Elly Schlein.

"Roma Termini, oggi. A conclusione di una giornata di ritardi di ore e ore. Giornata in cui, sui suoi profili social, il ministro dei Trasporti ha pubblicato tre post: uno su dei rapinatori rom in fuga, uno su un 36enne nordafricano espulso e uno su Matteo Viviani de 'Le Iene'. Presidente Meloni, a che ora dimissiona un ministro dei Trasporti che fa tutto meno che il ministro dei Trasporti? Anche lei è in già in ritardo. Persino più dei treni", scrive quindi sui social il deputato dem Marco Furfaro, capogruppo Pd in commissione Affari sociali.

"Stamani Firenze, oggi Roma. Il trasporto su rotaia sembra impazzito. Ma che sta succedendo in Italia? Salvini venga in Senato a riferire: noi siamo pronti a presentare la mozione di sfiducia. Così non si può più andare avanti", scrive quindi sui social Matteo Renzi, leader di Italia viva.

“Basta disagi e ritardi nei trasporti, basta incompetenza: Matteo Salvini deve dimettersi!”, quanto chiede intanto una petizione di Italia Viva, i cui primi due firmatari sono la senatrice Raffaella Paita e il deputato Francesco Bonifazi.

“La rete ferroviaria nazionale è ormai al tracollo. Ogni giorno – afferma ancora la raccolta firme promossa da Iv - migliaia di italiani devono subire ritardi insopportabili, guasti continui, treni cancellati e condizioni di viaggio degradanti. Questa situazione non è più tollerabile e rappresenta un fallimento evidente della gestione del settore dei trasporti. I disagi colpiscono i pendolari, lavoratori, studenti, aziende e turisti, con un impatto devastante sull’economia e sulla qualità della vita di milioni di persone. Il responsabile di questa crisi è il Ministro dei Trasporti, Matteo Salvini, che invece di affrontare il problema si è dimostrato assolutamente incapace e incompetente. È ora di dire basta. Matteo Salvini deve dimettersi al più presto".

"Nessun tweet, nessun post, nessuna sparata oggi da parte del ministro Matteo Salvini, che ha regalato all’Italia un’altra giornata di passione sui treni. Adesso un altro stop della circolazione a Termini. Salvini è desaparecido, mentre gli italiani ci sono, ma sono fermi nelle stazioni aspettando invano un ministro dei trasporti che pensa a tutto tranne che a fare il suo lavoro. Salvini vada a casa, se ci riesce almeno lui”, scrive su X il segretario di Più Europa Riccardo Magi.

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