Israele: “Hamas ha violato la tregua, ripresi i combattimenti a Gaza”
Raid sulla Striscia e pesanti scontri al Nord. Ma Israele assicura: "Fine del cessate il fuoco non ferma sforzi per ostaggi". Scambio di accuse tra lo Stato ebraico e l'organizzazione terroristica sulla violazione della tregua
La ripresa dei combattimenti fra Israele e Hamas - che fa riferimento a 178 morti e quasi 600 feriti registrati oggi - non ha interrotto i negoziati dietro le quinte - tramite Stati uniti, Qatar ed Egitto - per far ripartire la tregua. Fonti citate dalla Cnn, spiegano che se Hamas presenterà una lista accettabile di ostaggi da liberare, Israele ripristinerà il cessate il fuoco.
Israele ritiene che vi siano ancora 20 donne civili e due minori sotto i 18 anni fra gli ostaggi prigionieri a Gaza, su un totale di 137 prigionieri. Quando questo gruppo di persone sarà liberato, i negoziati affronteranno la questione della liberazioni degli uomini e dei riservisti, sia uomini che donne. Secondo le fonti Hamas afferma di non aver più donne civili e bambini prigionieri, suggerendo che siano in mano ad altri gruppi. Inoltre Hamas sostiene che le donne sotto i 45 anni vanno considerate come riserviste.
Israele in queste ore ha assicurato che la fine della tregua non implica la fine degli sforzi volti ad ottenere il rilascio di tutte le donne e i bambini tenuti in ostaggio a Gaza. Le parole del premier Benjamin Netanyahu su X, però, non sembrano prospettare una svolta immediata: "Le nostre forze sono lanciate in avanti all'attacco. Continuiamo a combattere con tutta la nostra forza fino al raggiungimento dei nostri obiettivi: il recupero dei nostri ostaggi, la distruzione di Hamas e la garanzia che Gaza non rappresenterà mai più una minaccia per Israele".
Da parte sua, Hamas si è detto pronto a "iniziare una nuova tregua per concludere il dossier dei detenuti civili". "Siamo stati in contatto con i mediatori (qatarini e egiziani, ndr) fino a stamattina, ma i colloqui su una tregua si sono interrotti quando sono iniziati i bombardamenti", ha spiegato il dirigente dell'organizzazione terroristica Khalil Al-Hayya, che in una intervista alla tv satellitare al-Jazeera ha accusato lo Stato ebraico di aver "maliziosamente infilato nomi di soldatesse nell’elenco di scambio dei civili".
Morto il più anziano degli ostaggi
Sono 137 gli ostaggi ancora nelle mani di Hamas, mentre 110 sono tornati in Israele. A fornire i dati il portavoce del governo israeliano Eylon Levy, precisando che restano ancora sequestrati 115 uomini, 20 donne e due bambini. Dieci degli ostaggi a Gaza hanno 75 anni o più, ha detto Levy, aggiungendo che la maggioranza, ovvero 126, sono israeliani e 11 sono cittadini stranieri. Tra loro ci sono otto thailandesi. Levy cita anche l'ostaggio più piccolo, Kfir Bibas di 10 mesi, suo fratello Ariel di 4 anni e la loro madre Shiri. L'esercito israeliano ha detto che sta indagando sull'annuncio di Hamas secondo cui i bambini e la loro madre sarebbero stati uccisi.
E' morto intanto Arye Zalmanovich, 85 anni, il più anziano degli ostaggi catturati dai miliziani di Hamas nel sud di Israele lo scorso 7 ottobre. Lo rende noto il kibbutz che aveva contribuito a fondare, quello di Ni Oz, uno dei più presi d'assalto da Hamas. ''Aveva due figli, era nonno di cinque nipoti e lavorava nell'agricoltura. Ha passato la sua vita imparando, capendo e amando la storia e la terra di Israele'', si legge nel comunicato diffuso dal kibbutz e rilanciato da Haaretz. Il 7 ottobre, prima di essere rapito, aveva parlato al telefono con il figlio per denunciare la presenza di Hamas nel kibbutz. Due settimane fa dalla Striscia di Gaza era stato condiviso un video di Zalmanovich sofferente e la sua famiglia aveva iniziato a temere per la sua vita. Il suo cadavere è nella Striscia di Gaza.
Ed è morta anche Maya Goren, maestra d'asilo di 56 anni rapita sempre dal kibbutz di Nir Oz, il corpo della donna si trova nella Striscia. Suo marito Avner è stato ucciso dai miliziani di Hamas il giorno dell'assalto, mentre non è chiaro se anche lei sia morta quel 7 ottobre o durante la prigionia. Maya è stata sequestrata mentre stava allestendo l'asilo la mattina di Shabbat. Sono sopravvissuti i quattro figli della coppia di 18, 21, 23 e 25 anni.
Soldati israeliani hanno trovato il corpo di un ostaggio nella Striscia di Gaza. Si tratta di Ofir Tzarfati, un giovane uomo che era stato rapito al rave Supernova il 7 ottobre. Il corpo di Tzarfati è stato riportato oggi in Israele, riferisce Haaretz. Al momento si ignorano le cause e la data della sua morte.
Israele-Hamas, scambio di accuse sulla violazione della tregua
Lo stop al cessate il fuoco è arrivato all'alba di oggi, all'indomani dell'attentato rivendicato dall'organizzazione terroristica a Gerusalemme. Finita quindi dopo una settimana la tregua, con le Forze di difesa israeliane che hanno ripreso i combattimenti nella Striscia di Gaza per "colpire Hamas nelle loro roccaforti".
Hamas "ha violato il quadro di riferimento" per la pausa nelle ostilità, "non ha mantenuto gli impegni per il rilascio di tutte le donne tenute in ostaggio e ha lanciato razzi contro Israele", afferma una dichiarazione dell'Ufficio del premier israeliano Benjamin Netanyahu di cui danno notizia i media israeliani. "Con la ripresa dei combattimenti" si sottolinea che "il governo di Israele è impegnato a raggiungere gli obiettivi della guerra" ovvero "liberare i nostri ostaggi, eliminare Hamas e garantire che Gaza non possa mai più minacciare la popolazione di Israele".
L'annuncio della ripresa dei combattimenti è arrivato pochi minuti dopo la fine della pausa nelle ostilità, alle 7 ora locale. Hamas, afferma il Times of Israel, non ha fornito a Israele l'elenco con i nomi degli ostaggi da rilasciare in giornata. "Hamas non ha mantenuto la parola - ha accusato il tenente colonnello Peter Lerner intervenendo al programma Newsday della Bbc -. Rilasciare tutte le donne e i bambini" tenuti in ostaggio. Gli obiettivi delle Idf, ha confermato, restano sempre riportare a casa tutti gli ostaggi e "distruggere Hamas" e, ha ribadito, le forze israeliane "operano nell'ambito delle leggi del conflitto armato".
Secondo Hamas, tuttavia, sarebbe stato Israele ad aver violato la tregua bloccando i rifornimenti di combustibili al nord della Striscia di Gaza. Un altro elemento di frizione fra le due parti sarebbe stato il rifiuto di Hamas di rilasciare gli uomini in ostaggio sulla base degli stessi termini di donne e bambini.
Anche secondo gli Usa Hamas è responsabile della rottura della tregua, ma gli Stati Uniti continuano a lavorare con Israele, Egitto e Qatar per cercare di farla ripartire. "Hamas ha finora mancato di fornire la lista degli ostaggi da liberare che avrebbe permesso una estensione della tregua", ha detto un portavoce del Consiglio nazionale di Sicurezza, citato dalla Cnn. Il presidente americano Joe Biden e il suo team della sicurezza nazionale, ha aggiunto, "continueranno ad essere profondamente impegnati per cercare di liberare gli ostaggi rimanenti oltre a sostenere ed espandere la risposta umanitaria internazionale".
Raid sulla Striscia, colpiti oltre 200 obiettivi terroristici da fine tregua
Sono ''più di duecento gli obiettivi terroristici colpiti'' dalle Forze di difesa israeliane ''nella Striscia di Gaza dalle 7 di questa mattina'', quando è scaduta la tregua concordata con Hamas. Lo ha reso noto il portavoce delle Idf, Daniel Hagari, in un tweet. In particolare, ha aggiunto, ''nelle ultime ore gli aerei dell'aeronautica hanno colpito una serie di obiettivi terroristici in tutta la Stroscia di Gaza, nel nord e nel sud, a Khan Younis e a Rafah''. Hagari ha spiegato che ''le forze hanno distrutto zone disseminate di esplosivi, ingressi di tunnel, postazioni di lancio e quartier generali militari usati dall'organizzazione terroristica di Hamas che si preparava a riprendere i combattimenti''.
L'esercito israeliano ha inoltre dichiarato di aver affrontato e ucciso una "squadra terrorista" individuata nell'area settentrionale di Margaliot. I "terroristi" sono stati uccisi sul lato libanese del confine, afferma l'Idf.
Hamas rivendica razzi su Israele
Le Brigate al-Qassam, braccio armato di Hamas, rivendicano intanto il lancio di una raffica di razzi contro le città di Ashkelon, Sderot e Beersheba, nel sud di Israele. Lo riferisce la tv satellitare al-Jazeera che dà notizia di un messaggio su Telegram in cui il gruppo parla di "risposta ad attacchi contro i civili".
In precedenza la stessa al-Jazeera riferiva di una rivendicazione delle Brigate al-Quds, braccio armato della Jihad islamica palestinese, che affermavano di aver "attaccato" stamani località israeliane.
Nessun camion di aiuti nella Striscia
Nella Striscia di Gaza non è entrato un solo camion di aiuti da quando stamani è finita la pausa nelle ostilità. Lo ha confermato alla Cnn un testimone al valico di Rafah, transito fra l'enclave palestinese e l'Egitto. Secondo la rete americana, decine di camion che erano stati sottoposti ai controlli di sicurezza disposti dagli israeliani al valico di Nitzana, in Israele, sono stati visti fermi in attesa al valico di Rafah. Secondo la testimonianza non è entrata a Gaza neanche l'autocisterna passata dal lato egiziano del transito alle prime ore di oggi.
Ieri la Mezzaluna Rossa riferiva di almeno 1.132 camion carichi di aiuti umanitari per la Striscia di Gaza entrati nell'enclave palestinese dal valico di Rafah da quando venerdì scorso era entrata in vigore la pausa nelle ostilità.
Anadolu: "Nostro giornalista ucciso in raid israeliano su Gaza'
Un giornalista dell'agenzia di stampa turca Anadolu, il cameraman Montaser al-Sawaf, è stato ucciso in un raid aereo condotto da un caccia israeliano a Gaza City. Lo denuncia la stessa Anadolu parlando di ''martirio''. Nei giorni scorsi il giornalista aveva denunciato che 45 membri della sua famiglia erano stati uccisi nei raid israeliani, tra cui la madre, il padre ed entrambi i suoi due fratelli con i loro figli. Nel raid lui era rimasto ferito al volto.
Esteri
Ucraina, la previsione di Blinken: “Tregua? Putin...
Per il segretario di Stato Usa, un cessate il fuoco sarebbe l'occasione per le truppe di Mosca di riorganizzarsi e attaccare di nuovo: "Improbabile che il presidente russo rinunci alle sue ambizioni"
Vladimir Putin "attaccherà ancora" l'Ucraina, anche in caso di un'ipotetica tregua nella guerra tra la Russia e Kiev. Un cessate il fuoco non è una garanzia per uno stop al conflitto: Mosca sarebbe destinata a riprendere l'offensiva. Ne è convinto Antony Blinken, segretario di Stato Usa, che in un'intervista al New York Times anticipa con una previsione - per nulla ottimista - le probabili future mosse dello 'zar' in caso di uno stop temporaneo alla guerra.
"È improbabile che Putin rinunci alle sue ambizioni. Se ci sarà un cessate il fuoco - ha spiegato Blinken -, probabilmente darà alle sue truppe il tempo di riposarsi, riorganizzarsi e attaccare di nuovo in futuro".
Per il segretario di Stato, il cessate il fuoco dovrebbe essere a lungo termine e l’Ucraina - a quel punto - dovrebbe avere il potenziale per scoraggiare l’aggressione. Gli Stati Uniti, ha aggiunto, intendono aiutare l’Ucraina nel suo percorso verso la Nato o garantire la sicurezza di altri Paesi.
Blinken ha espresso quindi la speranza che gli Stati Uniti continuino a sostenere l'Ucraina perché, ha chiarito, "non si tratta solo dell'Ucraina. Non è mai stata solo una questione dell'Ucraina", ha sottolineato.
In un'altra intervista concessa al Finacial Times, Blinken ha quindi parlato dei rischi per l'Europa legati al conflitto in corso in Ucraina. "La più grande minaccia alla sicurezza degli europei - ha detto - è purtroppo causata in parte dai contributi dei Paesi che si trovano dall'altra parte del mondo, nell'Indo-Pacifico".
Oltre alla presenza di soldati nordcoreani che combattono a fianco dei russi contro gli ucraini, Blinken ha criticato in particolare la Cina, che si propone come mediatore di pace, ma allo stesso tempo invia in Russia materiale fondamentale per aiutarla a ricostruire la sua industria della difesa.
"Cercano di avere entrambe le cose", ha sottolineato Blinken, affermando che "la Cina sta sollevando la preoccupazione di molti Paesi" che come gli Stati Uniti hanno imposto sanzioni alle entità cinesi che aiutano lo sforzo bellico russo.
Rispondendo sull'efficacia delle sanzioni statunitensi, Blinken ha poi spiegato che "non è un interruttore della luce, ma penso che stia mettendo la Cina in una posizione sempre più difficile. Di sicuro non gli piacciono le azioni che abbiamo intrapreso contro le entità cinesi. E immagino che ce ne saranno altre in arrivo, se necessario, anche nelle prossime settimane".
Esteri
New Orleans, figliastro dell’ex tata di William e...
Edward Pettifer, 31 anni, è tra le 14 persone rimaste uccise a Capodanno
Tra le 14 vittime dell'attacco terroristico di New Orleans, avvenuto nella notte di Capodanno, c'è anche il 31enne Edward Pettifer, figliastro dell'ex tata dei principi William e Harry. Re Carlo, che ha appreso della morte di Pettifer attraverso i canali ufficiali, ne è rimasto profondamente rattristato e si è messo subito in contatto con la famiglia per esprimere le proprie condoglianze.
Secondo la ricostruzione del Telegraph, Pettifer era il figliastro di Alexandra Pettifer, precedentemente nota come Tiggy Legge-Bourke, tata del Principe William e del Principe Harry negli anni '90. Secondo il giornale, Pettifer era il figlio maggiore di Charles Pettifer, ex ufficiale delle Coldstream Guards, e di Camilla Wyatt, figlia di un allevatore di cavalli da corsa. Charles e Tiggy hanno avuto due figli che sono figliocci di William e Harry.
"Io e Catherine siamo tristi e sotto shock per la tragica morte di Ed Pettifer", scrive William sul profilo Instagram dei principi del Galles. "I nostri pensieri e le nostre preghiere sono con la famiglia Pettifer e con tutte quelle persone innocenti tragicamente colpite da questo orribile attacco".
La famiglia di Pettifer ha rilasciato un comunicato in cui dice che “l'intera famiglia è devastata dalla tragica notizia della morte di Ed a New Orleans. Era un figlio, un fratello, un nipote e un amico meraviglioso per tanti. Mancherà terribilmente a tutti noi. I nostri pensieri sono rivolti alle altre famiglie che hanno perso i loro familiari a causa di questo terribile attacco - continua - Chiediamo di poter piangere la perdita di Ed come famiglia in privato. Grazie”. Il medico legale di New Orleans ha indicato la causa preliminare della morte di Pettifer come “ferite da corpo contundente”.
Esteri
Vescovo Aleppo vede al-Jawlani: “Incontro positivo,...
Monsignor Jallouf ha spiegato che il nuovo leader de facto è aperto verso i cristiani e si è detto certo che le cose andranno sempre meglio
E' stato ''un incontro molto positivo'' quello che, lo scorso 31 dicembre, il vescovo latino e vicario apostolico di Aleppo, monsignor Hanna Jallouf, ha avuto con il leader de facto della nuova Siria, Abu Mohammed al-Jawlani. ''Si è dimostrato molto, molto aperto nei confronti dei cristiani e questo ci rallegra'', ha dichiarato Jallouf all'Adnkronos riferendosi all'incontro che al-Jawlani ha voluto con ''tutti i capi religiosi della comunità cristiana in Siria l'ultimo giorno dell'anno''. In quell'occasione ''ci ha assicurato che come cristiani saremo parte integrante della nuova Siria'' e ha detto di voler ''lavorare per il bene di tutti i siriani''.
I primi passi, concreti, si stanno già vedendo spiega il vescovo. ''Abbiamo diversi segnali che le cose andranno bene, piano piano sempre meglio, direi benissimo'', afferma Jallouf spiegando di aver ''potuto festeggiare tranquillamente Natale e Capodanno''. Inoltre, aggiunge, ''al-Jawlani ha creato una commissione per l'università di Aleppo composta da cinque uomini musulmani e due cristiani''. Per il futuro, verso il quale ''c'è ottimismo'', Jallouf spiega che ''durante l'incontro al Palazzo presidenziale di Damasco abbiamo dato ad al-Jawlani due documenti, uno preparato dai patriarchi di Damasco e uno dei vescovi di Aleppo''.
Nei documenti erano presenti ''i contenuti che come comunità cristiana chiediamo che vengano integrati nella nuova Costituzione'' siriana. Non solo ''i diritti legati alla libertà di culto'', ma anche il rispetto dei ''diritti delle donne, il diritto al lavoro, il diritto alla parità'', spiega.
Rispetto ai timori legati al gruppo jihadista Hayat Tahrir al-Sham (Hts), Jallouf afferma che ''non è certo vero, come si è detto, che sono venuti ad ammazzare i cristiani, a sgozzarli''. Certo, ammette, ''sul terreno c'è gente che è arrivata con al-Jawlani e che non è alla sua altezza''. Tra l'altro ''non sono tutti siriani, né hanno la sua mentalità''. Ma l'ottimismo resta dominate presso il collegio francesano di Aleppo: ''ci vuole un tempo'' e allo stato attuale ''ogni problema che nasce, viene risolto''.