Si tratta della ricca regione di Esequibo, per la quale Caracas è in disputa con la vicina Guyana da decenni. Maduro: "Grande successo per nostra democrazia"
Il Venezuela si vuole prendere un pezzo di Guyana. I cittadini del paese governato da Nicolas Maduro hanno votato a favore dell'annessione della ricca regione di Esequibo, per la quale Caracas è in disputa con la vicina Guyana da decenni. Lo ha ufficializzato Maduro, celebrando il risultato davanti a centinaia di sostenitori in Plaza Bolívar a Caracas. Secondo l'autorità elettorale Cne, circa il 96% degli elettori ha votato a favore della creazione di un nuovo Stato venezuelano chiamato Guyana Esequiba e della concessione della cittadinanza venezuelana alla popolazione locale. L'affluenza alle urne per il referendum è stata di circa il 51%.
"La vittoria nel referendum sull'Esequibo è stata schiacciante, e con essa abbiamo mosso i primi passi per una nuova, potente, tappa storica che rafforza la nostra ambizione di sovranità" sulla regione, ha dichiarato Maduro. "È stato un grande successo per il Venezuela, per la nostra democrazia", raggiunto grazie al "livello molto importante di partecipazione del popolo". “Il sì delle 10.554.320 persone che hanno votato è stato superiore al 95% per tutti i cinque quesiti posti dal referendum”, e ha portato a una vittoria che ha "unito la Patria, senza discriminazioni e senza partitismi", ma anche alla "sconfitta del governo della Guyana e della compagnia americana Exxon Mobil, che sfrutta illegalmente le risorse petrolifere del territorio".
Venerdì scorso, la Corte internazionale di giustizia (Cig) aveva ordinato al Venezuela di "astenersi dall'intraprendere qualsiasi azione che modifichi la situazione che attualmente prevale nel territorio oggetto della controversia". Il governo della Guyana aveva descritto il referendum come una "minaccia alla pace e alla sicurezza nazionale". L'area di Esequibo, di circa 160.000 chilometri quadrati, costituisce circa due terzi del territorio della Guyana. Secondo i dati ufficiali, tutti e cinque i quesiti del referendum hanno ricevuto una maggioranza compresa tra il 95,4% e il 98,11% dei voti a favore. Tra questi c'era il quesito se il Venezuela dovesse rifiutare la giurisdizione della Cig in materia.
La reazione della Guyana
Il presidente della Guyana, Irfaan Ali, ha risposto a Maduro in un discorso alla folla al National Stadium di Providence, assicurando che "non si lascerà calpestare" dal Venezuela e che "nessuna propaganda o menzogna metterà paura nel mio cuore o nel cuore dei guyanesi". Ali ha esortato Caracas a "onorare l'ordine della Corte internazionale di giustizia" e a "dimostrare che hanno a cuore la regione, il loro popolo e la pace". A questo proposito, ha sottolineato che hanno il sostegno di "molti partner a livello internazionale, che stanno dalla parte giusta della legge". "Sarò in prima linea in qualsiasi circostanza che richieda la mia leadership per la Guyana e il popolo della Guyana. Non commettete errori", ha affermato.
Gli attuali confini del territorio sono stati determinati dal lodo arbitrale di Parigi del 1899. Tuttavia, il Venezuela fa riferimento a un accordo con il Regno Unito del 1966, pochi mesi prima che l'allora colonia della Guyana Britannica diventasse indipendente, che prevedeva un accordo negoziato sui confini definitivi della regione, ma che non si è mai concretizzato. Il conflitto sui confini si è intensificato negli ultimi anni dopo che la Guyana, uno dei Paesi più poveri del Sud America e una delle economie in più rapida crescita al mondo, nel 2015 ha concesso alla compagnia petrolifera statunitense Exxon Mobil una licenza di estrazione nell'area. Le esportazioni sono iniziate nel 2020.
Esteri
Ucraina, Slovacchia: “Pronti a ritorsioni se Kiev...
L'annuncio del premier Robert Fico. Bratislava conferma di essere pronta a ospitare i negoziati di pace. Casa Bianca: "Soldati nordcoreani dispiegati in Russia impiegati in assalti senza speranza"
La Slovacchia ha confermato di essere pronta a ospitare i negoziati di pace sull'Ucraina, dopo che il presidente russo Vladimir Putin aveva definito “accettabile” la scelta di Bratislava quale “piattaforma” per il dialogo. “Stiamo offrendo il suolo slovacco per questi negoziati”, ha scritto su Facebook il ministro degli Esteri Juraj Blanak.
"Ritorsioni con stop flusso gas Russia"
Bratislava ha però anche avvertito che considererà, dopo il primo gennaio, l'introduzione di misure di ritorsione contro l'Ucraina, come lo stop alle forniture di energia elettrica durante i black out in seguito ai bombardamenti della Russia, se Kiev, come anticipato, fermerà il flusso del gas russo diretto alla Slovacchia dopo la fine dell'anno. Lo ha anticipato il premier Robert Fico che solo pochi giorni fa è stato a Mosca per incontrare Vladimir Putin. La Slovacchia ha chiesto di mantenere il flusso del gas russo che passa dai gasdotti ucraini anche nel 2025 ma Kiev non ha voluto rinnovare il contratto di cinque anni con Mosca per il transito del gas russo in scadenza a fine anno. La Slovacchia dovrà subire costi aggiuntivi per 500 milioni di euro con strade alternative. Fico sostiene che lo stop di Kiev arrecherà danni alla competitività dell'intera Ue. I costi per il blocco dell'aumento dei prezzi del gas potranno raggiungere 120 miliardi di euro nel biennio 2025-2026. Da gennaio a novembre, la Slovacchia ha esportato 2,4 milioni di megawatt/ora di elettricità all'Ucraina, con un aumento del 152 per cento rispetto all'anno precedente.
Casa Bianca: "Soldati nordcoreani impiegati in assalti senza speranza"
Al fronte, sono diversi i soldati nordcoreani feriti morti in Ucraina dopo la cattura. Lo ha reso noto il presidente ucraino Volodymir Zelensky, precisando che "viene fatto di tutto per renderci impossibile la loro cattura". "Ci hanno riferito di diversi soldati nordcoreani. I nostri soldati sono riusciti a farli prigionieri. Ma erano feriti molto gravemente e non sono sopravvissuti", ha spiegato in un post sui social. "La Russia li manda all'assalto in modo che abbiano la minima protezione".
Le parole di Zelensky arrivano dopo che l'agenzia di intelligence della Corea del Sud aveva riferito che un soldato nordcoreano, che combatteva al fianco delle truppe russe, è morto dopo essere stato preso vivo dalle forze ucraine nella regione russa del Kursk. Il soldato è morto a causa delle gravi ferite riportate.
Questa settimana Zelensky ha affermato che più di 3.000 soldati nordcoreani sono stati uccisi o feriti nella regione di Kursk. È stata la prima stima significativa da parte dell'Ucraina delle vittime nordcoreane.
"Più di mille" soldati nordcoreani dispiegati in Russia per combattere l'Ucraina sono stati uccisi o feriti in assalti "senza speranza" nel Kursk e utilizzati come truppe "sacrificabili", ha dichiarato il portavoce del Consiglio di sicurezza nazionale della Casa Bianca, John Kirby, durante un briefing con la stampa.
“Le forze nordcoreane stanno conducendo assalti su vasta scala contro le posizioni ucraine nel Kursk. Queste ondate umane non sono state molto efficaci. Stimiamo che, ad oggi, più di 1.000 persone siano state ferite” o uccise, ha detto Kirby. “È chiaro che i capi militari russi e nordcoreani li considerano truppe sacrificabili - ha aggiunto - Un migliaio di persone sono state uccise o ferite nel giro di sette o otto giorni. Spero quindi che i loro comandanti abbiano molte bare, perché è chiaro che ne avranno bisogno".
Kirby ha parlato anche di casi di suicidio. “Questi soldati nordcoreani sembrano essere molto indottrinati. Ci sono notizie di soldati nordcoreani che si sono tolti la vita piuttosto che arrendersi alle forze ucraine, probabilmente per paura di rappresaglie contro le loro famiglie in Corea del Nord se fossero stati catturati”. Kirby ritiene infine che la presenza di “truppe straniere sul suolo russo” sia un “segno di disperazione” da parte di Putin.
Ft: "Nuovo missile russo Oreshnik basato su tecnologia occidentale"
Intanto il Financial Times riporta che il missile balistico a medio raggio russo, l'Oreshnik, lanciato di recente contro l'Ucraina, è stato sviluppato utilizzando attrezzature di produzione avanzate di aziende occidentali, nonostante le sanzioni. Il missile, lanciato su Dnipro il 21 novembre, è stato descritto da Putin come una risposta all'uso da parte dell'Ucraina di armi americane e britanniche per colpire più in profondità la Russia.
L'intelligence ucraina ha indicato come sviluppatori dell'Oreshnik due importanti istituti russi di ingegneria delle armi, l'Istituto di tecnologia termica di Mosca (Mitt) e il Sozvezdie. Secondo il Financial Times, nel 2024 sono state pubblicate offerte di lavoro in cui erano specificate competenze nell'uso di sistemi di lavorazione dei metalli tedeschi e giapponesi, di sistemi di controllo Fanuc (Giappone), Siemens e Heidenhain (entrambi in Germania), per macchine a controllo numerico computerizzato ad alta precisione, essenziali per la produzione di missili.
Nonostante le sanzioni rallentino il flusso di tali apparecchiature, l'analisi del Ft ha rilevato che nel 2024 sono stati spediti in Russia componenti Heidenhain per un valore di almeno 3 milioni di dollari, con alcuni acquirenti strettamente legati alla produzione militare. L'esperto di difesa Fabian Hoffmann dell'Università di Oslo ha ipotizzato che l'Oreshnik non sia uno sviluppo del tutto nuovo, bensì una modifica del missile RS-26 Rubezh. Mentre Putin ha annunciato piani per la produzione in serie dell'Oreshnik, un funzionario statunitense ha dichiarato al Kyiv Independent che è probabile che la Russia possieda solo un piccolo numero di questi missili sperimentali.
Esteri
Trump chiede alla Corte Suprema di sospendere legge su stop...
Il tycoon ha affermato di essere contrario al provvedimento "in questa fase" e di voler risolvere la situazione una volta tornato alla Casa Bianca
Il presidente eletto degli Stati Uniti Donald Trump ha chiesto alla Corte Suprema degli Stati Uniti di sospendere la legge che minaccia il divieto del social network TikTok se la sua società madre cinese ByteDance non lo venderà. Trump ha affermato di essere contrario al provvedimento "in questa fase" e di voler risolvere la situazione una volta tornato alla Casa Bianca.
"Il presidente Trump è l'unico con l'esperienza per raggiungere accordi, il mandato delle urne e la volontà politica di negoziare una soluzione per salvare la piattaforma e allo stesso tempo affrontare le preoccupazioni di sicurezza nazionale espresse dallo Stato", spiega una lettera scritta dagli avvocati di Donald Trump e indirizzata alla Corte Suprema, che a metà dicembre ha accettato di esaminare la costituzionalità di questa legge.
Lo scorso aprile, il Congresso aveva votato ad ampia maggioranza una legge che impone alla società madre di TikTok, ByteDance, di vendere le sue attività negli Stati Uniti entro il 19 gennaio, altrimenti l'app sarebbe stata bandita dagli Usa. L'obiettivo era prevenire i rischi di spionaggio e manipolazione da parte delle autorità cinesi nei confronti degli utenti di TikTok, che negli Stati Uniti ammontano a 170 milioni.
TikTok, che ha ripetutamente negato di aver passato informazioni al governo cinese, si è quindi rivolta alla Corte Suprema, composta in maggioranza da giudici conservatori. A metà dicembre, l'Alta Corte ha accettato di esaminare la richiesta di revisione della costituzionalità di questa legge il 10 gennaio.
Di recente, Donald Trump ha incontrato il Ceo di TikTok, Shou Zi Chew, nella sua residenza di Mar-a-Lago in Florida, e ha ripetutamente espresso il suo sostegno al social network. Inizialmente contrario al social network cinese, il presidente eletto degli Stati Uniti ritiene ora che gli abbia consentito di raggiungere un pubblico giovane e ha recentemente dichiarato di avere un "debole" per il social network.
Esteri
Argentina, ritrovato il 138esimo nipote rapito durante la...
L'annuncio dell'organizzazione per i diritti umani Nonne di Plaza de Mayo
L'organizzazione per i diritti umani Nonne di Plaza de Mayo ha annunciato il ritrovamento del nipote numero 138, che era stato rapito durante la dittatura argentina tra il 1976 e il 1983. Era il figlio di una coppia di attivisti politici rapiti nel 1976 e da allora scomparsi. "È il figlio di Marta Enriqueta Pourtalé e Juan Carlos Villamayor, nato nel dicembre 1976. Questo porta a 138 il numero di casi risolti in questi 47 anni di instancabile ricerca della verità e dell'identità", ha affermato la presidente delle Nonne di Plaza de Mayo, Estela de Carlotto, durante una conferenza stampa. "Il 10 dicembre 1976, la coppia - ha sottolineato - fu rapita dalla loro casa nella città di Buenos Aires in un'operazione condotta da uomini in abiti civili. Lei era incinta di otto mesi e mezzo".
Pourtalé e Villamayor erano membri del gruppo guerrigliero Montoneros (Movimento di sinistra peronista). Dopo il rapimento, la coppia è stata vista nel centro clandestino di tortura e sterminio della 'Escuela superior de mecánica de la armada' (Esma), dove erano detenuti più di 5.000 prigionieri politici, di cui solo un centinaio sono sopravvissuti, secondo le organizzazioni di difesa dei diritti umani. "Potrebbe essere qui che è nato il nipote numero 138. Finora, in questo centro clandestino sono state registrate più di 30 nascite", ha aggiunto Carlotto, negli uffici dell'Esma. La Commissione nazionale per il diritto all'identità (CoNaDi) lavora dal 1999 alle indagini che puntavano a ritrovare il figlio di Pourtalé e Villamayor che è stato identificato attraverso test del Dna.
La scoperta di questo 138esimo nipote è la prima scoperta segnalata dal primo settembre del 2023, quando fu annunciato che erano stati risolti quattro casi di famiglie alla ricerca di bambini nati durante la prigionia della madre. E' anche il primo caso a essere risolto sotto la presidenza di Javier Milei, che si oppone al trattamento storico riservato alla dittatura argentina. Lui e la sua vicepresidente, Victoria Villarruel, vicina all'esercito, mettono in dubbio il numero di persone scomparse dichiarato dalle organizzazioni per i diritti umani.