Numerose e importanti le scadenze fiscali di dicembre, dall’appuntamento con il saldo IMU 2023 all’acconto IVA di chiusura d’anno. In calendario anche la regolarizzazione in materia di scontrino elettronico e il ravvedimento speciale
Fisco protagonista anche a dicembre, con un calendario fitto di scadenze e adempimenti per imprese, professionisti, dipendenti e pensionati.
Ad aprire il mese è la scadenza della seconda rata della rottamazione quater, che sfruttando la tolleranza di cinque giorni rispetto al termine ordinario del 30 novembre, potrà essere versata ad ultimo entro il 5 dicembre.
Un appuntamento che inaugura un mese intenso sul fronte dei versamenti dovuti: il più importante è il saldo IMU 2023, da versare entro lunedì 18 dicembre.
Due gli appuntamenti sul fronte delle sanatorie con il Fisco: il primo riguarda la regolarizzazione delle violazioni in materia di scontrino elettronico, fissato al 15 dicembre, mentre entro il 20 dicembre bisognerà versare la quarta rata del ravvedimento operoso speciale o, in caso di omesso versamento delle somme dovute entro i termini ordinari, sarà possibile sfruttare la chance di regolarizzazione.
L’acconto IVA in scadenza il 27 dicembre chiude il calendario del mese.
Il 5 dicembre la scadenza ultima per la seconda rata della rottamazione quater
La scadenza per il versamento della seconda rata della rottamazione quater era fissata al 30 novembre 2023. La normativa di riferimento considera in ogni caso validi i versamenti effettuati entro cinque giorni dal termine ordinario.
Una regola che quindi consente a chi ha aderito alla definizione agevolata di pagare le somme dovute entro martedì 5 dicembre, data ultima per versare un ulteriore 10 per cento dell’importo complessivamente dovuto.
Si tornerà a fare i conti con la rottamazione quater nel 2024 e, in particolare, entro il 28 febbraio sarà necessario corrispondere la terza rata dovuta. Il 31 maggio, il 31 luglio e il 30 novembre sono le ulteriori date da annotare per il prossimo anno.
In scadenza il 15 dicembre il ravvedimento operoso sugli scontrini elettronici
Il decreto legge n. 131/2023 ha introdotto, con l’articolo 4, la regolarizzazione di errori o omissioni in materia di memorizzazione e certificazione dei corrispettivi giornalieri.
Le sanzioni relative allo scontrino elettronico, in caso di violazioni già constatate non oltre il 31 ottobre, relative al periodo dal 1° gennaio 2022 al 31 giugno 2023 potranno essere regolarizzate mediante il ravvedimento operoso.
A chi aderirà alla procedura non verrà irrogata la sanzione accessoria della sospensione della licenza o dell’attività in caso di più violazioni.
Saldo IMU in scadenza il 18 dicembre 2023
A dominare lo scadenzario di dicembre è indubbiamente l’appuntamento con l’IMU. Il 18 dicembre scade il saldo relativo all’anno in corso e i proprietari di immobili, aree fabbricabili e terreni agricoli che rientrano nell’alveo dei soggetti obbligati saranno quindi tenuti a versare la seconda rata.
Attenzione alle aliquote: sarà necessario monitorare eventuali variazioni approvate da parte del Comune. In caso di aumento dei valori applicati, con il saldo IMU 2023 bisognerà versare anche l’eventuale conguaglio emerso rispetto alle somme già pagate a titolo di acconto entro lo scorso 16 giugno.
Scadono il 18 dicembre anche gli adempimenti periodici in materia di IRPEF e contributi INPS per i sostituti d’imposta e il versamento dell’imposta sul valore aggiunto del mese precedente per le partite IVA.
Il ravvedimento operoso speciale fa il bis il 20 dicembre 2023
Sanatorie fiscali in focus anche scavallata la prima parte del mese. Il 20 dicembre sarà necessario versare la quarta rata del ravvedimento speciale delle sanzioni tributarie, misura introdotta dalla Legge di Bilancio 2023 e che consente di sanare gli omessi versamenti versando una sanzione ridotta a 1/18 del minimo.
Stessa scadenza anche per i decaduti dalla procedura di regolarizzazione in caso di omessi versamenti. La legge di conversione del decreto n. 132/2023 ha infatti previsto la rimessione in termini, con il vincolo tuttavia di versare la totalità degli importi entro il 20 dicembre, senza possibilità di ulteriori dilazioni, rimuovendo contestualmente le irregolarità e omissioni dichiarative.
Acconto IVA 2023 in scadenza il 27 dicembre
Per tutti i contribuenti IVA il 27 dicembre è la data che chiude il calendario degli adempimenti fiscali dell’anno.
Entro questo giorno sarà infatti necessario versare l’acconto IVA, sia per i contribuenti con liquidazione mensile che per i trimestrali.
Tre come di consueto le metodologie di calcolo.
L’acconto IVA del 27 dicembre può essere determinato seguendo il metodo storico, pagando l’88% del versamento relativo al mese o trimestre dell’anno precedente.
In alternativa, mediante il metodo previsionale è possibile pagare l’88% dell’IVA dovuta sulla base di una stima delle operazioni che si ritiene di effettuare fino al 31 dicembre.
Ultima via di calcolo è l’utilizzo del metodo analitico, mediante il quale l’IVA dovuta è pari al 100% dell’importo emerso da un’apposita liquidazione predisposta considerando:
● le operazioni annotate nel registro delle fatture emesse (o dei corrispettivi) dal 1° dicembre al 20 dicembre per contribuenti mensili o dal 1° ottobre al 20 dicembre per contribuenti trimestrali;
● operazioni effettuate, ma non ancora registrate o fatturate, dal 1° novembre al 20 dicembre;
● operazioni annotate nel registro delle fatture degli acquisti dal 1° dicembre al 20 dicembre, per contribuenti mensili, o dal 1° ottobre al 20 dicembre per contribuenti trimestrali.
Un appuntamento che quindi chiude il 2023 sul fronte del Fisco, in attesa di un nuovo anno che come di consueto si presenta sin da subito ricco di adempimenti.
Economia
Metalmeccanici, contratto al palo: Federmeccanica riapre a...
Scioperi a tappeto e il rinnovo del contratto collettivo al palo. È così che si chiude il 2024 per i metalmeccanici, senza una quadra per far ripartire la trattativa tra sindacati e Federmeccanica-Assistal su un’intesa che riguarda 1,6 milioni di lavoratori. Dopo il naufragio del tavolo negoziale il mese scorso, Fiom, Fim e Uilm hanno proclamato una mobilitazione articolata in una serie di scioperi territoriali, che finiranno il 15 gennaio. A quel punto, si dovrebbe tornare al confronto. Sul rinnovo sono tutti d’accordo: lo vogliono i datori, lo vogliono le tute blu, ma sulla base di partenza le frizioni non si attenuano.
Da un lato i sindacati rivendicano le richieste nella piattaforma unitaria tra cui – i nodi principali – l’aumento di 280 euro in busta paga e la riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario. Dall’altro, Federmeccanica e Assistal continuano a ribadire che quelle istanze sono infattibili, tornando alla carica con la loro controproposta che, ribadiscono, “è equa e manda un messaggio chiaro: il rinnovo va calato nel contesto attuale”. E il contesto attuale non è roseo. “Le imprese soffrono e i dati sul 2025 sono una sentenza: sarà un anno difficilissimo”. A tracciare il perimetro delle reali possibilità delle aziende è proprio il direttore generale di Federmeccanica, Stefano Franchi, che con l’AndKronos non usa mezze parole quando dice: “La realtà è sempre quella, anzi forse è ancora più complicata. Ogni trimestre è sempre peggio”.
A fronte di questi “scenari foschi” gli industriali hanno fatto la loro contro-offerta: “garantiamo l’adeguamento dei minimi tabellari all’inflazione Ipca-nei, che nel nostro caso ha determinato incrementi senza precedenti”, sottolinea Franchi, ricordando che le retribuzioni del comparto hanno avuto negli un tasso di crescita superiore del 40% al complesso dell’industria, “prevediamo un’ulteriore redistribuzione laddove si generano adeguati profitti e non ci siano già premi di risultato, valorizziamo la continuità professionale” e ci sono “importanti misure di welfare come la tutela della non autosufficienza a vita intera” tale da “raddoppiare quanto previsto dallo Stato”, o “gli incentivi per flexible benefits e il miglioramento dell’assistenza sanitaria integrativa per le fasce più deboli, fino al rafforzamento della previdenza complementare per tutti e ancor di più per i giovani e il personale femminile”.
Ma i sindacati non arretrano. “Il punto è semplice: si negozia a partire dalla piattaforma che i lavoratori hanno votato. Federmeccanica e Assistal possono avere le loro posizioni ma non possono chiederci di negoziare sulla loro piattaforma”, afferma il segretario generale della Fiom, Michele De Palma, evidenziando che negli ultimi anni “la curva dei profitti delle imprese è cresciuta”. In un recente studio presentato da Corso d’Italia si segnala un utile per le aziende metalmeccaniche pari a oltre 30 miliardi, a cui fa da controcanto una flessione della voce ‘costi del personale’ (che passa dal 65% del 2019 al 58% nel 2023). I salari sono aumentati? Sì, ma “per effetto del sistema previsto nel ccnl che loro vogliono mettere in discussione” nonostante il costo del lavoro in Italia sia “al di sotto della media europea”, continua il segretario, citando i dati Eurostat del 2021 (secondo cui, per esempio, nella metallurgia il costo del lavoro nella media Ue si attesta a 31,33 e in Italia al 30,95). “Le aziende non rischiano di chiudere per il costo del lavoro, è una bugia, ma perché non fanno investimenti, distribuendo gli utili tra azionisti. La crisi non si scarica sui lavoratori”.
“Continuare con questo muro contro muro è dannoso sia per il sistema industriale che per i lavoratori, conto che Federmeccanica e Assistal lo capiscano e modifichino la propria posizione”, chiosa dal canto suo il leader dei metalmeccanici via Lucullo, Rocco Palombella, osservando che un acuirsi dello scontro “non sarebbe auspicabile”. Il contratto infatti “riguarda milioni di lavoratori e va rinnovato perché darebbe la fiducia necessaria a far ripartire i consumi. Ma noi – ammonisce poi il segretario – non andremo col cappello in mano”.
L’ombra del conflitto, quindi, torna ad allungarsi sulle fabbriche anche nel 2025. “Se resterà questa chiusura saremo costretti a mettere in campo altre iniziative e proseguiremo in maniera più serrata a livello decentrato”, avverte il leader Fim, Ferdinando Uliano, auspicando che lo stallo “venga superato da un senso di responsabilità che porti alla coesione nel settore”. Le distanze però sono “enormi, evidenti” sia sui salari che sulla parte normativa. Sui salari “avevamo fatto una richiesta precisa, mentre da parte loro non c’è una proposta salariale, si sono limitati a dire che gli aumenti dipendono dall’inflazione”. Non solo. La proposta, secondo le sigle, è peggiorativa: “stabilisce un meccanismo secondo cui se l’inflazione ha uno scostamento dell’1% gli aumenti si spostano di 6 mesi, cosa che non è mai avvenuta”, puntualizza Uliano. Non va meglio nemmeno sugli altri temi. Per esempio, sui permessi retribuiti, la proposta datoriale punta a “toglierne la disponibilità ai lavoratori per gestirli in maniera collettiva che è l’opposto di quanto avevamo chiesto”, appunta il segretario, che poi conclude: “è proprio il loro approccio ad aver posto distanze enormi”.
Economia
Manovra, taglio tasse lavoratori e canone Rai a 90 euro:...
Atteso per domani il via libera finale a legge Bilancio, ecco quali sono le principali misure
Con una gestazione di circa due mesi e una scia di polemiche, la manovra da 30 miliardi di euro giunge domani al traguardo finale al Senato. Dopo un passaggio-lampo in commissione Bilancio a Palazzo Madama, che ha visto anche un atto inconsueto come le dimissioni del relatore Fdi Guido Liris, la Legge di bilancio approda in Aula senza mandato. Si prevede la richiesta di fiducia da parte del governo e il via libera definitivo domani. Un iter fatto di false partenze e ritardi sia per la 'staffetta' con il dl fiscale sia per le tensioni sulle modifiche tra maggioranza e opposizione, che hanno portato ad approvare il ddl fuori tempo massimo, tra Natale e Capodanno.
Taglio delle tasse e semplificazione Irpef
La manovra rende strutturali il taglio del cuneo fiscale per i redditi dei lavoratori con redditi fino a 40mila euro, in totale interessando 14,3 milioni di dipendenti. Entra a regime anche la riduzione a tre aliquote dell'Irpef accorpando i primi due scaglioni. Interventi questi che pesano per circa 18 miliardi, rappresentando 2/3 dell'intero provvedimento.
Canone Rai torna a 90 euro
Oltre alle modifiche approvate, vanno segnalate anche quelle che non hanno visto luce, a partire dal 'no' alla conferma del taglio del canone Rai nel dl fiscale, con la conseguenza che dal prossimo anno i contribuenti torneranno a pagare 90 euro contro i precedenti 70.
Criptotassa, web tax e revisori Mef: i dietrofront
L'aiiquota dell'imposta sostitutiva sulle plusvalenze e sugli altri redditi delle criptovalute resta al 26 % nel 2025 e sale al 33% nel 2026, contro il rialzo al 42% indicato dall'esecutivo. La web tax che torna ad essere applicata solo alle grandi società, quelle che realizzano ricavi da servizi digitali non inferiori a 750 mln l'anno, mentre la versione iniziale del governo prevedeva l'estensione alle pmi. No ai revisori del Mef nelle società che ricevono contributi pubblici come voleva il governo: le nuove norme introducono solo una stretta sui controlli dei bilanci con l'invio al Mef di una relazione annuale degli organi di controllo già costituiti.
Spending review
La manovra prevede una spending review da circa 3 miliardi per contribuire al taglio del deficit imposto dalla procedura Ue sui conti.
Contributo banche e assicurazioni
Altre coperture arrivano da un contributo a banche e assicurazioni per oltre 3,4 miliardi.
Sostegno famiglie e bonus nascite mille euro
Nel 2025 sono confermate e potenziate le misure sui congedi parentali. Introdotta anche una 'Carta per i nuovi nati' che riconosce 1.000 euro ai genitori con Isee entro i 40mila euro e rafforza il bonus asili nido. Inoltre tra le misure sociali, si rifinanzia per il 2025 la carta 'Dedicata a te'. Nel computo delle detrazioni si terrà conto del numero dei familiari a carico: più numerosi sono i componenti della famiglia, maggiori sono gli spazi per le detrazioni fiscali.
Lavoro e imprese
In particolare nel Mezzogiorno si confermano gli incentivi finalizzati all’occupazione dei giovani e delle donne, che saranno riconosciuti anche ai rapporti di lavoro attivati nel biennio 2026-2027. Si conferma anche la decontribuzione per le imprese della Zes e gli incentivi all’autoimpiego nel digitale e del green. Confermata la tassazione agevolata al 5% dei premi di produttività. Tra le novità approvate nell'iter parlamentare l'Ires premiale al 5% per le imprese che investono e assumono.
Pensioni
Sono confermate le misure della legge di bilancio 2024 e sono potenziate quelle destinate ai lavoratori pubblici e privati che, pur in età pensionabile, restano al lavoro. Nell'iter parlamentare è stata introdotta la possibilità di un anticipo pensionistico a 64 anni, cumulando la previdenza obbligatoria e quella complementare.
Compensi ministri e parlamentari
Nell'iter parlamentare è stata approvata una riformulazione della cosiddetta norma anti-Renzi prevedendo che ministri, presidenti di Regione e Province e parlamentari italiani ed europei non possano accettare incarichi che comportino un compenso da paesi extra-Ue. Per gli esponenti del governo però si esclude la deroga al divieto che invece può richiede il parlamentare, a ogni modo il compenso non può superare i 100mila euro l’anno. Una seconda norma stoppa il rialzo degli stipendi dei ministri non eletti per allinearli a quelli dei colleghi parlamentari e prevede solo rimborsi delle spese di trasferta per l'espletamento delle proprie funzioni.
Ponte sullo Stretto
Con le modifiche approvate arrivano nuovi fondi al Ponte sullo Stretto con un incremento complessivo idi 1,4 miliardi, che portano il costo complessivo dell'opera a 13 miliardi.
Economia
Fs, ‘Natale più sicuro’, oltre 41.000 gli...
Circa 14.000 i treni e 363 le stazioni monitorate in un mese da Fs Security
Circa 14 mila treni e 363 stazioni sono stati monitorati in un mese, tra il 25 novembre e il 25 dicembre, nell'ambito dell'operazione Natale più sicuro condotta dal Gruppo Fs tramite Fs Security, società dedicata alla sicurezza. I treni con la presenza di personale di Fs Security a bordo sono stati 3.140, mentre i treni con controllo delle persone prima di salire a bordo sono stati 10.558. Su un totale di 1 milione 678 mila passeggeri controllati, ci sono stati 41.546 allontanamenti dovuti in gran parte alla mancanza di un titolo di viaggio, ma anche causati da comportamenti intemperanti dei soggetti fermati o da attività illecite individuate a bordo treno o all’interno delle stazioni.
Il piano d’azione, attivato con l’obiettivo di tutelare la sicurezza dei passeggeri e dei lavoratori del Gruppo Fs, ha coinvolto 250 membri di Fs Security che hanno presidiato 24 linee considerate più a rischio. Tra queste linee figurano la Milano-Verona, la Milano-Genova, la Milano-Brescia, la Bologna-Piacenza, la Venezia-Udine, la Firenze-Viareggio, la Roma-Nettuno, la Reggio Calabria-Lamezia, la Napoli Campi Flegrei-Salerno e in Sicilia la Palermo-Termini Imerese e la Messina-Patti. Le criticità riscontrate includono furti a bordo, evasione tariffaria, alta affluenza, aggressioni al personale, atteggiamenti intemperanti e pericolosi, specialmente da parte di gruppi giovanili, e presenza di estranei lungo la linea ferroviaria.
Rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente (novembre/dicembre 2024 vs novembre/dicembre 2023), si registra un incremento significativo sia per quanto riguarda i treni monitorati (+55%) sia per quanto riguarda gli allontanamenti (+41%). Sul fronte dei risultati operativi, Fs Security nel periodo gennaio-dicembre 2024 ha registrato rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente (gennaio-dicembre 2023): +99% di protezione degli asset (attraverso monitoraggi nelle stazioni e presenza a bordo treno); +21% di passeggeri controllati; +19% di treni monitorati attraverso attività di verifica degli accessi e a bordo dei mezzi.