Israele chiede a residenti Khan Younis di evacuare. Duri scontri “ancora per 2 mesi”
Artiglieria israeliana spara dall'interno della Striscia, prima volta da inizio operazione di terra. Onu: "A Gaza inferno in terra". Qatar in pressing per una nuova tregua
Mentre continuano i combattimenti tra Israele e Hamas nella Striscia di Gaza, colloquio telefonico di 50 minuti tra il premier israeliano Benjamin Netanyahu e il presidente russo Vladimir Putin. A riferirlo al Times of Israel il portavoce del primo ministro.
Durante il colloquio, Netanyahu "ha criticato con forza la pericolosa cooperazione tra Russia e Iran", si legge in una nota dell'ufficio del premier israeliano, che dà conto della telefonata, la seconda tra i due leader dopo quella del 16 ottobre scorso, nella quale ha espresso anche "disappunto" per le parole pronunciate venerdì al Consiglio di sicurezza dell'Onu dal rappresentante russo.
Netanyahu, riferisce il suo ufficio, ha sottolineato che "qualsiasi Paese che dovesse subire un attacco terroristico criminale come quello sperimentato da Israele agirebbe con una forza non inferiore a quella che sta usando" il suo Paese. Il primo ministro ha espresso apprezzamento per gli sforzi di Mosca per far rilasciare un cittadino israeliano con cittadinanza russa e "ha affermato che Israele utilizzerà tutti i mezzi, sia politici che militari, per liberare tutti gli ostaggi".
Inoltre, Netanyahu ha chiesto alla Russia di esercitare pressioni sulla Croce Rossa affinché vengano effettuate visite e garantiti medicinali per gli ostaggi ancora nelle mani di Hamas.
Dal canto suo Vladimir Putin ha ribadito la "condanna del terrorismo in tutte le sue manifestazioni" ma, riferisce il Cremlino, "allo stesso tempo è estremamente importante che la lotta alle minacce terroristiche non porti a conseguenze tanto disastrose per i civili". Dopo quanto confermato da parte israeliana sul colloquio tra il premier israeliano e il presidente russo, il Cremlino conferma che al centro della telefonata c'è stata la "situazione grave nell'area del conflitto israelo-palestinese" e la "situazione umanitaria catastrofica" nella Striscia di Gaza.
La Russia ribadisce la disponibilità a "fornire tutta l'assistenza possibile per alleviare le sofferenze dei civili" e per una de-escalation del conflitto, innescato dall'attacco del 7 ottobre in Israele. Tra i dossier affrontati, precisa il Cremlino, anche il trasferimento dei cittadini russi e dei loro familiari e il rilascio degli ostaggi tenuti prigionieri nella Striscia di Gaza dal 7 ottobre. Putin e Netanyahu, evidenziano da Mosca, hanno convenuto di proseguire i contatti.
"Guerra continuerà con intensità maggiore"
La guerra "continuerà con intensità maggiore, nel nord e nel sud della Striscia di Gaza, per raggiungere tutti gli obiettivi", ha intanto ribadito il premier israeliano, che durante una riunione di governo ha riferito di colloqui anche con il cancelliere tedesco Olaf Scholz e il presidente francese Emmanuel Macron, ai quali ha detto che "non possono da un lato sostenere la distruzione di Hamas e dall'altro fare pressioni su di noi per porre fine alla guerra, cosa che impedirebbe l'eliminazione di Hamas".
Gli Stati Uniti hanno fornito a Israele "munizioni importanti" per il proseguimento della guerra a Gaza, ha spiegato quindi alla riunione di governo a Gerusalemme, ringraziando il presidente americano Joe Biden per gli aiuti militari e il veto in Consiglio di Sicurezza alla risoluzione per un cessate il fuoco a Gaza. Netanyahu non ha precisato a quali forniture facesse riferimento.
Ieri l'Amministrazione Biden, senza passare dal Congresso, ha reso noto di aver approvato la vendita a Israele di circa 14.000 munizioni per carri armati, per un valore di oltre 106 milioni di dollari.
Artiglieria Israele spara dall'interno di Gaza, prima volta
L'artiglieria israeliana ha sparato per la prima volta dall'inizio dell'operazione di terra dall'interno della Striscia di Gaza. Lo hanno riferito le Forze di difesa israeliane (Idf), secondo cui ad agire sono state le unità del battaglione 411 del 282mo reggimento di artiglieria, che nei giorni scorsi erano entrate nella Striscia con semoventi M-109 per assistere le operazioni della brigata corazzata 188 nel quartiere di Shejaiya, a Gaza City. Le Idf hanno poi riferito che dal 7 ottobre i corpi di artiglieria hanno sparato oltre 10mila colpi contro la Striscia.
Guterres: "Onu paralizzata, ma non mi arrenderò"
Il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, lamenta intanto il fallimento del Consiglio di Sicurezza e condanna le "divisioni" che lo "paralizzano". "Il Forum più importante per la risoluzione pacifica delle dispute internazionali è paralizzato da divisioni geostrategiche - ha detto Guterres al Forum di Doha -. E questo sta compromettendo soluzioni dall'Ucraina a Myanmar, al Medio Oriente". Secondo Guterres, "l'autorità e la credibilità del Consiglio sono state gravemente compromesse".
Parole che arrivano dopo il veto Usa a una risoluzione per un cessate il fuoco a Gaza. "Avevo ribadito il mio appello per un cessate il fuoco umanitario - ha detto Guterres che nei giorni scorsi ha invocato l'articolo 99 della Carta dell'Onu -. Purtroppo il Consiglio di Sicurezza non ci è riuscito, ma questo non lo rende meno necessario. Posso quindi promettere che non mi arrenderò".
La previsione: "Duri scontri per altri due mesi"
Gli intensi scontri nella Striscia di Gaza tra le forze israeliane e Hamas potrebbero andare avanti ancora "per altri due mesi". E' la valutazione di fonti israeliane citate dall'emittente pubblica Kan, passati ormai più di due mesi dal terribile attacco del 7 ottobre in Israele e dall'inizio delle ostilità tra Israele e Hamas con le operazioni di Tsahal nell'enclave palestinese.
L'offensiva delle forze di difesa israeliane nella Striscia sta intanto provocando il cedimento dell'ala militare dell'organizzazione, secondo le informazioni fornite dai vertici miliari di Israele. Da giorni si inseguono le news relative alla resa di centinaia di miliziani: il copione, a quanto pare, continua a ripetersi quotidianamente.
Sarebbero decine infatti i miliziani di Hamas che si sono arresti alle forze Israeliane dopo aver perso ogni contatto con la leadership dell'organizzazione nella Striscia che "ha smesso di esercitare funzioni di comando e controllo". Lo ha reso noto la radio di Tsahal. Le forze israeliane hanno "identificato cambiamenti nel comportamento dei vertici di Hamas", ora nascosti a Khan Yunis, città del sud assediata dai militari israeliani, che hanno scelto di concentrarsi sulla loro sicurezza personale piuttosto che continuare impartire istruzioni. L'Institute for the Study of War ha precisato che sette battaglioni di Hamas si sono già arresti e altri sei "sono prossimi al collasso".
Qatar in pressing per nuova tregua
"Continueremo a fare pressioni sulle parti, nonostante l'obiettivo di ognuna di esse sia distruggere l'altra", ha intanto detto il premier e ministro degli Esteri del Qatar, Sheikh Mohammed bin Abdulrahman Al Thani al Forum di Doha, secondo le dichiarazioni riportate da al-Jazeera in cui ha denunciato come a Gaza sia in atto un "disastro umanitario senza precedenti".
Il Qatar è stato protagonista dell'impegno nella mediazione per un cessate il fuoco a Gaza e per il rilascio di ostaggi tenuti prigionieri nella Striscia.
Secondo Al Thani, riporta al-Jazeera, la situazione a Gaza fa sì che persone in tutto il mondo si pongano "domande legittime sulla natura dei sistemi internazionali", interrogativi che a suo avviso "diventano sempre più importanti e pressanti mentre continuiamo a vedere scene orribili da cui a volte siamo costretti a distogliere lo sguardo".
"Continua il nostro impegno, come Stato del Qatar, insieme ai nostri partner. Non ci arrenderemo", ha detto ancora Al Thani secondo al-Jazeera. Anche se, ha ribadito, "il proseguimento dei bombardamenti" israeliani a Gaza "non fa che ridurre per noi questa finestra" di opportunità di esito positivo sulle prospettive di un nuovo accordo per una pausa nelle ostilità tra Israele e Hamas.
Unrwa: "A Gaza è l'inferno in Ierra"
Serve subito un cessate il fuoco porre fine all'"inferno in terra" a Gaza. Lo ha detto il capo dell'Unrwa, Philippe Lazzarini, al Forum di Doha secondo le dichiarazioni riportate dalla Bbc. "La deumanizzazione dei palestinesi ha permesso alla comunità internazionale di sopportare i continui attacchi israeliani a Gaza", ha affermato. Lazzarini ha denunciato quella che considera "la situazione peggiore che abbia mai visto". "Le persone si rivolgono all'Onu in cerca di protezione, ma - ha affermato - nemmeno più la bandiera blu è protetta. La situazione è arrivata a un livello catastrofico".
Premier palestinese: "Sanzionare Israele"
"Se Israele è al di sopra del diritto internazionale, bisognerebbe imporre sanzioni". Si è espresso così al Forum di Doha il premier palestinese Mohammad Shtayyeh, secondo le dichiarazioni riportate da al-Jazeera. "A Israele non dovrebbe essere consentito di continuare a violare il diritto umanitario internazionale e il diritto internazionale - ha aggiunto - Vogliamo fermare le atrocità e il genocidio in atto oggi. La nostra principale preoccupazione non è il futuro, ma il presente". Secondo la tv satellitare, durante l'intervento di Shtayyeh alcune persone hanno abbandonato la sala dei lavori.
Il ministero degli Esteri dell'Autorità palestinese "chiede al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite di adottare un meccanismo che obblighi Israele a rispettare il diritto umanitario internazionale e a proteggere i civili nella Striscia di Gaza", si legge intanto su X con la pubblicazione di una nota dopo il veto Usa in Consiglio di Sicurezza alla risoluzione per un cessate il fuoco a Gaza.
Israele chiede a residenti Khan Younis di evacuare
L'esercito israeliano ha intanto dato istruzioni ai residenti di Khan Younis, la seconda città più grande della Striscia di Gaza, di evacuare nell'area umanitaria di Al-Muwasi. L'Idf ha infatti lanciato quello che ha definito "un appello urgente" affinché i civili lascino gran parte dell'area dentro e intorno alla città, dove sono in corso aspri combattimenti.
Tuttavia, spiega la Cnn, non è chiaro quante persone potrebbero essere a conoscenza delle istruzioni delle Idf data la mancanza di reti di comunicazione e disponibilità di Internet in gran parte di Gaza.
Le forze israeliane confermano intanto di aver attaccato in 24 ore "oltre 250 obiettivi" nella Striscia mentre proseguono gli scontri. Tra gli obiettivi colpiti nella notte, anche una struttura di Hamas a Khan Younis e diversi tunnel, come evidenzia il Times of Israel. Effettuati blitz in siti di Hamas a Gaza, dove le Idf affermano di aver distrutto armi e cunicoli sotterranei e di aver ucciso uomini armati.
Nella notte, secondo le forze israeliane, un jet ha anche colpito un sito usato da Hamas per le comunicazioni nei pressi di una moschea nel sud di Gaza. Nelle ultime 24 ore sono stati anche confermati attacchi contro tunnel nella zona di Khan Younis con l'impiego di munizioni guidate e l'eliminazione in un'operazione effettuata da un drone di una cellula di Hamas. Blitz anche in un centro di comando di Hamas a Shejaiya, nel nord.
Soldati Idf feriti in Libano. "Guerra con Hezbollah inevitabile"
"Le Idf sono pronte per un conflitto su più fronti", ha detto Avigdor Lieberman, ex ministro degli Esteri e della Difesa israeliano e fondatore del partito Israel Beytenu, in un'intervista alla radio 103Fm. "Dobbiamo completare la guerra a Gaza e prepararci per un'altra al nord, è inevitabile", ha affermato nelle dichiarazioni rilanciate dal Jerusalem Post con un evidente riferimento al confine con il Libano e agli Hezbollah libanesi.
Due soldati israeliani sono intanti rimasti feriti e altri hanno riportato ferite di lieve entità a causa di schegge e inalazione di fumo in un attacco con un drone di Hezbollah con una base israeliana nel mirino. Lo riferisce il Times of Israel. Secondo le forze israeliane (Idf), due droni lanciati dal Libano sono stati intercettati e abbattuti. Hezbollah ha rivendicato l'attacco, riporta il giornale. E nel frattempo le Idf hanno confermato una "vasta" operazione con attacchi aerei contro obiettivi di Hezbollah nel sud del Libano. Tra gli obiettivi, postazioni di lancio, siti militari e altre infrastrutture del 'Partito di Dio' guidato da Hasan Nasrallah. Le Idf hanno anche confermato di aver colpito una cellula nel sud del Paesi dei Cedri che aveva tentato un attacco con un missile anticarro nei pressi della località israeliana di Zar'it.
30mila combattenti Hamas a Gaza prima della guerra
Trentamila combattenti. Tanti erano, secondo Israele, i miliziani tra le fila di Hamas a Gaza, prima che iniziasse il conflitto. I combattenti - hanno spiegato alla Cnn le forze israeliane (Idf) - erano divisi in cinque brigate, 24 battaglioni e circa 140 compagnie. Ogni unità in grado di attaccare con missili anticarro, cecchini, razzi e colpi di mortaio.
Sabato scorso il consigliere per la Sicurezza nazionale israeliano, Tzachi Hanegbi, ha detto di ritenere che almeno settemila delle migliaia di persone rimaste uccise a Gaza dal 7 ottobre fossero "terroristi".
"Sventato piano Teheran contro obiettivi israeliani ed ebraici a Cipro"
L'ufficio del Premier israeliano conferma intanto le notizie secondo cui è stato sventato un piano iraniano contro obiettivi israeliani ed ebraici a Cipro. Le autorità locali sono intervenute, guidate dal Mossad. L'arresto della cellula è stato reso possibile grazie a informazioni di intelligence sui terroristi, i loro metodi operativi e gli obiettivi che si proponevano di colpire, è stato precisato.
Due iraniani, entrambi membri del Corpo dei Guardiani della rivoluzione, sono stati arrestati a Cipro, dove pianificavano attacchi contro interessi israeliani ed ebraici. "Dallo scorso sette ottobre, il regime iraniano ha esteso i suoi sforzi per promuovere le attività terroristiche in tutto il mondo", ha denunciato l'ufficio del Premier israeliano. Israele e Cipro collaborano nello sforzo di estrazione del gas del Mediterraneo occidentale e Cipro è una popolare metà di vacanza per molti israeliani.
Esteri
Elon Musk è Babbo Natale Magro, la foto su X:...
Il magnate sta assumendo un farmaco per perdere peso
Su X fa discutere la foto di un Babbo Natale snello. Dietro la 'maschera' l'imprenditore Elon Musk, che pubblica lo scatto con un commento lapidario di due parole: "Ozempic Santa". Il riferimento è ai farmaci antidiabete e antiobesità che sono sotto i riflettori da mesi e promettono il raggiungimento di significative perdite di peso nei pazienti trattati. Tanto basta per accendere il dibattito e i commenti, anche di qualcuno che invita alla prudenza e a non banalizzare temi seri come la lotta all'obesità. Musk in un secondo post rivela pure quale delle molecole che fanno parte della famiglia degli agonisti del recettore del Glp-1 sta utilizzando nello specifico: "Tecnicamente, Mounjaro, ma non ha lo stesso suono", scrive ironicamente il Ceo di Tesla e fondatore di SpaceX.
Non è la prima volta che il nome di Musk viene associato a questi farmaci, in primo luogo perché è stato fra i primi pazienti Vip a dichiararne l'uso, ma anche per esternazioni recenti, come quella pubblicata sempre via X l'11 dicembre: "Niente migliorerebbe di più la salute, la durata e la qualità della vita degli americani che rendere" questi farmaci "super economici per il pubblico. Niente altro ci si avvicina nemmeno lontanamente", ha osservato Musk, aggiungendo di essere consapevole del fatto che "molte persone si lamenteranno di questo post, ma ho ragione".
Parole, quelle dell'imprenditore coinvolto nel team della nuova amministrazione Trump per guidare uno sforzo di spending review ed efficientamento, che stridono se si considera la linea sostenuta invece da Robert F. Kennedy Jr, scelto dal presidente eletto Donald Trump per il ruolo di segretario della Salute. Secondo Kennedy Jr, infatti, la soluzione all'obesità in America, che ora colpisce il 40% degli adulti, vede "come prima linea di risposta lo stile di vita".
Esteri
Cecilia Sala, chi è la giornalista italiana arrestata in...
Nata a Roma nel 1995, ha raccontato la guerra in Ucraina e il ritorno dei Talebani
Cecilia Sala è stata arrestata in Iran. La giornalista italiana, in Medio Oriente per svolgere servizi giornalistici, è stata fermata lo scorso 19 dicembre dalle autorità di polizia di Teheran. A renderlo noto è stata la Farnesina, che ha precisato anche che su disposizione del ministro degli Affari Esteri, Antonio Tajani, l'ambasciata e il consolato d'Italia a Teheran stanno seguendo il caso con la massima attenzione sin dal suo inizio. Ma chi è Cecilia Sala?
Chi è Cecilia Sala
Cecilia Sala è uno dei volti più noti del giornalismo italiano. Nata a Roma nel 1995, è da sempre molto attiva sui social e da anni ormai tratta di politica estera documentando quello che succede in varie zone di conflitto. Sala si è recata diverse volte in Ucraina per raccontare la guerra ancora in corso con la Russia, ma si trovava anche in Afghanistan nel 2021 durante il ritorno al potere dei Talebani. In quella occasione dovette interrompere una diretta con La7 a causa di alcuni spari contro l'hotel dove si trovava. Una scena che è diventata subito virale sui social.
Gli inizi e i podcast
Sala inizia a interessarsi al giornalismo quando ancora studiava economia all'Università Bocconi di Milano. A pochi esami dalla laurea decise di interrompere gli studi e dedicarsi alla sua nuova passione, iniziando a trattare in particolare la politica estera. Nel 2015 comincia a lavorare nella redazione di Vice e negli anni successivi comincia a collaborare con Vanity Fair, L'Espresso e Il Foglio. Diventa presto anche un volto televisivo, apparendo in diverse trasmissioni su La7.
Cecilia Sala ha da sempre avuto un'attenzione particolari alle nuove frontiere del giornalismo digitale. Molto attiva sui social network, nel 2020 ha esordito con il podcast 'Polvere', un'inchiesta condotta insieme a Chiara Lalli che trattava dell'omicidio di Marta Russo, giovane uccisa alla Sapienza nel 1997. Il podcast ha avuto tanto successo da essere trasformato in un libro pubblicato, con lo stesso titolo, da Mondadori nel 2021. L'anno successivo diviene protagonista di un altro podcast, 'Stories', prodotto da Chora Media, in cui ogni giorno racconta storie dal mondo.
Esteri
Cecilia Sala arrestata in Iran, la giornalista italiana è...
E' stata fermata il 19 dicembre dalle autorità di polizia di Teheran
La giornalista italiana Cecilia Sala, in Iran per svolgere servizi giornalistici, è stata fermata il 19 dicembre scorso dalle autorità di polizia di Teheran. Lo rende noto la Farnesina, precisando che su disposizione del ministro degli Affari Esteri, Antonio Tajani, l'ambasciata e il consolato d'Italia a Teheran stanno seguendo il caso con la massima attenzione sin dal suo inizio. In coordinamento con la presidenza del Consiglio, la Farnesina ha lavorato con le autorità iraniane per chiarire la situazione legale di Cecilia Sala e per verificare le condizioni della sua detenzione.
Oggi l'ambasciatrice d'Italia in Iran, Paola Amadei, ha effettuato una visita consolare per verificare le condizioni e lo stato di detenzione di Cecilia Sala, la giornalista fermata il 19 dicembre scorso dalle autorità di polizia di Teheran. Lo rende noto la Farnesina, precisando che la famiglia è stata informata dai risultati della visita consolare. In precedenza Sala aveva avuto la possibilità di effettuare due telefonate con i parenti. In accordo con i genitori della giornalista, la Farnesina invita alla massima discrezione la stampa per agevolare una veloce e positiva risoluzione della vicenda.