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Per affrontare le sfide ambientali bisognerebbe investire di più in Nature-Based Solution

Finanza sostenibile

Scarsità di acqua, erosione del territorio, frane e inondazioni sono solo alcuni degli effetti del cambiamento climatico. Fenomeni a cui si sta cercando di porre rimedio con esiti al momento incerti. Tra le soluzioni a cui viene dato crescente interesse ci sono le Nature-Based Solutions (NBS) ovvero rimedi alternativi per conservare e gestire in maniera sostenibile le biodiversità per esempio attraverso il ripristino degli ecosistemi naturali con opere di riforestazione o di salvaguardia delle coste dall'erosione del mare. Per sostenere lo sviluppo di soluzioni di NBS sono necessari investimenti considerevoli. Ad oggi, secondo l'UNEP, il Programma delle Nazioni Unite per l'Ambiente, gli investimenti in NBS ammontano a 154 miliardi di euro l'anno, una cifra che dovrebbe essere almeno triplicata entro il 2030 per fare in modo che le soluzioni basate sulla natura possano esprimere il loro potenziale in termini di salvaguardia della biodiversità.

Investimenti privati e fondi pubblici

Se da un lato è vero che numerosi Governi sono impegnati nello stanziamento di fondi pubblici per cercare di sostenere il delicato equilibrio ambientale nei confronti del cambiamento climatico, dall'altro, questi risultano insufficienti. Senza contare poi che i fondi con capitale privato rappresentano al momento solo il 17% degli investimenti complessivi. Un dato che fa riflettere, specie considerando che è proprio il settore finanziario ad essere tra quelli maggiormente a rischio per la perdita di biodiversità. Parallelamente, appare chiaro che gli operatori finanziari abbiano un ruolo strategico nell'aumentare gli investimenti in NBS. Il legame tra finanza sostenibile ed economia mondiale, infatti, fa in modo che le scelte di investimenti ESG, una volta allineate agli obiettivi di difesa della biodiversità, orientino i capitali verso le imprese realmente impegnate sul fronte sostenibilià ambientale, producendo effetti positivi. Non per nulla, negli ultimi due anni i fondi domiciliati in Europa legati al tema biodiversità hanno registrato una decisa spinta, raggiungendo la cifra complessiva di 854 milioni di euro, così come sta crescendo sul mercato il numero di prodotti finanziari legati alla tutela degli ecosistemi.

Le azioni virtuose da mettere in atto

Per poter dare una ulteriore accelerazione agli investimenti in finanza sostenibile e sostenere le NBS, sono necessarie diverse azioni. Prima di tutto mettere a disposizione dati certi e trasparenti sugli effettivi impatti delle soluzioni basate sulla natura e sulle imprese impegnate in questo ambito. Tali dati andrebbero così a costituire una base concreta su cui gli operatori possano effettuare le loro scelte. Un altro aspetto centrale è l'adeguata informazione degli investitori sul come possano contribuire a difendere e ripristinare gli ecosistemi. Non è sufficiente, infatti, la sola maggiore sensibilità verso certi temi, ma serve un'informazione corretta e completa. Infine, per accelerare l'azione per la biodiversità servirebbe la nascita di un ecosistema dove pubblico e privato agiscano in sinergia in modo da sostenere attivamente un'economia a impatto positivo sulla natura.

ATTENZIONE - Questo articolo è stato originariamente pubblicato dall’agenzia Adnkronos. Sbircia la Notizia Magazine non è responsabile per i contenuti, le dichiarazioni o le opinioni espresse nell’articolo. Per qualsiasi richiesta o chiarimento, si prega di contattare direttamente Adnkronos.

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Finanza

Unicredit: cavalieri bianchi e golden power, le possibili...

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Unicredit: cavalieri bianchi e golden power, le possibili mosse di Commerz per opporsi

Cavalieri bianchi, aumenti di capitale, golden power. Commerzbank, determinata a mantenere la propria indipendenza, studia le contromosse per resistere a una possibile acquisizione da parte di Unicredit. La strategia del cavaliere bianco prevede l'intervento di una società amica, invitata ad acquistare un pacchetto consistente di azioni per bloccare un eventuale tentativo di scalata: tra i nomi che circolano, c'è quello di Deutsche Bank. "Ipotesi non semplicissima - osserva Marcello Messori, ex presidente delle Ferrovie dello Stato ed economista dell’Istituto Universitario Europeo - Deutsche Bank ha affrontato problemi significativi, anche di capitalizzazione. Bisogna valutare con attenzione se abbia le risorse per un'operazione così impegnativa". Una fonte finanziaria conferma all'Adnkronos la complessità dell'operazione Deutsche Bank: "Ci sono molte incognite, soprattutto nella creazione di un player di quelle dimensioni: il surplus di personale che inevitabilmente si creerebbe, le questioni legate alla concorrenza e le esposizioni in bilancio".

L'altra carta che Commerzbank potrebbe giocare è l’aumento di capitale. "Ma dove si trovano i fondi?" si chiede la fonte. "Bisogna trovare un investitore, e non è facile". Un aumento di capitale da parte degli attuali soci? "È complicato - aggiunge - anche perché in Germania c’è un sistema duale, e bisogna capire se il comitato dei lavoratori sarebbe disposto ad accettare una soluzione del genere". Resta l’estrema ratio: il Golden power. Si tratta di una normativa che consente al governo di bloccare o porre condizioni a determinate operazioni finanziarie, per motivi di interesse nazionale. "Ma dimostrare che una banca è strategica non è semplice", spiega Gabriele Nuzzo, professore di diritto commerciale. "Per uno Stato, dire che una banca è fondamentale rispetto a un’altra non è mai una mossa elegante: tutte le banche, in teoria, dovrebbero essere considerate uguali. Su che base si potrebbe affermare che Commerzbank è strategica?" Anche perché, a livello europeo, si è già chiarito che le fusioni non possono essere ostacolate per ragioni puramente economiche.

Anche qui, la Ceo di Commerzbank, Bettina Orlopp, ha messo in guardia sui rischi di una fusione con Unicredit: l'acquisizione, dice, potrebbe deteriorare il rating della banca tedesca. Ma secondo Moody's, in un documento visionato dall'Adnkronos, le cose non stanno proprio così: l'acquisizione, anzi, potrebbe migliorare il rating di Unicredit senza compromettere il "profilo finanziario" di Commerzbank. "Sebbene i tempi e le modalità di un eventuale aumento dell'azionariato di Unicredit e di una possibile offerta pubblica di acquisto siano incerti -si sottolinea nel documento- non si prevede che ciò possa intaccare la solidità finanziaria di Commerzbank". Se Unicredit dovesse riuscire nell'operazione, nascerebbe un colosso bancario europeo, "tra i primi cinque-sei per dimensioni del continente", spiega all'Adnkronos l'economista Messori, "capace di superare definitivamente i confini nazionali. Sarebbe in linea con la visione di Draghi, e sebbene i timori dei sindacati per le possibili riduzioni di personale siano comprensibili, opporsi alla fusione in nome della 'germanicità' di una banca è inaccettabile". Anche perché in gioco non c'è solo una questione economica: "Osteggiare l'operazione di Unicredit su Commerzbank? Metterebbe a rischio l'indipendenza della Bce", ha detto il presidente dell'Abi, Antonio Patuelli, nel corso del suo intervento alla giornata dell'economia organizzata sabato scorso da Forza Italia a Milano. "L'Ue - ha detto - garantisce l'assoluta indipendenza della Bce dai Parlamenti e dai Governi degli Stati membri. Se le operazioni di mercato fossero ostacolate da soggetti nazionali, la questione sarebbe più grande e grave visto che metterebbe in discussione l'indipendenza della Bce".

ATTENZIONE - Questo articolo è stato originariamente pubblicato dall’agenzia Adnkronos. Sbircia la Notizia Magazine non è responsabile per i contenuti, le dichiarazioni o le opinioni espresse nell’articolo. Per qualsiasi richiesta o chiarimento, si prega di contattare direttamente Adnkronos.
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Finanza

Piazza Affari si tinge di rosa: nei board delle società...

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Il report di Heidrick & Struggles. L'imprenditore di Montelupo Fiorentino che assunse la donna incinta: "Dato positivo ma il divario è ancora lontano da essere colmato, soprattutto nelle piccole e medie imprese"

(Fotogramma/Ipa)

Nei consigli di amministrazione delle aziende quotate a Piazza Affari c’è più diversità che altrove. Anche per effetto della Legge Golfo Mosca nel 2023 più di un seggio su due è stato affidato ad una donna, in percentuale più della media europea, il 51% contro una media del 47%. Sebbene molte di loro siano alla prima esperienza in un consiglio, e abbiano maturato esperienza in un settore diverso rispetto a quello in cui opera l’azienda per cui lavorano.

Si tratta di un elemento essenziale per navigare questi tempi d’incertezza, evidenziano gli esperti di Heidrick & Struggles - società di head hunting leader globale nella ricerca di executive - nella ricerca Board Monitor sulle tendenze emergenti nei consigli di amministrazione nei Paesi di tutto il mondo. Nel 2023 in Italia il 43% delle quotate ha inserito nuovi membri nei consigli di amministrazione, il 51% di loro è una donna con un’età media di 57 anni che - in generale - ha un'educazione superiore rispetto agli uomini nella stessa posizione: la maggior parte ha un dottorato rispetto alla controparte maschile, in molti casi semplicemente laureata. Inoltre, come detto sopra la maggior parte di loro ha esperienze cross settoriali: si prediligono figure con esperienza internazionale e nel campo della sostenibilità, meno invece in quello della cybersicurezza - nonostante le crescenti preoccupazioni legate alle nuove tecnologie. Inoltre, il 51% dei nuovi membri è alla prima esperienza.

Ciò indica che i consigli di amministrazione sono alla ricerca di un flusso costante di nuove prospettive. Come dimostrano bene i dati: tre quarti dei posti a livello mondiale sono andati a persone con esperienza in settori diversi da quello in cui opera la loro azienda. Questo dipende dal fatto che servono nuove prospettive ai consigli per gestire nuovi problemi, quello geopolitico in primis, ma non solo. Ci si aspetta di più dagli amministratori, devono avere competenze inedite ed essere in grado di comprendere e gestire anche rischi informatici, oltre alle crescenti preoccupazioni e normative ambientali e sociali. "Il ruolo del consiglio sta cambiando in modo significativo, molto più di quanto probabilmente ci rendiamo conto", ha dichiarato Niccolo Calabresi, Managing Partner Southern Europe Heidrick & Struggles. "Come evidenziano i dati: nuove competenze e nuovo peso del consiglio d’amministrazione all’interno delle aziende stanno ridisegnando non solo la gestione di crisi complesse ma la stessa organizzazione aziendale. Dopo il Covid gli amministratori stanno mettendo alla prova i confini tradizionali per rispondere alle richieste di un insieme di stakeholder sempre più ampio e influente".

L'imprenditore che assunse la donna incinta: "Dato positivo ma il divario è ancora lontano da essere colmato, soprattutto nelle piccole e medie imprese"

"Il dato è un segnale positivo per il mondo del lavoro ma il divario è ancora lontano da essere colmato, specialmente se facciamo riferimento alle micro e piccole-medie imprese (Pmi)". Così l'imprenditore Simone Terreni, a capo dell’azienda VoipVoice di Montelupo Fiorentino, balzato agli onori della cronaca per aver assunto una donna di 27 anni ‘nonostante’, durante il colloquio, lei avesse rivelato di essere incinta, commenta all'Adnkronos il report di Heidrick & Struggles.

"Il gender gap - continua l'imprenditore - rappresenta un danno per la nostra società e come tale dovrebbe essere trattato, sia da un punto di vista etico che di crescita economica. Se da un lato ci devono essere politiche a supporto delle famiglie, dall’altro il mio auspicio è che sempre più imprese applichino la parità di genere. Una parità che nel mondo del lavoro si delinea sotto vari elementi, inclusa non solo l’equa retribuzione degli stipendi tra uomini e donne, ma anche dalle uguali possibilità di carriera e di accesso alle posizioni manageriali", afferma.

"Sicuramente il dato di un board delle società quotate di Piazza Affari dove più di un membro su due è donna è un segnale positivo per il mondo del lavoro - dice - ma il divario è ancora lontano da essere colmato, specialmente se facciamo riferimento alle Micro e Pmi, la maggioranza imprenditoriale del nostro contesto economico italiano. Ciascuna azienda - conclude - dovrebbe favorire l’accessibilità, la remunerazione e l’occupazione di ruoli apicali a prescindere dal genere".

Le voci dall'Università

Maria Pia Abbracchio, vice-rettrice e pro-rettrice a Ricerca e Innovazione dell'Università statale di Milano si è detta molto felice: "L'economia - spiega all'Adnkronos - non è un ambito che in genere viene associato con la professionalità femminile: si tratta di un dato che rassicura sulla possibilità delle donne di dare un contributo a tutti i rami della società e a tutti i settori della conoscenza e del lavoro". La vice-rettrice è convinta che le donne possano esercitare il ruolo con modalità diverse dagli uomini: "Non è detto che le donne che raggiungono altri livelli di carriera debbano utilizzare modelli maschili nella gestione di questi ruoli, ma sono anche convinta che ciascuna di noi, se preparata, può farlo in una maniera molto buona e collaborando con i colleghi maschi".

Antonella Stirati, professoressa ordinaria di Economia politica all'Università Roma Tre, parla all'Adnkronos di "dato positivo: quando non ci sono discriminazioni e pregiudizi, i talenti naturalmente presenti nella società possono emergere al meglio", dice. "Si tratta di un segnale positivo - continua la professoressa - perché mostra come il percorso delle donne verso il riconoscimento delle proprie capacità in tutti gli ambiti sta andando avanti, anche nelle posizioni apicali. Questo naturalmente è un bene - sottolinea Stirati - però non credo che la presenza femminile nell'economia, nel management così come anche in politica sia di per sé portatrice di cambiamento dei contenuti, però togliendo una barriera alla discriminazione - conclude - si possono far valere meglio le competenze esistenti".

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Finanza

UniCredit sottoscrive strumento su azioni Commerzbank,...

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Presentata istanza regolamentare per l'acquisizione di una partecipazione superiore al 10% e fino al 29,9% in Commerzbank

Unicredit e Commerzbank (Fotogramma)

UniCredit ha presentato istanza regolamentare per l’acquisizione di una partecipazione superiore al 10% e fino al 29,9% in Commerzbank. Nel frattempo, UniCredit ha sottoscritto in data odierna strumenti finanziari aventi ad oggetto una partecipazione pari a circa l’11,5% del capitale sociale di Commerzbank. Lo annuncia lo stesso istituto in una nota.

''Il relativo regolamento in azioni (physical settlement) - si sottolinea in una nota - può avvenire solo subordinatamente all’ottenimento delle relative autorizzazioni. La posizione complessiva di UniCredit, unitamente alla partecipazione del 9% circa comunicata in precedenza, pertanto ha raggiunto circa il 21%. La maggior parte dell’esposizione economica di UniCredit è oggetto di copertura, al fine di assicurare piena flessibilità di rimanere a questo livello, cedere la partecipazione, con una copertura in caso di ribassi, o incrementarla ulteriormente, in funzione dell’esito delle interlocuzioni con Commerzbank, i suoi consigli di gestione e di sorveglianza e, più in generale, tutti i suoi stakeholder in Germania''.

UniCredit ritiene che ''ci sia un significativo potenziale di creazione di valore che possa essere estratto in Commerzbank, sia in uno scenario standalone che in UniCredit, a beneficio dell’intera Germania e di tutti i suoi stakeholders. Ciononostante, come avvenuto per UniCredit stessa, lo sviluppo di tale potenziale richiede l’adozione di azioni concrete. In linea con quanto evidenziato nel recente rapporto della Commissione Europea, UniCredit condivide la convinzione che una forte unione bancaria in Europa possa svolgere un ruolo cruciale per il successo economico dell’intero continente e, attraverso quest’ultimo, di ciascun paese''.

Inoltre, la crescita e la competitività del sistema bancario tedesco ''sono fondamentali sia per l’economia tedesca che per l’Europa nel suo complesso. In ciascuno dei 12 mercati in cui è presente in Europa, UniCredit ha dimostrato di essere un operatore di mercato responsabile, impegnato e serio. Con riferimento in particolare alla Germania, il Gruppo è presente nel paese da quasi 20 anni, fornendo supporto ai propri dipendenti e servendo i propri clienti con una gamma di prodotti completa e competitiva. Sebbene questa transazione e le sue possibili evoluzioni richiedano un'attenta valutazione, l'attenzione principale del management team di UniCredit rimane costantemente rivolta all’esecuzione di UniCredit Unlocked e agli obiettivi di una crescita sostenibile e redditizia e di distribuzioni agli azionisti. È da questo che UniCredit continua a credere di poter estrarre il massimo valore per tutti i suoi stakeholder''.

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