La presidente del Consiglio attacca il Pd: "Perché non lo ha ratificato quando era al governo?'. La segretaria Dem ribatte: "Gioco delle tre carte"
Il voto sul Mes non si terrà giovedì, ma sicuramente slitterà "al prossimo anno", mette agli atti il ministro Guido Crosetto al Forum Adnkronos. Il voto va al 2024, ma è di oggi il botta e risposta tra Giorgia Meloni e Elly Schlein. La premier alle prese con un capitolo delicato per maggioranza e governo, di fronte alle sollecitazioni delle opposizioni a ratificare il meccanismo visto che l'Italia è ormai l'unico Paese in Ue a non averlo fatto, scarta rispetto alle polemiche e attacca il Pd: "Siete stati al governo 4 anni ma perché non lo avete ratificato se era così fondamentale farlo in tempi rapidi?", dice rivolta a Schlein. "Meloni fa il gioco delle tre carte", ribatte la segretaria dem a stretto giro.
Per la presidente del Consiglio quello attorno al Mes "è un dibattito molto ideologico e italiano, testimonia la strumentalità di certe posizioni. Non si può parlare del Mes se non si conosce il contesto". E aggiunge: "Un governo serio tiene conto del contesto e in quel contesto fa calare degli strumenti. Perché parliamo di strumenti e non di totem ideologici. E io così ragiono. Quando saprò quale è il contesto nel quale mi muovo saprò anche che cosa secondo me bisogna fare del Mes".
Il 'contesto' sarebbe il pacchetto complessivo a cui punta il governo, un pacchetto che tenga dentro anche la riforma del patto di Stabilità. Sul quale Meloni parla di 'spiragli': "Io vedo spiragli per una soluzione seria che tenga conto del contesto in cui operiamo". Spiega Crosetto: "Alla fine di questo percorso complessivo il Parlamento potrà esprimersi sul Mes, ma penso che" potrà farlo "solo alla fine di un percorso più ampio all'interno del quale il Mes è solo una piccola parte. Il che vuol dire, prossimo anno...". Insomma, niente ratifica Mes per ora. Tagliente Matteo Renzi: "La premier non lo voleva, ora ha cambiato idea, ma si vergogna a dirlo. E dunque tutti i giorni inventano una scusa per prendere tempo. Il governo Meloni è diventato il governo melina. Non sono cattivi, sono solo incapaci di governare".
Nella maggioranza non tutti la vedono allo stesso modo sul Mes con parte della Lega fermamente contraria, Fdi che lo era ma al momento non si pronuncia e Fi aperturista. "Io -ha detto oggi Antonio Tajani- sono favorevole alla ratifica, ma non dobbiamo neppure essere condizionati dalla fretta degli altri". E pure tra le opposizioni non c'è unità di vedute. M5S e Avs sono freddi mentre a favore della ratifica del Mes insieme a Renzi, ci sono Azione, Più Europa e quindi il Pd. Ma Meloni sono i dem che prende di mira.
"Leggevo stamattina di Elly Schlein che diceva 'non possiamo tenere ferma tutta l'Europa'. Forse -sottolinea la premier- la segretaria del Pd non sa che il Mes è uno strumento che esiste, chi lo vuole attivare lo può tranquillamente attivare. E semmai bisognerebbe interrogarsi sul perché, in un momento in cui tutti facciamo i salti mortali per reperire risorse, nessuno vuole attivarlo. Questo sarebbe il dibattito da aprire".
E qui arriva la replica di Schlein: "Giorgia Meloni fa il gioco delle tre carte. È troppo occupata a difendere una manovra economica indifendibile e dimentica i fatti. Primo: quello di cui discute non è l'attivazione del Mes ma la ratifica del trattato che lo modifica. Secondo: 26 Paesi su 27 hanno già ratificato le modifiche. Sono Paesi governati da coalizioni di ogni colore politico. Terzo fatto: rimane solo l'Italia, perché la destra è prigioniera della sua propaganda ideologica. Governare implica assumersi delle responsabilità. Ratificare le modifiche al Mes non significa chiederne l'attivazione, ma non impedire agli altri Paesi di accedervi. Se non è in grado nemmeno di spiegare questa differenza, non è adatta al suo mestiere".
Anche Schlein, come tutta l'opposizione del resto, aspetta la maggioranza al varco perché prima o poi la ratifica del Mes, nonostante i 'mai' pronunciati da Fdi alla Lega, viene data per scontata: "Noi siamo comunque convinti che anche questa pantomima finirà e Giorgia Meloni si rimangerà anche questa promessa elettorale, come è finita per le accise sulla benzina, sui tagli alle pensioni e alla sanità".
Quanto al merito delle affermazioni di Meloni, arriva Luigi Marattin a inquadrarle via social così: "Giorgia Meloni è premier da più di un anno, ma è stupefacente come non abbia ancora capito che cos'è il Mes", no strumento di "assoluta emergenza" che "viene attivato quando un paese perde l'accesso al mercato dei capitali ( = non trova più nessuno che gli presta i soldi) e l'unica alternativa è il fallimento. Quindi, dovremmo essere ben contenti che ora nessuno è costretto a ricorrervi: vuol semplicemente dire che non ci sono gravi crisi di liquidità in Europa".
Per Carlo Calenda "quindi come ampiamente previsto ratificheremo il Mes. Ci saranno un po’ di cagnara e di distinguo, ma alla fine ratificheremo. Tanto rumore per nulla". Sottolinea Riccardo Magi di Più Europa: "Giorgia Meloni dice che quello sul Mes è un dibattito molto italiano e molto ideologico. Di molto italiano vedo il fatto che solo l'Italia in Europa non lo ha ratificato, di molto italiano vedo anche il teatrino di Pulcinella che sta facendo questo governo e di molto ideologico c'è solo l'atteggiamento della maggioranza, ostaggio delle balle del passato".
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La manifestazione di Pontida, in calendario il 6 ottobre, "sarà una grande mobilitazione per il diritto alla sicurezza dei cittadini italiani, per la libertà di pensiero e di parola, per il rispetto della sovranità popolare e nazionale''. Lo ha detto il leader della Lega, Matteo Salvini, al 'Federale' riunito oggi a Montecitorio.
Anche per questo, si legge in una nota del Carroccio, "c’è grande attenzione da parte di osservatori stranieri e sul pratone in provincia di Bergamo si attendono delegazioni in arrivo da oltreconfine".
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Salvini ha dato il via al Consiglio federale convocato ad hoc dopo la richiesta di condanna a sei anni nell’ambito del processo Open Arms. "Ringrazio il governo e i partiti di maggioranza per la grande e affettuosa solidarietà - ha affermato il leader della Lega - Si tratta di un processo politico e di un tentativo della sinistra di attaccare il governo ed il diritto alla difesa dei confini nazionali".
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In una nota diffusa dalla Lega al termine del Consiglio federale si legge che "l'enormità di quanto sta accadendo a Palermo sarà un motivo di ulteriore confronto di Salvini anche con Elon Musk, oltre che con i repubblicani americani".
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"Siamo anche d'accordo sul fatto che non bisogna avere timore ad esplorare soluzioni nuove" per fronteggiare l’emergenza migranti, "abbiamo parlato del protocollo Italia-Albania su cui il governo britannico ha molta attenzione, abbiamo offerto elementi per comprendere meglio questo meccanismo". Così la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, nelle dichiarazioni con il primo ministro britannico Keir Starmer.
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Giuseppe Conte scrive a Beppe Grillo e minaccia lo stop ai contratti che legano il 'garante' al M55. Le tue esternazioni "sono del tutto incompatibili con gli obblighi da te specificamente assunti nei confronti del Movimento con riferimento sia alla malleveria sia ai contratti di pubblicità e comunicazione: ciò mi obbliga a valutare possibili iniziative dirette a sospendere l'esecuzione delle prestazioni a carico del Movimento derivanti dalla malleveria, e il recesso dai contratti di pubblicità e comunicazione", scrive Conte nella lettera anticipata dal presidente del Consiglio. Una missiva che ha irritato, e non poco, garante e fondatore del M5S.
L'ex presidente del Consiglio, a proposito della nota pubblicata da Grillo il 5 settembre, evidenzia quelle che a suo giudizio sono "gravi inesattezze ed evidenti distorsioni" sul ruolo e sui poteri del garante: "La custodia dei valori fondamentali dell'azione politica del movimento e il potere di interpretazione autentica, non sindacabile, delle norme statutarie (non voglio qui discutere la legittimità e la concreta rilevanza giuridica di tale altisonante previsione), si risolvono in una moral suasion, ma di certo non si estendono all'esercizio di un supposto diritto di veto o addirittura alla inibizione della consultazione assembleare su uno o più temi della vita del Movimento", mette in chiaro Conte.
L'ex premier ricorda a Grillo che "nessuna norma statutaria è sottratta a possibili modifiche e/o revisioni da parte dell'assemblea; la stessa Carta dei principi e dei valori è in astratto modificabile" così come "è prevista dallo statuto la possibilità di modificare il simbolo". "Quanto al nome", rimarca Conte, "non esistono disposizioni specifiche che ne impediscono la modificazione, soggiacendo quindi una simile eventualità alle ordinarie regole di revisione statutarie". Inoltre, la regola del limite del doppio mandato "è contenuta nel Codice Etico (in sé sottratto al tuo potere di interpretazione autentica), anche esso modificabile tramite consultazione in rete". Dunque, secondo Conte "nessuna preclusione può essere imposta al potere deliberativo dell'assemblea su nessuno dei temi sopra richiamati".
Infine - prosegue Conte rivolgendosi sempre a Grillo - "le tue reiterate esternazioni pubbliche stanno accreditando agli occhi della opinione pubblica una concezione 'dominicale' del Movimento", una condotta che a detta del leader M5S "rischia di appannare le energie e l'entusiasmo che questo processo costituente sta liberando".