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E' possibile varare la riforma entro la fine del 2023
La sedia lasciata vuota da Viktor Orban mentre gli altri 26 leader del Consiglio europeo votano il via libera ai negoziati per l'adesione di Ucraina e Moldavia alla Ue è l'istantanea della prima, lunga giornata del summit di Bruxelles. Alla fine il primo ministro ungherese, che aveva agitato lo spauracchio del veto, decide di alzarsi dal tavolo e di non partecipare a una votazione che i vertici della Ue definiscono "storica" ma che per il capo del governo di Budapest è semplicemente "pessima". Giorgia Meloni, dal canto suo, esprime apprezzamento per l'esito del voto e rivendica il ruolo negoziale svolto dall'Italia.
Ieri mattina, infatti, a margine dei lavori del Consiglio, la premier ha avuto un faccia a faccia con Orban, il quale prima aveva incontrato i presidenti del Consiglio e della Commissione Ue, Charles Michel e Ursula von der Leyen, il presidente francese Emmanuel Macron e il cancelliere tedesco Olaf Scholz. Il pressing dei big della Ue ha così scongiurato il veto dell'Ungheria, che ha potuto 'consolarsi' con gli oltre 10 miliardi di euro di fondi di coesione sbloccati dalla Commissione.
Ucraina, la soddisfazione di Palazzo Chigi
In serata da Palazzo Chigi filtra "grande soddisfazione" per i "concreti passi avanti" nel processo di allargamento raggiunti al Consiglio europeo per Ucraina, Moldova, Georgia e Bosnia Erzegovina. Secondo Meloni si tratta di un risultato "di rilevante valore per l'Unione Europea e per l'Italia", che arriva alla fine di un "negoziato complesso" in cui Roma ha giocato "un ruolo di primo piano" nel sostenere attivamente sia paesi del Trio orientale sia la Bosnia Erzegovina (la cui causa è stata perorata con grande forza dal governo italiano) e i Paesi dei Balcani occidentali.
"Fare politica estera vuol dire parlare con tutti", sottolineano fonti di governo, ripercorrendo la girandola di incontri avuti da Meloni a Bruxelles sinora. Il più significativo quello della notte tra mercoledì e giovedì nel sala bar dell'Hotel Amigo, dove la leader di Fratelli d'Italia ha avuto un lungo scambio di vedute con Macron, davanti a un calice di vino rosso. Un incontro informale al quale si è aggiunto in un secondo momento anche Scholz.
La discussione a Bruxelles sull'allargamento ella Ue "è stata lunga, ha mostrato piena consapevolezza del significato storico della decisione odierna con molti riferimenti al passato e al futuro", evidenziano fonti diplomatiche, spiegando che le conclusioni sull'allargamento sono state approvate con l'aggiunta di alcune modifiche fra cui "un significativo passaggio" sulla Bosnia Erzegovina che esprime la volontà dell'Ue di aprire i negoziati di adesione con una chiara prospettiva temporale e precise indicazioni procedurali.
Patto di stabilità, partita aperta
Chiuso il capitolo dell'allargamento, il capo dell'Eliseo e quello del Bundeskanzleramt saranno per Meloni gli interlocutori in un'altra, difficile partita che al momento resta ancora aperta, quella della riforma del Patto di stabilità. Il dossier dovrebbe essere chiuso la settimana prossima, in assenza di sorprese. Il primo ministro spagnolo Pedro Sanchez, che ha la presidenza di turno del Consiglio Ue, ha detto che ritiene "possibile" chiudere la riforma entro fine anno. Mercoledì 20 dicembre è convocato un Ecofin straordinario in videoconferenza: dovrebbe trattarsi dell'ultima riunione sulla materia, "in linea di principio", riferisce una fonte Ue. Quindi, ci si attende che sia risolutiva.
Sulla riforma del patto di stabilità "credo che si debba trovare un compromesso equo, che non penalizzi l'Italia e neanche la Francia, che ha una visione molto simile alla nostra. Dobbiamo avere degli obiettivi realizzabili", altrimenti "significa prendersi gioco dei cittadini e dell'Europa", ha sottolineato il ministro degli Esteri Antonio Tajani, anche lui ieri a Bruxelles per il pre-vertice del Partito popolare europeo.
(dall'inviato Antonio Atte)
Politica
Almasri, domani informativa Nordio-Piantedosi. Ok di Camera...
Ciriani: "Il governo non scappa, ci saranno due ministri importanti per una risposta adeguata". Ma le opposizioni incalzano: "Alcune risposte le può dare solo la premier"
Saranno i ministri dell'Interno Matteo Piantedosi e della Giustizia Carlo Nordio a riferire domani, 5 febbraio, alle 12.15 in aula alla Camera e alle 15.30 in Senato sul caso Almasri. Non ci sarà invece la presidente del Consiglio Giorgia Meloni come chiesto a gran voce dalle opposizioni. Accordata, dopo le polemiche, la diretta tv sia a Montecitorio sia a Palazzo Madama.
Ciriani: "Il governo non scappa"
"Il governo non scappa dal Parlamento", afferma il ministro dei Rapporti con il Parlamento Luca Ciriani al termine della capigruppo di Montecitorio. "Avevamo già dato la disponibilità a riferire ma avevamo chiesto una piccola sospensione per approfondire una questione importante, non c'era nessuna volontà dilatoria ma di rispondere al Parlamento". Sulla richiesta delle opposizioni di avere in aula la premier Meloni, Ciriani ha spiegato: "Ci saranno due ministri importanti per una risposta adeguata e informata. I due ministri sono in grado di garantire la massima informazione".
Opposizioni incalzano: "Meloni si nasconde"
Le opposizioni continuano tuttavia a chiedere che sia la presidente del Consiglio a rispondere al Parlamento. "Perché, se ci sono interessi di carattere nazionale come ha detto il ministro Piantedosi non è stato apposto il segreto di Stato? Questa è una risposta che può dare soltanto la Meloni che non casualmente non si presenterà alle Camere. - incalza l'ex ministro Pd Andrea Orlando - Sarebbe interessante capirlo perché da quello si capirebbe anche come è declinato questo interesse nazionale. Se si tratta di questioni che riguardano i flussi migratori o altri interessi di carattere economico e commerciale rispetto ai quali io credo che probabilmente l’utilizzo del segreto di Stato non si sarebbe attagliato adeguatamente. Ma questa è una bella domanda che necessiterebbe di una bella risposta".
Per il Movimento 5 Stelle "Meloni si nasconde dietro i suoi ministri", attacca il capogruppo M5s Riccardo Ricciardi. "Non si capisce perché, se vengono i suoi ministri, la Meloni non venga in aula. Continua a scappare. Vedremo domani quali saranno le mille versioni e contraddizioni del governo", aggiunge Ricciardi.
"Sulla vicenda Almasri Meloni continua a scappare" anche per Davide Faraone, presidente dei deputati di Italia Viva. "Dopo una settimana e – sottolinea - dopo continue pressioni abbiamo finalmente ottenuto l’informativa. Domattina verranno in Aula Nordio e Piantedosi. Quello che non si spiega è perché i due ministri possano venire, mentre la presidente del Consiglio no, e soprattutto perché la scorsa settimana non potevano riferire in Parlamento mentre questa settimana sì. Ma non dobbiamo farci troppe domande davanti al governo delle incongruenze”.
“Avremmo voluto che anche i cittadini italiani potessero ascoltare un’informativa che riguarda da vicino tutto il Paese, ma ci hanno negato anche la diretta televisiva Rai, che dovrebbe essere garantita per ogni evento di pubblica rilevanza. Ma evidentemente cercano di essere omertosi fino alla fine”. Ma "al Senato forse faranno la diretta", anticipa Matteo Renzi a Tagadà su La7 prima della comunicazione ufficiale di Palazzo Madama. "Avrebbe dovuto riferire Giorgia Meloni ma Meloni scappa - insiste Renzi - . Fa la coraggiosa solo su Instagram, poi quando trova qualcuno che l'affronta lei non ci sta, ci sta al gioco democratico. O fa i monologhi sui social o si fa intervistare da giornalisti amici come Vespa e Porro ma non accetta il confronto democratico".
Polemica poi via libera alla diretta tv alla Camera
Dopo il no alla diretta tv a Montecitorio i capigruppo delle opposizioni, forti del via libera del Senato alla diretta, hanno inviato una lettera al presidente della Camera Lorenzo Fontana, ribadendo la richiesta di trasmettere sulla Rai l'informativa di domani.
"Onorevole Presidente, alla luce dell’esito della Conferenza dei Capigruppo testé riunitasi al Senato che, nel calendarizzare l’informativa dei ministri dell’Interno e della Giustizia per la seduta di domani, ha altresì disposto la ripresa televisiva diretta degli interventi, Le chiediamo - hanno scritto nella missiva i capigruppo Chiara Braga del Pd, Riccardo Ricciardi di M5S, Luana Zanella di Avs, Matteo Richetti di Azione, Davide Faraone di Iv e Riccardo Magi di Più Europa - di dare seguito all’analoga richiesta già avanzata dai gruppi di opposizione non più tardi di qualche ora fa nella riunione dei Presidenti di Gruppo".
"Riteniamo infatti che non ci siano motivazioni plausibili perché siano previste modalità differenti di dibattito parlamentare tra le due Camere, soprattutto con riferimento ad una vicenda tanto grave e rilevante per il Paese. Confidiamo pertanto che, analogamente a quanto già deciso dal Senato, voglia disporre la ripresa televisiva diretta dell’informativa del Governo e dei relativi interventi dei Gruppi parlamentari".
Una richiesta che, a seguito di una ulteriore interlocuzione, è stata accolta dal presidente della Camera Fontana. L'informativa di Nordio e Piantedosi sarà quindi trasmessa in diretta televisiva sui canali Rai a partire dalle 12.15.
Politica
Fratelli d’Italia stabile al 30,5%, Pd cala di mezzo...
L'ultima rilevazione dell'Istituto Noto per 'Porta a Porta' sulle intenzioni di voto degli italiani
Fratelli d'Italia resta stabile rispetto all'ultima rilevazione dello scorso 21 gennaio e si attesta al 30,5%, seguito dal Pd al 24,0%, che cala dello 0,5%. È quanto emerge dall'ultimo sondaggio dell’Istituto Noto per "Porta a Porta" sulle intenzioni di voto degli italiani.
Il Movimento 5 Stelle resta fermo all’11,5%. Forza Italia al 8,5% perde mezzo punto (-0,5%) a pari merito con la Lega, che è all’ 8,5%, come nella scorsa rilevazione. Stabili, invece, Alleanza Verdi e sinistra al 5,5%, Italia Viva e Azione, entrambi al 2,5%, come +Europa, che resta all’1,5%, e Noi moderati fermi al 2,0%.
In generale il centrodestra cede mezzo punto (-0,5 %) e va al 49,5 % come il centrosinistra al 31,0% (-0,5%). L'eventuale 'campo Largo' perderebbe l'1,0% attestandosi al 47,5 %. Infine, gli astenuti-indecisi si sarebbero al 41%.
Politica
Migranti, Meloni: “Presentato esposto in Antimafia su...
La premier: "L'immigrazione non può essere lasciata in balìa della criminalità"
"Abbiamo deciso di rafforzare i controlli per impedire che le quote di ingresso regolare finiscano nelle mani di chi sfrutta l’immigrazione per fare affari. E non a caso, ho presentato un esposto all’Antimafia per fare luce sulle troppe anomalie di questo sistema". Lo scrive sui social la premier Giorgia Meloni, a proposito dell'inchiesta della Dda di Salerno sui falsi permessi di soggiorno per migranti.
"L’inchiesta della Dda di Salerno, che ha portato a 36 indagati e svelato oltre 2mila richieste false di permessi di soggiorno, conferma ancora una volta quanto denunciato dal Governo: per anni, la gestione dei flussi migratori è stata terreno fertile per criminali senza scrupoli", scrive la presidente del Consiglio.
"Un sistema che speculava sull’immigrazione, sfruttando cittadini stranieri disposti a pagare pur di ottenere un permesso di soggiorno e alimentando un giro d’affari illecito da milioni di euro", prosegue la premier. "L’immigrazione non può essere lasciata in balìa della criminalità. Continueremo a lavorare per ristabilire regole serie e legalità", conclude Meloni.
Immediata la reazione sui social di Giuseppe Conte, presidente del Movimento 5 Stelle: "Non posso crederci: Meloni, davvero hai fatto un post per denunciare che l’'immigrazione non può essere lasciata in balia della criminalità'? Cioè tu scappi dal Parlamento per non spiegare agli italiani perché hai rimpatriato con volo di Stato un boia, con accuse di stupri di bambini, al centro dei traffici di migranti e oggi te ne esci con un post così? Ma davvero ti sei convinta che noi italiani siamo tutti idioti a eccezione di te, tua sorella e dei tuoi stretti sodali? Per farti tornare alla realtà ti allego due immagini: in una il criminale Almasri che scende dal volo di Stato, nell'altra una notizia di qualche mese fa dai comuni d'Italia".