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Israele, spettro guerra allargata: “Probabilità conflitto con Libano più alta che mai”

L'avvertimento lanciato dal capo di Stato maggiore israeliano, generale Halevi. Tensione tra Iran e Pakistan

Soldati israeliani (Afp)

"Le probabilità di una guerra al nord sono più alte che mai". E' l'avvertimento lanciato dal capo di Stato maggiore israeliano, generale Herzl Halevi, in riferimento a un possibile conflitto con il Libano, dunque un allargamento della guerra tra Israele e Hamas. Ieri, in un incontro con i soldati nel nord di Israele, nel corso di un'esercitazione che simulava un'offensiva in Libano, Halevi ha affermato che le Forze di difesa israeliane "stanno aumentando la prontezza per uno scontro in Libano, abbiamo appreso molte lezioni dai combattimenti a Gaza, molte delle quali sono molto rilevanti per i combattimenti in Libano, e ce ne sono alcune che devono essere aggiustate”.

“Vogliamo raggiungere un obiettivo molto chiaro in Libano, per riportare i residenti a nord, tutte le comunità del nord”, ha aggiunto, riferendosi a circa 80.000 israeliani sfollati a causa degli attacchi quotidiani da parte di Hezbollah. “Non so quando la guerra nel nord accadrà. Posso dirvi che la probabilità che accada nei prossimi mesi è molto più alta di quanto non fosse in passato”, ha ribadito il capo di Stato maggiore.

Il punto sugli ostaggi

Sono 253 le persone prese in ostaggio in Israele durante l'attacco di Hamas del 7 ottobre. Lo ha annunciato l'ufficio del primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu. Israele ritiene che a Gaza ci siano ancora 132 ostaggi, di cui 105 vivi e 27 morti. Gli altri ostaggi sono stati rilasciati o liberati. Secondo quanto indicato dall'emittente israeliana Channel 13, Netanyahu avrebbe ostacolato nei giorni scorsi una proposta di accordo sullo scambio di prigionieri elaborata dai ministri del gabinetto di guerra.

Inoltre, stando a quanto riferito dai media dello Stato ebraico, il primo ministro israeliano ha ordinato all'esercito di ispezionare i camion con i farmaci da consegnare nella Striscia di Gaza, parte dei quali destinati agli ostaggi ancora nelle mani di Hamas.

La Cnn ha mandato in onda un video che mostra un terrorista di Hamas mentre decapita due israeliani il 7 ottobre. Lo ha riferito Haaretz, secondo cui le immagini sono state riprese da una telecamera di sicurezza del kibbutz di Nir Oz e sono state date alla Cnn da una fonte israeliana.

Leader Hamas non lasceranno Gaza: "Sarà vittoria o martirio"

Intanto una fonte di Hamas a Beirut ha detto alla Dpa che i leader di Hamas non lasceranno la Striscia di Gaza volontariamente, in previsione di un aumento del numero dei militari israeliani nell'enclave palestinese. "Sarà vittoria o martirio'', ha affermato la fonte. La Striscia di Gaza è la terra dei palestinesi e di Hamas, ha detto, aggiungendo che il sangue dei leader del gruppo non vale di più di quello della popolazione.

Eliminare i leader di Hamas nell'enclave palestinese è uno degli obiettivi più importanti della rappresaglia che sta conducendo Israele per l'attacco subito il 7 ottobre. Si ritiene che i leader di Hamas siano perlopiù nascosti nella fitta rete di tunnel costruita nella Striscia di Gaza e questo rappresenta una grande sfida per le forze armate israeliane. L'obiettivo numero uno è Yehya al-Sinwar, capo di Hamas nella Striscia di Gaza.

Msf: attacco aereo vicino ingresso ospedale a Khan Younis

Le forze israeliane hanno bombardato pesantemente l'area vicina all'ospedale Nasser senza alcun ordine di evacuazione, facendo fuggire nel panico i pazienti e molte delle migliaia di civili sfollati che avevano cercato rifugio. Lo ha denunciato un chirurgo di Medici Senza Frontiere (Msf) all'ospedale Nasser a Khan Younis.

“La situazione è catastrofica. Ci sono troppi pazienti che il personale non è in grado di gestire - ha dichiarato Leo Cans, capomissione di Msf per la Palestina, durante una visita all'ospedale Nasser, attualmente la più grande struttura sanitaria funzionante di Gaza, che sta operando al 300% della capacità - I combattimenti sono molto vicini a noi. Sentiamo molti bombardamenti e molti spari. C'è stato un attacco aereo (15 gennaio) a 150 metri dall'ingresso dell'ospedale che ha ucciso otto persone e ne ha ferite più di 80”.

Islamabad richiama ambasciatore in Iran

Sotto i riflettori la tensione tra Iran e Pakistan. Islamabad ha richiamato il suo ambasciatore in Iran a seguito della "violazione ingiustificata" del suo spazio aereo da parte di Teheran e ha deciso di non consentire "per il momento" il ritorno a Islamabad dell'ambasciatore iraniano, che attualmente si trova nella Repubblica islamica. Lo ha dichiarato la portavoce del ministero degli Esteri di Islamabad, Mumtaz Zahrah Baloch, all'indomani dell'attacco iraniano con droni e missili che ha preso di mira in Pakistan due basi del gruppo separatista di matrice sunnita Jaish al-Adl, che ha rivendicato diversi attacchi nel sud-est della Repubblica islamica.

"Il Pakistan si riserva il diritto di rispondere a questo atto illegale e la responsabilità delle conseguenze ricadrà direttamente sull'Iran", ha affermato la portavoce durante un punto stampa, precisando che le autorità pakistane hanno "trasmesso questo messaggio al governo iraniano". Baloch ha aggiunto anche che Islamabad ha sospeso tutte le visite ad alto livello in corso o previste tra Pakistan e Iran.

"I nostri missili e droni non hanno preso di mira alcuno dei cittadini del Paese amico e fraterno del Pakistan. Il nostro obiettivo era il gruppo terroristico Jaish-al-Adl, che è basato al confine Iran-Pakistan", ha dichiarato il ministro degli Esteri di Teheran, Hossein Amir-Abdollahian, nel suo intervento al forum di Davos.

Il ministro degli Esteri di Teheran ha parlato al telefono con il suo collega di Islamabad, Jalil Abbas Jilani, e, riportano i media iraniani, ha confermato al suo omologo che la sicurezza dell'Iran è stata ripetutamente minacciata da Jaish al-Adl, sottolineando che la Repubblica islamica "rispetta la sovranità e l'integrità territoriale del Pakistan".

Intanto un colonnello dei Guardiani della Rivoluzione, Hossein Ali Javadanfar, è stato ucciso in un attacco "terroristico" nella provincia del Sistan e Balucistan. Lo ha riferito l'agenzia di stampa Tasnim, precisando che il colonnello è stato ucciso a colpi di arma da fuoco sulla strada Khash-Zahedan.

Un team di giornalisti altamente specializzati che eleva il nostro quotidiano a nuovi livelli di eccellenza, fornendo analisi penetranti e notizie d’urgenza da ogni angolo del globo. Con una vasta gamma di competenze che spaziano dalla politica internazionale all’innovazione tecnologica, il loro contributo è fondamentale per mantenere i nostri lettori informati, impegnati e sempre un passo avanti.

Esteri

Ucraina, centinaia di yemeniti reclutati dalla Russia:...

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La mossa di una misteriosa compagnia legata ai ribelli dello Yemen per mandarli con l'inganno al fronte: la rivelazione del Financial Times

Soldati a Mosca - Afp

Reclutati con l'inganno, mandati con la forza a combattere in Ucraina. La Russia starebbe reclutando centinaia di yemeniti per combattere contro le truppe di Kiev, in una mossa che evidenzia i crescenti legami tra Mosca ed i ribelli Houthi, movimento filo-iraniano di fede zaydita che controlla ampie zone dello Yemen tra cui la capitale Sana'a. A rivelarlo è il Financial Times, secondo cui gli yemeniti verrebbero arruolati con la forza e quindi inviati in prima linea.

La promessa: stipendio alto e cittadinanza russa

Le reclute hanno raccontato al giornale della City di essere arrivate in Russia tramite una misteriosa società collegata agli Houthi, con la promessa di un impiego con stipendi elevati e persino della cittadinanza russa. La notizia, evidenzia il Ft, mostra il sempre maggiore allargamento del conflitto, mentre aumenta il numero delle vittime e il Cremlino cerca di evitare una mobilitazione generale. Tra le file russe ci sono già mercenari provenienti da Nepal e India e circa 12mila soldati dell'esercito regolare nordcoreano di stanza nella provincia russa di Kursk.

Il legame Russia-Houthi

L'inviato speciale degli Stati Uniti per lo Yemen, Tim Lenderking, ha spiegato che la Russia sta lavorando per aumentare i legami con gli Houthi e che tra le parti ci sono colloqui sui trasferimenti di armi. "Sappiamo che c'è personale russo a Sana'a che aiuta ad approfondire questo dialogo - ha precisato - I tipi di armi di cui si sta discutendo sono molto allarmanti e consentirebbero agli Houthi di colpire meglio le navi nel Mar Rosso e forse oltre".

Il mese scorso è emersa la notizia che la Russia ha fornito dati satellitari per aiutare gli Houthi ad attaccare le navi nel Mar Rosso. I ribelli da tempo prendono di mira le navi commerciali in questo tratto di mira in quella che definiscono un'azione solidale con i palestinesi nella Striscia di Gaza.

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Politica

Elezioni Regionali, Follini: “Veri vincitori sono i...

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Il punto di vista di Marco Follini per Adnkronos

Elezioni Regionali - Fotogramma

"I partiti a più alta densità di populismo sono usciti piuttosto malconci dalla prova elettorale di domenica scorsa. La Lega di Salvini ha perso la gran parte dei suoi voti e ha dovuto ammaiare la bandiera della presidenza della regione umbra. I Cinque stelle di Giuseppe Conte a loro volta hanno continuato quella loro discesa agli inferi, quantomeno numerici, che ha attraversato i loro più recenti percorsi elettorali.

Si dirà che i numeri di questa tornata, per quanto così poco fruttuosi, non bastano per annunciare un declino definitivo. Si aggiunga pure che né Salvini né Conte sono i soli depositari delle fortune del populismo -che s’è almeno in parte insinuato anche tra quelle forze che pure se ne proclamano agli antipodi. Resta il fatto che quell’onda di piena che sembrava destinata a travolgere irrimediabilmente ogni brandello dell’ufficialità politica di più lungo corso oggi sembra almeno in parte rifluire. Riconsegnando molte chiavi della disputa ai professionisti della materia. Con quale esito, si vedrà più avanti.

Inoltre i veri vincitori di questa ultima contesa dell’anno sono -non per caso- due sindaci (tre con quello di Genova). Come a richiamare in servizio quel nobile apprendistato politico che si nutre di conoscenza del territorio, di accudimento dell’elettorato, di cura la più concreta e operativa della propria comunità. Tutti segni del fatto che forse sta pian piano tornando d’attualità una politica che non si abbandona troppo a certe fumisterie demagogiche ma reclama semmai una presenza dentro le fibre più minute degli ambiti in cui si esprime un mestiere antico e nobile -ancorché non più così di moda.

Insomma c’è più di qualche indizio a favore di un ritorno in campo della politica. Anche se poi la marea montante dell’astensionismo, che ogni volta fa balzi da gigante verso proporzioni sempre più angosciose, lascia intendere che la partita è ancora apertissima a tutti gli esiti e che il sentimento di protesta e di disaffezione antipolitico è tutt’altro che archiviato.

Resta il fatto che quel malessere oggi non si incanala più così facilmente verso le formazioni che si illudevano di beneficiarne in nome della loro (supposta) purezza. Circostanza che a sua volta pone problemi inediti e non facilissimi anche ai loro stessi alleati. Infatti Salvini e Conte continuano ad essere considerati decisivi per le fortune delle coalizioni. Laddove cresce l’insofferenza nei loro riguardi e la consapevolezza della loro china discendente. Ma non fino al punto di espungerli dai due campi. Meloni infatti si trova tuttora a governare con Salvini e senza i suoi voti non può disporre né di una maggioranza parlamentare né, forse, di una maggioranza elettorale. E il Pd di Schlein a sua volta insiste a confidare anche nei voti del M5S per allestire una coalizione numericamente competitiva. Così, i due populisti, già autori del primo governo gialloverde nella scorsa legislatura, continuano a disporre di buone carte malgrado i numeri stentati di queste ultime tornate.

Si dirà che il populismo non è solo quello di Salvini e di Conte. E che alcune delle sue parole d’ordine sono penetrate anche ben dentro le mura di quei partiti che non vogliono dirsi populisti. Circostanza che rende ancora più complessa la questione e più ardua la previsione. Ma che per l’appunto dovrebbe indurre i players politici più collaudati a cercare finalmente di attraversare il bivio che li ha paralizzati fin qui. Perché con i populisti le mezze misure non funzionano. O si chiede loro di restare a bordo, e allora bisognerà accettare almeno in parte il loro modo di vedere le cose. Oppure si decide di lasciarli a terra, e a quel punto

Si vedrà se il loro è un incendio che ancora divampa oppure è diventato ormai un fuoco di paglia. La notizia è che forse, a questo punto, lasciarli a terra non è più così proibitivo come appena qualche mese fa". (di Marco Follini)

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Esteri

Trovato corpo del rabbino scomparso negli Emirati, ira...

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Il rav Zvi Kogan è stato trovato morto, l'uomo era scomparso giovedì scorso. Spari nei pressi dell'ambasciata israeliana ad Amman, Giordania: "Attacco terroristico"

Zvi Kogan nell'immagine dell'appello pubblicato su Facebook da Harvard Chabad

E' stato ritrovato il corpo del rabbino Zvi Kogan, scomparso giovedì negli Emirati Arabi Uniti e la cui auto era stata individuata ieri abbandonata ad Al-Ain, a circa 90 minuti da Dubai. Ad annunciarlo l'ufficio del primo ministro emiratino ed il ministero degli Esteri in una nota congiunta.

Nel comunicato, riporta il Times of Israel, si precisa che l'ambasciata di Israele nel Paese del Golfo è in contatto con la famiglia del rabbino Chabad, che è cittadino israeliano e moldavo. Secondo Channel 12, Kogan è imparentato con il rabbino Gavriel Holtzberg, assassinato insieme alla moglie in un attacco terroristico alla Nariman Chabad House di Mumbai nel 2008.

I media israeliani ieri evidenziavano i timori dei servizi di intelligence e sicurezza, i quali sospettavano che Kogan fosse stato rapito da tre cittadini uzbeki - presumibilmente incaricati dall'Iran e poi fuggiti in Turchia - e assassinato.

L'omicidio del rabbino Zvi Kogan negli Emirati è un "crimine terroristico antisemita codardo e spregevole", il commento del ministro israeliano della Difesa, Israel Katz, sul social X. "Lo Stato di Israele non si fermerà né rimarrà in silenzio finché i responsabili di questo atto criminale non pagheranno per le loro azioni", ha aggiunto.

Il Consiglio di sicurezza nazionale israeliano ha intanto ribadito l'invito ai suoi connazionali ad evitare i viaggi non essenziali negli Emirati. Il Consiglio, riporta il Times of Israel, attribuisce agli Emirati un livello di allerta 3 in quanto persiste una minaccia per gli israeliani e gli ebrei che si trovano nel Paese.

"Evitate di visitare attività commerciali, luoghi di ritrovo e luoghi di intrattenimento identificati con la popolazione israeliana ed ebraica", si sottolinea nel 'warning' in cui si chiede anche di "mantenere una maggiore vigilanza nei luoghi pubblici (inclusi ristoranti, hotel, bar, ecc.) ed evitare di esporre simboli israeliani". I viaggiatori sono inoltre invitati ad evitare di pubblicare sui social media e a bloccare i loro profili online.

Spari vicino ambasciata israeliana ad Amman: "E' terrorismo"

La sparatoria avvenuta nei pressi dell'ambasciata israeliana ad Amman, in Giordania, è stata un "attacco terroristico" che ha preso di mira le forze di sicurezza del Paese arabo, ha dichiarato il ministro delle Comunicazioni del governo giordano, Mohamed Momani, precisando in una nota che sono in corso indagini sull'attacco.

Secondo l'agenzia di stampa ufficiale Petra, nelle scorse ore la polizia ha sparato e ucciso un uomo armato che aveva aperto il fuoco contro una pattuglia nel quartiere Rabiah. Tre agenti sono rimasti feriti.

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