Attacchi Houthi, forze Usa: “Distrutto missile pronto per lancio nel Mar Rosso”
La rivendicazione a poche ore dopo che è stata colpita con un missile la Marlin Luanda. Forze Usa: "Distrutto missile pronto per lancio nel Mar Rosso"
Gli Houti rivendicano dieci attacchi con obiettivo Israele e 20 con obiettivo navi nel Mar Rosso dall'inizio della guerra. A renderlo noto il canale delle milizie sostenute dall'Iran, Al-Masirah poche ore dopo che è stata colpita con un missile la Marlin Luanda. Un altro missile diretto contro la nave militare Usa Uss Carney è stato intercettato.
Intanto oggi le forze Usa hanno confermato di aver distrutto un missile antinave che gli Houthi dello Yemen, che l'Iran è accusato da anni di sostenere, erano pronti a lanciare verso il Mar Rosso. "Il 27 gennaio, intorno alle 3.45 ora di Sana'a, le Forze del Comando centrale Usa hanno condotto un raid contro un missile antinave degli Houthi puntato verso il Mar Rosso e pronto al lancio - rende noto il Centcom via X - Le forze Usa hanno individuato il missile in aree dello Yemen sotto il controllo degli Houthi e stabilito che rappresentava una minaccia imminente per i mercantili e le navi Usa nella regione". Le forze Usa hanno quindi "colpito e distrutto il missile".
In precedenza lo stesso Centcom aveva confermato che "intorno alle 19.45 di ieri, ora di Sana'a, i terroristi Houthi sostenuti dall'Iran hanno lanciato un missile balistico antinave da zone dello Yemen" sotto il loro controllo e "hanno colpito la petroliera Marlin Luanda battente bandiera delle Isole Marshall", in navigazione nel Golfo di Aden, che ha segnalato danni.
Una conferma arrivata dopo che ieri sera il portavoce degli Houthi, Yahya Sare'e, aveva rivendicato su X l'attacco alla petroliera e minacciato che continueranno gli attacchi contro "la navigazione israeliana nel Mar Rosso e nel Mar Arabico fino al cessate il fuoco a Gaza e all'arrivo di medicinali e aiuti ai palestinesi" dell'enclave palestinese.
Successivamente il gruppo Trafigura ha confermato alla Bbc che l'attacco ha provocato un incendio in una delle cisterne della nave e che le dotazioni antincendio di bordo sono state utilizzate per contenere le fiamme. Non sono stati segnalati feriti, l'incendio è stato completamente spento.
Londra ha ribadito che il Regno Unito e gli alleati "si riservano il diritto di rispondere in modo adeguato". Da novembre gli Houthi hanno sferrato decine di attacchi contro mercantili nel Mar Rosso. In risposta sono scattate operazioni anglo-americane contro obiettivi degli Houthi.
Biden sente Al-Sisi
Intanto il presidente americano Joe Biden ha ringraziato il leader egiziano Abdel Fattah al-Sisi per il "ruolo importante" dell'Egitto mentre proseguono gli sforzi per arrivare alla liberazione degli ostaggi tenuti prigionieri nella Striscia di Gaza dall'attacco del 7 ottobre in Israele. Lo ha reso noto la Casa Bianca dopo la notizia del colloquio delle scorse ore tra i due presidenti, incentrato "sulla guerra in corso a Gaza" e sul lavoro per "il rilascio di tutti gli ostaggi" che restano nelle mani di Hamas.
Biden "ha ringraziato" al-Sisi per il "ruolo importante dell'Egitto in questo processo" e i due presidenti "hanno affermato che ora va fatto di tutto per concludere un accordo che porti al rilascio di tutti gli ostaggi insieme a una prolungata pausa umanitaria".
I due leader hanno anche parlato della necessità di intensificare l'impegno per "aumentare ulteriormente le consegne di assistenza umanitaria cruciale" in tutta la Striscia di Gaza. E "hanno concordato di proseguire lo stretto coordinamento" con questo obiettivo e per "stabilire le condizioni per una pace duratura e sostenibile in Medio Oriente, che includa la creazione di uno stato palestinese". Biden ha avuto ieri un colloquio telefonico anche con l'emiro del Qatar, Tamim Bin Hamad Al-Thani.
Esteri
Ucraina, la previsione di Blinken: “Tregua? Putin...
Per il segretario di Stato Usa, un cessate il fuoco sarebbe l'occasione per dare modo alle truppe di Mosca di riorganizzarsi e attaccare di nuovo: "Improbabile che il presidente russo rinunci alle sue ambizioni"
Vladimir Putin "attaccherà ancora" l'Ucraina, anche in caso di un'ipotetica tregua nella guerra tra la Russia e Kiev. Un cessate il fuoco non è una garanzia per uno stop al conflitto: Mosca sarebbe destinata a riprendere l'offesiva. Ne è convinto Antony Blinken, segretario di Stato Usa, che in un'intervista al New York Times anticipa con una previsione - per nulla ottimista - le probabili future mosse dello 'zar' in caso di uno stop temporaneo al conflitto.
"È improbabile che Putin rinunci alle sue ambizioni. Se ci sarà un cessate il fuoco - ha spiegato Blinken -, probabilmente darà alle sue truppe il tempo di riposarsi, riorganizzarsi e attaccare di nuovo in futuro".
Per il segretario di Stato, il cessate il fuoco dovrebbe essere a lungo termine e l’Ucraina - a quel punto - dovrebbe avere il potenziale per scoraggiare l’aggressione. Gli Stati Uniti, ha aggiunto, intendono aiutare l’Ucraina nel suo percorso verso la Nato o garantire la sicurezza di altri Paesi.
Blinken ha espresso quindi la speranza che gli Stati Uniti continuino a sostenere l'Ucraina perché, ha chiarito, "non si tratta solo dell'Ucraina. Non è mai stata solo una questione dell'Ucraina", ha sottolineato.
In un'altra intervista concessa al Finacial Times, Blinken ha quindi parlato dei rischi per l'Europa legati al conflitto in corso in Ucraina. "La più grande minaccia alla sicurezza degli europei - ha detto - è purtroppo causata in parte dai contributi dei Paesi che si trovano dall'altra parte del mondo, nell'Indo-Pacifico".
Oltre alla presenza di soldati nordcoreani che combattono a fianco dei russi contro gli ucraini, Blinken ha criticato in particolare la Cina, che si propone come mediatore di pace, ma allo stesso tempo invia in Russia materiale fondamentale per aiutarla a ricostruire la sua industria della difesa.
"Cercano di avere entrambe le cose", ha sottolineato Blinken, affermando che "la Cina sta sollevando la preoccupazione di molti Paesi" che come gli Stati Uniti hanno imposto sanzioni alle entità cinesi che aiutano lo sforzo bellico russo.
Rispondendo sull'efficacia delle sanzioni statunitensi, Blinken ha poi spiegato che "non è un interruttore della luce, ma penso che stia mettendo la Cina in una posizione sempre più difficile. Di sicuro non gli piacciono le azioni che abbiamo intrapreso contro le entità cinesi. E immagino che ce ne saranno altre in arrivo, se necessario, anche nelle prossime settimane".
Esteri
New Orleans, figliastro dell’ex tata di William e...
Edward Pettifer, 31 anni, è tra le 14 persone rimaste uccise a Capodanno
Tra le 14 vittime dell'attacco terroristico di New Orleans, avvenuto nella notte di Capodanno, c'è anche il 31enne Edward Pettifer, figliastro dell'ex tata dei principi William e Harry. Re Carlo, che ha appreso della morte di Pettifer attraverso i canali ufficiali, ne è rimasto profondamente rattristato e si è messo subito in contatto con la famiglia per esprimere le proprie condoglianze.
Secondo la ricostruzione del Telegraph, Pettifer era il figliastro di Alexandra Pettifer, precedentemente nota come Tiggy Legge-Bourke, tata del Principe William e del Principe Harry negli anni '90. Secondo il giornale, Pettifer era il figlio maggiore di Charles Pettifer, ex ufficiale delle Coldstream Guards, e di Camilla Wyatt, figlia di un allevatore di cavalli da corsa. Charles e Tiggy hanno avuto due figli che sono figliocci di William e Harry.
"Io e Catherine siamo tristi e sotto shock per la tragica morte di Ed Pettifer", scrive William sul profilo Instagram dei principi del Galles. "I nostri pensieri e le nostre preghiere sono con la famiglia Pettifer e con tutte quelle persone innocenti tragicamente colpite da questo orribile attacco".
La famiglia di Pettifer ha rilasciato un comunicato in cui dice che “l'intera famiglia è devastata dalla tragica notizia della morte di Ed a New Orleans. Era un figlio, un fratello, un nipote e un amico meraviglioso per tanti. Mancherà terribilmente a tutti noi. I nostri pensieri sono rivolti alle altre famiglie che hanno perso i loro familiari a causa di questo terribile attacco - continua - Chiediamo di poter piangere la perdita di Ed come famiglia in privato. Grazie”. Il medico legale di New Orleans ha indicato la causa preliminare della morte di Pettifer come “ferite da corpo contundente”.
Esteri
Vescovo Aleppo vede al-Jawlani: “Incontro positivo,...
Monsignor Jallouf ha spiegato che il nuovo leader de facto è aperto verso i cristiani e si è detto certo che le cose andranno sempre meglio
E' stato ''un incontro molto positivo'' quello che, lo scorso 31 dicembre, il vescovo latino e vicario apostolico di Aleppo, monsignor Hanna Jallouf, ha avuto con il leader de facto della nuova Siria, Abu Mohammed al-Jawlani. ''Si è dimostrato molto, molto aperto nei confronti dei cristiani e questo ci rallegra'', ha dichiarato Jallouf all'Adnkronos riferendosi all'incontro che al-Jawlani ha voluto con ''tutti i capi religiosi della comunità cristiana in Siria l'ultimo giorno dell'anno''. In quell'occasione ''ci ha assicurato che come cristiani saremo parte integrante della nuova Siria'' e ha detto di voler ''lavorare per il bene di tutti i siriani''.
I primi passi, concreti, si stanno già vedendo spiega il vescovo. ''Abbiamo diversi segnali che le cose andranno bene, piano piano sempre meglio, direi benissimo'', afferma Jallouf spiegando di aver ''potuto festeggiare tranquillamente Natale e Capodanno''. Inoltre, aggiunge, ''al-Jawlani ha creato una commissione per l'università di Aleppo composta da cinque uomini musulmani e due cristiani''. Per il futuro, verso il quale ''c'è ottimismo'', Jallouf spiega che ''durante l'incontro al Palazzo presidenziale di Damasco abbiamo dato ad al-Jawlani due documenti, uno preparato dai patriarchi di Damasco e uno dei vescovi di Aleppo''.
Nei documenti erano presenti ''i contenuti che come comunità cristiana chiediamo che vengano integrati nella nuova Costituzione'' siriana. Non solo ''i diritti legati alla libertà di culto'', ma anche il rispetto dei ''diritti delle donne, il diritto al lavoro, il diritto alla parità'', spiega.
Rispetto ai timori legati al gruppo jihadista Hayat Tahrir al-Sham (Hts), Jallouf afferma che ''non è certo vero, come si è detto, che sono venuti ad ammazzare i cristiani, a sgozzarli''. Certo, ammette, ''sul terreno c'è gente che è arrivata con al-Jawlani e che non è alla sua altezza''. Tra l'altro ''non sono tutti siriani, né hanno la sua mentalità''. Ma l'ottimismo resta dominate presso il collegio francesano di Aleppo: ''ci vuole un tempo'' e allo stato attuale ''ogni problema che nasce, viene risolto''.