La campagna Kinder Joy of Moving, dagli obiettivi all’impatto sulle scuole
Milano, 30 Gennaio 2024. In un mondo che corre sempre più veloce e sempre più connesso, si corre spesso il rischio di dimenticare l'importanza del gioco e dell’attività motoria, soprattutto per i più giovani. Ed è qui che entra in campo il progetto Kinder Joy of Moving (KJOM): un'iniziativa sociale dall'animo internazionale, sviluppata dal Gruppo Ferrero, con l'obiettivo di riportare il movimento al centro dell'esperienza dei bambini.
Un approfondimento sulla campagna Kinder Joy of Moving
La mission di questo progetto è quella di favorire una predisposizione verso l'attività fisica nei bambini, attraverso eventi e programmi educativi e sportivi. Grazie all’impatto generato dalle diverse attività (205 milioni di utenti sui social), attraverso il KJOM si vuole andare oltre il concetto di semplice iniziativa: si parla infatti di un vero e proprio movimento sociale, che ha come cardine l'intenzione di promuovere, attraverso il gioco, l’attività fisica e sportiva in modo sia formativo sia divertente.
Non a caso, il motto di Kinder Joy of Moving è "Let joy win": in sintesi, una filosofia che mira a trasformare l'attività fisica in un mezzo per potenziare lo sviluppo motorio e cognitivo dei bimbi, puntando sul divertimento e non sulla competizione. Partito con un'intenzione chiara e precisa, il KJOM è già riuscito a coinvolgere oltre 2,6 milioni di bambini in tutto il mondo (in 33 paesi).
Il progetto lanciato dal Gruppo Ferrero può inoltre avvalersi di un network di partner di portata nazionale e internazionale. Dai comitati olimpici alle università e alle scuole, fino ad arrivare ai ministeri, alle associazioni sportive e all'IFS, ovvero l'ente rappresentante lo sport scolastico a livello mondiale.
La sinergia di KJOM con le scuole
Dato che educare attraverso il movimento è uno degli obiettivi primari del KJOM, quale altro ambiente può rappresentare il luogo migliore per iniziare questo percorso se non la scuola? Non a caso, Kinder Joy of Moving finora ha coinvolto oltre 10.000 classi in Italia, dimostrando l'efficacia della sua integrazione nel sistema scolastico tricolore. Molti istituti hanno riconosciuto il valore di questa iniziativa, tanto che alcune università (come quelle di Torino e Brescia) hanno deciso di includere il KJOM nei propri piani formativi.
Questa iniziativa ha varcato i confini italiani, espandendosi a livello internazionale in Paesi come il Regno Unito, l'Australia, il Brasile e l'Arabia Saudita. La diffusione globale del KJOM è la prova dell'universalità del suo messaggio e della sua applicabilità in contesti educativi differenti dal nostro.
Cos'è e come funziona il metodo JOM?
Il progetto Kinder Joy of Moving si basa sul metodo educativo Joy of Moving: una strategia che mette al centro il divertimento, anziché la competizione. Lo scopo non è quello di formare atleti, ma di promuovere il benessere generale e il sano sviluppo dei bambini su diversi fronti, compresi aspetti cruciali come quello cognitivo, motorio, sociale e relazionale.
L'approccio del metodo JOM è innovativo perché considera il gioco non come un semplice passatempo, ma come un vero e proprio strumento di apprendimento e di crescita. In questo contesto, l'attività fisica si trasforma in un veicolo per l'acquisizione di abilità sociali e personali, e il movimento diventa un linguaggio universale utile a esplorare se stessi e il mondo.
Per maggiori informazioni
Sito web: https://www.kinderjoyofmoving.com/it/it/
Comunicato diffuso da: TiLinko – Img Solutions srl
Immediapress
Lavoro. Parte Da Reggio Emilia “Women on Board 2025”
Oltre 1500 le donne per la prima tappa del percorso formativo che toccherà tutte le regioni italiane, per sostenere una nuova cultura aziendale e del lavoro al femminile da nord a sud. Reggio Emilia, 15 gennaio 2025 – E’ stata una giornata interamente dedicata alla riduzione del divario di genere e alla valorizzazione delle donne all’interno delle imprese e nei consigli d’amministrazione. Sono state oltre 1500 le professioniste da tutta Italia che hanno partecipato, on line e in presenza, al primo appuntamento di “Women on Board 2025” ilpercorso formativo, nato nel 2022 per favorire l’inclusione e l’accesso delle donne nei consigli d’amministrazione di imprese pubbliche e private. Ilprogetto ideato e promosso da Manageritalia, Federmanager, AIDP e Hub del Territorio ETS. La tappa di emiliana di martedì 14 gennaio, presso gli spazi del Tecnopolo di Piazzale Europa a Reggio Emilia è stata la prima di un lungo percorso che toccherà tutto lo stivale da nord a sud.
A confrontarsi, con le partecipanti sono stati: il Presidente di Regione Emilia Romagna Michele De Pascale introdotto da Cristina Mezzanotte, Presidente Manageritalia Emilia Romagna e Segretaria Cida ER - Eugenio Pattacini, Presidente Federmanager Reggio Emilia che ha introdotto la Docente Avv. Paola Tascione mentre Nicoletta Grassi, Consigliera ANF- Ass.Nazionale Forense che introdotto la testimonial della giornata l’Ing. Dina Ravera - Francesca Sorbi Coordinatrice Federmanager Minerva Reggio Emilia e Massimiliano Nucci, Vice Presidente Aidp e Coordination & Governance gruppo AIDP Inclusion hanno fatto da moderatori per le domande dal pubblico.
“L’iniziativa Women on Board rappresenta un'opportunità importante per riflettere sul percorso ancora lungo verso una piena parità di genere e offre una risposta utile e concreta per accelerare il cambiamento, fornendo strumenti per superare ostacoli e barriere culturali ancora troppo presenti” così il Presidente di Regione Emilia Romagna, Michele De Pascale, nel corso del suo video messaggio alle partecipanti, che ha proseguito: ”Sebbene siano stati fatti in questa direzione progressi significativi, siamo consapevoli che molto è ancora da fare per colmare il divario tra i generi. Per questo nei prossimi anni lavoreremo all’attuazione di un 'Patto di Genere' che si ponga l’obiettivo di valorizzare le donne nelle istituzioni pubbliche, nelle imprese, nelle autonomie educative, nelle università, negli enti di ricerca, nelle organizzazioni culturali, e che metta in campo politiche capaci di trasformare gli impegni in risultati, affinché ad ogni donna sia garantita la piena partecipazione alla vita e allo sviluppo della società, vedendo riconosciuto il proprio valore e il proprio talento".
“Il percorso formativo di Women on Board, si pone in linea con l’attuazione della direttiva europea che indica al 30 giugno 2026 il temine ultimo entro il quale le imprese quotate dovranno raggiungere gli obiettivi di equilibrio di genere. Portando la presenza delle donne almeno al 40%nei posti d’amministratore senza incarichi e al 33% in tutte le posizioni da amministratore”. Così Cristina Mezzanotte, Presidente Manageritalia Emilia Romagna che ha proseguito: “Grazie a Women on Board stiamo formando, già da due anni, tante giovani manager capaci di rispondere alle esigenze delle aziende quotate che a breve saranno chiamate ad adeguarsi ai nuovi adempimenti comunitari. Vogliamo però estendere il raggio d’azione delle nostre manager anche alla governance delle PMI nella convinzione che più le imprese si dimostrano inclusive e capaci di ridurre il gender gap al proprio interno più si rivelano performanti sui mercati e capaci di generare risultati economici e produttivi migliori”.
“Il nostro impegno con Women on Board è quello di costruire un ecosistema inclusivo che consenta alle donne di essere protagoniste della governance aziendale” ha spiegato Sara Cirone, Presidente Hub del Territorio ETS che prosegue “Grazie a questa iniziativa, stiamo fornendo strumenti concreti per abbattere le barriere ancora presenti nel mondo del lavoro e promuovere modelli di leadership sostenibili e inclusivi. Siamo orgogliosi di contribuire a un cambiamento culturale che non solo garantisce equità, ma potenzia anche le performance economiche e sociali delle imprese e dei loro territori”.
L’appuntamento di Reggio Emilia, il primo dei 15 moduli formativi del percorso, ha avuto come focus “Le Governance delle società non quotate”. Grazie ai contributi e alle testimonianze dirette di manager e al confronto con esperti del settore le partecipanti hanno avuto modo di approfondire le diverse forme societarie dalle srl alle spa, oltre ai modelli di governance utilizzati da start-up e PMI. Ampio spazio è stato dato all’illustrazione delle principali regole e tecniche che disciplinano la gestione e la direzione di una società o di un ente. Affrontati anche i dispositivi di legge che regolano i poteri e i compensi degli amministratori oltre alle responsabilità degli organi direttivi e amministrativi nonché all’individuazione di soluzioni assicurative che tutelino amministratori e dirigenti d’azienda da responsabilità civili o penali per azioni commesse durante l’esercizio delle loro funzioni.
Tante le novità di questa terza edizione di “Women on Board” a cominciare dalla conferma delle partnership con gli Ordini dei Commercialisti e dei Consulenti del Lavoro e con l’Associazione nazionale forense. Si amplia anche il calendario degli incontri. Saranno infatti ben 15 gli appuntamenti formativi, che toccheranno tutto lo stilane da nord a sud, di cui 12 obbligatori su piattaforma dedicata e 3 facoltativi (che saranno aperti anche alle partecipanti WoB delle scorse edizioni). Ogni incontro ha la durata di circa 3 ore, in cui le partecipanti hanno l’occasione di confrontarsi con diversi professionisti del settore giuridico, economico e aziendale aumentando così le loro competenze, esperienze e capacità di analisi. Diverse le tematiche affrontate che spaziano dal “personal branding soft skills networking” all’equilibrio di genere nelle società non quotate passando per “l’analisi contabile e del rischio sui sistemi gestionali” sino ai “principi dell’etica d’impresa”, oltre a comprendere come agiscono “gli enti di interesse pubblico e le partecipate pubbliche” e come le nuove tecnologie possono essere utili alle decisioni dei CDA.
Women on Board, fa segnare una crescita esponenziale passando dalle 230 aderenti della prima edizione nel 2022 alle oltre 1500 di oggi tra manager e professioniste, con un’età media 48 anni (27 anni per la più giovane e 70 anni per la più senior), 94% di donne e 6% di uomini, provenienti da tutta Italia ed espressione de più svariati settori economici: terziario, industria, consulenza aziendale e avvocatura. Tante donne accomunate dalla stessa volontà di mettersi in gioco e acquisire le competenze e la consapevolezza del proprio valore per accedere a ruoli di responsabilità nelle aziende.
“Women on Board” è un percorso totalmente gratuito espressamente ideato per le donne, ma aperto anche agli uomini, con incontri formativi che si concluderà a giugno 2025. Al termine del corso ci sarà l’inserimento in un apposito elenco qualificato on line consultabile dalle imprese che potranno così scegliere la figura professionale più in sintonia con le caratteristiche della società e le specifiche esigenze dei CdA di aziende, società pubbliche e organizzazioni in cerca di manager e professioniste per i propri organi di governance.
Per tutte le informazioni e scoprire il percorso completo Women on Board 2025” e le sue 15 tappe in tutta Italia consultare link https://www.percorsowomenonboard.it
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Un copilota automatico e intelligente che controlla gli...
San Giorgio in Bosco (PD), 15 gennaio 2025 - Un copilota automatico e intelligente che controlla gli impianti industriali a bordo macchina, efficientando i processi produttivi. È questo l’obiettivo di Leas, azienda di Padova specializzata nel settore dell’automazione industriale, che ha promosso CO-HMI, un progetto di ricerca e sviluppo che ha ottenuto un cofinanziamento di 197mila euro nell’ambito del Bando IRISS promosso da SMACT Competence Center.
Il progetto CO-HMI - acronimo di Copilot per controllo e supervisione a bordo macchina - mira a sviluppare un nuovo approccio rispetto all’HCI, dall’inglese human-computer interaction. L’obiettivo è lo sviluppo di un nuovo pannello operatore intelligente, dotato di funzionalità avanzate che sfruttano l’Intelligenza Artificiale. Questo sistema all’avanguardia consentirà non solo agli operatori, ma anche ai manager, di gestire processi produttivi con maggiore efficienza, grazie a un supporto proattivo e completamente integrato nei flussi di dati di processo.
Nel dettaglio, per la realizzazione del progetto saranno integrate tecnologie avanzate di AI nei pannelli operatore Leas, i cosiddetti HMI - human-machine interface – che permettono il controllo delle macchine, per renderli completamente integrati nel workflow di processo del cliente e garantire un supporto proattivo al team di lavoro. Il risultato sarà un nuovo pannello operatore intelligente, da installare a bordo macchina, che integrerà funzionalità di assistenza e copilota, da qui l’acronimo “CO-HMI”, con caratteristiche di ergonomia, facilità d’uso, efficienza e proattività.
Tramite l’AI si potranno attuare funzioni che aiuteranno il team di lavoro nello svolgimento delle attività quotidiane come la gestione in tempo reale di eventi notevoli, consultazione puntuale nei manuali e il calcolo di scenari previsionali.
Tutte le funzionalità e le innovazioni del progetto rientrano in una visione complessiva: applicare la tecnologica allo stato dell’arte nelle macchine Leas. Così sarà possibile ridurre gli sprechi, minimizzare gli errori di produzione, ottimizzando i consumi energetici e gestire le risorse operative, abbracciando pienamente i temi di Transizione 5.0. Inoltre, l'adozione di queste nuove tecnologie intelligenti garantirà un aumento della qualità dei prodotti, migliorando le prestazioni produttive e riducendo i costi operativi.
Il progetto di ricerca è in collaborazione con Considi, società vicentina di consulenza nel settore Operation & Innovation Management, specializzata nei servizi di Lean Organization e Quindi, azienda che ha sviluppato il primo Production Copilot® per il Manufacturing che sfrutta l'AI per trasformare dati IoT in decisioni chiave. La prima fornirà consulenze specialistiche per la standardizzazione e normalizzazione dei sistemi, definizioni specifiche di funzionalità, progettazione e analisi dei risultati, mentre la seconda sarà responsabile dell’architettura dati/AI oltre che dell’implementazione delle applicazioni software prototipali.
«Finalmente abbiamo reso tangibile un nuovo equilibrio tra intelligenza artificiale e intelligenza umana – dichiara Federico Bugno, General Manager Leas –, dove l’AI diventa il copilota al fianco di operatori e manager. Con CO-HMI non offriamo solo una tecnologia innovativa, ma un vero e proprio supporto proattivo che migliorerà la qualità del lavoro, ridurrà gli sprechi e consentirà alle aziende di essere sempre più efficienti e competitive».
Leas
Fondata nel 1973 a San Giorgio in Bosco (PD), Leas è un’azienda specializzata nel settore dell’automazione industriale, con oltre 50 anni di esperienza nella progettazione e produzione di soluzioni all’avanguardia per processi produttivi automatizzati e robotizzati. Il core business dell’azienda è incentrato sulla produzione di impianti di saldatura automatizzata e robotizzata, linee di produzione integrate e soluzioni di robotica per l'industria. Con più di 50 anni di esperienza, Leas offre sistemi che migliorano l'efficienza e la precisione dei processi produttivi. I servizi sono destinati a settori diversificati, dell'elettrodomestico, al settore del bianco, al raffreddamento e riscaldamento, con l'obiettivo di aumentare produttività, qualità, efficienza energetica e ridurre i costi di produzione.
Linkedin: https://www.linkedin.com/company/leas-spa/--
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Giuseppe Catalfo e il “Metodo Psylogy”, ecco come donare...
Catania, 15 gennaio 2025. La lotta contro lo stigma della follia non è ancora finita: dopo la chiusura dei manicomi negli anni Settanta, promossa da Franco Basaglia, oggi è tempo di contrastare le tendenze a idolatrare la classificazione nosografica dei disturbi mentali, oltre che l'uso indiscriminato degli psicofarmaci. Su questa filosofia è nato, ed è già attivo da tempo, un innovativo Centro, con sedi a Catania e provincia: Psylogy, il suo nome, che opera anche online (www.psylogy.it): "Trattiamo i nostri pazienti con il cuore -spiega lo psichiatra e psicoterapeuta Giuseppe Catalfo, fondatore del Centro. Cura deriva dalla parola cuore: la relazione interumana empatica è la prima medicina per contrastare l'angoscia che travolge chi soffre. Se, nell'agire medico e psicologico, non c'è amore, non si arriva a conoscere il paziente nella sua alterità (dotata di senso). Semmai ci si illude di possederlo attraverso le svariate diagnosi di follia. Quando non c'è amore, c'è possesso dell'altro: non una reale e rispettosa conoscenza; non una relazione terapeutica".
Psylogy è il luogo dove, chi sta male, non viene etichettato come malato o folle; è il luogo in cui i sintomi non sono tradotti in malattie ma in possibilità di cambiamento. Curare i sintomi, dunque, vuol dire recuperare il senso di bellezza e il piacere di vivere in sintonia con se stessi e con il mondo. Due i pilastri su cui poggia il metodo: "Il primo -ricorda il dottor Catalfo- è quello di aver creato un Centro di de-prescrizione farmacologica. Credo che questa sia un’esigenza assai diffusa tra le persone che assumono psicofarmaci, che difficilmente trova risposta. I farmaci servono certamente in alcuni casi, ma non sono la soluzione ultima e radicale: occorre un approccio multidisciplinare per risolvere i problemi di ansia, gli attacchi di panico, la depressione, l’insonnia, i disturbi di personalità, le problematiche di natura sessuale o lavorativa, le frequenti dipendenze affettive. Il metodo Psylogy valorizza i vissuti delle persone e le loro relazioni: sono queste, spesso, le cause dei malesseri psicologici. Venendo da noi, in molti hanno scoperto di non avere alcuna malattia, ma più semplicemente il bisogno di condividere un malessere con un esperto che sa ascoltare, di accettare i propri limiti, di migliorare la propria consapevolezza di fronte a scelte importanti di vita o a difficoltà relazionali o lavorative".
L'altro “pilastro” si chiama co-working ed è una struttura operativa, nata una ventina di anni fa in America e adottata da Psylogy, che -afferma il dottor Catalfo- si sta dimostrando assolutamente innovativa ed efficace. Psylogy propone infatti un vero e proprio cambio di paradigma, offrendo una risposta multidisciplinare al malessere psicologico: psichiatri, psicoterapeuti, psicologi, medici internisti, nutrizionisti, medici legali e avvocati lavorano con grande sinergia e compattezza. Una delle specificità di Psylogy, ad esempio, è la presenza di un medico psicoterapeuta che risponde gratuitamente alle chiamate dell’utenza ed indirizza, come fa un medico di base, verso il percorso terapeutico specialistico più adeguato. Vogliamo insomma essere un punto di riferimento dove poter affrontare il disagio, considerandone non solo gli aspetti biologici ma soprattutto quelli relazionali. Convinti che siano le ferite non risolte a creare sofferenza, stare vicino al paziente a 360 gradi vuol dire certamente curare i sintomi ma soprattutto aiutarlo ad acquisire nuove prospettive di vita e di benessere relazionale".
C’è ancora da lavorare, affinché il sogno di Basaglia e della più grande tradizione psicopatologica europea, di umanizzare la cura psicologica, si attui pienamente: Psylogy nasce per prendersi cura delle persone, non per "curare malattie", e contribuire a rendere quel sogno una realtà.
Per informazioni:
https://www.psylogy.it/