Fumo, Polosa (CoEhar): “Senza cambio di rotta Cop 10 occasione sprecata”
Articolo su The Lancet critica posizione di Oms su equiparazione tra strategie di riduzione del danno
“Nei documenti preparatori alla Cop 10 non viene suggerito alcun cambio di rotta nelle politiche di contrasto contro il fumo di sigaretta nei diversi Paesi”. Rischia di essere “un’occasione sprecata. La riduzione del danno dovrebbe essere una strategia centrale nella Convenzione quadro dell'Oms (Organizzazione mondiale della sanità, Ndr) per il controllo del tabacco, insieme alle misure esistenti di controllo e contrasto alla diffusione del tabagismo”. Lo ha detto Riccardo Polosa, ordinario di Medicina interna Università di Catania e fondatore del CoEhar, il Centro di Ricerca per la Riduzione del Danno da Fumo dell’Università di Catania, all’Adnkronos, riferendosi al commento pubblicato su The Lancet da due esperti alla vigilia di Cop 10, la decima Conferenza delle parti sulla Framework Convention on Tobacco Control (Fctc), cioè la Convenzione quadro sul controllo del tabacco dell’Organizzazione mondiale della sanità (Who Fctc) per definire le linee guida internazionali che interesseranno il mondo del tabacco e dei prodotti alternativi, in corso a Panama fino al 10 febbraio.
L’articolo, a firma degli esperti neozelandesi Robert Beaglehole e Ruth Bonita, “critica la posizione dell'Oms sul trattamento equivalente di sigarette elettroniche e prodotti a tabacco riscaldato, rispetto ai prodotti tradizionali - spiega Polosa - sottolineando la mancanza di giustificazione scientifica per questa equiparazione a fronte del successo di strategie di riduzione del danno in paesi come la Nuova Zelanda, la Svezia, la Norvegia, l'Inghilterra e il Giappone e invita l'Oms ad abbracciare la riduzione del rischio e il vapagismo come strumenti irrinunciabili per ridurre in tempi brevi il numero dei fumatori”. Questi Paesi “adottando politiche di riduzione del danno, che includono l'uso di sistemi alternativi di somministrazione della nicotina come le sigarette elettroniche, il tabacco riscaldato e i prodotti orali a base di nicotina - illustra l’esperto - hanno visto ridurre i tassi di fumo e migliorare i risultati di salute pubblica fornendo alternative più sicure ai prodotti tradizionali del tabacco”. Inoltre, "quanto enunciato dagli autori dell’articolo pubblicato su The Lancet è in perfetta sintonia con i risultati della ricerca targata CoEhar presso l’Università di Catania”.
Tra i temi in agenda alla Cop 10, "sebbene si accenni ai principi della riduzione del danno - osserva Polosa - non viene suggerito alcun cambio di rotta nelle politiche di contrasto contro il fumo di sigaretta nei diversi paesi. I prodotti alternativi sono visti come una minaccia alla regolamentazione sul tabacco e si chiede addirittura di equipararli ai prodotti tradizionali".
"È un’occasione sprecata - denuncia Polosa - non viene presa nemmeno in considerazione l’idea di aprirsi al dibattito su come coadiuvare gli sforzi di quei paesi che invece vogliono introdurre i prodotti alternativi all’interno delle loro scelte di salute pubblica. Si sceglie di ignorare l’opportunità che tali prodotti rappresentano per le politiche di salute pubblica ed eventuali effetti collaterali benefici, come una diminuzione della pressione economica sul sistema sanitario nazionale delle patologie fumo-correlate. Comunque, su questo punto, speriamo di dare battaglia".
I delegati dei Paesi aderenti alla convenzione "si riuniscono periodicamente per discutere i progressi, implementare nuove misure e aggiornare le linee guida per rafforzare il controllo del fumo in tutto il mondo - illustra l’esperto - Al Who Fctc aderiscono 183 paesi, compresa l’Italia”. Certo, “tra le principali questioni in discussione alla Cop 10 di Panama City - elenca Polosa - troviamo la valutazione dell’impatto ottenuto dalle classiche strategie per il contrasto all'uso del tabacco e le regolamentazioni per i nuovi prodotti senza combustione (come sigarette elettroniche e nuovi prodotti a tabacco riscaldato) e le loro implicazioni sanitarie, di marketing e di vendita. La disunione verte anche su quali approcci adottare per massimizzare gli sforzi dei paesi nella lotta al tabagismo. Ma il vero fulcro del dibattito è la regolamentazione dei prodotti a rilascio di nicotina e la possibile adozione di strategie legate ai principi della riduzione del danno. Una situazione complessa e articolata che riguarda da vicino sia le abitudini dei fumatori adulti sia la dipendenza giovanile”.
L’auspicio è "che i decisori delle Istituzioni di tutto il mondo - sottolinea Polosa - comprendano come sia evidente che, per raggiungere l’eradicazione del fumo di sigaretta in tempi ragionevoli, le attuali politiche di contrasto al fumo non sono sufficienti. E’ necessario un deciso cambio di passo integrando alle politiche esistenti il principio della riduzione del danno, prendendo esempio da paesi virtuosi, dove sono evidenti epocali contrazioni nel consumo di sigarette. L’appello è quello che il fine ultimo delle nostra azione deve essere la salute delle persone. Sono i fumatori coloro a cui dobbiamo guardare e verso cui devono essere indirizzati i nostri sforzi. Sono le morti direttamente collegate al fumo di sigaretta che dobbiamo diminuire e penso che una faretra con molto frecce a disposizione - conclude - sia più efficace di una singola linea di intervento che sta già dimostrando alcune crepe”.
Salute e Benessere
Lega vuole in Commissione covid il medico sospeso nel 2022,...
Frajese, noto per le sue esternazioni critiche sui vaccini covid, nel mirino di Burioni: "Dracula all'Avis". Cartabellotta risponde a Borghi: "Governatori informati della scelta di un no-vax?"
La Lega vuole in Commissione covid, in qualità di consulente, il prof. Giovanni Frajese, medico noto per le sue esternazioni estremamente critiche sui vaccini covid e sospeso dall'Ordine dei medici nel 2022. E sui social, dopo l'annuncio del senatore del Carroccio Claudio Borghi, si accende la polemica.
"Dracula consulente dell'Avis", la polemica e il botta e risposta
"Ieri si è tenuto l'ufficio di Presidenza della Commissione Covid. Come da promesse, come gruppo Lega chiederemo la nomina del professor Giovanni Frajese come consulente della commissione", scriveva ieri su X il senatore della Lega.
"Dracula consulente dell'Avis", il commento del virologo Roberto Burioni sulla sua pagina Facebook (parallelismo che aveva usato anche per Robert Kennedy jr a capo della sanità americana). "Il gruppo della Lega chiede che venga nominato come consulente della Commissione Covid Giovanni Frajese, un medico sospeso dall'Ordine dei medici per le sue posizioni antiscientifiche. Poi si lamentano se perdono voti", il commento postato anche su X.
Sulla stessa linea anche Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe, che sempre via X attacca: "Borghi ha chiesto di nominare consulente per la Lega in Commissione Covid un medico no-vax già sospeso per inosservanza dell'obbligo vaccinale. Senatore Borghi - chiede Cartabellotta - ma i presidenti di Regione Zaia, Fedriga e Fontana sono stati informati di questa scelta oculata?".
La replica arriva a stretto giro e innesca un botta e risposta: "Caro Cartabellotta, quando lei arriverà al livello di Frajese come medico, come professore e come coraggio personale mi faccia un fischio. Quanto ai nostri ottimi presidenti di Regione non sono in Parlamento. Ognuno fa il suo mestiere e risponde ai suoi elettori".
"Caro Borghi - ribatte Cartabellotta - non giocando nel campionato dell'antiscienza non posso raggiungere certi livelli. Riguardo al suo mestiere, si domandi quanti voti guadagna rispetto a quelli che fa perdere alla Lega".
Salute e Benessere
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La Lega vuole in Commissione covid, in qualità di consulente, il prof. Giovanni Frajese, medico noto per le sue esternazioni estremamente critiche sui vaccini covid e sospeso dall'Ordine dei medici nel 2022. E sui social, dopo l'annuncio del senatore del Carroccio Claudio Borghi, si accende la polemica.
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Salute e Benessere
Aviaria, primo caso virus H5N1 in un bambino negli Usa
E' il primo caso pediatrico negli States
Primo caso pediatrico di influenza aviaria H5 negli Stati Uniti. I Centers for Disease Control and Prevention (Cdc) hanno confermato un'infezione umana da virus A H5N1 in un bambino in California. "In linea con i casi umani precedentemente identificati negli Usa - evidenziano dall'agenzia federale in una nota - il bambino risulta aver manifestato sintomi lievi e ha ricevuto antivirali antinfluenzali. Sono stati rilevati bassi livelli di materiale virale nel campione iniziale raccolto e i test di follow-up effettuati diversi giorni dopo sono risultati negativi per l'influenza aviaria H5 ma positivi per altri virus respiratori comuni. Il bambino si sta riprendendo dalla malattia". Ed è in corso un'indagine del Dipartimento di salute pubblica della California (Cdph) sulla possibile fonte di esposizione del bambino all'H5N1.
Nell'ambito di queste attività d'indagine, tutti i componenti della famiglia del bambino hanno riferito di aver avuto sintomi e sono stati raccolti campioni anche da loro, informano i Cdc. Tutti i risultati dei familiari però sono negativi per l'influenza aviaria H5, alcuni sono invece risultati positivi per gli stessi virus respiratori comuni rilevati successivamente nel bambino. Il tracciamento dei contatti continua, ma al momento non ci sono prove di diffusione da persona a persona dell'influenza aviaria H5N1 da questo bambino ad altri soggetti. "Ad oggi, non è stata identificata alcuna diffusione da persona a persona associata a nessuno dei casi di influenza aviaria H5N1 segnalati negli Stati Uniti", precisano i Cdc.
Questo caso è stato rilevato tramite test per l'influenza e segnalato al dipartimento californiano tramite il sistema di sorveglianza nazionale dell'influenza. E' il secondo caso statunitense identificato così. I Cdc continuano a monitorare i dati, in particolare negli Stati Usa colpiti da epidemie negli animali, tra cui la California, dove sono state rilevate epidemie diffuse di influenza aviaria H5N1 negli uccelli selvatici e nel pollame domestico dal 2022 e nelle mandrie da latte dall'agosto 2024 in quello Stato. Infezioni umane limitate e sporadiche con il virus dell'influenza aviaria H5N1, in cui non è stata identificata l'esposizione degli animali, sono molto rare ma si sono verificate, principalmente in paesi diversi dagli Stati Uniti, precisano ancora gli esperti. "Questi casi sottolineano l'importanza della sorveglianza e delle indagini in corso a livello locale, statale e federale", aggiungono.
Includendo questo caso più recente, nel 2024 sono stati segnalati negli Stati Uniti 55 casi umani di influenza aviaria H5, di cui 29 in California". La valutazione del rischio dei Cdc per il pubblico in generale rimane "bassa. Tuttavia, le persone esposte ad animali infetti o potenzialmente infetti, come uccelli, bovini da latte o altri animali (compreso il bestiame), o ad ambienti contaminati da uccelli infetti o altri animali, sono a più alto rischio di infezione".
I Cdc, si legge infine nella nota, "raccomandano di evitare l'esposizione non protetta ad animali malati o morti, tra cui uccelli selvatici, pollame, altri uccelli domestici e altri animali selvatici o domestici (comprese le mucche)".