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Ucraina, Meloni porta in dote a Kiev accordo su sicurezza: “Non siete soli”

La presidente del Consiglio ha guidato il summit del G7 nella capitale ucraina

Giorgia Meloni e Volodymyr Zelensky (Fotogramma/Ipa)

Un accordo sulla sicurezza decennale, che spazia dal piano militare a quello umanitario, dalla cooperazione nell'industria della difesa al sostegno al bilancio. E' il 'dono' che la premier Giorgia Meloni ha portato a Kiev in occasione del secondo "doloroso" anniversario dell'invasione russa. Meloni, arrivata in treno dalla Polonia (ancora l'unica via per raggiungere dall'estero l'Ucraina a causa della chiusura dello spazio aereo), accompagnata dalla presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, dal leader canadese Trudeau e da quello belga De Croo, ha portato un messaggio chiaro al presidente Volodymyr Zelensky: l'Italia e gli altri Paesi del G7 non lasceranno sola l'Ucraina e le rimarranno al fianco per tutto il tempo necessario. Insomma nessuna stanchezza né titubanza nel sostegno a Kiev è ammessa da parte delle cancellerie occidentali. "L'Ucraina può contare su tutte le nazioni del G7 e sull'Unione Europea. Non ci siamo mai tirati indietro e non intendiamo farlo adesso, nonostante quello che dice certa propaganda", ha insistito la premier durante il summit dei sette grandi, il primo sotto presidenza italiana, che ha presieduto da Kiev.

"Il messaggio che voglio inviare oggi a Volodymyr Zelensky e a tutto il popolo ucraino è che non sono soli. Voglio che voi sappiate che siamo profondamente grati a questo popolo perché continua a lottare per l'Europa e la nostra sicurezza perché banalmente la sicurezza dell'Ucraina e dell'Europa coincidono”, ha scandito la premier, ribadendo fermamente l'adesione alla linea euroatlantica di sostegno incondizionato a Kiev. Parole che assumono ancora più rilevanza se contestualizzata nella visita alla Casa Bianca da Joe Biden prevista il primo marzo.

Meloni: "L'Ucraina è un pezzo della nostra casa, la difenderemo"

Dopo un viaggio estenuante durato oltre 10 ore e iniziato dalla stazione di Przemysl, nel sud-est della Polonia, la visita di Meloni è iniziata con un incontro all'aeroporto cargo di Hostomel, uno dei primi obiettivi dei russi all'inizio dell'invasione e diventato un luogo altamente simbolico perché vide la Guardia nazionale ucraina riuscire strenuamente a respingere l'attacco. E mentre Zelensky ha premiato alcuni "eroi" sopravvissuti di quella battaglia, la leader di FdI ha ricordato che l'Ucraina "è un pezzo della nostra casa e faremo la nostra parte per difenderla". E l'accordo sulle garanzie di sicurezza, che ricalca a grandi linee quello già siglato da Parigi, Berlino e Londra, è un tassello importante di questa strategia.

Quella in cui è arrivata Meloni per la seconda volta da quando è premier, è una Kiev alla ricerca di una faticosa nuova normalità. Nel centro della capitale la vita sembra scorrere normalmente, ma è solo un'apparenza. Anche la scorsa notte Mosca è tornata ad attaccare con i suoi droni e per due volte sono scattate le sirene d'allarme. La minaccia dei famigerati missili ipersonici Khinzal è uno spauracchio che tiene sotto forte pressione psicologica gli abitanti della capitale.

E' dirigendosi verso la periferia che la guerra inizia a mostrare il suo volto. Cavalli di frisia ai lati delle strade. Cimiteri 'ingentiliti' da bandiere ucraine, checkpoint, un tetto di un supermercato sfondato. Un pulmino malandato sfreccia con a bordo qualche decina di militari in uniforme. Così fino a Hostomel, nel cui hangar giace con le sue enormi ali smontate la carlinga bruciata dell'aereo più grande del mondo, l'An-225 'Mriya', il cui restauro costerà più di 3 miliardi di dollari. "Questo posto è un simbolo del fallimento di Mosca e dell'orgoglio ucraino. Ci ricorda che c'è qualcosa più forte di missili e guerra, l'amore per la terra e la libertà", ha dichiarato Meloni.

L'accordo sulla sicurezza Roma-Kiev

I corposi cortei di auto si sono quindi diretti a Palazzo Mariinskij, fastosa residenza che ospita la presidenza ucraina. Qui c'è stato un punto stampa a cinque (Meloni, Zelensky, Von der Leyen, De Croo, Trudeau) e la firma dell'accordo sulle garanzie di sicurezza Roma-Kiev. Meloni ha incassato la soddisfazione dell'alleato ucraino. "I nostri incontri con la premier italiana Giorgia Meloni sono sempre significativi - ha rimarcato Zelensky - Questo documento stabilisce una base solida per la partnership di sicurezza a lungo termine tra i nostri Paesi".

La leader di Fdi si è quindi spostata alla Cattedrale di Santa Sofia da dove ha diretto il suo primo G7. Assente 'giustificato' il presidente francese, Emmanuel Macron, alle prese con gli agricoltori transalpini, che si è fatto rappresentare dal ministro degli Esteri, Stephane Sejourne. E ai maliziosi che guardavano all'assenza di Macron come uno 'sgarbo' a Meloni, la premier ha spiegato che l'assenza era stata "comunicata in anticipo" e ha inviato i saluti al presidente francese, impegnato in una "difficile giornata".

Il piano fallito di Putin di una guerra lampo

Nel suo intervento di introduzione al summit, Meloni ha insistito molto, come per altro già fatto in mattinata a Hostomel, sull'importanza di non cadere nei tranelli della propaganda russa. "Penso che dobbiamo fare molto meglio per spiegare che l'attuale situazione del conflitto è la nostra vittoria, una vittoria ucraina, e non una vittoria per la Russia come la sua propaganda cerca di affermare", ha messo in guardia. Per poi aggiungere un passaggio dedicato ai rischi, ancora tutti sul tavolo, di un'eventuale vittoria sul campo di Mosca per l'Europa e non solo: "Il piano di Putin era una guerra lampo che avrebbe dovuto far capitolare l'Ucraina in pochi giorni, probabilmente con l'obiettivo di rivolgere poi lo sguardo verso altri Stati vicini, non solo europei".

Ed è in questa lotta tra caos e diritto che il mondo si gioca il suo futuro in Ucraina, ha proseguito la premier, secondo cui "pochi trarrebbero vantaggio da un mondo senza regole, un mondo governato solo dalla forza militare e dove ogni Stato rischia di essere invaso dal suo vicino". L'Italia, ha chiosato, sta facendo a pieno la sua parte. "Siamo all'ottavo pacchetto di aiuti e stiamo facendo il massimo con i mezzi di cui disponiamo". E poi scommette sul futuro dell'Ucraina. L’Italia vuole avere un ruolo da “protagonista” anche in materia di ricostruzione dell’Ucraina. “Lo faremo con la presidenza del G7 e anche nel 2025 quando ospiteremo l’Ukraine recovery conference - ha concluso - Parlare di ricostruzione vuol dire scommettere sul futuro dell’Ucraina. Le imprese italiane sono pronte".

(dall'inviato Piero Spinucci)

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Esteri

Energia, Meloni: “Siglato accordo con Albania ed...

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La premier al summit di Abu Dhabi: "Italia piattaforma naturale nel Mediterraneo, hub tra Ue e Africa". Poi sul nucleare: "Fusione può cambiare corso della storia, risorsa accessibile per tutti"

Giorgia Meloni al summit di Abu Dhabi

"Sono estremamente lieta di annunciare qui la firma di un accordo per dare il via a un progetto ambizioso tra le due sponde dell'Adriatico. Con Sua Altezza lo sceicco Mohammed bin Zayed e il primo ministro Edi Rama, oggi assisteremo alla firma di un impegno di estrema importanza per realizzare una nuova interconnessione energetica, volta a produrre energia verde in Albania e a esportarne una parte in Italia, grazie a un cavo sottomarino attraverso il Mar Adriatico. Crediamo fermamente in questo progetto che coinvolge i nostri tre governi, oltre ai nostri settori privati e agli operatori delle reti". Così la premier Giorgia Meloni, intervenendo al summit sull'energia ad Abu Dhabi.

La presidente del Consiglio si è detta "molto orgogliosa di questa iniziativa", perché, ha spiegato, "dimostra concretamente come possano essere costruite nuove forme di cooperazione anche tra partner apparentemente distanti, almeno da un punto di vista geografico. Partner che, tuttavia, sanno guardare alla scacchiera nel suo insieme e non solo al quadrante che sembra riguardarli più da vicino", ha rimarcato Meloni.

"Italia piattaforma naturale Mediterraneo, hub tra Ue e Africa"

"L'Italia ha l'opportunità di diventare l'hub strategico per i flussi energetici tra Europa e Africa. Siamo una piattaforma naturale nel Mediterraneo, il che ci consente di agire come centro di approvvigionamento e distribuzione, collegando sia l'offerta esistente che quella potenziale dall'Africa con la domanda energetica dell'Europa", ha detto la premier intervenendo al summit.

Il governo italiano, ha proseguito Meloni, "dà voce a questa ambizione anche attraverso il Piano Mattei (il nostro piano di cooperazione con i Paesi africani), che pone l'energia come uno dei suoi pilastri fondamentali e prevede anche progetti di connessione strategica. Penso, ad esempio, all'interconnessione elettrica Elmed tra Italia e Tunisia".

"Sono certa - ha sottolineato davanti alla platea del summit - che sviluppare interconnessioni possa rappresentare la chiave di volta di una nuova diplomazia energetica, in grado di moltiplicare le opportunità di cooperazione tra di noi e generare benefici condivisi per tutti".

"No decarbonizzazione a prezzo desertificazione economia"

In un passaggio del suo intervento davanti alla platea del World Future Energy Summit di Abu Dhabi la premier ha poi sottolineato che "non riusciremo a triplicare la capacità di generazione di energia rinnovabile entro il 2030, né a raddoppiare il tasso di efficienza energetica, se continuiamo a inseguire la decarbonizzazione al prezzo della desertificazione economica o a mettere da parte, per ragioni ideologiche, soluzioni che invece potrebbero aiutare a costruire un'alternativa sostenibile ai combustibili fossili. Dobbiamo essere pragmatici, semplicemente perché la realtà lo impone".

Nucleare

Per la premier bisogna puntare su "un mix energetico equilibrato, basato sulle tecnologie attualmente disponibili, su quelle in fase di sperimentazione e su quelle che devono ancora essere identificate. Non mi riferisco solo alle energie rinnovabili, ma anche al gas, ai biocarburanti, all'idrogeno verde e alla cattura della CO₂ - senza dimenticare la fusione nucleare, che potrebbe potenzialmente produrre energia pulita, sicura e illimitata, trasformando l'energia da arma geopolitica in una risorsa ampiamente accessibile, cambiando di fatto il corso della storia".

"Il futuro della transizione energetica e della digitalizzazione dipenderà dalla nostra capacità di trovare un equilibrio tra sostenibilità e innovazione", ha detto la presidente del Consiglio.

"Stiamo vivendo in un'epoca particolarmente complessa, segnata da trasformazioni epocali. Ora abbiamo una scelta da fare: possiamo subire queste trasformazioni restando inerti, oppure possiamo interpretarle come opportunità. Credo che dovremmo scegliere la seconda strada e percorrerla con coraggio e visione, senza paura di osare", ha proseguito la premier, concludendo il suo discorso con una citazione dell'economista Julian Simon: "Il principale carburante per accelerare il progresso del mondo è il nostro patrimonio di conoscenze; i freni sono la nostra mancanza di immaginazione".

Secondo quanto si apprende, a margine del summit è in corso un incontro tra la premier Meloni e il presidente degli Emirati Arabi Uniti Mohammed bin Zayed Al Nahyan. Oggi pomeriggio i due leader si vedranno nuovamente per il bilaterale.

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Esteri

Israele-Gaza, media: Hamas chiede di rivedere diverse...

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Lo ha riferito la rete televisiva saudita Al Arabiya, citando fonti. I colloqui sono ancora in corso

Bombardamenti nella Striscia di Gaza (Afp)

Hamas ha chiesto qualche ora in più per rivedere diverse clausole nell'accordo per il cessate il fuoco a Gaza e il rilascio degli ostaggi, prima di presentare la sua risposta finale. Lo ha riferito la rete televisiva saudita Al Arabiya, citando fonti. I colloqui sono ancora in corso.

Secondo quanto ha detto all'agenzia di stampa Al-Araby Al-Jadeed un'importante fonte palestinese, è stato raggiunto un accordo di cessate il fuoco a Gaza, ma il suo annuncio è stato ritardato a causa di disaccordi sui meccanismi di attuazione. Secondo la fonte, il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha tentato di sabotare l'accordo e di ritardarne l'avanzamento all'ultimo minuto, insistendo affinché i soldati israeliani tenuti in ostaggio da Hamas fossero inclusi nella lista dei 33 ostaggi da rilasciare nella prima fase dell'accordo.

Biden proroga sanzioni contro coloni estremisti per altri 12 mesi

Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha dichiarato formalmente che prorogherà di altri 12 mesi l'ordine esecutivo di sanzioni contro i coloni israeliani estremisti, oltre la data di scadenza che era stata fissata al primo febbraio 2025. La situazione in Cisgiordania - in particolare gli alti livelli di violenza dei coloni estremisti, gli sfollamenti forzati di persone e villaggi e la distruzione di proprietà - ha raggiunto livelli intollerabili e costituisce una seria minaccia per la pace, la sicurezza e la stabilità della Cisgiordania e di Gaza, di Israele e della più ampia regione del Medio Oriente", ha scritto Biden in una nota.

"Queste azioni compromettono gli obiettivi di politica estera degli Stati Uniti, tra cui la fattibilità di una soluzione a due Stati e la garanzia che israeliani e palestinesi possano raggiungere uguali misure di sicurezza, prosperità e libertà. Compromettono anche la sicurezza di Israele e hanno il potenziale per portare a una più ampia destabilizzazione regionale in tutto il Medio Oriente, minacciando il personale e gli interessi degli Stati Uniti", ha continuato Biden, sottolineando che la situazione in Cisgiordania "continua a rappresentare una minaccia insolita e straordinaria per la sicurezza nazionale e la politica estera degli Stati Uniti".

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Esteri

Ucraina, Corea del Sud e Russia: che fine fanno i soldati...

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Kiev vuole usare i prigionieri nordcoreani per riavere propri uomini da Mosca, Seul pronta ad accoglierli

Zelensky e Kim

Tutti, o quasi, vogliono i soldati di Kim-Jong un catturati dall'Ucraina. Da giorni, Kiev diffonde video e news relativi ai due militari nordcoreani ora prigionieri: le forze armate ucraine li hanno bloccati nella regione russa di Kursk, dove reparti asiatici affiancano le forze armate di Vladimir Putin.

Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, convinto che altri nordcoreani verranno fatti prigionieri, è pronto a consegnare i soldati a Pyongyang se Kim Jong-un favorirà la liberazione di militari di Kiev attualmente nelle mani della Russia.

In scena, però, entra anche la Corea del Sud. Il governo di Seul intende consultarsi con le autorità ucraine sull'eventuale trasferimento dei soldati nordcoreani se questi ne faranno richiesta. A darne notizia è stato un portavoce del ministero degli Esteri sudcoreano.

"Essendo i soldati nordcoreani, il governo intende consultarsi con l'Ucraina nel caso in cui questi chiedessero di fare defezione in Corea del sud", ha affermato, con riferimento alla Costituzione del paese, riferita all'intera penisola coreana, e che riconosce di fatto tutti i residenti nella penisola come cittadini.

Al momento, ha poi precisato il portavoce, questa richiesta non è arrivata, ma le autorità di Seul sono in contatto con l'Ucraina sulle questioni di loro pertinenza. La cattura dei due militari era stata anche confermata dall'agenzia di intelligence della Corea del sud che si è impegnata a garantire una stretta cooperazione con l'Ucraina.

Domenica Zelensky ha pubblicato un post su X con il video in cui si vedono i due militari feriti rispondere ad alcune domande. "Dopo i primi soldati catturati dalla Corea del Nord, ce ne saranno senza dubbio altri. È solo questione di tempo prima che le nostre truppe riescano a catturarne altri. Non dovrebbe esserci alcun dubbio nel mondo che l'esercito russo dipende dall'assistenza militare della Corea del Nord", ha scritto, spiegando poi che "l'Ucraina è pronta a consegnare i soldati di Kim Jong Un a quest'ultimo se riuscirà a organizzare il loro scambio con i nostri soldati tenuti prigionieri in Russia".

"Per quei soldati nordcoreani che non desiderano tornare, potrebbero esserci altre opzioni disponibili. In particolare, coloro che esprimono il desiderio di avvicinare la pace diffondendo la verità su questa guerra avranno questa opportunità".

I militari catturati spiegano nel video diffuso da Zelensky di non sapere dove si trovano. "Sapevi che stavi combattendo una guerra contro l'Ucraina?", viene chiesto a uno di loro. "No", risponde. "Cosa ti hanno detto i tuoi comandanti quando ti hanno mandato in guerra?". "Mi hanno detto che era solo un'esercitazione". Il militare ha raccontato poi di un'offensiva del 3 gennaio, di aver visto "i suoi soldati morire", di essersi nascosto e di essere stato trovato il 5 gennaio. Uno dei due militari ha risposto poi affermativamente alla domanda sulla volontà di tornare in Corea del nord, l'altro ha dichiarato che vorrebbe rimanere in Ucraina ma che farà quello che gli viene chiesto, tornare o - se gliene sarà data l'opportunità, restare.

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