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Dopo la diagnosi di cancro il sovrano avrebbe contattato in segreto l'archimandrita Ephraim

Re Carlo - Fotogramma

Re Carlo III si è rivolto a un monaco greco-ortodosso per avere consigli spirituali dopo che gli è stato diagnosticato il cancro. Il sovrano avrebbe contattato segretamente l'archimandrita Ephraim, di cui sarebbe amico da oltre 25 anni, ovvero dalla morte della principessa Diana nel 1997.

Il superiore del monastero di Vatopedi ha detto al Sun che "Carlo ha una sua vita spirituale. Siamo in contatto fin dalla sua diagnosi e credo che supererà il problema. Abbiamo un ottimo rapporto". Sembra che il re abbia visitato il Monte Athos diverse volte e in otto occasioni si sia recato presso l'abbazia del X secolo, dove disporrebbe di alloggi propri. "Non ci sono distrazioni, il re quindi può meditare, pregare e seguire antichi rituali come alzarsi alle 4 del mattino per seguire la liturgia che adora assolutamente", ha raccontato una fonte al periodico britannico.

Il rapporto personale di Carlo con la Grecia e con la religione greco-ortodossa risale a suo padre, il principe Filippo, che era nato a Villa Mon Repos, nell’isola greca di Corfù e fu battezzato nella chiesa locale prima che la sua famiglia fuggisse dal Paese devastato dalla guerra quando lui era bambino.

Un team di giornalisti altamente specializzati che eleva il nostro quotidiano a nuovi livelli di eccellenza, fornendo analisi penetranti e notizie d’urgenza da ogni angolo del globo. Con una vasta gamma di competenze che spaziano dalla politica internazionale all’innovazione tecnologica, il loro contributo è fondamentale per mantenere i nostri lettori informati, impegnati e sempre un passo avanti.

Sport

Rugby, Alperia top sponsor e official green energy partner...

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Presentata partnership all’Allianz Stadium di Torino, dove sabato 23 novembre, si disputerà il test-match conclusivo delle Vittoria Assicurazioni Autumn Nations Series, tra la Nazionale Italiana Rugby Maschile e la Nuova Zelanda

Rugby, Alperia top sponsor e official green energy partner della Fir

La Federazione Italiana Rugby (Fir) e Alperia hanno presentato la loro partnership all’Allianz Stadium di Torino dove, sabato 23 novembre, si disputerà il test-match conclusivo delle Vittoria Assicurazioni Autumn Nations Series tra la Nazionale Italiana Rugby Maschile e la Nuova Zelanda. L’accordo presentato dal Presidente federale Andrea Duodo e dal Ceo di Alperia S.p.A. Louis Amort vede il più grande provider di servizi energetici dell’Alto Adige e una delle maggiori aziende italiane nel settore della green energy entrare nel panel dei partner FIR come top sponsor delle Nazionali Seniores per la stagione 2024/25, portando il logo di Alperia sul materiale di allenamento di Azzurre, Azzurri e Azzurrini U20.

Le Nazionali Fir verranno così supportate da una realtà in espansione sul territorio nazionale e che rivede nei valori del rugby molti dei propri valori aziendali, ampliando l’impegno che vede da tre anni Alperia S.p.A. affiancare il Comitato Regionale Veneto della FIR attraverso delle iniziative pensate per i piccoli della palla ovale, condividendo il terreno comune dei valori educativi. Una collaborazione che andrà ben oltre la presenza sui kit da allenamento, ma che vedrà Alperia impegnata anche nel ruolo di official green energy partner della FIR, fornendo alla Cittadella del Rugby di Parma e ai Comitati Regionali energia da fonti rinnovabili in un’ottica di promozione della sostenibilità.

Il Presidente federale Andrea Duodo ha dichiarato: “Garantire la piena sostenibilità della nostra Federazione e del nostro movimento è stato da subito uno degli impegni principali che abbiamo assunto come Consiglio Federale ci siamo impegnati ad applicare. La collaborazione con Alperia ci consente di garantire coerenza a questa nostra visione, lavorando con un brand di primissimo piano nel panorama delle energie rinnovabili. Siamo entusiasti di accogliere Alperia nel panel dei nostri top sponsor e di poterlo fare alla vigilia del test-match contro gli All Blacks, che conclude con uno straordinario evento di promozione del nostro sport la finestra internazionale delle Vittoria Assicurazioni Autumn Nations Series”.

Louis Amort, CEO di Alperia, ha detto: “Siamo orgogliosi di annunciare questa nuova partnership con la Federazione Italiana Rugby, una collaborazione che nasce dalla profonda sintonia tra i valori fondanti della nostra azienda e quelli del rugby. Abbiamo scelto di affiancare la FIR perché crediamo fermamente che lo sport, e in particolare il rugby, incarni ideali che rappresentano anche la nostra identità: la sostenibilità, intesa come impegno a costruire un futuro solido e rispettoso delle persone e dell’ambiente; il rispetto reciproco, che in campo si esprime nel confronto leale e fuori dal campo guida il nostro lavoro quotidiano; e infine la forza del gruppo, il cuore pulsante del rugby, che ci ispira a collaborare e a crescere insieme, come una squadra, verso obiettivi comuni”.

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Economia

Sace, al via il progetto Africa Champion Program

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Con il supporto della struttura di missione per l’attuazione del Piano Mattei della Presidenza del Consiglio dei Ministri

Sace, al via il progetto Africa Champion Program

Con un evento questa mattina a Roma Sace lancia l’Africa Champion Program con il patrocinio del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale e con il supporto della struttura di missione per l’attuazione del Piano Mattei della Presidenza del Consiglio dei Ministri insieme ad attori istituzionali come l’Agenzia ICE, CDP, SIMEST, Confindustria Assafrica & Mediterraneo e Câmara de Comércio Moçambique-Itália. Si tratta - si sottolinea in una nota - di un percorso formativo dedicato alle imprese italiane che desiderano acquisire competenze per operare nelle geografie incluse nel Piano Mattei, che mira a creare relazioni commerciali e valorizzare le eccellenze italiane. Il percorso formativo del programma prenderà ufficialmente il via nel 2025.

Alessandra Ricci, a.d. di SACE, ha salutato una platea di imprese presenti sia sul posto che in collegamento e ha approfondito le nuove opportunità commerciali tra il sistema imprenditoriale italiano e quello africano, grazie alla collaborazione sinergica tra gli attori del Sistema Paese. E’ intervenuto infatti l’Ambasciatore Fabrizio Saggio, Coordinatore della Struttura di Missione Piano Mattei e Consigliere Diplomatico del Presidente del Consiglio dei Ministri e Fabrizio Lobasso, Vice Direttore Generale per la promozione del Sistema Paese, Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale. Alessandro Terzulli, Chief Economist di Sace ha quindi esplorato le sfide e le opportunità per le imprese italiane. Mariangela Siciliano, Head of Education & Connects Solutions di Sace, ha introdotto il Progetto ‘Africa Champion Program’ e infine sono stati illustrati gli strumenti e le soluzioni a beneficio del Sistema Paese attraverso gli interventi di Alessandro Cugno, Direttore Ufficio Formazione alle Imprese Agenzia ICE; Letizia Pizzi, Direttore Generale, Confindustria Assafrica & Mediterraneo; Laurent Franciosi, Responsabile Sviluppo Mercati Internazionali, Cassa Depositi e Prestiti; Marco Cantalamessa, Direttore Strategia e Innovazione Sostenibile di Simest e Simone Santi, Presidente della Câmara de Comércio Moçambique-Itália.

Il progetto Africa Champion Program: Focus Piano Mattei si articola in due fasi: 1) Percorso formativo: suddiviso in 3 moduli con approfondimenti verticali su Costa D’Avorio, Egitto, Marocco, Mozambico, Tunisia, Kenya e su tre settori chiave: energia, infrastrutture e agroalimentare; 2) Business Matching: una seconda fase dedicata alla creazione di opportunità commerciali mediante sessioni di business matching, tra imprese italiane e controparti africane, anche nell’ambito del programma di Push Strategy di Sace. Qui maggiori info sul programma.

La ricetta di Sace per realizzare gli obiettivi del Piano Mattei - si legge ancora - "continua a evolversi con nuove iniziative in grado di aprire nuovi spazi di business: Africa Champion Program è solo l’inizio di una serie di opportunità di confronto e condivisione di visioni e strumenti concreti a supporto delle imprese italiane che sono interessate ad approcciare il mercato africano o che sono già presenti e intendono potenziare la loro presenza nell’area geografica".

Sul fronte economico pur con le consuete, profonde differenze tra gli oltre 50 Paesi che compongono il continente africano, si evidenziano segnali positivi provenienti da mercati di interesse per le nostre imprese. L’interscambio tra Italia e Africa ha già mostrato notevoli potenzialità nel corso del 2024 raggiungendo 60 miliardi di euro, come mostrano i dati Istat raccolti dall’Ufficio Studi di Sace. Le previsioni di Sace sul 2025 sono positive: è previsto infatti un incremento del 7,7% nel Nord Africa e dell’8,5% nell’Africa Subsahariana, considerando rispettivamente 14 miliardi e 6,5 miliardi di export italiano registrati nel 2023.

In questo contesto, il nuovo approccio di Sace per l’Africa ha visto una crescente esposizione verso il continente: dal 2022 Sace - che è presente nel continente a Johannesburg, Il Cairo e a dicembre inaugurerà la nuova sede a Rabat - ha deliberato 5 miliardi di operazioni in Africa di cui 1,2 miliardi nel 2024, data di inizio del Piano Mattei. Alla tradizionale offerta export credit, in collaborazione con la Struttura di Missione del Piano Mattei Sace ha aggiunto l’operatività Push per rafforzare il ruolo delle imprese italiane in Africa, individuando geografie ad alto potenziale come Costa d’Avorio, Senegal e la prima operazione di Push Strategy in Benin, concedendo una garanzia a copertura di un finanziamento di 120 milioni di Euro destinato al Ministero delle Finanze del Benin. Inoltre Sace ha garantito il primo finanziamento da 100 milioni di euro alla banca multilaterale di sviluppo Trade Development Bank (TDB) per favorire la crescita sostenibile e l'integrazione regionale africana, aumentando le opportunità di export per le imprese italiane.

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Economia

Email a valanga? Sul lavoro anche la posta elettronica è...

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Babbel presenta i risultati di una ricerca commissionata all’istituto OnePoll e condotta negli Stati Uniti

Email -

Anche le email sono fonte di stress sul lavoro. Attraverso una ricerca, Babbel fa luce sull'email anxiety, l’impatto della posta elettronica sul benessere mentale e sul comportamento delle persone. Il 18% dei lavoratori statunitensi ha attualmente più di 1.000 e-mail di lavoro non lette nella propria casella di posta in arrivo (e 1 su 100 ne ha più di 50.000); 6 intervistati su 10 hanno ammesso che il volume di e-mail ricevute è un fattore che contribuisce ad incrementare i propri livelli di stress. Il 28% ritiene, inoltre, che almeno un’e-mail che hanno inviato sul posto di lavoro abbia avuto un impatto negativo sulla propria carriera. Le e-mail rappresentano una componente ormai fondamentale della vita lavorativa: permettono di raggiungere i destinatari in modo rapido e formale e, proprio per questo, costituiscono uno dei principali mezzi di comunicazione professionale.

Email anxiety, la ricerca in Usa e i risultati

Alla luce di questa centralità nel mondo del lavoro, Babbel, ecosistema leader nell’apprendimento delle lingue, presenta i risultati di una ricerca commissionata all’istituto OnePoll e condotta negli Stati Uniti sull’impatto della posta elettronica e del suo linguaggio sulla vita lavorativa, sul benessere mentale e sul comportamento delle persone.

Uno dei primi dati che emerge dalla ricerca è che per 6 statunitensi su 10 l’elevato volume di e-mail lavorative ricevute aumenta il proprio livello di stress. Forse proprio per questo il 39% dei rispondenti spera, tra 5 anni, di ricevere meno e-mail; al contrario, il 25% si auspica di riceverne di più, il che potrebbe riflettere una maggiore predilezione verso le e-mail rispetto ad altri mezzi di comunicazione, come ad esempio le telefonate.

A contribuire all'e-mail 'anxiety', nota anche come 'apnea da e-mail', è poi la tendenza a procrastinare l’apertura delle mail: 1 statunitense su 100 ha attualmente più di 50.000 e-mail non lette nella casella di posta elettronica di lavoro, il 18% dei rispondenti ne ha più di 1.000 ed il 6% oltre 5.000. La Gen Z registra la maggior difficoltà a tenere sotto controllo le e-mail, con oltre un terzo (36%) degli impiegati appartenenti a questa generazione che ha circa 1.000 e-mail non lette.

La natura formale e 'irrecuperabile' delle e-mail, se paragonata ad altri strumenti di messaggistica (che beneficiano di una funzione 'cancella per tutti' in caso di ripensamenti), spiega poi perché il 28% degli intervistati afferma che le email abbiano avuto un impatto negativo sulla propria carriera, con quasi 9 persone su 10 (88%) che sostengono di essersi pentiti del contenuto di un’e-mail di lavoro subito dopo aver premuto il tasto di invio. Questo sentimento di rimpianto è un’esperienza comune anche presso la Gen Z, vissuta dal 21% degli impiegati tra i 18 e i 24 anni.

Le e-mail vengono considerate ancora una forma di comunicazione formale, in particolare rispetto al linguaggio quotidiano. Il fenomeno del cosiddetto 'tono da telefono' (tendenzialmente molto gentile e quasi ossequioso) si è infatti trasferito alle comunicazioni digitali: ne è la prova che l’85% degli intervistati ha ammesso che lo stile e il linguaggio usato per scrivere le e-mail differiscono da quello quotidiano (il 17% lo considera persino 'molto diverso' dalla sua normale fraseologia).

Inoltre, quasi la metà (48%) dei rispondenti giudica gli errori di battitura nelle e-mail lavorative più severamente rispetto ad altre piattaforme professionali. Se si considerano poi i messaggi automatici come 'out of office' e le firme, un terzo (33%) dei rispondenti ha provato irritazione almeno una volta nella propria vita lavorativa a leggere un messaggio automatico di ferie 'out of office' (perché eccessivamente divertente o perché suscitava invidia), percentuale che sale al 48% per la Gen Z e scende al 19% per i Baby Boomer. Infine, quasi 1 persona su 8 (79%) ammette di aver giudicato una persona dalla sua firma via e-mail.

Il galateo delle email

Con l’entrata delle nuove generazioni nel mondo del lavoro, il 'galateo' delle e-mail sta tuttavia subendo un significativo cambiamento. A riprova di ciò, più di 1 rispondente su 2 ritiene appropriato l’uso di emoji nelle e-mail aziendali, contro un 29% che lo ritiene invece inopportuno.

Esteban Touma, esperto culturale e linguistico di Babbel, commenta: “Si parla spesso del ruolo dei social media e di altri strumenti digitali nel plasmare il nostro comportamento e nell’ influire sul nostro benessere mentale, ma si trascura l’impatto delle e-mail, un mezzo di comunicazione più consolidato. La nostra ricerca ha evidenziato che le e-mail sono una delle principali fonti di stress sul posto di lavoro e che la loro natura formale e permanente è in contrasto con quasi tutti gli altri mezzi di comunicazione professionale attualmente in uso, con conseguenze potenzialmente determinanti per la carriera. Nel corso degli ultimi 20 anni, gli atteggiamenti nei confronti delle e-mail sul posto di lavoro - e le regole per la loro composizione ed interpretazione - si sono progressivamente radicati. Tuttavia, man mano che le nuove generazioni, cresciute con i social media, diventano professionisti, i confini tra la comunicazione online più informale, come l’invio di messaggi scherzosi e pieni di emoji tra amici, e le e-mail sul posto di lavoro si fanno sempre più labili. Questo è naturale, perché il linguaggio e la comunicazione sono in continua evoluzione, plasmati dai progressi tecnologici e sociali”.

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