Attacco Mosca, Russia insiste su ‘pista ucraina’ e punta il dito sugli Usa
Zakharova: "Fretta Usa nel dire che attacco a Crocus non era opera di Kiev è di per sé una prova incriminante". Il bilancio provvisorio: 140 morti, 380 feriti. Arrestati a Rostov presunti membri di cellula estremista 'coordinata dall'estero'
Gli Stati Uniti hanno attribuito precipitosamente la colpa dell’attacco al Crocus City Hall di Mosca al gruppo terroristico Stato islamico, anche se l'evento era ancora in corso. A puntare il dito è la portavoce del ministero degli Esteri russo Maria Zakharova, precisando a Radio Sputnik che "il fatto stesso che nelle prime 24 ore dopo l'attacco gli americani abbiano iniziato a gridare che non si trattava dell'Ucraina credo sia una prova incriminante. Non posso classificarlo altrimenti: è una prova di per sé".
"Il secondo fatto da notare riguarda il clamore da parte degli Stati Uniti secondo cui l'attcco fosse sicuramente opera dell'Isis", ha sottolineato la portavoce. "Naturalmente, la velocità con cui sono riusciti a giungere a conclusioni così dirette è sorprendente. Ci sono volute solo poche ore per prendere un microfono, accendere le luci, convocare la stampa e trarre una conclusione su chi è responsabile di questo attacco terroristico terribilmente sanguinoso".
Duma chiede indagine su finanziamento Occidente di atti terroristici
Intanto il Parlamento russo, la Duma, ha chiesto una indagine sul ''finanziamento, l'organizzazione e la condotta di atti terroristici'' in Russia da parte degli Stati Uniti e di altri Paesi occidentali. Lo riferiscono gli investigatori statali russi dopo che, in relazione all'attacco al Crocus, molti politici e funzionari russi hanno puntato il dito contro l'Occidente.
Il bilancio provvisorio: 140 morti, 360 feriti
Il numero di persone ferite nell'attentato alla sala da concerto alle porte di Mosca è intanto salito a 360, fra cui 11 bambini, ha reso noto la vice Premier Tatyana Golovka, precisando che non tutti coloro che hanno riportato ferite si sono rivolti ai medici. In molti sono scappati in stato di shock. Il bilancio delle vittime dell'attentato è, finora, di 140 morti.
60 persone ferite nell'attacco terroristico del 22 marzo sono tuttora ricoverate negli ospedali della capitale russa, ha spiegato quindi il sindaco Sergey Sobyanin. "Un totale di 94 persone sono state ricoverate negli ospedali di Mosca. Trentaquattro sono già state dimesse e 60 persone continuano a ricevere cure. Il numero di pazienti in condizioni critiche è sceso ad un terzo di quello iniziale. Nessuno tra i ricoverati in gravi condizioni è morto", ha detto il sindaco.
Il primo cittadino di Mosca ha quindi reso noto che quasi 400 tra vigili del fuoco e soccorritori, oltre 140 unità di attrezzature antincendio, 44 equipaggi di ambulanze e tre elicotteri medici sono stati coinvolti nell'intervento successivo all'attacco. "I medici stanno facendo tutto il possibile per salvare vite umane e garantire il recupero più rapido possibile di tutti i feriti. Più di 100 medici di ambulanze, più di 700 medici e infermieri che lavoravano su doppi turni sono stati coinvolti nel salvataggio dei feriti", ha sottolineato Sobyanin.
Sono finora 84 i corpi identificati, ha quindi riferito su Telegram il Comitato investigativo russo, precisando che tra questi figurano cinque minori di età compresa tra 9 e 16 anni. "Attualmente sono stati identificati 84 corpi, compresi quelli di cinque minori di età compresa tra 9 e 16 anni. Per stabilire l'identità dei restanti morti, si stanno effettuando esami genetici molecolari", si legge nella nota.
Arrestati a Rostov presunti membri di cellula estremista 'coordinata dall'estero'
Presunti membri di una cellula del gruppo Alla Ayat bandito in Russia per estremismo che erano "coordinati dall'estero" sono stati intanto arrestati in una operazione dell'Fsb e del Centro anti estremismo del ministro degli Interni della regione di Rostov, rende noto l'agenzia Tass. I sospetti sono accusati di aver cercato di reclutare residenti locali. "L'attività criminale della cellula estremista era coordinata dall'estero. Venivano diretti loro flussi finanziari. Il leader della cellula e cinque membri attivi impegnati nel reclutamento aggressivo sono stati identificati e detenuti", ha spiegato una fonte.
Esteri
“Lo scontro Trump-Bergoglio è già iniziato”,...
Per Robert Gorelick, i cattolici americani sono più vicini a Trump che al Papa
È stato presentato al Centro Studi Americani il libro di Maria Antonietta Calabrò, giornalista vaticanista, “Il trono e l’altare” (Cantagalli). All’incontro hanno partecipato Francesco Clementi, ordinario di diritto pubblico comparato alla Sapienza e autore di “Città del Vaticano” (il Mulino); Robert Gorelick, fondatore di Globintech, già capocentro della Cia a Roma; Gregory Alegi, professore di storia americana alla Luiss; Mario Caligiuri, presidente della Società italiana di intelligence e ordinario all’Università della Calabria; la moderazione è stata a cura di Giorgio Rutelli, vicedirettore Adnkronos.
L'ex agente Cia: "Cattolici Usa più vicini a Trump che a Bergoglio"
“I cattolici americani sono più vicini a Trump che a Papa Francesco”. È netto Robert Gorelick, ex capocentro della Cia a Roma, nel suo intervento. “Quando ero ragazzino a New York, i cattolici erano blue collar, operai, e la religione di appartenenza influiva: irlandesi, italiani e polacchi in certi casi formavano un blocco. Oggi no, la situazione è talmente variegata. Anche i cosiddetti latinos non sono una realtà uniforme, vengono messi insieme dalla stampa ma tra cubani e messicani o tra venezuelani e honduregni c’è grande differenza”.
Quando gli si chiede se Bergoglio avrà un impatto sulla seconda presidenza Trump, è scettico: “Ci sarà una differenza di tono nel dialogo tra Washington e il Vaticano rispetto alla fase Biden, ma le parole del Papa non condizionano la politica estera americana. I temi su cui il pontefice può avere un impatto sono l’aborto, la migrazione e il clima. Ma bisogna ricordare che l’opinione pubblica italiana è sempre al corrente delle mosse della Santa Sede, negli Usa questa attenzione non c’è”.
Gorelick ha raccontato che durante il suo mandato romano (2003-2008) a Washington non erano interessati alle faccende vaticane. “I miei capi mi avevano detto di non mandare relazioni sul Papa. C’è stato uno scambio di informazioni, da entrambe le parti, sui rischi per l’incolumità del pontefice, su possibili attentati. E poi su questioni umanitarie. Ma l’intelligence americana non aveva interesse a seguire gli affari interni della Chiesa”.
"Scontro Trump-Bergoglio già iniziato, basta vedere le nomine"
Gorelick, che ha detto di aver letto il libro di Calabrò con “gli occhi della spia”, ha poi parlato dell’ostilità tra Trump e Bergoglio, già emersa durante il primo mandato, ci sono due segnali importanti: la nomina come ambasciatore presso la Santa Sede di Brian Burch, presidente di Catholic Vote e noto critico del pontefice. Una figura vicina all’arcivescovo Viganò, l’ex nunzio negli Stati Uniti accusato di scisma, scomunicato e nemico del Papa. Dall’altra parte, la recentissima nomina del cardinale Robert Walter McElroy ad arcivescovo di Washington, che aveva definito il muro al confine tra Stati Uniti e Messico voluto da Trump “inefficace e grottesco”. Lo scontro insomma è già in atto, e si acuirà sulla Cina (con cui il Vaticano ha confermato l’accordo sui vescovi nell’ottobre 2024) e su Gaza. “Un punto di incontro, invece, ci potrà essere sull’approccio alla guerra in Ucraina e sulla questione dell’ideologia di genere”, conclude l’ex agente segreto.
"Il trono e l'altare"
Il libro di Maria Antonietta Calabrò racconta una storia inedita di guerra in Vaticano, focalizzandosi su scandali finanziari, intrighi di potere e segreti che hanno scosso la Santa Sede negli ultimi 25 anni, e seguiti in prima persona dall’autrice. Attraverso documenti, fonti aperte e testimonianze dirette, Calabrò ricostruisce un quadro di lotte interne, ricatti e manipolazioni che hanno coinvolto alti prelati, politici e persino servizi segreti. L'opera analizza in dettaglio casi controversi come l'acquisto del Palazzo di Londra, Vatileaks e la scomparsa di Emanuela Orlandi, spesso usata come arma di distrazione di massa, mettendo in luce l'opacità del sistema finanziario vaticano e i conseguenti tentativi di riforma di Papa Francesco. Che alla fine, con fatica e con varie trappole messe a tutela del sistema precedente, è riuscito a portare trasparenza nelle finanze della Chiesa.
Alla presentazione si è dato particolare spazio al rapporto tra Stati Uniti e Vaticano, caratterizzato da influenza, tensioni e divergenze. Si racconta nel dettaglio l’appoggio americano all'elezione di Papa Francesco, in particolare grazie a figure come il cardinale Dolan, ma allo stesso tempo si analizzano le frizioni sorte per lo scandalo McCarrick e le accuse dell’arcivescovo scomunicato Carlo Maria Viganò. L'accordo Vaticano-Cina e le posizioni di Papa Francesco su temi come immigrazione e multilateralismo hanno creato ulteriori attriti con l'amministrazione Trump.
Esteri
Italiano arrestato in Venezuela, Tajani convoca incaricato...
Il ministro degli Esteri su X: "Protestiamo con forza per mancanza informazioni su detenzione"
"Ho fatto convocare stamani l’incaricato d’affari del Venezuela per protestare con forza per la mancanza di informazioni sulla detenzione del cittadino italiano Alberto Trentini e per contestare l’espulsione di 3 nostri diplomatici da Caracas. L’Italia continuerà a chiedere al Venezuela di rispettare leggi internazionali e volontà democratica del suo popolo". Così in un post su X il vicepremier e ministro degli Esteri, Antonio Tajani.
Alberto Trentini, chi è e cosa è successo
E' di ieri l'appello al governo italiano da parte dei familiari di Alberto Trentini, cooperante italiano di cui non si hanno più notizie da quando è stato fermato il 15 novembre scorso dalle autorità del Venezuela. La famiglia, in una nota diffusa con l’avvocato Alessandra Ballerini, chiede di "porre in essere tutti gli sforzi diplomatici possibili e necessari, aprendo un dialogo costruttivo con le istituzioni Venezuelane, per ripotare a casa Alberto e garantirne l'incolumità".
Alberto Trentini è un cooperante italiano della Ong Humanity & Inclusion. Fondata nel 1982, la Ong lavora in una sessantina di Paesi "al fianco delle popolazioni vulnerabili, specialmente quelle con disabilità". Laurea in storia moderna e contemporanea all'Università Ca' Foscari, prima di collaborare con Humanity & Inclusion Trentini, di origini veneziane, ha lavorato nel campo della cooperazione internazionale in tutto il mondo.
Esteri
Accordo tra Israele e Hamas raggiunto solo in parte –...
L'accordo tra Hamas e Israele per un cessate il fuoco a Gaza è solo in parte raggiunto. Anche se come scrive Haaretz che cita una fonte israeliana i negoziati sono ancora in corso. Secondo fonti palestinesi è stato raggiunto un accordo di cessate il fuoco a Gaza, ma il suo annuncio è stato ritardato a causa di disaccordi sui meccanismi di attuazione. Per il Wall Street Journal, che cita fonti arabe, il leader de facto di Hamas a Gaza, Muhammad Sinwar, è d'accordo in linea di principio con i termini dell'accordo per il rilascio degli ostaggi e il cessate il fuoco.