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Caso ‘Agenda’, interrogazione Gasparri a Piantedosi: “Approfondire legami sinistra-Soros”

Dopo la Lega si muove anche Forza Italia e chiede di far luce sui finanziamenti alla no profit vicina al Pd: "Verificare se è stata rispettata la legge"

Gasparri e Soros - Fotogramma

Dopo la Lega, che ieri in Aula alla Camera ha invocato l'intervento del Copasir, anche Forza Italia si muove sul caso dell'associazione 'Agenda'. In un'interrogazione presentata al ministro dell'Interno Matteo Piantedosi e firmata dal capogruppo azzurro al Senato Maurizio Gasparri, Fi chiede di fare chiarezza sui finanziamenti (oltre un milione di euro in due tranche, tra il 2022 e il 2023) arrivati ad 'Agenda', l'associazione fondata nel 2022 dall'ambientalista americana ed ex guru elettorale di Barack Obama, Jessica Shearer, e da altre tre esponenti del Pd, da parte della Democracy & Pluralism, fondazione svedese presieduta dall'imprenditore Daniel Sachs, 'vice chair' della Open Society del magnate George Soros. I fatti erano emersi da un'inchiesta condotta nei giorni scorsi dall'Adnkronos.

Per il presidente dei senatori di Forza Italia "sarebbe utile approfondire i legami ed i condizionamenti della sinistra italiana in riferimento a Soros e alle sue attività estese in tutto il mondo", e per questo - si legge nel testo dell'interrogazione, che l'Adnkronos ha potuto visionare - viene chiesto al titolare del Viminale se i fatti esposti siano avvenuti "nel rispetto delle procedure e della normativa vigenti". Gasparri, tra le altre cose, sottolinea come le comunicazioni dei versamenti della fondazione svedese ad 'Agenda' siano state trasmesse al Parlamento italiano "soltanto il mese scorso, cioè il 27 marzo del 2024" sebbene i due bonifici risalgano "uno al 2022 e l'altro al 2023".

Nel corso della seduta di ieri a Montecitorio è stato il deputato della Lega Stefano Candiani a intervenire sul caso 'Agenda'. "Il fatto che ci sia un'intromissione da parte di uno straniero o di una fondazione straniera che mette soldi nella politica italiana per condizionare la vita democratica del Paese, credo sia un tema su cui il Parlamento si deve interrogare, perché il meccanismo con cui arrivano questi finanziamenti è opaco e va chiarito", ha rimarcato Candiani, chiamando in causa sia il Copasir che l'esecutivo: "Deve intervenire il Comitato per la sicurezza della Repubblica e il governo si deve interessare della questione. Perché non è ammissibile che certe informazioni passino sui giornali e restino come acqua che scorre sul marmo", le parole del parlamentare leghista.

L'intervento di Baldelli

"Abbiamo appreso in questi giorni dalla stampa come numerosi esponenti del Pd e di Avs abbiano ricevuto cospicui finanziamenti, si parla di oltre 1 milione di euro, da associazioni legate al finanziere George Soros. Fra questi nomi spiccano quello del deputato Nicola Fratoianni, finanziato per oltre 110mila euro, del deputato Grimaldi ma anche dell'ex ministro del governo Conte 2 e oggi deputato del Partito democratico, responsabile Esteri per lo stesso Pd, Giuseppe Provenzano". Lo ha dichiarato in Aula il deputato di Fratelli d'Italia Antonio Baldelli in riferimento all'inchiesta giornalistica, condotta dall'Adnkronos. "Vorrei chiedere le motivazioni" e "l'opportunità politica di questi finanziamenti" e "se tutto ciò corrisponde all'interesse della Nazione", ha rimarcato l'esponente di Fdi.

"Tutti ricorderanno - ha proseguito Baldelli - come Soros sia stato l'autore di attacchi speculativi contro la lira e contro altre monete europee e come oggi Soros sia il finanziatore delle attività nel Mediterraneo di molte Ong che trasportano migranti in Italia. E guarda caso gli stessi deputati finanziati da Soros sono quelli che in questa sede difendono l'attività di queste Ong".

"Il deputato Provenzano solo qualche tempo fa attaccava in maniera violenta Matteo Renzi chiedendo conto e ragione dei finanziamenti che lo stesso che riceveva da un altro soggetto estero, in questo caso dal principe saudita Bin Salman, evocando ragioni di opportunità politica e interesse nazionale. Mi rifaccio alle stesse considerazioni del deputato Provenzano: quelle considerazioni che Provenzano utilizzava come una clava nei confronti di Renzi ma che oggi non utilizza nei confronti dei suoi colleghi di partito e, ironia della sorte, nemmeno nei confronti di se stesso", ha concluso il deputato di Fratelli d'Italia.

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Politica

Cecilia Sala, direttore Il Foglio: “Giornalismo non è...

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"Il giornalismo non è reato, nemmeno nei paesi che reprimono tutte le libertà, compresa quella di stampa" dice Claudio Cerasa

Il direttore del Foglio Claudio Cerasa (Fotogramma/Ipa)

"Il punto è tanto semplice quanto drammatico: il giornalismo non è un crimine, e per una volta tanto scriverlo non è retorica ma è una realtà viva, reale e spaventosa". Così il direttore del Foglio Claudio Cerasa in un editoriale pubblicato sul sito del quotidiano.

"Quello che segue è un articolo che non avremmo mai voluto scrivere ma la dinamica dei fatti ci costringe a dover dar conto di un fatto grave che riguarda anche questo giornale. Il 19 dicembre, la nostra giornalista Cecilia Sala è stata arrestata in Iran ed è rinchiusa nel carcere di Evin, nel nord della capitale".

"Cecilia era in Iran - spiega - con un visto regolare, per raccontare un Paese che conosce e che ama, un paese in cui l'informazione viene soffocata a colpi di repressione, di minacce, di intimidazioni, di violenza, di detenzioni, spesso ai danni degli stessi giornalisti. Abbiamo deciso di dar conto della storia di Cecilia dopo aver avuto rassicurazioni, dai capi della nostra diplomazia, che mettere al corrente i lettori della notizia del suo arresto non avrebbe rallentato gli sforzi diplomatici per riportarla a casa. L'Iran, come forse saprete, è uno dei posti peggiori al mondo dove essere giornalisti. E' uno dei paesi più repressivi del pianeta in termini di libertà di stampa, il famoso Press Freedom Index del 2024, pubblicato da Reporters Without Borders, lo classifica al 176° posto su 180 paesi valutati. Dal 2022, da quando cioè è iniziata la protesta 'Donna, vita, libertà', sono stati arrestati 79 giornalisti, alcuni condannati a pene severe".

"Solo nella prima metà del 2024 le autorità iraniane hanno arrestato o condannato almeno 34 giornalisti. E da anni l'Iran è accusato di fare pressione sui governi stranieri facendo quello che da anni fa anche il regime russo: arrestare illegalmente o 'prendere in ostaggio' cittadini stranieri. A metà dicembre, subito dopo l'arresto di un cittadino statunitense e iraniano, il giornalista Reza Valizadeh, condannato a dieci anni di prigione con l'accusa di 'collaborazione con un governo ostile', il portavoce del dipartimento di stato Matthew Miller ha ricordato che nell'anno che si sta per chiudere il governo iraniano ha ripetutamente represso la libertà di stampa attraverso minacce, intimidazioni, detenzioni, confessioni forzate e l'uso della violenza contro i giornalisti. Miller ha chiesto, per il giornalista, il 'rilascio immediato e il rilascio di tutti i prigionieri politici in Iran. E' lo stesso appello - scrive Cerasa - che rivolgiamo al governo, ai ministri, al presidente del consiglio, al capo dello stato, alle autorità delegate, agli organi competenti'".

"L'Iran, con l'arresto di Cecilia, ha scelto di sfidare non una giornalista, non un giornale, non una testata, ma tutto quello che l'occidente considera trasversalmente intoccabile: la nostra libertà. Non è il momento di essere retorici, non è il momento di ricordare cos'è la repubblica degli ayatollah, non è il momento di ricordare l'irresponsabilità di chi ha provato a considerare un regime islamista in grado di diventare moderato, non è il momento di ricordare quante occasioni l'opinione pubblica ha perso per provare a smascherare gli orrori del regime iraniano. E' il momento di ricordare l'ovvio. L'Iran - scrive ancora il direttore del Foglio - vuole utilizzare la vita di Cecilia per mostrare quanto è forte il regime".

"Facciamogli vedere noi quanto siamo forti facendo tutto il possibile per non far sparire per un solo giorno la sua storia dalle pagine dei nostri giornali, facendo tutto il possibile per ricordare alle autorità competenti quanto sia pericoloso cavillare intorno a un attentato alla libertà di stampa e facendo tutto il necessario per riportarla a casa. Il giornalismo non è reato, nemmeno nei paesi che reprimono tutte le libertà, compresa quella di stampa. Riportatela a casa", conclude.

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Politica

Manovra, legge Bilancio allo sprint finale al Senato....

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Conclusi i lavori della commissione, non c'è mandato a relatore. Le opposizioni: "Parlamento umiliato"

Senato (Fotogramma)

La commissione Bilancio del Senato ha ripreso i lavori sulla manovra, dopo la pausa per le festività natalizie. E' previsto il dibattito sugli emendamenti presentati dall'opposizione, oltre 800. Il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti è presente in Aula per seguire la discussione generale. Visti i tempi ristretti, i lavori in commissione sono terminati senza dare mandato al relatore, per poi porre la fiducia in aula di Palazzo Madama oggi e votarla domani entro l'ora di pranzo.

Gasparri: "Tempi più rapidi di Governi Pd-M5S"

“Siamo in Senato per l'approvazione della legge. Che avverrà con tempi più rapidi di quelli che furono impiegati da altri Governi del passato sostenuti dal Pd e dai grillini" dichiara il presidente dei senatori di Fi, Maurizio Gasparri. "I contenuti sono molto importanti e li illustreremo analiticamente nelle prossime ore. Con le azioni di governo del centrodestra l’occupazione ha superato i 24 milioni, la disoccupazione è scesa sotto il 6%, l'inflazione si è ridotta ai livelli minimi e lo spread sta intorno ai 100 punti. Tutti indicatori positivi che dimostrano come la politica del centrodestra è migliore di quella delle sinistre, composte da Pd e da grillini, che hanno devastato con i loro superbonus i conti pubblici. Noi andiamo avanti, loro ci avevano fatto precipitare nel baratro”.

Le dimissioni di Liris da senatore

Il senatore membro della commissione Bilancio del Senato, Guido Liris (Fdi), nel corso della seduta conclusa poco fa ha avanzato le dimissioni da relatore della manovra a Palazzo Madama"con la richiesta che si torni alla doppia lettura, che non viene più fatta dal 2018".

"In qualità di relatore proporrò che si vada senza mandato al relatore" in aula "perché non ci sono tempi e modi per poter arrivare alle 14 in aula esaminando 817 emendamenti e 60 ordini del giorno". "Al di là di questo - aggiunge - si auspica che non accada più quello che è successo questa volta, con i tempi che sono stati gestiti in maniera troppo stretta al Senato a causa della Camera. Ma non è solamente questo: dal 2018 si è acquisita un'abitudine che mentre aveva una giustificazione durante il Covid oggi non ha più giustificazione il fatto di essere arrivati a un monocameralismo sulla gestione di provvedimenti così importanti come quello del bilancio".

Le opposizioni

"Si sta verificando su tutti i provvedimenti, anche con i disegni di legge, che usciti da un ramo del Parlamento si finge di respingere gli emendamenti, per blindare il testo che esce in prima lettura" dice il capogruppo del Pd in commissione Bilancio del Senato, Daniele Manca. "E' questo è grave quando siamo in presenza di un decreto, ancora di più con un disegno di legge che non ha urgenza. Sulla legge di bilancio è ancora più grave perché si impedisce a un ramo del Parlamento di poter introdurre modifiche e proposte che avremmo potuto discutere in maniera adeguata". Quello che è emerso oggi "non può andare avanti" ed è "umiliante per il Parlamento e non è utile a maggioranza e governo". "Il merito di questa legge di Bilancio paradossalmente è che esce dalla Camera ancora peggio di come è entrata" aggiunge.

"Le dimissioni del senatore Liris da relatore della legge di bilancio sono una pagliacciata" dicono in una nota congiunta le senatrici di Italia Viva Raffaella Paita, coordinatrice nazionale del partito e componente della Commissione Bilancio del Senato, e Dafne Musolino, componente della Commissione Affari costituzionali di palazzo Madama. "L'ennesima di questa indecorosa pantomima che è stato l'iter della manovra. Una mossa senza precedenti, ma che sa di lacrime di coccodrillo. Se la maggioranza avesse tenuto così tanto alla doppia lettura e alla centralità del parlamento, non si sarebbe fatta umiliare in questo modo dal governo. Troppo facile porre il problema adesso, dopo il suk della Camera e la farsa del Senato".

"Sulla manovra economica siamo alla farsa" afferma il senatore dell'Alleanza Verdi e Sinistra Tino Magni, componente della commissione Bilancio del Senato. "Oggi la commissione Bilancio di palazzo Madama farà finta di esaminare gli emendamenti presentati dai gruppi parlamentari per poi andare in Aula senza nessuna possibilità di cambiare, nessuna possibilità di migliorare, nessuna possibilità di proporre. Tutto deciso e il Senato deve solo ratificare. Ormai siamo alla finta democrazia e allo svilimento del Parlamento. Una commedia sulle spalle degli italiani".

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Politica

Report ‘Il club dei milionari’: boom follower...

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La panoramica di Arcadiacom.it sull'attività social dei leader politici italiani nel periodo dal 1° gennaio al 27 dicembre 2024

Giorgia Meloni

Giorgia Meloni 'regina' di YouTube nel 2024, mentre su Facebook a registrare la migliore performance come crescita di follower è Antonio Tajani. Sono alcuni dei dati emersi dal report "Il Club dei Milionari - Flash Edition" di Arcadiacom.it, che fornisce una panoramica sull'attività social dei leader politici italiani nel periodo dal 1° gennaio al 27 dicembre 2024, analizzata tramite il tool Fanpage Karma.

Per quanto riguarda l'aumento dei 'seguaci' digitali, la presidente del Consiglio ha registrato la miglior percentuale di crescita su YouTube (+427%) e il maggior incremento assoluto su Instagram (+1.197.405 nuovi follower). Il leader dei Verdi e deputato di Avs Angelo Bonelli ha ottenuto la miglior percentuale annuale di nuovi follower su Instagram (+54%) e su X (ex Twitter) (+4,1%); su Facebook, invece, il leader con il miglior incremento percentuale è stato Antonio Tajani (+7,3%).

Il segretario della Lega Matteo Salvini guida la classifica delle interazioni totali su Instagram con oltre 43 milioni, registrando anche il miglior engagement rate annuale su questa piattaforma (5,3%). Il post con più like (ovvero il video-selfie con il primo ministro indiano Modi) è stato pubblicato su Instagram da Giorgia Meloni, raccogliendo 2,8 milioni di apprezzamenti. Sempre Meloni si è distinta su TikTok, dove il suo video più visto ha superato i 14,5 milioni di visualizzazioni: si tratta di una clip nella quale la leader di Fdi assaggia delle ciliegie "varietà Giorgia".

Il report ha analizzato anche la frequenza con cui i leader postano sui social. Carlo Calenda, fondatore di Azione, è stato il leader più prolifico, con 3.100 post pubblicati su X. Matteo Salvini detiene il primato nella pubblicazione di reel su Instagram, che rappresentano il 42,5% dei suoi contenuti. La segretaria dem Elly Schlein vince la classifica dell'engagement su Facebook (1,7%) e su X (1,7%). Riccardo Magi di Più Europa realizza invece la miglior percentuale annuale di engagement su TikTok (5%). Il leader con il sentiment positivo più alto è Antonio Tajani (45% nelle conversazioni digitali). A proposito del coinvolgimento del pubblico, le conversazioni digitali che riguardano Matteo Renzi hanno coinvolto la percentuale più alta di utenti donna (52%), mentre quelle relative a Giuseppe Conte hanno attratto principalmente uomini (60,5%).

Spazio anche ai trend 'curiosi': per esempio, l'emoji più 'cliccata' dagli utenti per commentare i contenuti dei leader del centrodestra è stata la bandiera italiana, mentre la faccina sconvolta è stata la più utilizzata per interagire con gli esponenti del "campo largo". Infine, Giorgia Meloni domina su Whatsapp con 222.906 iscritti al suo canale. Giuseppe Conte risulta l'unico leader attivo sulla piattaforma emergente Bluesky.

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