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L’Italia non può più temere l’interesse nazionale. La ‘Realpolitik’ di Massolo

L'ex ambasciatore e capo dei Servizi parla all'Adnkronos del libro scritto con Francesco Bechis. "Dobbiamo abbandonare l'illusione del 'ma anche' e scegliere da che parte stare". Il punto su G7, Europa e Ucraina

Giampiero Massolo

I “guastafeste” Putin e Xi, la sicurezza che diventa più importante della convenienza economica, l’Italia che deve disfarsi del “ma anche” e dell’illusione di poter essere atlantista e allo stesso tempo nella Via della Seta, la crescita del “Global South” e il destino del mondo in caso di vittoria di Trump. “Realpolitik” di Giampiero Massolo, scritto con “la pazienza e l’entusiasmo” di Francesco Bechis (ed. Solferino) è una mappa per fare ordine nel disordine mondiale. Con un punto di partenza per l’Italia: deve mettere al primo posto l’interesse nazionale.

Il nostro Paese ha sempre avuto paura di questo concetto, e il perché lo spiega Massolo – che è stato segretario generale della Farnesina e direttore del Dis – in una conversazione con l’Adnkronos: “C’è sempre stata una certa diffidenza, perché l’interesse nazionale veniva confuso con un’assertività sul piano internazionale, non in sintonia con il sentire dell’opinione pubblica e con una cultura di pace e di ricerca di dialogo. Ma l’interesse nazionale è il modo in cui il nostro Paese si muove nel mondo. È un atto di sintesi, la decisione politica per eccellenza che viene definita di volta in volta dai governi incorporando tanti elementi: l’opportunità, la posizione geopolitica, gli aspetti economico-finanziari, le alleanze, gli interessi di chi ci circonda. Questa sintesi la compie ogni governo democratico, che sarà giudicato dai parlamenti e dagli elettori, e anche ogni governo autoritario, che forse sarà giudicato dalle piazze. Ma postula un elemento: la necessità di scegliere, di uscire dalla logica del ‘ma anche’ e di accettare il fatto che non si può essere amici di tutti”.

L’Italia, durante la Guerra Fredda, mentre godeva dello scudo degli Stati Uniti e della Nato, ha comunque potuto giocare su più tavoli: Enrico Mattei ha garantito l’energia che serviva alla crescita del Paese senza badare troppo ai fornitori, la Fiat di Valletta incrementava le vendite aprendo stabilimenti in Unione Sovietica. La stessa ricerca di una convenienza economica e di un diverso tavolo su cui giocare ha portato il governo Conte I a firmare il Memorandum sulla Via della Seta con Pechino. Oggi, secondo Massolo, dobbiamo “guadagnarci il nostro ruolo nel mondo, assumendoci l’onere delle nostre decisioni. Nel disordine globale, la sicurezza si impone sulla convenienza. Ogni tanto l’Italia pensa di essere ancora una ‘terza forza’, un ago della bilancia, ma la realtà si incarica di smentire questa bella illusione”.

Parlando del nostro ruolo nel contesto internazionale, non si può non parlare del G7 a guida italiana. Un “formato” che fino all’invasione della Crimea nel 2014 ha incluso anche la Russia, “e che ora è diventato lo strumento principale attraverso cui definire la posizione dell’Occidente. Certo, non è risolutivo, ma rispetto a certi summit degli scorsi decenni, in cui si parlava molto e si otteneva poco, oggi ha una valenza di coordinamento operativo importante: è stato il G7 a garantire all’Ucraina, attraverso una serie di accordi bilaterali, a dare all’Ucraina un sostegno nei fatti, a preservarla come Paese sovrano e democratico”.

Il libro descrive le minacce che mettono a rischio l’Italia; il rapporto teso tra Stati Uniti e Cina; l’ex Terzo Mondo oggi chiamato (non senza critiche) Global South; i guastafeste, ovvero Xi Jinping, Vladimir Putin, ma anche Erdogan e Kim Jong-Un, gli ayatollah e le monarchie del Golfo; infine l’Europa, che dovrà trasformare l’“una tantum” del Recovery Fund in nuovi progetti di finanziamento comune. “Sul piano della difesa e della sicurezza i progressi sono pochi. È inutile illudersi, non siamo una federazione ma una confederazione. L’Unione progredirà solo se i governi vorranno convergere in una direzione comune. Difficile immaginare una modifica dei trattati per garantire la governabilità in caso di allargamento (e non solo). La strada non può che essere di estendere al massimo le possibilità offerte dai trattati vigenti, costruire riforme di collaborazione intergovernativa (come Schengen ed moneta unica) e, in un secondo momento riassorbire queste riforme, nuove prassi e collaborazioni nel metodo comunitario. Ci vorrà molto tempo. In ogni caso, difesa europea e transizioni verde e digitale sono imprese immensamente costose. Non possono essere finanziate solo con fondi pubblici. Bisogna lavorare con il settore privato. Ma prima bisogna, con urgenza, definire obiettivi comuni. Non ci possiamo più accontentare di un minimo comune denominatore di interessi nazionali, dobbiamo definire un interesse europeo”. (di Giorgio Rutelli)

Un team di giornalisti altamente specializzati che eleva il nostro quotidiano a nuovi livelli di eccellenza, fornendo analisi penetranti e notizie d’urgenza da ogni angolo del globo. Con una vasta gamma di competenze che spaziano dalla politica internazionale all’innovazione tecnologica, il loro contributo è fondamentale per mantenere i nostri lettori informati, impegnati e sempre un passo avanti.

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Politica

Cecilia Sala, direttore Il Foglio: “Giornalismo non è...

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"Il giornalismo non è reato, nemmeno nei paesi che reprimono tutte le libertà, compresa quella di stampa" dice Claudio Cerasa

Il direttore del Foglio Claudio Cerasa (Fotogramma/Ipa)

"Il punto è tanto semplice quanto drammatico: il giornalismo non è un crimine, e per una volta tanto scriverlo non è retorica ma è una realtà viva, reale e spaventosa". Così il direttore del Foglio Claudio Cerasa in un editoriale pubblicato sul sito del quotidiano.

"Quello che segue è un articolo che non avremmo mai voluto scrivere ma la dinamica dei fatti ci costringe a dover dar conto di un fatto grave che riguarda anche questo giornale. Il 19 dicembre, la nostra giornalista Cecilia Sala è stata arrestata in Iran ed è rinchiusa nel carcere di Evin, nel nord della capitale".

"Cecilia era in Iran - spiega - con un visto regolare, per raccontare un Paese che conosce e che ama, un paese in cui l'informazione viene soffocata a colpi di repressione, di minacce, di intimidazioni, di violenza, di detenzioni, spesso ai danni degli stessi giornalisti. Abbiamo deciso di dar conto della storia di Cecilia dopo aver avuto rassicurazioni, dai capi della nostra diplomazia, che mettere al corrente i lettori della notizia del suo arresto non avrebbe rallentato gli sforzi diplomatici per riportarla a casa. L'Iran, come forse saprete, è uno dei posti peggiori al mondo dove essere giornalisti. E' uno dei paesi più repressivi del pianeta in termini di libertà di stampa, il famoso Press Freedom Index del 2024, pubblicato da Reporters Without Borders, lo classifica al 176° posto su 180 paesi valutati. Dal 2022, da quando cioè è iniziata la protesta 'Donna, vita, libertà', sono stati arrestati 79 giornalisti, alcuni condannati a pene severe".

"Solo nella prima metà del 2024 le autorità iraniane hanno arrestato o condannato almeno 34 giornalisti. E da anni l'Iran è accusato di fare pressione sui governi stranieri facendo quello che da anni fa anche il regime russo: arrestare illegalmente o 'prendere in ostaggio' cittadini stranieri. A metà dicembre, subito dopo l'arresto di un cittadino statunitense e iraniano, il giornalista Reza Valizadeh, condannato a dieci anni di prigione con l'accusa di 'collaborazione con un governo ostile', il portavoce del dipartimento di stato Matthew Miller ha ricordato che nell'anno che si sta per chiudere il governo iraniano ha ripetutamente represso la libertà di stampa attraverso minacce, intimidazioni, detenzioni, confessioni forzate e l'uso della violenza contro i giornalisti. Miller ha chiesto, per il giornalista, il 'rilascio immediato e il rilascio di tutti i prigionieri politici in Iran. E' lo stesso appello - scrive Cerasa - che rivolgiamo al governo, ai ministri, al presidente del consiglio, al capo dello stato, alle autorità delegate, agli organi competenti'".

"L'Iran, con l'arresto di Cecilia, ha scelto di sfidare non una giornalista, non un giornale, non una testata, ma tutto quello che l'occidente considera trasversalmente intoccabile: la nostra libertà. Non è il momento di essere retorici, non è il momento di ricordare cos'è la repubblica degli ayatollah, non è il momento di ricordare l'irresponsabilità di chi ha provato a considerare un regime islamista in grado di diventare moderato, non è il momento di ricordare quante occasioni l'opinione pubblica ha perso per provare a smascherare gli orrori del regime iraniano. E' il momento di ricordare l'ovvio. L'Iran - scrive ancora il direttore del Foglio - vuole utilizzare la vita di Cecilia per mostrare quanto è forte il regime".

"Facciamogli vedere noi quanto siamo forti facendo tutto il possibile per non far sparire per un solo giorno la sua storia dalle pagine dei nostri giornali, facendo tutto il possibile per ricordare alle autorità competenti quanto sia pericoloso cavillare intorno a un attentato alla libertà di stampa e facendo tutto il necessario per riportarla a casa. Il giornalismo non è reato, nemmeno nei paesi che reprimono tutte le libertà, compresa quella di stampa. Riportatela a casa", conclude.

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Politica

Manovra, legge Bilancio allo sprint finale al Senato....

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Conclusi i lavori della commissione, non c'è mandato a relatore. Le opposizioni: "Parlamento umiliato"

Senato (Fotogramma)

La commissione Bilancio del Senato ha ripreso i lavori sulla manovra, dopo la pausa per le festività natalizie. E'previsto il dibattito sugli emendamenti presentati dall'opposizione, oltre 800. Visti i tempi ristretti, i lavori in commissione sono terminati senza dare mandato al relatore, per poi porre la fiducia in aula di Palazzo Madama oggi e votarla domani entro l'ora di pranzo.

Gasparri: "Tempi più rapidi di Governi Pd-M5S"

“Siamo in Senato per l'approvazione della legge. Che avverrà con tempi più rapidi di quelli che furono impiegati da altri Governi del passato sostenuti dal Pd e dai grillini" dichiara il presidente dei senatori di Fi, Maurizio Gasparri. "I contenuti sono molto importanti e li illustreremo analiticamente nelle prossime ore. Con le azioni di governo del centrodestra l’occupazione ha superato i 24 milioni, la disoccupazione è scesa sotto il 6%, l'inflazione si è ridotta ai livelli minimi e lo spread sta intorno ai 100 punti. Tutti indicatori positivi che dimostrano come la politica del centrodestra è migliore di quella delle sinistre, composte da Pd e da grillini, che hanno devastato con i loro superbonus i conti pubblici. Noi andiamo avanti, loro ci avevano fatto precipitare nel baratro”.

Le dimissioni di Liris da senatore

Il senatore membro della commissione Bilancio del Senato, Guido Liris (Fdi), nel corso della seduta conclusa poco fa ha avanzato le dimissioni da relatore della manovra a Palazzo Madama"con la richiesta che si torni alla doppia lettura, che non viene più fatta dal 2018".

"In qualità di relatore proporrò che si vada senza mandato al relatore" in aula "perché non ci sono tempi e modi per poter arrivare alle 14 in aula esaminando 817 emendamenti e 60 ordini del giorno". "Al di là di questo - aggiunge - si auspica che non accada più quello che è successo questa volta, con i tempi che sono stati gestiti in maniera troppo stretta al Senato a causa della Camera. Ma non è solamente questo: dal 2018 si è acquisita un'abitudine che mentre aveva una giustificazione durante il Covid oggi non ha più giustificazione il fatto di essere arrivati a un monocameralismo sulla gestione di provvedimenti così importanti come quello del bilancio".

Le opposizioni

"Si sta verificando su tutti i provvedimenti, anche con i disegni di legge, che usciti da un ramo del Parlamento si finge di respingere gli emendamenti, per blindare il testo che esce in prima lettura" dice il capogruppo del Pd in commissione Bilancio del Senato, Daniele Manca. "E' questo è grave quando siamo in presenza di un decreto, ancora di più con un disegno di legge che non ha urgenza. Sulla legge di bilancio è ancora più grave perché si impedisce a un ramo del Parlamento di poter introdurre modifiche e proposte che avremmo potuto discutere in maniera adeguata". Quello che è emerso oggi "non può andare avanti" ed è "umiliante per il Parlamento e non è utile a maggioranza e governo". "Il merito di questa legge di Bilancio paradossalmente è che esce dalla Camera ancora peggio di come è entrata" aggiunge.

"Le dimissioni del senatore Liris da relatore della legge di bilancio sono una pagliacciata" dicono in una nota congiunta le senatrici di Italia Viva Raffaella Paita, coordinatrice nazionale del partito e componente della Commissione Bilancio del Senato, e Dafne Musolino, componente della Commissione Affari costituzionali di palazzo Madama. "L'ennesima di questa indecorosa pantomima che è stato l'iter della manovra. Una mossa senza precedenti, ma che sa di lacrime di coccodrillo. Se la maggioranza avesse tenuto così tanto alla doppia lettura e alla centralità del parlamento, non si sarebbe fatta umiliare in questo modo dal governo. Troppo facile porre il problema adesso, dopo il suk della Camera e la farsa del Senato".

"Sulla manovra economica siamo alla farsa" afferma il senatore dell'Alleanza Verdi e Sinistra Tino Magni, componente della commissione Bilancio del Senato. "Oggi la commissione Bilancio di palazzo Madama farà finta di esaminare gli emendamenti presentati dai gruppi parlamentari per poi andare in Aula senza nessuna possibilità di cambiare, nessuna possibilità di migliorare, nessuna possibilità di proporre. Tutto deciso e il Senato deve solo ratificare. Ormai siamo alla finta democrazia e allo svilimento del Parlamento. Una commedia sulle spalle degli italiani".

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Politica

Report ‘Il club dei milionari’: boom follower...

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La panoramica di Arcadiacom.it sull'attività social dei leader politici italiani nel periodo dal 1° gennaio al 27 dicembre 2024

Giorgia Meloni

Giorgia Meloni 'regina' di YouTube nel 2024, mentre su Facebook a registrare la migliore performance come crescita di follower è Antonio Tajani. Sono alcuni dei dati emersi dal report "Il Club dei Milionari - Flash Edition" di Arcadiacom.it, che fornisce una panoramica sull'attività social dei leader politici italiani nel periodo dal 1° gennaio al 27 dicembre 2024, analizzata tramite il tool Fanpage Karma.

Per quanto riguarda l'aumento dei 'seguaci' digitali, la presidente del Consiglio ha registrato la miglior percentuale di crescita su YouTube (+427%) e il maggior incremento assoluto su Instagram (+1.197.405 nuovi follower). Il leader dei Verdi e deputato di Avs Angelo Bonelli ha ottenuto la miglior percentuale annuale di nuovi follower su Instagram (+54%) e su X (ex Twitter) (+4,1%); su Facebook, invece, il leader con il miglior incremento percentuale è stato Antonio Tajani (+7,3%).

Il segretario della Lega Matteo Salvini guida la classifica delle interazioni totali su Instagram con oltre 43 milioni, registrando anche il miglior engagement rate annuale su questa piattaforma (5,3%). Il post con più like (ovvero il video-selfie con il primo ministro indiano Modi) è stato pubblicato su Instagram da Giorgia Meloni, raccogliendo 2,8 milioni di apprezzamenti. Sempre Meloni si è distinta su TikTok, dove il suo video più visto ha superato i 14,5 milioni di visualizzazioni: si tratta di una clip nella quale la leader di Fdi assaggia delle ciliegie "varietà Giorgia".

Il report ha analizzato anche la frequenza con cui i leader postano sui social. Carlo Calenda, fondatore di Azione, è stato il leader più prolifico, con 3.100 post pubblicati su X. Matteo Salvini detiene il primato nella pubblicazione di reel su Instagram, che rappresentano il 42,5% dei suoi contenuti. La segretaria dem Elly Schlein vince la classifica dell'engagement su Facebook (1,7%) e su X (1,7%). Riccardo Magi di Più Europa realizza invece la miglior percentuale annuale di engagement su TikTok (5%). Il leader con il sentiment positivo più alto è Antonio Tajani (45% nelle conversazioni digitali). A proposito del coinvolgimento del pubblico, le conversazioni digitali che riguardano Matteo Renzi hanno coinvolto la percentuale più alta di utenti donna (52%), mentre quelle relative a Giuseppe Conte hanno attratto principalmente uomini (60,5%).

Spazio anche ai trend 'curiosi': per esempio, l'emoji più 'cliccata' dagli utenti per commentare i contenuti dei leader del centrodestra è stata la bandiera italiana, mentre la faccina sconvolta è stata la più utilizzata per interagire con gli esponenti del "campo largo". Infine, Giorgia Meloni domina su Whatsapp con 222.906 iscritti al suo canale. Giuseppe Conte risulta l'unico leader attivo sulla piattaforma emergente Bluesky.

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