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Premierato, la bocciatura di Liliana Segre: “Aspetti allarmanti, non posso tacere”

L'allarme della senatrice: "Drastico declassamento a danno del Capo dello Stato, stravolti gli equilibri dei poteri"

Liliana Segre - Fotogramma

Liliana Segre boccia il premierato. La senatrice a vita è intervenuta oggi in Aula durante la discussione generale sulla riforma costituzionale denunciando "vari aspetti allarmanti, non posso tacere", ha affermato.

Con il premierato avremmo "un drastico declassamento a danno del capo dello Stato, non solo privato di fondamentali prerogative, ma costretto a guardare dal basso all'alto un premier forte dell'investitura popolare", ha scandito.

Con il premierato, ha proseguito Segre, "il partito o la coalizione vincente sarebbe in grado di conquistare in un unico appuntamento elettorale il presidente del Consiglio e il governo, la maggioranza assoluta dei senatori e dei deputati, il Presidente della Repubblica e, di conseguenza, anche il controllo della Corte Costituzionale e degli altri organismi di garanzia".

Insomma con questa riforma avviene uno "stravolgimento profondo che ci espone a problemi maggiori, non è facilmente comprensibile il motivo di questa scelta".

"Sia l’obiettivo di aumentare la stabilità dei governi sia quello di far eleggere direttamente l’esecutivo - ha sottolineato la senatrice a vita - si potevano perseguire adottando strumenti e modelli ampiamente sperimentati nelle democrazie occidentali, che non ci esporrebbero a regressioni e squilibri paragonabili a quelli connessi al cosiddetto 'premierato'".

"Non tutto può essere sacrificato in nome dello slogan 'scegliete voi il capo del governo'. Anche le tribù della preistoria avevano un capo, ma solo le democrazie costituzionali hanno separazione dei poteri, controlli e bilanciamenti, cioè gli argini per evitare di ricadere in quelle autocrazie contro le quali tutte le Costituzioni sono nate", ha concluso Segre tra gli applausi dell'opposizione.

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Politica

Lega, Salvini titolare del logo: lo ‘spadone’...

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Il 9 gennaio l'Ufficio marchi del Mimit ha approvato la domanda presentata nel 2018

Matteo Salvini

Lo 'spadone' di Alberto da Giussano è ufficialmente nelle mani di Matteo Salvini. A quasi sei anni dalla domanda di registrazione, il leader della Lega è ora a tutti gli effetti il titolare del logo con l'immagine del leggendario condottiero che nel 12esimo secolo avrebbe partecipato alla battaglia di Legnano guidando la 'Compagnia della Morte' a difesa dell'autonomia dei Comuni lombardi. E che poi è diventato il simbolo dell'ascesa della Lega Nord di Umberto Bossi.

Secondo quanto rileva l'Adnkronos, lo scorso 9 gennaio l'Ufficio brevetti e marchi del Mimit (il Ministero delle Imprese e del Made in Italy), ha approvato la registrazione del logo di Alberto da Giussano esaudendo così la richiesta che Matteo Salvini aveva presentato il 15 giugno del 2018: nella stessa data, il vicepremier e segretario del Carroccio aveva depositato contestualmente anche la domanda per la registrazione del simbolo della 'Lega Salvini premier' (che contiene Alberto da Giussano) e di un altro logo dove compaiono solo la scritta 'Lega' e l'immagine del condottiero lombardo, senza la dicitura 'Salvini premier'. Anche per questi due marchi il 9 gennaio è arrivato il disco verde dell'Ufficio brevetti.

Matteo Salvini, dunque, "è a tutti gli effetti il titolare del logo di Alberto da Giussano, come si evince dal database" dell'Uibm, spiega all'Adnkronos l'avvocato Andrea Valente Cioncoloni dello Studio Consulenza Brevetti Cioncoloni Srl, che ha curato per conto del leader leghista la registrazione del marchio. Un iter lungo quasi sei anni quello che ha portato al via libera dell'Ufficio brevetti. Il file della domanda scaricabile dal sito dell'Ufficio contiene una sorta di 'storico' dove si fa riferimento a una "risposta a rilievo" depositata il 31 luglio del 2023 per rispondere a specifiche richieste dell'esaminatore ministeriale. Quando gli viene chiesto quali rilevi siano stati mossi dal Ministero, l'avvocato Cioncoloni non si sbilancia: "I tempi lunghi sono dovuti alle tempistiche d'ufficio. Ad ogni modo, i rilievi sono stati superati e siamo riusciti ad arrivare a dama".

Il marchio di cui Salvini è titolare è costituito dall'immagine di Alberto da Giussano "con la spada sguainata e rivolta verso l'alto e uno scudo nella mano opposta. Sullo scudo - si legge nella descrizione - è riportato il disegno del 'Leone di San Marco' con la spada sguainata".

Il logo è blu e bianco su sfondo bianco, il tutto inserito all'interno di un cerchio di colore blu. La registrazione è stata effettuata per le classi di Nizza 36, 41 e 45. Nei giorni scorsi la Lega aveva bollato come ''fantasie giornalistiche'' le indiscrezioni su modifiche al simbolo, in occasione del prossimo congresso. "Si parlerà di progetti, di come far crescere il partito e l'Italia, delle sfide nazionali e internazionali di cui la Lega è protagonista, di riforme, di lavoro e di sicurezza. Nessun cambio di nome in vista, nessun arretramento, nessun cambio di progetto", ha assicurato in una nota il partito di Salvini. (di Antonio Atte)

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Politica

Sondaggi politici: aumenta vantaggio Fdi su Pd, sale...

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E' quanto emerge dal sondaggio di Youtrend per Sky Tg24

Giorgia Meloni ed Elly Schlein (Fotogramma)

Nel sondaggio di Youtrend per Sky Tg24 diffuso oggi, Fratelli d’Italia è al 28,3%, esattamente cinque punti in più del Pd, che invece si attesta al 23,3%. Rispetto all’ultimo sondaggio del 9 dicembre il partito di Giorgia Meloni ha guadagnato lo 0,8%, mentre quello di Elly Schlein ha perso lo 0,9%. Più indietro il Movimento 5 Stelle, sostanzialmente stabile all’11,5%, mentre rispetto a un mese fa Forza Italia è cresciuta di un punto e mezzo toccando il 9,3% e risuperando la Lega, che è fotografata all'8,2%. Avs segue al 6,3%, mentre tutte le altre forze politiche sono al di sotto del 3%.

Rispetto a un mese fa cresce inoltre la fiducia degli italiani nei confronti della presidente del Consiglio (39%, +5 punti), e aumentano i giudizi positivi sul suo governo (43%, +9 punti).

Intenzioni di voto (con variazione rispetto al 9 dicembre): Fratelli d’Italia 28,3% (+0,8%), Partito democratico 23,3% (-0,9%), Movimento 5 Stelle 11,5% (-0,1%), Forza Italia 9,3% (+1,5%), Lega 8,2% (-0,4%), Alleanza Verdi Sinistra 6,3% (+0,3%), Azione 2,9% (-0,6%), Italia Viva 2% (-0,1%), +Europa 2% (=), Noi Moderati 1% (n.d.).

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Attualità

Vaticano: Appello all’accoglienza e nuove norme per...

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ROMA – Il recente appello di Papa Francesco in favore dell’accoglienza dei migranti si accompagna a una rigorosa revisione normativa volta a rafforzare la sicurezza interna del Vaticano. Le nuove disposizioni, che prevedono pene severe per gli ingressi illegali, hanno sollevato un dibattito che ha coinvolto anche esponenti politici di rilievo.

Le misure introdotte includono pene detentive fino a quattro anni e sanzioni amministrative che possono raggiungere i 25mila euro. Questi provvedimenti mirano a disciplinare l’accesso al territorio della Città del Vaticano, garantendo al contempo il rispetto delle normative vigenti. Secondo fonti interne, l’obiettivo è preservare la sicurezza e la tranquillità di uno degli Stati più piccoli e simbolicamente rilevanti al mondo.

La critica politica

Non sono mancate reazioni critiche. L’eurodeputato della Lega Roberto Vannacci ha commentato la notizia attraverso un post pubblicato sulla piattaforma X (ex Twitter). Nel suo messaggio, Vannacci ha evidenziato una presunta contraddizione tra il messaggio di apertura e accoglienza espresso dal pontefice e le nuove norme adottate dal Vaticano. “Il Papa blinda il Vaticano: fino a 4 anni di carcere e 25mila euro di multa per ingressi illegali, in contrasto con l’appello all’accoglienza dei migranti”, ha scritto Vannacci, stimolando un acceso dibattito online.

Il Vaticano, nonostante le sue dimensioni ridotte, è frequentemente al centro dell’attenzione globale. Ogni decisione presa all’interno delle sue mura ha un impatto simbolico che supera i confini del piccolo Stato. La duplice esigenza di promuovere un messaggio di solidarietà e, al contempo, garantire la sicurezza interna rappresenta una sfida complessa, che coinvolge sia aspetti pratici che implicazioni morali e politiche.

Implicazioni e reazioni

La scelta di adottare pene così severe è stata giustificata come misura preventiva, mirata a scoraggiare ingressi non autorizzati in un luogo di altissimo valore spirituale e culturale. Tuttavia, la concomitanza tra queste misure e il rinnovato appello all’accoglienza di Papa Francesco ha alimentato un dibattito pubblico che coinvolge cittadini, analisti e politici.

Se da un lato alcuni sostengono la necessità di bilanciare apertura e sicurezza, dall’altro non mancano voci che interpretano le nuove norme come un segnale di incoerenza. Il confronto prosegue, con il Vaticano che si trova, ancora una volta, al centro di un delicato equilibrio tra ideali universali e gestione concreta delle proprie responsabilità interne.

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