Maturità 2024, impazza toto-tracce: D’Annunzio, Pirandello e guerra Palestina più quotati
Tra i pronostici ci sono anche gli 'usati sicuri' Ungaretti e Montale, l'intelligenza artificiale e il delitto Matteotti
A un mese dalla maturità 2024, che come sempre sarà inaugurata dalla prova di italiano, impazza il toto-tracce. Ci sono gli immancabili D’Annunzio e Pirandello. Gli 'usati sicuri' Ungaretti e Montale. Ma anche la stretta attualità, come l’infinito conflitto tra Israele e Palestina e l’Intelligenza artificiale. A cui fanno da corredo delle ricorrenze centrali per la storia del nostro Paese, come il delitto Matteotti, o anniversari trainati dai media: è il caso di Oppenheimer, protagonista del recente film premio Oscar. Questi i pronostici di circa 1.200 maturandi, interpellati negli scorsi giorni dal portale Skuola.net.
Probabilmente si tratta di speranze, più che di reali anticipazioni. Visto che, in molti casi, questi nomi sono degli eterni attesi per il primo scritto dell’esame, ma poi raramente ne fanno parte. Come, ad esempio, avviene per gli autori indicati come principali spunti per l’analisi di un testo di prosa. Per quanto riguarda quelli a cavallo tra ‘800 e ‘900 - il ministero può estrarre componimenti prodotti dall’Unità d’Italia in poi - è palese il dominio di Gabriele D’Annunzio: lo votano quasi 4 maturandi su 10, il 37%, dato in lieve aumento rispetto alla precedente rilevazione di aprile. Si è persa la memoria dell’ultima volta in cui il “vate” abruzzese sia comparso come tema di Maturità, almeno nelle sessioni ordinarie. Dietro di lui, a seguire, figurano Giovanni Verga (indicato dal 31%), ma già uscito nel 2022, e Alessandro Manzoni, anche se molto staccato (18%) e mai proposto in una Maturità dei nostri tempi. Sono lontani, infatti, i fasti dell’esame sperimentale - in vigore dal ‘69 al ‘98 - quando quest’ultimo e Leopardi giganteggiavano.
A confronto, è più probabile che venga indovinato un eventuale autore del Novecento. In pole position c’è sempre lui: Luigi Pirandello, con il 29% dei consensi, in ulteriore ascesa negli scorsi trenta giorni. Il drammaturgo siciliano è un altro assente da tantissimo tempo dallo scritto d’esame, l’apparizione più recente è datata 2003. Al secondo posto, in questa categoria, c’è invece Italo Svevo (20%), proposto nel 2009 e quindi anche lui ipoteticamente pronto a tornare. Molto gradita agli studenti sarebbe anche una traccia su un brano di Italo Calvino: ci punta il 17% degli intervistati. Idee ancora più verosimili per quel che attiene ai poeti. Perché la doppia traccia di analisi del testo apre a uno scenario in cui dovrebbe esserci sia un componimento in prosa che uno in versi. In quest’ultimo caso le ragazze e i ragazzi rispolverano dei nomi frequentemente protagonisti alla Maturità: sul gradino più alto del podio, selezionato dal 16%, si piazza Giuseppe Ungaretti, già uscito nel 2006, nel 2011 e nel 2019; al secondo posto si fa largo Eugenio Montale, votato dal 14%, comparso nel 2004, nel 2008 e nel 2012. A far loro compagnia Giovanni Pascoli, anche lui al 14%, che però è stato selezionato nel recente 2022.
Delle ottime “scappatoie” dall’analisi del testo, qualora non si fosse a proprio agio con la letteratura italiana, sono le tracce di testo argomentativo, la tipologia B. In cui, spesso e volentieri, confluiscono temi legati ad anniversari e ricorrenze di eventi o personaggi famosi. Sulle date storiche, i maturandi restano fermi sulle loro posizioni iniziali: i 100 anni dal Caso Matteotti, per quasi 3 su 10 (il 28%), sono l’argomento imprescindibile. Altrimenti, sarebbero gradite anche una traccia sulla Prima Guerra Mondiale, di cui si ricordano i 110 anni dallo scoppio, o una sui 75 anni della Nato, molto citata di recente: in entrambi i casi l’ha indicata il 12%. In lieve crescita le chance di un tema sui 20 anni di Facebook, con tutto il discorso sui social network.
Per quanto riguarda, invece, i personaggi si afferma sempre di più Robert Oppenheimer, di cui si celebrano i 120 anni dalla nascita: sono, di nuovo, circa 3 studenti su 10 (28%) a evidenziarla rispetto a tutte le altre, magari perché permetterebbe di parlare di un argomento molto caldo quale è il rischio del conflitto atomico o semplicemente perché influenzati dal film biopic sulla sua figura, uscito lo scorso anno. L’unica alternativa plausibile, in questo caso, per i maturandi sembra il centenario della morte di Lenin, messo nel calderone dal 20% del campione.
Non si può, infine, concludere il toto-esame senza menzionare le tracce di attualità, sempre molto gettonate in sede di scritto di Maturità. Qui i riferimenti sono quelli in questi mesi all’ordine del giorno. Il vertice, infatti, se lo contendono lo scontro israelo-palestinese (che prende sempre più corpo) e gli effetti dell’intelligenza artificiale e delle nuove frontiere digitali: a scommetterci, sia in un caso che nell’altro, è 1 maturando su 5. Oppure, si può virare sul sempre valido tema della questione “di genere” e sulla violenza contro le donne: si piazza poco sotto, con il 18% dei voti. “Aspettando D’Annunzio…questo sarebbe il titolo da scegliere se il totoesame fosse un’opera teatrale. Il “Vate” continua a essere atteso dagli studenti di anno in anno, ma costantemente viene ignorato dagli inquilini di Viale Trastevere, almeno nelle sessioni ordinarie. Infatti lo scorso anno una poesia di D’Annunzio è stata proposta nella prima prova scritta della sessione suppletiva. Ad ogni modo il toto-tracce sta entrando sempre più nel vivo: se ne parla in 7 classi su 10, mentre 1 studente su 5 segue costantemente il borsino delle indiscrezioni sui mezzi d’informazione”, così Daniele Grassucci, direttore di Skuola.net.
Cronaca
Giubileo e possibili rischi sanitari, cosa dicono gli...
Ciccozzi: "Serve monitoraggio virus, consiglio mascherina in luoghi affollati". Bassetti: "Tanti pellegrini dal Sud America, lì Dengue ha fatto danni"
Mancano pochi giorni all'apertura ufficiale del Giubileo 2025 e Roma si prepara ad accogliere milioni di pellegrini in arrivo per l'Anno Santo. "Serve fare il monitoraggio di tutte le persone a seconda del Paese da cui provengono: ogni nazione può avere una particolare endemia dovuta ad un virus che potrebbe arrivare qui da noi. Poi va detto alle persone come comportarsi sui mezzi pubblici o nei luoghi affollati soprattutto ora che è inverno. E poi consiglierei l'uso della mascherina per evitare i contagi. Sono tre cose fondamentali e semplici", dice all'Adnkronos Salute l'epidemiologo Massimo Ciccozzi che è tra gli autori di un'analisi sui rischi sanitari legati al Giubileo.
"Una cosa semplice che si potrebbe fare è creare dei presidi filtro per evitare che i codici bianchi vadano ad affollare i pronto soccorso degli ospedali romani, utilizzando anche i giovani medici specializzandi", aggiunge. "La sorveglianza epidemiologica è importantissima per la prevenzione. Arriveranno milioni di persone in Italia e soprattutto a Roma. Se ci ricordiamo l'epidemia di Mers è scoppiata proprio durante il pellegrinaggio a La Mecca in Arabia Saudita, ma penso anche a quello che è accaduto ad Haiti con il colera. Movimenti di massa di persone possono essere la causa di epidemie di virus respiratorio", conclude Ciccozzi.
All'Adnkronos Salute fa il punto anche Matteo Bassetti, direttore Malattie infettive dell'ospedale policlinico San Martino di Genova. "La previsione di 30 milioni di pellegrini che arrivano a Roma da tutte le parti del mondo, la grande maggioranza dal Sud America, ci deve allertare nel sensibilizzare il sistema sanitario sulle malattie di quella zona del pianeta - sottolinea - Ad esempio in Sud America il 2024 è stato l'anno della Dengue, quindi si deve fare una lavoro di prevenzione sulle zanzare e sui chi potrebbe portare la malattia qui. Dobbiamo poi vedere se il 2025 sarà un anno particolarmente caldo e già a maggio iniziare a disinfestare le zone di Roma dove possono annidarsi le zanzare e abbatterne il numero. Insomma dobbiamo evitare di creare le condizioni di possibili focolai di Dengue come accaduto a Fano. Con un enorme massa di persone concentrata in una città certamente ci sono dei rischi sanitari ma tutti ne sono coscienti e so che è stata organizzato un piano per fronteggiare le emergenze".
Cronaca
Donna investita a Pisa, ipotesi omicidio volontario....
Nuova pista nelle indagini di Volterra dopo la morte di Fabiola Capresi, 57enne falciata da un'auto
Ipotesi omicidio volontario per la morte di Fabiola Capresi. E' il nuovo filone d'indagine che i carabinieri della compagnia di Volterra (Pisa) stanno portando avanti, insieme al principale dell'omicidio stradale, per il decesso della 57enne falciata da un'auto in corsa lungo la strada provinciale di via Tre Comuni a Montescudaio (Pisa) nel pomeriggio di martedì 17 dicembre. È quanto scrive oggi 'Il Tirreno'.
Le indagini
Si ipotizza che il conducente dell'auto volesse ucciderla e non si sia trattato di un incidente. A far propendere per l'omicidio volontario ci sarebbe la violenza dell'urto: la donna, in base alla ricostruzione degli inquirenti, è stata colpita in pieno, mentre si trovava di spalle. Le ferite farebbero pensare che una volta investita con il lato dell'auto, il corpo abbia urtato anche contro il parabrezza. Lo dimostrerebbero le profonde ferite alla testa oltre a quelle nel resto del corpo.
Un impatto, non essendoci alcun segno di frenata, che fa ipotizzare che il conducente fosse pronto a colpire la donna e a rimettersi subito in carreggiata con l'auto. In caso di incidente stradale, infatti, la donna avrebbe dovuto trovarsi (per avere un impatto così violento) sulla carreggiata e non nella parte erbosa che costeggia la provinciale e consente di spostarsi con meno rischi per i pedoni. Va considerato inoltre che per un conducente che se la fosse trovata improvvisamente davanti, ipotesi che il buio della zona rende plausibile, sarebbe stato molto difficile mantenere il controllo dell'auto.
A indagare a 360 gradi, inoltre, scrive sempre 'Il Tirreno', ci sono elementi nella vita della donna, non resi pubblici per motivi di privacy seppur noti nel paese, che rendono plausibile che tra le sue frequentazioni potesse esserci chi potesse avere dei conti da regolare. Ma anche il fatto che gli spostamenti fossero molto prevedibili: Fabiola Capresi faceva quella strada a piedi anche due volte al giorno, più o meno alle stesse ore. Ed è per questo che, dopo aver ascoltato l'autista dell'autobus su cui la donna era a bordo poco prima della morte e il compagno Gianni Cavallini che ne aspettava il rientro e che ha dato intorno alle 18,30 l'allarme, si sia deciso di sentire anche altre persone vicine. Su questo, per il momento c’è il massimo riserbo. Niente trapela sui rapporti di amicizia, sulle frequentazioni della donna.
Continua, invece, il controllo delle immagini delle telecamere, installate all’ingresso di Guardistallo e nei negozi che si trovano lungo la strada provinciale per individuare un'auto di passaggio in un periodo di tempo abbastanza ristretto, circa 15 minuti dalle 17,16 alle 17,30, senza un faro. La luce, infatti, è stata ritrovata nel luogo dell'impatto: i pezzi ricostruiti rendono probabile si tratti di un’auto e non di un furgoncino come inizialmente ipotizzato.
Se gli inquirenti sospettano un omicidio volontario anche il compagno di Fabiola Capresi non lo esclude. "Sì, è possibile, l'hanno uccisa", ha detto Gianni Cavallini alla cronista del "Tirreno", senza poi voler aggiungere nient'altro. Nulla sulla vita che facevano insieme da 15 anni, nulla su eventuali sospetti: "Quello che so l'ho detto ai carabinieri".
Attualità
Omicidio in Spagna risolto grazie a Google Maps: il caso...
Poche volte, nella cronaca recente, ci è capitato di imbatterci in una vicenda tanto assurda e, allo stesso tempo, tristemente reale. Ci riferiamo a un omicidio che ha lasciato un intero Paese, e forse il mondo intero, a bocca aperta. E non stiamo esagerando: c’è di mezzo un uso davvero inatteso della tecnologia, perché tutto è venuto alla luce grazie a Google Street View. Già, proprio quel servizio di mappe online che molti di noi utilizzano ogni giorno per cercare una via o dare un’occhiata a un quartiere prima di andarci. Invece, stavolta, ha fatto da testimone involontario a una tragedia.
Siamo in Spagna, più precisamente nella provincia di Soria, dove una tranquilla località chiamata Tajueco è balzata tristemente agli onori della cronaca. Una storia di sentimenti traditi, illusioni e violenza, che risale al novembre 2023, quando un uomo di origine cubana, 33 anni appena, si volatilizza nel nulla. L’obiettivo del suo viaggio era apparentemente la speranza di riappacificarsi con la moglie. Eppure, da quel momento, di lui non si sa più nulla. È proprio uno dei suoi parenti a lanciare l’allarme: i messaggi che arrivavano sul cellulare sollevavano troppi dubbi, sembravano fuori luogo, non rispecchiavano il solito modo di esprimersi di quest’uomo. Si respirava un’aria sospetta, come se qualcuno cercasse di costruire una versione di comodo sul motivo della sua scomparsa.
L’antefatto: perplessità e silenzi
Il caso fa presto a rimbalzare tra le forze dell’ordine. Una persona sparita in modo così brusco mette in allarme chiunque, specialmente quando il motivo ufficiale del suo viaggio risulta ancora più enigmatico. Ci siamo chiesti tutti: come può un uomo che vuole ricucire un legame così importante sparire così, senza salutare, senza lasciare traccia, se non qualche messaggio ambiguo? Di solito, in queste situazioni, si punta tutto sulle testimonianze, sulle videocamere dei negozi e si interroga chiunque possa averlo visto per l’ultima volta. Ma qui, la vera svolta è arrivata da un luogo inaspettato, ossia l’obiettivo di Google Street View.
Sospetti e svolta tecnologica
A un certo punto, gli inquirenti si sono imbattuti in qualcosa di inquietante: sul servizio di mappatura fornito da Google, un’istantanea ritraeva un uomo che, con una calma surreale, caricava un grosso sacco bianco all’interno del bagagliaio della sua auto. L’immagine è piuttosto sfocata, come spesso capita su Street View, ma i contorni di quel sacco e il contesto generale hanno fatto scattare un campanello d’allarme. La gente del posto lo ha riconosciuto: si trattava di un barista residente proprio a Tajueco, lo stesso luogo dove il nostro trentatreenne era stato visto per l’ultima volta.
E qui, si apre lo scenario più cupo: emerge che questo barista intratteneva una relazione con la moglie della vittima. Un dettaglio sconvolgente, che ha condotto gli investigatori a mettere sotto la lente di ingrandimento tutti i movimenti di costui. Da quell’immagine catturata quasi per caso, la polizia ha cercato ulteriori conferme, scandagliando telefonate, messaggi e tracce digitali. Passo dopo passo, si è delineato un quadro terribile, in cui non sembra esserci spazio per ipotesi alternative.
Google Street View: alleato imprevisto
Non si tratta solo di foto che immortalano una strada o un edificio. In questo caso, Google Street View è diventato una sorta di testimone scomodo e implacabile. L’indizio fornito da quell’immagine ha gettato una luce sinistra sui sospetti, spingendo le autorità a fare accertamenti più mirati. Intercettazioni, controlli incrociati e infine l’arresto. Le manette si sono strette non soltanto intorno ai polsi del barista ma anche intorno a quelli della moglie dell’uomo scomparso, a cui sono stati contestati reati gravissimi.
Ritrovamento macabro
Arriviamo così al 13 dicembre 2024, una data difficile da dimenticare per la gente di questa zona. Nel cimitero di Andaluz, una località vicina a Tajueco, viene ritrovato il corpo smembrato della vittima. Il suo destino, purtroppo, si era compiuto settimane prima. Gli stessi sospettati hanno permesso il ritrovamento, indicando con precisione dove fossero nascosti i resti. Una scoperta che ha scosso profondamente l’intera comunità, finora abituata a una vita semplice e lontana dai riflettori.
Conseguenze e riflessioni su privacy e tecnologia
Non possiamo ignorare il lato etico della faccenda: per anni, abbiamo discusso sulla privacy, sui confini del lecito, sulla possibilità che un colosso tecnologico possa avere immagini di tutti noi. Adesso, ci ritroviamo a constatare che questi scatti, talvolta considerati una sorta di curiosità digitale, possono trasformarsi in prove fondamentali in un’indagine di omicidio. Il che fa sorgere una domanda: fino a che punto siamo pronti a sacrificare la nostra riservatezza per garantire la giustizia? Ogni volta che un caso come questo emerge, ci rendiamo conto di quanto sia sottile la linea che separa la sicurezza collettiva dal diritto individuale alla privacy.
Un precedente storico
Nel panorama investigativo, l’uso di Google Maps per risolvere un delitto rappresenta una novità destinata a far discutere a lungo. La piccola Tajueco verrà probabilmente ricordata come la località dove uno strumento comunissimo è diventato l’occhio che ha svelato un segreto criminale. Forse, in futuro, assisteremo a nuove modalità di indagine sempre più legate alla tecnologia di tutti i giorni. Resta però un brivido, una strana sensazione, pensando che un banale click sulle mappe online possa, di punto in bianco, rivelare i peggiori abissi della crudeltà umana.
Concludendo, ci troviamo di fronte a un episodio che racchiude dramma, tecnologia e domande scomode su ciò che siamo disposti a cedere pur di assicurare i colpevoli alla giustizia. Resta vivo un monito: non sappiamo mai chi ci sta osservando, anche quando cerchiamo di occultare ciò che non vorremmo fosse mai scoperto. E in questa circostanza, a fare chiarezza è stata proprio la prospettiva digitale, fredda e onnipresente, di Google Street View. Un fatto che, probabilmente, cambierà il nostro modo di guardare quel piccolo omino giallo sulla mappa. E forse, in fondo, cambierà anche il modo in cui riflettiamo sul delicato equilibrio fra controllo, privacy e verità.