Buchmesse, Mazza: “Italia Ospite d’Onore a Francoforte tra libertà e pluralità
"Noi pensiamo a una cultura che unisce e oggi ce n'è davvero bisogno"
Dopo 36 anni l'Italia torna Paese Ospite d'Onore della Frankfurter Buchmesse, il più grande evento di riferimento per il mondo dell'editoria, in grado di attirare 300.000 visitatori, che quest'anno si terrà dal 16 al 20 ottobre. Alla Fiera del Libro di Francoforte il nostro Paese sarà presente "all'insegna della libertà e della pluralità, che non sempre è stata la stella polare nelle manifestazioni culturali", e "si rivolgerà agli editori e ai lettori di tutto il mondo". Lo ha detto Mauro Mazza, commissario straordinario del governo per il coordinamento delle attività connesse alla partecipazione dell'Italia quale Paese d'onore alla Fiera del Libro di Francoforte, questa mattina presso la Literaturhaus Frankfurt di Francoforte nel corso della conferenza stampa di presentazione ufficiale della presenza italiana.
"Noi pensiamo a una cultura che unisce e oggi ce n'è davvero bisogno", ha aggiunto Mazza, "una cultura che deve unire il nostro Paese e anche l'Europa". "Noi puntiamo a una vera squadra che aspira a vincere" e quella italiana a Francoforte sarà basata su "una miscela tra letterati affermati e giovani promesse". Mazza ha chiesto di guardare a questa presenza italiana a Francoforte "senza paraocchi e senza pregiudizi, che non aiutano a capire. Noi abbiamo tante storie da raccontare".
Il programma dell'Italia come Ospite d'Onore dal titolo "Radici nel futuro" è stato presentato alla Literaturhaus Frankfurt, alla presenza di Juergen Boos, direttore della Frankfurter Buchmesse, Armando Varricchio, ambasciatore d'Italia in Germania, Innocenzo Cipolletta, presidente dell'Associazione Italiana Editori (Aie), e Stefano Boeri, architetto e autore del Padiglione Italia.
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Il tifoso milanista ha parlato anche di Andrea Beretta e dell'omicidio di Vittorio Boiocchi
"Andrea Beretta faceva il parcheggiatore di macchine quando aveva 20 anni, poi si è ritrovato a fare il capo della curva. È fuori di testa. Secondo me si pentirà". Lo ha detto Enzo Anghinelli, ultrà milanista, in passato coinvolto in fatti di droga, nel corso di un colloquio con Klaus Davi che lo aveva già incontrato nel marzo 2020.
"Per me gli conviene pentirsi", dice Anghinelli, "secondo me gli conviene dire tutto quello che sa, anche se sa qualcosa di Vittorio Boiocchi, quello che hanno ucciso". E alla domanda se sia stato proprio Beretta a uccidere Boiocchi, Anghinelli risponde: "Io non lo posso sapere, ma secondo me lui lo dirà, dirà tutta la verità secondo me. Perché andare in galera a 50 anni, lui che la galera non se l'è mai fatta, non è bello. Dovrebbe farlo per suo figlio, per sua moglie. Poi secondo me non si uccide un essere umano, è un atto indegno".
Quanto a lui, riflette, "io non ho mai guadagnato un euro con le curve, altrimenti non andavo a vendere i pacchi in giro per Milano". Oltretutto, "è da un po' che ho chiuso con la malavita e anche con la droga". E "non è che ero un capo, io avevo un gruppo, noi ci facevamo i cavoli nostri, non ho mai fatto un reato allo stadio. Io e i miei compagni ne abbiamo combinate tante fuori dallo stadio e le ho pagate tutte giustamente, perché la droga rovina i ragazzi".