Conference League, finale Olympiacos-Fiorentina oggi: orario e dove vederla in tv
La partita si gioca alle 21 all’Opap Arena Stadium di Atene
Finale di Conference League oggi, mercoledì 29 maggio 2024. A contrastare la Fiorentina ci sarà l’Olympiakos che gioca quasi in casa visto che il teatro della partita sarà l’Opap Arena, stadio dei cugini dell’AEK Atene. Per Biraghi e compagni si tratta della seconda finale consecutiva. La sconfitta dello scorso anno contro il West Ham ancora brucia e tutto il popolo viola sogna di alzare un trofeo europeo che manca dal 1961, anno del trionfo in Coppa delle Coppe.
La partita si gioca alle 21 e sarà trasmessa in diretta tv in chiaro su Tv8 oltre che su Dazn e Sky (per gli abbonati).
"Quest'anno abbiamo onorato al meglio questa competizione che ci vede in finale dopo un percorso netto tra girone e gare successive. Cercheremo di sfruttare un po' l'esperienza dell'anno passato: conosciamo pericoli e vantaggi che si possono avere. Cercheremo di dare il massimo, contentissimi di avere questa rivincita", ha detto l'allenatore della Fiorentina Vincenzo Italiano, alla vigilia della finale. "Alla squadra ho detto che abbiamo avuto la capacità e bravura di ripresentarci in finale e che dobbiamo interpretare questa partita come fosse l'ultima della vita perché nessuno ha la certezza di poterne giocare un'altra. Dobbiamo cercare di essere perfetti e avere il fuoco dentro. In una finale non devi sbagliare niente", ha aggiunto.
"Siamo tutti nervosi, perché sappiamo come è finita lo scorso anno. Vogliamo portare il trofeo a Firenze perché i tifosi lo meritano. Ho visto i ragazzi carichi, sanno che domani si dovrà soffrire, ma è bello soffrire quando si vince", ha commentato dal canto suo il presidente della Fiorentina, Rocco Commisso aggiungendo: "Sarebbe bello dedicare il trofeo a Joe (Barone ndr.), speriamo di farcela i ragazzi ce la metteranno tutta".
Sport
Allegri e il quarto Tapiro d’Oro: “Addio alla...
L'ex allenatore bianconero ha anche parlato del suo futuro
Massimiliano Allegri si gode le vacanze e non pensa al futuro. L'ex allenatore della Juventus, che ha lasciato i bianconeri lo scorso giugno, era stato anche tra i nomi accostati alla Roma per succedere a Ivan Juric, prima che i giallorossi virassero su Claudio Ranieri. Oggi Allegri ha ricevuto il quarto Tapiro d'Oro della sua carriera, consegnato dall'inviato di Striscia la Notizia Valerio Staffelli: "Sto bene anche in vacanza", ha spiegato divertito Allegri nell'intervista che andrà in onda questa sera su Canale 5 alle 20.35.
Alla domanda dell’inviato se fosse stato esonerato dalla Juventus per colpa del Managing Director, Cristiano Giuntoli, Allegri risponde: "Assolutamente no, sono molto affezionato alla mia ex squadra e gli auguro sempre il meglio"». E quando Staffelli gli chiede se la Juve di Motta stia arrancando, rispetto alla sua, Allegri glissa così: "Sono stato a vedere il tennis, mi sono divertito un sacco".
"Ha incontrato Sinner per trovare un posto al Monaco?", lo ha incalzato l'inviato, "No, Jannik è un grande giocatore e un ottimo ragazzo", ha risposto divertito il tecnico. Infine, sull’indiscrezione che vedeva Allegri a un passo dalla Premier, l’allenatore scherza: "C’era la Manica, il mare di mezzo… mi mancavano i braccioli per nuotare fino a là".
Sport
Zverev batte Alcaraz e lo elimina dalle Atp Finals
Il tedesco vola in semifinale, dove affronterà Taylor Fritz
Clamoroso a Torino: Carlos Alcaraz è stato eliminato dalle Atp Finals. Fatale per lo spagnolo la sconfitta di questo pomeriggio contro Alexander Zverev, che nell'ultima giornata del girone 'Newcombe' si è affermato in due set con il punteggio di 7-6, 6-4 in un'ora e 57 minuti. Il tedesco, che era già sicuro della qualificazione dopo aver battuto Rublev e Ruud, si è così confermato come uno dei tennisti più in forma del torneo e ora diventa il rivale numero uno di Jannik Sinner per la vittoria finale. In semifinale Zverev affronterà domani lo statunitense Taylor Fritz, numero 5 del mondo che ha chiuso al secondo posto il proprio girone.
Grande delusione per Alcaraz, che nei giorni scorsi aveva lamentato problemi di stomaco e una stanchezza dovuta ai tanti impegni stagionali. Carlos chiude il suo torneo con un solo punto conquistato, contro Rublev, e abbandona le Finals in virtù anche della sconfitta rimediata all'esordio con Ruud. I due sono infatti appaiati a quota 1 punto in classifica e il norvegese, che questa sera chiuderà la fase a gironi contro il russo per conquistare la semifinale, è comunque avanti ad Alcaraz in virtù dello scontro diretto.
Sinner, che ha chiuso al primo posto il proprio girone, scoprirà questa sera il suo avversario. Se Ruud battesse Rublev volerebbe in semifinale contro l'azzurro, mentre in caso di vittoria del russo si andrebbero a contare i game vinti.
Sport
A caccia di tempeste: la strategia dei navigatori oceanici...
Probabilmente è l'unica categoria che potrebbe trarre un minimo di vantaggio dal cambiamento climatico in atto sul pianeta: sono i velisti oceanici impegnati nelle competizioni più lunghe ed estenuanti. Come il Vendée Globe, la cui decima edizione è in corso, con i primi che hanno già doppiato le isole Canarie a meno di una settimana -domenica scorsa, davanti a una folla di 300.000 persone inzeppate nel paesino vandeano di Les Sables d'Olonne- dalla partenza della regata più dura del mondo
Vendée Globe, come funziona
In solitaria, senza scalo né assistenza, sugli Imoca 60 che in una quindicina di esemplari sfoggiano i foil per sollevare scafi ma non sullo specchio acqueo piatto di Barcellona, sede dell'ultima America's Cup, bensì sulle colline mobili degli oceani, lontani da ogni terra e lungo rotte che prevedono navigazioni alle latitudini estreme tra i 40 e i 50 gradi. Paradossalmente per chi vive a terra, e a differenza di qualunque navigatore "normale", gli atleti delle regate oceaniche non scansano le tempeste: anzi le cercano. Lambire una zona di depressione, o a volte ficcarcisi dentro per scelta, garantisce una maggiore velocità di navigazione, poco importa il disagio ma sempre con un occhio alla tenuta delle strutture delle barche, sempre progettate per resistere alle condizioni oceaniche estreme ma tuttavia anche con un occhio alla leggerezza, come competizione vuole.
Nicolas Lunven e il nuovo record
Ha fatto impressione per esempio l'impresa del francese Nicolas Lunven su Holcim PRB: 546,6 miglia, vale a dire circa 1.021 km, in 24 ore appena due giorni fa: nuovo record sugli Imoca, migliorando di 6 miglia (10 km) quello di Thomas Ruyant del 2023. Il francese è stato costretto a cercare una zona di maggior vento azzeccando l'accelerazione di curvatura proveniente da capo Finisterre: alla partenza dalla Vandea aveva scelto una rotta molto più verso ovest-nord ovest degli altri 39 skipper, tutti diretti a sud ovest verso Finisterre, regalandogli il penultimo posto, peggiorato anche da una cima aggrovigliata su una delle due barre del timone che lo ha costretto a fermarsi e a sbrogliare la matassa in piena notte.
Una volta agganciata la giusta pressione del vento, dal 39mo posto Lunven ha risalito quasi tutti fino a raggiungere il quarto posto, una rimonta che ha dell'incredibile. Qualcosa che sta succedendo anche all'unico italiano in gara, Giancarlo Pedote su Prysmian, partito venticinquesimo e proprio oggi, secondo il sito del Vendée Globe, anche lui in quarta posizione geografica, ma solo perché più a sud est di altri, mentre in classifica reale navigherebbe sempre intorno alla quindicesima posizione.
La leggendaria impresa di Sir Peter Blake nel 1994
Ma la ricerca di tempeste per andare più veloci risale a molto tempo prima dei nostri anni. Il primo ad adottare scientemente questa strategia, annunciandola prima di partire, fu il grande velista neozelandese Sir Peter Blake nel suo storico record al Trofeo Jules Verne del '94 a bordo del catamarano Enza New Zealand, all'epoca il più grande del mondo con i suoi 80 piedi (circa 25 metri). Anche questa una regata intorno al mondo ma in equipaggio e con l'obiettivo di circumnavigare il globo entro gli 80 giorni, creata nel '91. Il primo tentativo fallì per colpa di un container a pelo dell'acqua che aprì una falla nello scafo di dritta e lo costrinse al ritiro, lasciando la vittoria al francese Bruno Peyron che impiegò circa 79 giorni, primo al mondo a scendere sotto gli 80.
Blake, che a bordo aveva anche un'altra leggenda della vela come Sir Robin Knox-Johnston, ripartì nel gennaio del '94 sull'Enza potenziato, in un duello con Olivier de Kersauson sul suo maxi trimarano Lyonnaise des Eaux Dumez. Il leggendario neozelandese completò il giro in 74 giorni e poco più di 22 ore, anche affrontando un'ultima tempesta dalla forza di un uragano dopo un viaggio forsennato saltando su onde che lambivano i 20 metri. Sir Peter Blake finì la sua vita nel 2000, assassinato a fucilate sulla barca-spedizione scientifica Seamaster alla foce del Rio delle Amazzoni da un gruppo di "topi d'acqua", ladri locali.
Gli Imoca "surfano" davanti alle depressioni
Tornando al Vendée Globe, "il loro gioco sarà proprio quello di mettersi davanti alle depressioni e restarci davanti: Come quando si fa surf, infatti 'surfano' davanti alle depressioni. Questo è possibile oggi perché gli Imoca viaggiano intorno ai 30 nodi, velocità simili a quelle delle depressioni. In altri tempi, con le barche dislocanti, non era una tattica da seguire perché andavano a velocità di parecchio inferiori: quindi ti prendevi le botte finché non passava". Gianni Bianchini, routier e "interprete" della meteo, esperto in rotte e strategie di regata, lavora con alcuni fra i più noti velisti oceanici italiani, Class40 Fornaro, Sericano, Rosetti, e collaboratore del team di comunicazione del fortissimo Ambrogio Beccaria, istruttore nei corsi di strategia per la ClasseMini 650, ci spiega il nucleo della strategia oceanica moderna.
"Restando davanti alle depressioni hanno vento che di fatto li spinge, e se riescono a mantenere la surfata. Come sulle tavole, se poi l'onda-depressione ti sorpassa, sei costretto ad aspettare o andare a cercare quella dopo per continuare a fare grandi velocità", che è poi l'intento principale di chi regata, a parte riportare a casa la pelle. "Infatti in questo gioco è fondamentale bilanciare i rischi, perché ci si espone al rischio di rotture. In definitiva, andare a vela è una costante gestione del rischio". Regate di questo tipo "si vincono nei mari del sud", quelli non dei tropici ma quasi di fronte all'Antartide, "dove le depressioni sono libere di scorrere senza incontrare terra, depotenziandosi". In sintesi, per vincere queste regate devi andare a cercare i guai senza farti convolgere troppo: se non è scherzare con il fuoco, è quantomeno giocare a scacchi con l'oceano.
di Paolo Bellino