Nel 2010 si pensava che 75mila dollari (100mila euro di oggi) fossero sufficienti: ma non è così
Centomila euro all'anno non danno la felicità. Certo, sono (molto) meglio dell'essere poveri ma non sembrano più il 'numero magico' in grado di assicurare una vita tranquilla e felice. Almeno a giudicare dalle ultime ricerche che sembrano mettere in discussione i risultati diffusi nel 2010 da una ricerca degli economisti premi Nobel Daniel Kahneman e Angus Deaton, che fissava a 75 mila dollari l'anno (oggi rivalutati a 110 mila, quindi 100 mila euro) la soglia del compromesso perfetto fra sicurezza, felicità e ambizioni.
Lavorare fino allo sfinimento per raddoppiare, o decuplicare quel valore - si spiegava - non moltiplicava in pari misura il livello di felicità. Citando studi più recenti il Wall Street Journal suggerisce che in realtà potrebbe non esserci un reddito che rappresenti il 'picco' della felicità ma che il denaro potrebbe influenzare le nostre emozioni ben oltre la soglia pre-fissata. Peraltro, la popolarità di cui ha goduto negli anni il dato dei 75mila dollari potrebbe essere dovuto al fatto che sembrava un valore piuttosto facile da raggiungere per una gran parte della popolazione. I milionari potrebbero essere, in proporzione, assai più felici di quanti si accontentano del valore standard. Ma - riconosce il WSJ - il loro numero è assai inferiore e la loro disponibilità a parlare di emozioni e denaro è ancora minore.
"Sarebbe assolutamente sbagliato ridurre la ricerca della felicità alla ricerca del denaro", spiega Matt Killingsworth, economista dell’Università della Pennsylvania. "Allo stesso tempo, sarebbe anche sbagliato scartare totalmente il denaro come fattore significativo". Una ricerca del 2020 pubblicata sulla Review of Economic Studies ha esaminato lo stato d'animo di vincitori della lotteria in Svezia e ha scoperto che l’incremento di felicità era osservabile più di un decennio dopo la vincita.
Altri ricercatori affermano comunque che oltre un certo livello di retribuzione, la felicità di fatto si stabilizza. Anche se continuasse a esserci un sottile aumento della felicità, “sarebbe così piccolo da essere irrilevante". A questo punto la conclusione del WSJ è semplice: il denaro compra la felicità, ma con rendimenti decrescenti. E non esiste nessun numero magico.
Cronaca
Donna uccisa a colpi di arma da fuoco in casa, ferito...
E' accaduto a Vago di Lavagno (Verona). Fermato in un primo momento il marito, ma secondo alcune fonti sembrerebbe da escludere un suo coinvolgimento
Una donna di 58 anni è morta oggi pomeriggio verso le 14 nella sua villetta di Vago di Lavagno (Verona) uccisa da alcuni colpi di arma da fuoco. Ferito gravemente anche il figlio di 15 anni che è stato trasportato d'ugenza all’ospedale di Borgo Trento dove versa in gravi condizioni, probabilmente nel tentativo di difendere la madre.
Il marito di 60 anni è stato fermato in un primo momento dai carabinieri di Verona, ma alcune fonti riferiscono che sembrerebbe sia da escludere un suo coinvolgimento.
Sul posto si è recato il sostituto procuratore di Verona Paolo Sachar, la polizia scientifica e i carabinieri che stanno cercando di ricostruire l’esatta dinamica dei fatti.
Cronaca
Morto Maurizio Bologna, l’attore e regista aveva 58...
Il decesso per un infarto fulminante
E' morto oggi per un infarto fulminante l'attore e regista palermitano Maurizio Bologna, 58 anni. "Esprimo il mio cordoglio per la prematura scomparsa dell’attore Maurizio Bologna. Oltre a essere una maschera riconosciuta anche a livello nazionale, avendo partecipato a diverse produzioni teatrali, cinematografiche e televisive di successo, Maurizio Bologna è stato uno dei grandi protagonisti nel corso dell’ultimo Festino che ha celebrato i 400 anni di Santa Rosalia. Ai familiari rivolgo la mia vicinanza e quella dell’amministrazione comunale", ha dichiarato il sindaco di Palermo, Roberto Lagalla.
Cronaca
12 minuti tempo minimo per dialogo medico-paziente, podcast...
Presentato al congresso dell'Associazione italiana per lo studio del dolore
Un podcast per ridurre incomprensioni tra medici e pazienti è stato presentato oggi al Congresso Aisd (Associazione italiana per lo studio del dolore) a Bergamo. Si va dai 22 minuti della Svezia e degli Usa ai 15 della Francia, ai 9 della Gran Bretagna, ai 5 di Austria e Ungheria, al minuto scarso di Paesi come Malawi e Bangladesh. L'Italia? Tra i 9 e i 12 minuti della media europea. Sono i tempi di consultazione e dialogo tra medici e pazienti rilevati da una ricerca del 'British Medical Journal' in 67 Paesi del Mondo. Secondo l'Organizzazione mondiale delle sanità 12 minuti è il tempo minimo necessario per stabilire una relazione efficace. E si chiama proprio così, '12 Minuti', il podcast ideato da Helaglobe e realizzato partendo dalle storie reali raccolte da medici e professionisti sanitari e dalle oltre 70 associazioni e federazioni di pazienti nel progetto 'Insieme Per'. Un podcast per ridurre incomprensioni e limitare aggressioni nelle intenzioni degli autori.
Il podcast in 10 puntate è stato presentato oggi da Davide Cafiero, managing director Helaglobe, e Gabriele Finco, presidente Aisd. La serie utilizzerà lo schema della simulazione con sceneggiatori, attori e doppiatori professionisti della Milk Studios. Si andranno a ricreare i momenti di incontro e di scontro nei diversi step del percorso di cura e in setting ben definiti. Gli autori hanno recitato oggi alcune scene leggendo reali dialoghi tra pazienti e medici e ottenendo una grande partecipazione emotiva dei presenti.
"Il tempo e i 12 minuti sono un elemento decisivo, ma non l'unico che influenza il rapporto tra pazienti e professionisti sanitari - sottolinea Cafiero - Nelle nostre ricerche abbiamo capito che è necessario anche dare voce al 'non detto'. Mettere, cioè, in condizione entrambi i soggetti della diade medico-paziente di 'ascoltare' cosa sta vivendo/pensando l'altro nel momento dell'interazione verbale. E' questo il punto di forza di questo progetto e al termine della sua diffusione misureremo scientificamente se ha prodotto risultati efficaci".
Dalla ricerca che darà vita al podcast è emerso, ad esempio, che i pazienti lamentano "non adeguate competenze" da parte dei clinici nei momenti di interazione che hanno lungo il percorso di cura (alla comunicazione di diagnosi, alla definizione di terapia, agli incontri successivi). Ma esplorando anche il punto di vista del medico, è stato segnalato un deficit in capo al paziente: l'incapacità di quest'ultimo di comprendere i vincoli e le regole che 'costringono' il medico e che lo inducono ad assumere (o non assumere) certi comportamenti. Da questo 'gap' enorme di empatia e comprensione reciproca nascono insoddisfazione, frustrazione e, purtroppo, in alcuni casi episodi di rabbia e violenza di cui sono vittima medici e professionisti sanitari soprattutto nei pronto soccorso.