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Scarso impegno per il clima, la Bce si prepara a sanzionare quattro banche

Le multe possono ammontare fino al 5% delle entrate medie giornaliere, Piero Cipollone spiega la linea della Bce

Christine Lagarde, presidente Bce - Fotogramma

Una decisione senza precedenti: la Bce sta per sanzionare quattro banche europee a causa del loro scarso impegno nell’affrontare il cambiamento climatico.

La scelta arriva dopo anni di pressioni e l’ammonimento dell’ex capo della vigilanza bancaria Andrea Enria, il quale a settembre aveva dichiarato che la Banca centra europea avrebbe fatto ricorso alle sanzioni in alternativa a requisiti di capitale più elevati.

Dunque, per quanto storica, la decisione non sarebbe inaspettata. Anche la Bce ha avvertito ripetutamente che gli istituti di credito non stanno facendo abbastanza per prepararsi agli effetti degli eventi climatici estremi sui valori degli asset e sul rischio di fallimento dei clienti con grandi impronte di carbonio.

A preoccupare Francoforte non è solo la questione ambientale, ma la solidità finanziaria degli istituti di credito e l’annessa tutela dei clienti. L’aspetto climatico si intreccia a quello sociale della trasparenza in armonia con gli obiettivi e i principi Esg, sempre più attenzionati anche da istituzioni, correntisti e investitori.

Inizialmente, l’organismo di controllo aveva minacciato di sanzioni 18 banche europee. La riduzione del novero a quattro istituti di credito dimostra che la pressione della Bce sta dando i suoi frutti.

L’importo delle sanzioni

Secondo fonti vicini a Francoforte, le sanzioni potrebbero non essere elevate e avere un valore principalmente simbolico. In ogni caso, rappresenterebbero un segnale forte da parte della Banca centrale per “obbligare” gli istituti di credito a seguire le sue regole in materia di climate change.

Le multe possono ammontare fino al 5% delle entrate medie giornaliere di un istituto di credito. Per una banca con entrate annue di 5 miliardi di euro, ad esempio, ciò potrebbe significare sanzioni giornaliere fino a 0,7 milioni di euro nella peggiore delle ipotesi, anche se non si esclude una linea meno severa.

Non ci sono dubbi, invece, sul criterio cronologico: le banche segnalate stanno accumulando sanzioni ogni giorno che passa senza colmare l’inerzia in ambito climatico. Possono essere prese in considerazione anche fattori attenuanti, il che significa che alcune multe potrebbero essere ridotte o addirittura annullate, secondo quanto riportato da The Business Times.

Il ruolo della Bce e il peso dell’inflazione

La stessa normativa europea richiede alle banche di valutare se sono o saranno esposte a rischi materiali e di riflettere questa esposizione nelle loro riserve di capitale. In base alle disposizioni della Bce, gli istituti di credito devono comprendere nelle loro analisi:

- tutti i fattori rilevanti collegati ai rischi climatici e ambientali;

- l’esposizione degli istituti a questi fattori

Come spiegato da Frank Elderson, membro del consiglio esecutivo della Bce “una valutazione della materialità non è solo un ‘nice to have’ – conoscere i propri rischi è una precondizione per poterli affrontare”.

Sempre meno in contraddizione tra di loro, le scelte green e la redditività degli istituti sono ormai strettamente connessi.

Si parta da un presupposto: l’obiettivo primario delle politiche monetarie varate dalla Bce è contenere l’inflazione entro un tasso del 2% nel medio termine. Da questo obiettivo principale discendono a cascata una serie di effetti su altri impegni della Banca centrale, in primis il sostegno alla transizione verde dell’economia, in linea con gli obiettivi climatici dell’Unione.

Nostro malgrado, la relazione si è manifestata con chiarezza da luglio 2022, quando la Bce è dovuta intervenire con il rialzo dei tassi per contenere l’inflazione. Dieci rialzi consecutivi che hanno contribuito a far calare l’inflazione dal picco del 10,6% (ottobre 2022) al 2,4% si aprile 2024.

Una scelta necessaria, che ha avuto inevitabili ripercussioni sui cittadini e anche sulla transizione green. Come spiegato da Piero Cipollone, Membro del Comitato esecutivo della Bce, al Festival dell’Economia di Trento, anche i costi della transizione green hanno risentito del maggior costo del credito, seppur temporaneamente.

“Siamo esposti a un circolo vizioso, in cui l’economia si ritrova arenata in un ciclo continuo di gestione delle crisi, che riduce la possibilità di effettuare gli investimenti necessari alla transizione verde”, chiosa Cipollone.

La differenza rispetto alla Fed

Trattando il tema, non poteva venir meno l’atavica questione europea: qual è l’equilibrio tra regu lation e competitività? Storicamente, l’impegno a combattere il cambiamento climatico è stato ostacolato da quella che Mark Carney ha definito la “tragedia dell’orizzonte breve”, rappresentato quest’ultimo dagli interessi economici che dominano le scelte dei decisori.

Molte banche europee sono preoccupate di perdere ulteriore terreno rispetto agli Usa, dove la Fed utilizza un approccio meno rigoroso. La storia recente, però, ricorda che a volte non seguire l’approccio soft degli Usa può aiutare l’Unione ad evitare traumi di sistema, soprattutto se si parla di banche.

Il rigore di Francoforte contrasta con l’approccio della Federal Reserve, che per il presidente Jerome Powell ha “responsabilità strette, ma importanti, riguardo ai rischi finanziari legati al clima”.

Sebbene alcune banche abbiano iniziato a mettere da parte capitale per coprire i rischi legati al clima e migliorato la loro gestione del rischio, il consigliere Elderson ha elencato diverse carenze da parte degli istituti bancari, tra cui:

- Non considerare tutte le categorie di rischio rilevanti;

- Concentrarsi solo sui rischi di transizione e omettere i rischi fisici, o considerare solo un sottoinsieme di regioni geografiche;

- Utilizzare un approccio netto piuttosto che lordo per identificare i rischi, compromettendo la capacità delle banche di misurare l’impatto reale e pianificare la mitigazione.

La stretta relazione tra clima e produttività

In base al rapporto europeo 2023 sullo stato del clima, l’Europa è il continente che si riscalda più rapidamente al mondo, a un ritmo doppio rispetto alla media mondiale dagli anni ‘80, anche se questo non è dovuto solo all’inquinamento.

I dati dimostrano che tenere distinti clima e redditività è pericoloso. I rischi collegati agli eventi climatici estremi sono così elevati che in Italia è stato introdotto l’assicurazione obbligatoria contro i danni da calamità naturali, da stipulare entro la fine dell’anno.

I dati dell’Agenzia europea dell’ambiente sono netti: dal 1980 al 2022 gli eventi meteorologici e climatici hanno causato perdite economiche pari a circa 650 miliardi di euro nell’Ue e nel 2022 le perdite annuali sono aumentate del 41% rispetto al 2009.

Secondo un rapporto congiunto Bce-Autorità europea delle assicurazioni e delle pensioni aziendali e professionali (European Insurance and Occupational Pensions Authority, EIOPA), nell’Unione è assicurato solo un quarto delle perdite dovute a eventi meteorologici e climatici estremi. La copertura assicurativa è minore tra le fasce meno abbienti della popolazione, proprio quelle che tendenzialmente vivono in abitazioni più esposte alle catastrofi naturali. L’Eea conferma che un cittadino europeo su otto è esposto al rischio alluvione o siccità.

Il cambiamento climatico, inoltre, rende imprevedibile l’andamento dell’inflazione e più complessa la gestione della politica monetaria. Da un lato, infatti, i crescenti danni e la maggiore incertezza connessi al cambiamento climatico possono ridurre la crescita della produttività, anche a causa di un maggio risparmio a scopo precauzionale, mentre gli investimenti e le innovazioni indotti dalle politiche di transizione potrebbero avere un effetto positivo.

La relazione clima-finanza raggiunge forse il suo punto più alto, almeno in termini di evidenza, nel sistema di scambio delle quote di emissioni, che sta riscuotendo un discreto successo in termini ambientali.

L’impegno dell’Ue è insufficiente

Nonostante gli sforzi, dunque, l’impegno dell’Ue per contenere il cambiamento climatico non è ancora sufficiente.

La valutazione della Commissione europea del dicembre 2023 ha riscontrato che le misure contenute nelle proposte di piani nazionali per l’energia e il clima degli Stati membri non erano sufficienti a conseguire gli obiettivi dell’UE per il 2030 in termini di emissioni di gas a effetto serra, assorbimenti di carbonio, energie rinnovabili ed efficienza energetica.

A gennaio 2024 il Comitato consultivo scientifico europeo sui cambiamenti climatici ha rilevato la necessità di maggiori sforzi in tutti i settori per realizzare gli obiettivi climatici dell’UE dal 2030 al 2050, in particolare nei settori dell’edilizia, dei trasporti, dell’agricoltura e della silvicoltura.

Come spesso ricordato su Obiettivo Esg, anche se tutti gli impegni nazionali fossero rispettati, l’obiettivo delle emissioni nette pari a zero nel 2050 sarebbe comunque molto lontano. Uno scenario sviluppato dal Network for Greening the Financial System (NGFS), che riunisce banche centrali e autorità di vigilanza che si dedicano a questioni climatiche in tutto il mondo, evidenzia che per azzerare le emissioni entro il 2050 la quota dei combustibili fossili nel mix energetico dell’Ue deve diminuire dal 73% circa del 2020 a circa il 20% nel 2050. Con le politiche attuali, si arriverebbe invece ad un livello poco inferiore al 60% come ricordato da Piero Cipollone.

[Fonte grafico: Banca centrale europea | Eurosistema]


L’eziologia di questo scenario è ben descritta dalle parole del membro esecutivo Bce: “In passato, quando gli effetti sembravano lontani, non abbiamo investito a sufficienza, e quindi ora dobbiamo sostenere costi più elevati sia per fronteggiare l’impatto che i cambiamenti climatici hanno oggi sulle nostre economie, sia per gli investimenti richiesti a prevenire i danni futuri”.

Le ripercussioni sugli Stati

Relegare a Francoforte la questione finanza-clima sarebbe un grave errore dato che le politiche monetarie delle banche nazionali dipendono direttamente dalla Bce. Diversi studi dimostrano come le condizioni meteorologiche estreme, come siccità, alluvioni ed estati eccessivamente calde, possano incidere sia sul livello dell’inflazione che sulla sua volatilità.

Secondo le stime della Bce, le temperature estreme dell’estate 2022 hanno fatto aumentare l’inflazione dei beni alimentari in Europa di circa 0,7 punti percentuali complessivamente in un solo anno e gli effetti potrebbero essere ancora più pronunciati in futuro, salendo all’1% nel 2035 e a quasi il 2% nel 2060.

[Fonte grafico: Banca centrale europea | Eurosistema]

Maggiore resilienza agli shock energetici

Il periodo successivo allo scoppio della guerra in Ucraina ha insegnato bene agli europei cosa significhi vivere in un contesto di forte inflazione, soprattutto in quei Paesi, come l’Italia, dove gli stipendi non subiscono abbastanza adeguamenti. Anche questa soluzione, tra l’altro, ha dei rischi considerevoli: siccome il cambiamento climatico limita la produttività, oltre un certo livello l’incremento dei salari reali “supererebbe” il Pil. In pratica, l’aumento dei salari avrebbe l’effetto paradossale e distorsivo di accrescere ulteriormente l’inflazione.

Sul punto, giova ricordare che dopo un lungo torpore, l’Ue si è improvvisamente scoperta dipendente dalla Russia di Putin pagando cara la sua dipendenza dai combustibili fossili. L’incremento dei prezzi dell’energia e dei beni e servizi sensibili all’energia ha contribuito per circa 6 punti percentuali al livello dell’inflazione dell’area dell’euro, schizzata oltre il 10% nell’ottobre 2022. Come sottolineato anche da Piero Cipollone al Festival dell’Economia di Trento, una maggiore disponibilità di energie rinnovabili avrebbe ridotto l’entità dello shock.

Anche la preoccupazione relativa ai costi della transizione green va ridimensionata. “Gli sforzi volti a garantire l’approvvigionamento delle principali materie prime, a effettuare acquisti comuni o a sostenere l’innovazione per limitare la dipendenza da queste – spiega Cipollone – possono contribuire a ridurre la nostra esposizione al prezzo e alla disponibilità di metalli e minerali essenziali per la transizione verde come il rame o il litio”.

[Fonte grafico: Banca centrale europea | Eurosistema]

Le politiche green possono persino rivelarsi molto redditizie come dimostrano i progressi conseguiti nelle fonti energetiche rinnovabili, nello stoccaggio in batteria e nelle reti intelligenti.

Sfruttando i vantaggi dell’economia di scala, la diffusione di queste soluzioni abbatte i costi e alimenta un ciclo di innovazione e investimenti in grado di autoalimentarsi.

Gli effetti benefici dell’economia di scala verrebbero infine amplificati dall’integrazione del mercato europeo dell’energia che consentirebbe di incrementare l’efficienza e la resilienza dell’Unione.

A pochi giorni dalle elezioni di giugno, la maggiore solidità appare sempre di più l’unica via per garantire un futuro prospero all’Ue.

Un team di giornalisti altamente specializzati che eleva il nostro quotidiano a nuovi livelli di eccellenza, fornendo analisi penetranti e notizie d’urgenza da ogni angolo del globo. Con una vasta gamma di competenze che spaziano dalla politica internazionale all’innovazione tecnologica, il loro contributo è fondamentale per mantenere i nostri lettori informati, impegnati e sempre un passo avanti.

Sostenibilità

Consumi, il carrello della spesa ‘green’ vale...

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Secondo i dati dell'Osservatorio Immagino di Gs1 Italy1, l'83,8% dei prodotti analizzati ha in etichetta un claim sulla sostenibilità

 - (Fotogramma)

Gli scaffali della grande distribuzione organizzata sono sempre più green: merito dei 116.699 prodotti (l'83,8% di quelli analizzati) che comunicano in etichetta la loro sostenibilità attraverso uno dei numerosi claim relativi a questa tematica rilevati dall’Osservatorio Immagino di Gs1 Italy1, il report semestrale che dal 2017 analizza e racconta i cambiamenti del carrello della spesa partendo dalle informazioni presenti sulle etichette di 139.302 prodotti, responsabili dell’83,1% del giro d’affari 2023 del canale supermercati e ipermercati italiani.

Complessivamente il paniere dei prodotti 'green' genera 43,8 miliardi di euro di vendite, contribuendo per il 92,1% al giro d’affari complessivo del largo consumo confezionato. Le vendite a valore nel 2023 sono cresciute di +9,3% su base annua, mentre i volumi sono calati di -4,5%. Dal 2023 l’Osservatorio Immagino ha adottato una lettura innovativa, ampia e sistematica, dei claim relativi alla sostenibilità presenti sulle etichette dei prodotti confezionati di largo consumo, realizzata in collaborazione con l’Istituto di Management della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa per approfondire l’analisi della eco-comunicazione on pack in tutte le sue sfaccettature.

"Nonostante il contesto non facile, il tema della sostenibilità si rivela sempre più importante per l’industria del largo consumo, con produttori e distributori che continuano a investire in quest’area per rispondere alle esigenze dei consumatori e alla legislazione vigente. Le tematiche che abbiamo voluto affrontare fanno riferimento non solo al prodotto in sé ma anche al suo packaging e, più in generale, all’impegno delle aziende per ridurre l’impatto ambientale, rinforzare il loro ruolo sociale e garantire il rispetto e la salvaguardia del benessere animale in tutta la filiera", spiega Marco Cuppini, research and communication director di Gs1 Italy.

Le tre declinazioni della sostenibilità

Tra le tre macro-declinazioni della sostenibilità, la più 'praticata' è quella ambientale (83,6% dei prodotti), espressa soprattutto dalle indicazioni pratiche per la gestione del prodotto e della raccolta differenziata. Gli oltre 116mila prodotti di questo paniere hanno realizzato 43,8 miliardi di euro di vendite. L’analisi per reparto merceologico condotta dall’Osservatorio Immagino ha rilevato la maggior presenza di prodotti che comunicano la sostenibilità ambientale in etichetta nel freddo (100% delle referenze) e nel fresco (99,6%), mentre per quanto riguarda la tipologia di produttori spiccano le private label (91,0%) e i brand top 20 (90,5%).

Ma quali sono le singole caratteristiche ambientali più riportate sulle etichette dei prodotti di largo consumo? La più diffusa è la riciclabilità del packaging, presente sul 54,5% dei prodotti monitorati dall’Osservatorio Immagino e con vendite in aumento di +13,3% a valore e in calo di -1,9% a volume su base annua. Segue l’indicazione della formulazione sostenibile degli ingredienti, rilevata sul 21,5% delle referenze e con un trend di vendita annuo di +8,2% a valore e di -4,6% a volume. A livello di performance annua, rispetto alla media, si sono fatti notare i claim riciclato (+15,7 a valore e -1,3% a volume), le informazioni sulla biodegradabilità (+33,4 a valore e -1,7% a volume) e quelle sulla plastica ridotta (+13,8 a valore e -1,4% a volume).

La seconda dimensione analizzata dall’Osservatorio Immagino è quella della sostenibilità sociale, richiamata sulle confezioni di 11.650 prodotti (8,4% del totale) che hanno sviluppato 6,1 miliardi di euro di fatturato. Le aree merceologiche più impegnate su questo fronte sono freddo e cura persona (rispettivamente 11,5% e 10,0% dei prodotti). Tra i produttori spiccano i follower (21-200) e i top 20 (rispettivamente 11,0% e 10,4%). Infine, l’impegno per il benessere animale accomuna 2.803 prodotti (2,0%) con 1,4 miliardi di euro di sell-out, diffusi soprattutto nel reparto gelati e surgelati (4,9% dei prodotti) e tra le referenze realizzate dai produttori follower (3,1%).

L'analisi dei consumatori

In questa sua quindicesima edizione, l’Osservatorio Immagino ha voluto inserire un ulteriore approfondimento: l’analisi socio-demografica delle famiglie acquirenti per claim di sostenibilità in etichetta. Ne è risultata una mappatura inedita e dettagliata, che ha evidenziato sia la maggior sensibilità delle famiglie giovani con figli piccoli, sia il ruolo discriminante della fascia di reddito nelle scelte dei prodotti sostenibili.

Da quest’analisi dell’Osservatorio Immagino è emerso che ci sono claim (come 'riciclato' e 'riciclabile') che sono diffusi in modo trasversale e omogeneo tra i diversi cluster di famiglie. Altri, invece, sono più segmentati: ad esempio, il claim 'contenuto bio-based', è più presente nel carrello della spesa delle famiglie giovani con figli sotto i sei anni, mentre quelli relativi ai 'disciplinari di filiera' sono presenti con dati superiori alla media nelle famiglie a reddito più alto, in quelle più giovani senza figli e in quelle con età più matura e senza figli conviventi.

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Sostenibilità

WellWeek 2024, a Napoli terza tappa con il Forum...

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L’ultimo dei grandi appuntamenti della WellWeek, arriva il prossimo 20 settembre presso la sede dell’Unione Industriali sita in Palazzo Partanna

WellWeek 2024, a Napoli terza tappa con il Forum Sostenibilità

Il Forum Sostenibilità, l’ultimo dei grandi appuntamenti della WellWeek, arriva il prossimo 20 settembre a Napoli, presso la sede dell’Unione Industriali sita in Palazzo Partanna. L’evento giunge quest’anno alla sua ottava edizione, proponendosi ancora una volta come momento di confronto in merito alle strategie di sostenibilità delle aziende e al ruolo delle istituzioni nel favorire lo sviluppo sostenibile del Paese. L’evento si aprirà con un talk show che mira a fare il punto su uno dei temi centrali della WellWeek, 'L'innovazione al servizio della sostenibilità e del benessere'.

Con la conduzione del giornalista Luigi Monfredi, il panel vedrà la testimonianza di realtà quali Spencer&Lewis, Ics Maugeri, Anm, Ferrarelle, Intesa Sanpaolo e Inps. Il resto dell’evento vedrà, in tre sale parallele, tra talk show, workshop e tavoli tematici, toccare diverse tematiche tra cui il contributo delle aziende alla lotta ai cambiamenti climatici, i nuovi modelli di leadership per guidare il cambiamento sostenibile, la protezione della biodiversità, nuove tecniche di produzione eco-compatibile, la rivoluzione della mobilità turistica.

Altro momento atteso il talk show a cura di Anm (Azienda Napoletana Mobilità), Official Partner dell’evento, dal titolo 'Turismo, mobilità e rigenerazione urbana: verso un futuro sostenibile', con la conduzione di Simona Tedesco (direttore Dove) e l’intervento di Maria Corbi, Francesco Favo e Marco Izzolino di Anm e Maria Elena Rossi, direttore Marketing dell’Agenzia Nazionale del Turismo.

Tra le altre aziende che porteranno una testimonianza troviamo: Enac, Atlante, Kraft Heinz, Loacker, Markas, Anas, Italferr, Fondazione Cariplo, Schneider Electric, Epson, Save the Duck, FlixBus, Wind Tre Business, e molte altre. L’evento si svolgerà sotto il Patrocinio del Comune di Ischia e il Patrocinio Associativo di Convention Bureau Napoli e dell’Unione degli Industriali della Provincia di Napoli.

Oltre ad Adnkronos, hanno collaborato in qualità di Main Media Partner Corriere della Sera e Rds, Azienda Napoletana Mobilità Anm in qualità di Official Partner, Spencer&Lewis in qualità di Content Partner, e CoachHub, nCore Hr e Risorse Professional in qualità di Forum Partner. Kuriu in qualità di Social Media Partner. Parlamento Magazine, Fasi.eu, Canale Energia in qualità di Media Partner. Consecution Group, Kekyjob, Vip District, Walà in qualità di Partner Associativi. Università degli Studi di Milano Bicocca, Università Iulm in qualità di Partner Accademici.

I panel della Main Session sarà presto disponibili sul sito

www.comunicazioneitaliana.tv.

È inoltre prevista la pubblicazione di una sintesi dei tavoli a porte chiuse su

www.comunicazioneitaliana.org

www.wellweek.it

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Sostenibilità

A Roma Toyota inaugura murale ‘mangiasmog’...

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L'opera - sostenuta nell'ambito della WeHybrid Race - è parte del progetto "Aria a Colori" realizzato dall’artista Amalia Tucci

A Roma Toyota inaugura murale 'mangiasmog' Transmission

E' stato inaugurato a Roma il murale 'Transmission' nell'ambito della WeHybrid Race Toyota, in collaborazione con Retake ETS, come parte del progetto "Aria a Colori" realizzato dall’artista Amalia Tucci. L'opera sorge nel sottopasso della Metro San Paolo, con l’obiettivo di migliorare concretamente la qualità della vita nelle città italiane attraverso l'arte urbana. Infatti l’opera non solo arricchisce esteticamente uno degli snodi più frequentati della città, precedentemente caratterizzato da uno stato di decoro non all’altezza della rilevanza del luogo, ma contribuisce in modo tangibile a rendere l'aria più pulita grazie a speciali vernici fotocatalitiche "mangia smog", capaci di neutralizzare le sostanze nocive come gli NOx. Queste vernici, completamente naturali e inodori, trasformano ogni 100 mq di murales in un'area con effetti benefici pari a quelli di 100 mq di bosco. Questo intervento migliora la qualità dell’aria in una zona ad alta densità di traffico, offrendo un beneficio diretto ai residenti e a chi frequenta quotidianamente la metro.

Al centro dell'opera, un volto respira aria pulita, mentre i circuiti elettrici, simbolo della connessione tra uomo, natura e tecnologia, si trasformano in fiori. Questo sistema rigenerativo armonioso simboleggia la capacità della cittadinanza di affrontare le sfide della sostenibilità attraverso una continua evoluzione, supportata dalle nuove tecnologie e dall'intelligenza artificiale. L'opera invita a riflettere sull'importanza di trasmettere conoscenze e valori per creare un futuro più consapevole e sostenibile. Il progetto "Aria a Colori", presentato a Roma con la partecipazione di rappresentanti istituzionali e di cittadini, ha già visto il suo debutto in città come Milano, Salerno, Bari e Arezzo, con risultati positivi che porteranno il coinvolgimento anche altre città italiane. Ogni nuova installazione segna un passo significativo nella trasformazione degli spazi urbani, rendendoli più vivibili e sostenibili per le comunità locali.

L’iniziativa nasce dal coinvolgimento dei clienti Toyota nella WeHybrid Race, una competizione amichevole che ha incoraggiato i partecipanti a percorrere chilometri in modalità elettrica, impegnandosi in una mobilità più responsabile e dando loro la possibilità di scegliere la realizzazione di progetti concreti per l’ambiente e la collettività. Come ha sottolineato Alberto Santilli - Amministratore Delegato Toyota Motor Italia "il Murale che inauguriamo oggi è un regalo ai romani da parte degli oltre 110 mila nostri clienti che aderiscono al programma WeHybrid" con quale "chi inquina meno vince. Non solo perché risparmia e ottiene una serie di vantaggi per se, ma anche perché può donare qualcosa alla sua città".

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