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Quanto pesa la denatalità sull’economia? L’analisi nella relazione Bankitalia

Quanto pesa il calo demografico sull’economia nazionale e internazionale? Per rispondere al quesito è utile analizzare la Relazione Annuale 2023 della Banca d’Italia che tra tensioni geopolitiche, inflazione e immigrazione ha delineato alcuni punti chiave necessari per capire come il presente sta alterando il prossimo futuro.

Innanzitutto, si prevede un calo significativo della popolazione in età lavorativa entro il 2040, con una diminuzione di 5,4 milioni di persone, nonostante un afflusso netto dall’estero. Questo calo demografico potrebbe tradursi in una riduzione del PIL del 13%. Nonostante il calo demografico, l’immigrazione dall’estero ha contribuito a mantenere quasi stabile la popolazione. Il saldo migratorio netto è aumentato da +261mila nel 2022 a +274mila nel 2023.

Nel 2023, le tensioni internazionali, inoltre, si sono acuite, influenzando le politiche economiche e commerciali, aumentando i rischi finanziari per le imprese e inducendo una riconfigurazione degli scambi commerciali verso partner considerati più sicuri. La crescita economica globale è stata pari ad un +3,2%. Le banche centrali nelle maggiori economie avanzate hanno inasprito ulteriormente l’orientamento delle politiche monetarie per contrastare le pressioni sui prezzi. L’inflazione è scesa rapidamente dai picchi raggiunti nel 2022, riportandosi su livelli più vicini agli obiettivi delle stesse banche centrali. Mentre i più alti tassi di interesse hanno accresciuto il rischio di default per i paesi a basso reddito con debiti rilevanti verso l’estero.

Le divisioni tra blocchi di paesi hanno ostacolato la realizzazione di azioni concrete per il raggiungimento di alcuni obiettivi condivisi dalla comunità internazionale, soprattutto relativi alle politiche green. E il tema della finanza sostenibile è stato al centro del G20 e G7 che hanno ribadito gli sforzi volti a rafforzare il ruolo delle istituzioni finanziarie internazionali e la necessità di progredire sulla sicurezza degli approvvigionamenti energetici e alimentari. E la denatalità potrebbe ulteriormente influenzare le politiche future.

L’economia mondiale e le relazioni internazionali

“Sulle prospettive di crescita di lungo termine – spiega la relazione 2023 di Bankitalia – pesa soprattutto la debole dinamica della produttività che, ad esclusione degli Stati Uniti, ha continuato a rallentare durante la pandemia, sia nelle economie avanzate sia in alcune tra quelle emergenti; questo andamento si aggiunge per molti paesi – soprattutto avanzati – a un calo demografico, che pone a sua volta un freno all’attività economica. Tali sviluppi appaiono più preoccupanti se si considera il ridotto spazio di manovra fiscale a disposizione dei governi nazionali. Il debito pubblico a livello globale, dopo la significativa crescita avvenuta nel 2020 a causa delle misure di stimolo varate durante l’emergenza sanitaria, è aumentato nuovamente nel 2023: secondo le stime dell’Fondo Monetario Internazionale (Fmi), ha raggiunto il 93,2 per cento del PIL mondiale (da 91,3 nel 2022) e continuerà a crescere nel decennio in corso, raggiungendo il 98,8 per cento nel 2029”.

Il Fmi promuove la cooperazione globale sulle materie monetarie e finanziarie, vigila sulle politiche macroeconomiche e fornisce assistenza finanziaria in caso di crisi. “Il profondo mutamento del sistema monetario internazionale ha spinto nel tempo gli organi esecutivi del Fondo ad adattarne il ruolo ai nuovi scenari, anche senza una modifica formale del mandato. In particolare, la funzione di sorveglianza è stata estesa alle cosiddette politiche macrocritiche, ossia tutte le politiche nazionali che possono avere un impatto, anche in prospettiva, sulla stabilità macroeconomica e su quella della bilancia dei pagamenti. In questa direzione la Climate Policy Strategy adottata dall’FMI nel 2021 prevede una sorveglianza a livello bilaterale quando la stabilità economica sia minacciata dai rischi climatici. Nella stessa ottica, la sorveglianza dell’FMI considera inoltre l’impatto di altri fattori come le tendenze demografiche, le disuguaglianze sociali e le innovazioni tecnologiche”, ha concluso in merito Bankitalia.

Focus sulle famiglie

Mentre gli andamenti demografici spopolano il Mezzogiorno e la povertà assoluta è in aumento con il rischio di colpire i minori, Bankitalia ha riportato le stime dei dati Istat sulle spese delle famiglie che vedono nel 2023 la quota di individui in condizioni di povertà assoluta raggiungere il 9,8 per cento (8,5 per cento delle famiglie), pressoché come nell’anno precedente; “l’incidenza si è confermata decisamente più elevata tra le famiglie con stranieri (oltre il 30 per cento) e in quelle la cui persona di riferimento è più giovane di 45 anni (quasi il 12) – continua la relazione -. L’incidenza della povertà individuale era di 2,2 punti percentuali superiore a quella del 2019. Vi ha inciso il marcato aumento dei prezzi nel biennio 2022-23, che ha eroso il potere d’acquisto dei redditi soprattutto tra le famiglie meno abbienti per via della composizione del loro paniere di consumo”.

Per il 2023 il Governo ha modificato la disciplina del reddito di cittadinanza (RdC), limitandone la durata a sette mesi per le famiglie in cui non erano presenti componenti minorenni, con più di 59 anni o disabili, o che non erano state prese in carico dai servizi sociali. Il numero di nuclei che hanno percepito almeno una mensilità dell’RdC (o della pensione di cittadinanza, PdC) si è ridotto per il secondo anno consecutivo, da 1,7 a 1,4 milioni. Nel 2024 l’RdC è stato sostituito dall’assegno di inclusione, caratterizzato da requisiti di accesso economici e demografici più restrittivi rispetto all’RdC, tranne che per quelli di residenza per le famiglie straniere.

Secondo i dati dell’INPS, a fine marzo beneficiavano del sostegno 590.000 nuclei familiari. Per le persone in condizione di disagio economico tra i 18 e i 59 anni, il Governo ha inoltre introdotto, da settembre 2023, il supporto per la formazione e il lavoro (SFL), un’indennità non rinnovabile di durata limitata a dodici mesi, condizionata all’adesione a programmi formativi o a progetti utili per la collettività. Secondo i dati dell’INPS, a marzo erano state accolte poco più di 60.000 domande.

L’offerta di lavoro

Nei prossimi anni l’offerta di lavoro continuerà a risentire della dinamica demografica. Lo spiega Bankitalia che riportando lo scenario mediano delle ultime proiezioni dell’Istat, sostiene che entro il 2040 la popolazione tra 15 e 64 anni si ridurrà di 5,4 milioni di individui (14,4 per cento). “Il calo sarebbe in parte attenuato se il saldo migratorio netto con l’estero rimanesse in linea con quanto osservato nell’ultimo biennio (267.000 persone all’anno), al di sopra di quanto attualmente incluso nelle proiezioni (173.000). Il Dpcm del 27 settembre 2023 (decreto “flussi”) prevede l’ingresso di 151.000 lavoratori stranieri in media all’anno nel triennio 2023-25. Lo stesso decreto favorisce un incremento dell’immigrazione al di fuori delle quote per alcune categorie, in particolare per gli stranieri iscritti a un ciclo di studi superiori in Italia e che intendono rimanere nel Paese dopo averlo completato- e continua -. Il saldo migratorio netto è ridotto dall’emigrazione dei giovani italiani, più elevata fra i laureati. I flussi in uscita sono cresciuti marcatamente dopo la crisi del debito sovrano, quando in Italia il tasso di disoccupazione per la fascia di età 20-34 è fortemente aumentato rispetto a quello medio dell’area dell’euro; negli anni più recenti sono lievemente diminuiti”.

In sintesi, questi trend demografici hanno importanti implicazioni per l’economia italiana, influenzando il mercato del lavoro, la crescita economica e la sostenibilità dei sistemi di previdenza sociale. La Banca d’Italia ha sottolineato l’importanza di politiche efficaci per affrontare queste sfide demografiche.

Un team di giornalisti altamente specializzati che eleva il nostro quotidiano a nuovi livelli di eccellenza, fornendo analisi penetranti e notizie d’urgenza da ogni angolo del globo. Con una vasta gamma di competenze che spaziano dalla politica internazionale all’innovazione tecnologica, il loro contributo è fondamentale per mantenere i nostri lettori informati, impegnati e sempre un passo avanti.

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Divieto di elemosina, la Svezia vuole rendere illegale la...

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Niente più accattoni per le strade della Svezia. La proposta viene dal governo di centro destra del Paese scandinavo, che ha formato una commissione che dovrà redigere entro il 26 giugno prossimo un rapporto su pro e contro e come introdurre il divieto nazionale di elemosina.

Attualmente i Comuni possono già vietare la pratica in alcuni luoghi specifici attraverso ordinanze locali e a determinate condizioni, ma nelle proposte della campagna elettorale portata avanti dal partito di estrema destra Democratici Svedesi (che non fa parte del governo ma lo sostiene in Parlamento) c’era per l’appunto quella di generalizzare la proibizione a tutto il territorio nazionale.

Perché, dicono, l’aumento del numero dei mendicanti ha portato all’aumento della criminalità. Una crescita dovuta anche al fatto che, afferma il governo istituendo la commissione, dall’inizio degli anni 10 del 2000, “i cittadini dell’Ue hanno cominciato a venire in Svezia in misura maggiore rispetto a prima, tra le altre cose, per chiedere l’elemosina”.

La commissione incaricata dal governo dovrà analizzare come funziona il sistema attuale e le normative locali, se sia possibile ampliare i limiti all’accattonaggio, nonché i vantaggi e gli svantaggi che presenta la normativa attuale rispetto ad un divieto nazionale. Infine, dovrà presentare proposte costituzionali che vietino l’accattonaggio a livello nazionale.

Governo non compatto, ma nemmeno l’opposizione

Alla novità sono seguite critiche da più parti, in primis all’interno della stessa coalizione di governo, formata da Moderati, Democratici Cristiani e Liberali: questi ultimi soprattutto avevano già detto che si sarebbero opposti all’introduzione del divieto di accattonaggio, e, se anche solo tre loro parlamentari votassero contro la proposta, la maggioranza andrebbe sotto, con i rischi del caso.

Ma anche l’opposizione non è compatta: i Verdi, il Partito di Centro e quello della Sinistra intendono opporsi alla misura, mentre i Socialdemocratici no, quindi il provvedimento, peraltro ancora da formulare, ha chances di passare.

Fanny Siltberg, portavoce dell’organizzazione cristiana Stockholms Stadsmission, ha definito il progetto “un inutile tentativo di spostare il problema rendendo illegale la povertà“. Mentre la liberale Anna Starbrink ha già detto che non voterà a favore, perché “non si può vietare alle persone di chiedere aiuto”.

La questione è complessa, perché oltre ad investire temi etici ed economici, si allarga anche al discorso della libertà di movimento: i Moderati hanno infatti già proposto di limitare la libera circolazione all’interno dell’Ue per coloro che viaggiano con lo scopo di mendicare.

In ogni caso, una normativa nazionale e generalizzata potrebbe rivelarsi incostituzionale, tanto che diverse associazioni hanno già fatto sapere che eventualmente presenteranno ricorso. Non solo: la Corte europea dei diritti dell’uomo ha già stabilito che le sanzioni contro le persone che fanno l’elemosina violano i diritti sanciti nella Convenzione europea (CEDU), che la Svezia ha ratificato.

Ma la Svezia è sola in questa ‘crociata’?

Paesi in cui fare l’elemosina è vietato

In Norvegia chiedere l’elemosina è vietato a livello nazionale dal 2015. Ma anche qui ci sono state molte proteste poiché la norma è stata vista come una misura troppo severa nei confronti dei senzatetto e delle persone in difficoltà. Il divieto è stato introdotto anche per contrastare le attività criminali legate al fenomeno, come le reti organizzate di sfruttamento dei mendicanti.

In Danimarca la pratica è illegale dal 2017. Il governo ha introdotto la legge per ridurre il problema delle persone che chiedono denaro nei luoghi pubblici, in particolare nelle città turistiche. La polizia può arrestare coloro che infrangono il divieto e, in alcuni casi, i trasgressori rischiano la detenzione.

Nel Regno Unito, l’accattonaggio era illegale in base a una legge del 1824, e nella pratica è raramente perseguito. Le autorità locali possono comunque emettere multe o imporre sanzioni amministrative alle persone che chiedono denaro in maniera insistente o aggressiva.

In molte città degli Stati Uniti mendicare è vietato o fortemente regolamentato. Città come New York, Los Angeles e Chicago hanno adottato leggi che limitano l’elemosina nelle aree pubbliche, vicino alle scuole o ai trasporti pubblici. Tuttavia, il divieto è spesso criticato per il suo impatto sui senzatetto.

Alcuni cantoni svizzeri, come Ginevra e Vaud, hanno introdotto divieti locali contro la mendicità per scoraggiare i questuanti, spesso collegati a reti di sfruttamento e tratta di persone.

La situazione in Italia

In Italia chiedere l’elemosina in modo semplice e non molesto non è un reato, ma l’articolo 669 del Codice Penale prevede sanzioni e arresto in caso di mendicità molesta, vessatoria, simulando deformità o malattie o sfruttando i minori per destare pietà nelle persone.

E sullo sfruttamento di minori, il Ddl sicurezza approvato due settimane fa introduce delle modifiche all’articolo 600-octies c.p., prevedendo che sia punito l’impiego nell’accattonaggio di minori fino ai sedici anni di età (non più fino ai quattordici anni) ed innalzando la pena da uno a cinque anni di reclusione, invece dei tre anni attualmente previsti. Introduce anche un inasprimento delle pene nel caso di induzione e sfruttamento dell’altrui accattonaggio “a fini di profitto”.

A livello locale, poi, alcuni Comuni hanno introdotto ordinanze che vietano l’elemosina in specifici luoghi pubblici, specialmente nei centri storici o nelle aree turistiche, ad esempio in città come Milano e Firenze.

Perché vietare l’elemosina

Molte volte il divieto di accattonaggio risponde a logiche populiste e di ‘sicurezza percepita’, com’è anche nel caso della Svezia dove il numero dei mendicanti in realtà risulta in diminuzione. Ma anche se a prima vista può sembrare un provvedimento punitivo che certamente non risolve il problema della povertà ma lo nasconde solo sotto al tappeto, in realtà ci sono dei buoni motivi per vietare l’elemosina:

lotta contro il crimine organizzato: in molte aree, l’elemosina è sfruttata da gruppi criminali che obbligano le persone, spesso migranti o minorenni, a mendicare per loro conto. Vietare l’elemosina potrebbe limitare questa forma di sfruttamento.
decoro urbano: vietare l’elemosina aiuta a mantenere il decoro delle città, specialmente nelle aree turistiche. La presenza di mendicanti in luoghi ad alto afflusso può essere percepita come un problema per il turismo e il commercio locale.
riduzione delle situazioni pericolose: in alcune aree, la mendicità può degenerare in episodi di aggressività, soprattutto quando viene praticata in modo insistente. Vietare l’elemosina potrebbe ridurre il rischio di conflitti tra mendicanti e cittadini.

Ovviamente sono molti i problemi collegati al divieto di accattonaggio, tralasciando questioni etiche come il fatto, per dirne uno, che l’aiuto alle persone bisognose è uno dei doveri del buon cristiano.

Gli svantaggi del vietare l’elemosina

Allo stesso tempo, vietare l’elemosina ha alcune conseguenze che dovrebbero essere tenute ben presenti:

impatto sui più vulnerabili: la principale critica verso il divieto è che colpisce le persone più fragili, che spesso non hanno altre risorse, determinando una ancora maggiore emarginazione sociale e privando queste persone di una fonte di sussistenza seppur minima
misura punitiva anziché assistenziale: invece di affrontare alla radice le cause della povertà e della marginalizzazione, il divieto punisce coloro che già vivono in condizioni di estrema difficoltà.
rischio di invisibilizzazione del problema: vietare l’elemosina non risolve il problema ma rischia di renderlo meno visibile portando le autorità e la società civile a non impegnarsi adeguatamente nell’affrontarlo.

Insomma, la commissione messa in piedi dal governo svedese ha parecchi aspetti di cui tener conto.

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Mangiare pesce in gravidanza può ridurre il rischio di...

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Mangiare pesce durante la gravidanza potrebbe abbassare significativamente il rischio di autismo per il nascituro, riducendolo fino al 20%. Questa è la conclusione di un recente studio finanziato dal programma ECHO dei National Institutes of Health e pubblicato sull’American Journal of Clinical Nutrition. Lo studio suggerisce che il pesce, già noto per i suoi benefici sulla salute grazie agli acidi grassi omega-3, giochi un ruolo fondamentale anche nello sviluppo neurocognitivo del feto, riducendo i rischi di disturbi dello spettro autistico.

I dettagli della ricerca

Lo studio ha coinvolto circa 4.000 donne in gravidanza e ha analizzato il consumo di pesce e l’uso di integratori di omega-3. Il campione è stato suddiviso in quattro gruppi a seconda della frequenza di consumo di pesce: meno di una volta al mese, più di una volta al mese ma meno di una volta a settimana, una volta a settimana, e due o più volte a settimana. Circa il 20% delle partecipanti ha dichiarato di non consumare pesce durante la gravidanza e una percentuale tra il 65% e l’85% non faceva uso di integratori di omega-3 o olio di pesce.

I ricercatori hanno quindi analizzato i risultati sulla salute dei bambini, misurando i tratti comportamentali legati all’autismo attraverso la Social Responsiveness Scale (SRS), un questionario compilato dai genitori che valuta i comportamenti associati all’autismo. I punteggi più alti nella scala SRS indicano una maggiore presenza di comportamenti correlati all’autismo.

I risultati

Dai risultati è emerso che mangiare pesce durante la gravidanza era effettivamente associato a una riduzione delle probabilità di ricevere una diagnosi di autismo nei bambini. Inoltre, vi era una lieve diminuzione dei punteggi SRS nei figli di coloro che consumavano pesce rispetto a chi non lo faceva. Il dato interessante è che questo effetto benefico si osservava indipendentemente dalla quantità di pesce consumata: sia che fosse una porzione a settimana, sia che fossero due o più porzioni, il rischio di autismo risultava comunque inferiore rispetto a chi non ne consumava affatto.

Al contrario, l’assunzione di integratori di omega-3 non ha mostrato una correlazione significativa con la riduzione del rischio di autismo. I ricercatori hanno dunque concluso che solo il pesce nella sua forma naturale sembra portare benefici diretti, piuttosto che i supplementi.

Benefici aggiuntivi e considerazioni

Emily Oken, coautrice dello studio e docente alla Harvard Medical School, ha sottolineato come il pesce non solo riduca i rischi legati all’autismo, ma sia anche associato a una serie di benefici ben documentati per la salute materna e fetale. “Altri vantaggi includono un minor rischio di parto pretermine e un migliore sviluppo cognitivo per il feto”, ha affermato Oken, aggiungendo che è fondamentale migliorare la comunicazione sulle linee guida riguardanti il consumo di pesce in gravidanza.

Per anni, infatti, molte donne sono state erroneamente dissuase dal mangiare pesce durante la gravidanza, a causa del timore di contaminazione da mercurio e di un presunto rischio di autismo, un’idea che è stata più volte smentita dalla scienza. La dottoressa Oken ha quindi ribadito l’importanza di superare queste false credenze e promuovere una corretta informazione su cosa fare durante la gravidanza.

Mangiare pesce in gravidanza è sicuro?

Nonostante i numerosi benefici, è comunque essenziale che le future mamme scelgano con attenzione il tipo di pesce da consumare. Alcuni pesci possono contenere elevate quantità di mercurio, una sostanza che può essere dannosa per il feto. Tra le specie consigliate vi sono salmone, sardine, sgombro e trota, mentre è meglio evitare pesci predatori di grandi dimensioni come squalo e pesce spada. La cottura del pesce è un altro fattore fondamentale: il pesce crudo o poco cotto può comportare rischi per la salute, come infezioni batteriche o parassitarie.

L’importanza dell’alimentazione in gravidanza

Lo studio pubblicato sull’American Journal of Clinical Nutrition sottolinea ancora una volta quanto sia importante seguire una dieta equilibrata e ricca di nutrienti durante la gravidanza, non solo per il benessere della madre, ma anche per garantire un corretto sviluppo del feto. Il pesce si conferma dunque un alimento chiave in questo contesto, grazie al suo apporto di acidi grassi omega-3 e altri nutrienti essenziali.

Le future mamme possono quindi trarre benefici significativi dal consumo regolare di pesce, non solo per ridurre il rischio di autismo, ma anche per migliorare complessivamente la salute e lo sviluppo del bambino.

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Un papà ha dipinto la casa di azzurro per la nascita del...

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Dipingereste mai la vostra casa di azzurro per la nascita di vostro figlio? Se la risposta è sì, sappiate che non sarete i primi. Ci ha già pensato Federico Lucchetta, artista 39enne di Farra di Soligo (Treviso), mentre sua moglie era in ospedale per dare alla luce il secondo genito, martedì 1° ottobre.

Con l’aiuto di suo suocero e di alcuni amici, Federico è andato anche oltre: sul nuovo sfondo azzurro della villetta ha ‘scritto’ a caratteri cubitali bianchi il nome di suo figlio, Ettore. Nel giardino antistante, l’affiatato gruppo di lavoro ha anche installato dei palloncini finti dello stesso azzurro con cui hanno ridipinto la villa. Altro che fiocco blu dietro la porta, l’annuncio non è passato inosservato ai vicini di Via Belvedere e al web.

Guai però a pensare a quelle scene cringe con i papà che distruggono ogni cosa come incontrovertibile prova del loro entusiasmo per la nascita del maschietto.

La casa azzurra dipinta per la nascita figlio Ettore_screen video

Papà dipinge la casa di azzurro per la nascita del figlio: il precedente

Già nel 2020, in occasione della nascita della primogenita Vittoria, papà Lucchetta aveva posizionato in giardino una cicogna in cartapesta alta sette metri. Ci lanceremmo nell’ipotesi che anche questa non fosse passata inosservata.

Per il secondo genito non poteva esimersi, né replicare la trovata di quattro anni fa.
Dalla primavera ad ora ha avuto qualche mese per mettere a punto una nuova idea, senz’altro di grande impatto visivo e armoniosa nella scelta dello stile anche se, ammette l’artista, “Onestamente non è nemmeno un colore che mi piaccia molto ma richiama immediatamente le convenzioni sociali più comuni dedicate alla nascita di un bambino. E poi c’è la casa, che vuol dire famiglia”. La scelta vuole essere anche un messaggio di speranza che va oltre la nascita del figlio: “Tra tutte le sollecitazioni cupe che ci arrivano ogni giorno attraverso le notizie dal mondo, un tratto di ottimismo e di colore acceso ci stava”, ha spiegato. Impossibile dargli torto.

Più di un semplice annuncio

L’opera di Lucchetta e dei suoi ‘soci’ ricorda cosa possa rappresentare la nascita di un figlio (o di una figlia) solo per la famiglia e per la comunità. Anche il sindaco di Farra di Soligo non ha avuto nulla da ridire sulla scelta di dipingere di azzurro la villa di via Belvedere. Almeno chi non abita in condominio può scegliere più o meno liberamente la facciata della propria casa. Figuriamoci se si tratta di una modifica vistosa ma temporanea: “Non resterà di questa tinta molto a lungo, appena qualche settimana. Sempre di tasca mia, riporterò la casa alle tinte pastello di prima”, assicura Lucchetta senior.

Qualcuno lo ha anche accusato di esibizionismo, ma a lui non interessa; fa parte del gioco. Piuttosto, la sua scelta di dipingere la casa di azzurro per la nascita di Ettore è stata anche una mossa di marketing: “ormai gli influencer più o meno di passaggio il loro bravo lavoro sui social lo hanno fatto”, commenta al Corriere del Veneto.

Esperto di installazioni e di rappresentazioni pittoriche, Federico Lucchetta ha anche realizzato un dipinto di 40 metri quadrati nella sala consiliare di Pieve di Soligo in cui sono raffigurati alcuni dei cittadini più celebri della zona. Ma siccome l’arte non sempre paga, papà Lucchetta lavora anche nel settore della ristorazione (cosa bisogna fare per mantenere una famiglia in Italia!).

Dopo la cicogna alta sette metri per Vittoria e la casa dipinta di azzurro per Ettore, ci si chiede se Federico abbia già in mente qualcosa per il prossimo eventuale figlio, ma lui smorza l’entusiasmo: “No, penso proprio che ci fermeremo qui”. Magari qualcuno ci spera facendo leva sul detto ‘Non c’è due senza tre’, che proietterebbe Federico e co. nel novero delle famiglie numerose. Questo proverbio, però, non attecchisce sulla demografia italiana dove il tasso di fecondità è sceso a 1,2 figli per donna.
Ettore è già oltre la media.

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