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Semaforo verde al decreto legge e al disegno di legge. Il ministro della Salute, Schillaci: "Dl e Ddl frutto di confronto con Regioni, ordini e associazioni cittadini"

Corsia ospedale - (Fotogramma)

Via libera del Consiglio dei ministri al decreto legge e al disegno di legge per l'abbattimento delle liste di attesa. "I provvedimenti approvati oggi in Cdm sono frutto di lavoro di confronto con le regioni, gli Ordini professionali e le associazioni dei cittadini, che sono i veri scontenti delle liste d’attesa. Si va incontro ai cittadini”, ha detto il ministro della Salute Orazio Schillaci annunciando: "Dal primo gennaio 2025 sarà abolito il tetto di spesa per il personale sanitario".

"Avevamo promesso ai cittadini che ci saremmo occupati di due problemi che in passato non sono mai stati affrontati efficacemente, ovvero l'abbattimento delle liste d'attesa e la cronica carenza di medici e personale sanitario, e lo abbiamo fatto", ha scritto sui social la presidente del Consiglio Giorgia Meloni.

Le misure per ridurre i tempi d'attesa: da Cup unico a esami nel weekend, il dl

Il decreto approvato oggi in Cdm prevede l’istituzione, presso l’Agenzia nazionale per i servizi sanitari (AGENAS), della Piattaforma nazionale delle liste di attesa, interoperabile con le piattaforme delle liste di ciascuna regione e provincia autonoma, in coerenza con l’obiettivo «Potenziamento del Portale della Trasparenza» previsto dal PNRR. Attraverso il monitoraggio dei dati, nell’ambito del controllo delle agende di prenotazione, si potrà attivare un meccanismo di audit per le aree ove si rilevino inefficienze o anomalie.

Inoltre, al fine di rafforzare le attività di monitoraggio e controllo del Sistema nazionale di verifica e controllo sull’assistenza sanitaria (SIVeAS), si istituisce presso il Ministero della salute l’Organismo di verifica e controllo sull’assistenza sanitaria, con il compito di verificare il corretto funzionamento del sistema di gestione delle liste di attesa e dei relativi piani operativi per il recupero. L’Organismo, con il supporto dei Carabinieri per la tutela della salute, potrà accedere presso vari soggetti sanitari pubblici e privati accreditati per verificare e analizzare le disfunzioni delle agende di prenotazione su segnalazione dei cittadini, degli enti locali e delle associazioni di categoria degli utenti; inoltre, al fine di corrispondere a segnalazioni da parte di cittadini, potrà acquisire documentazione dalle regioni e dalle province autonome.

Gli esiti delle verifiche costituiscono elementi di valutazione ai fini dell’applicazione delle misure sanzionatorie e premiali nei confronti dei responsabili a livello regionale o aziendale, inclusa la revoca o il rinnovo dell’incarico. Si prevede la convergenza al Centro unico di prenotazione (CUP) regionale o infra-regionale, già utilizzato per gli erogatori di servizi sanitari pubblici, anche degli erogatori privati accreditati, ospedalieri e ambulatoriali e si condiziona alla interoperabilità tra CUP pubblici e centri di prenotazione privati la stipula degli accordi contrattuali tra regioni e strutture sanitarie private per l’erogazione delle relative prestazioni sul territorio.

Si dispone l’attivazione da parte del CUP di un sistema di disdetta delle prenotazioni per ricordare la data di erogazione della prestazione e l’attivazione di sistemi di ottimizzazione delle agende di prenotazione, secondo linee guida omogenee di livello nazionale. Inoltre, si stabilisce che vi siano agende dedicate per le prestazioni presenti nei percorsi diagnostico-terapeutico-assistenziali (PDTA), si introduce il divieto per le aziende sanitare e ospedaliere di sospendere o chiudere le attività di prenotazione relative ai livelli essenziali di assistenza e si raddoppiano le sanzioni per la sospensione o chiusura delle attività di prenotazione.

Nell’eventualità che i tempi previsti dalle classi di priorità indicate dal Piano Nazionale di Governo delle liste di attesa 2019-2021 non possano essere rispettati, le direzioni generali aziendali dovranno garantire l’erogazione delle prestazioni richieste attraverso l’utilizzo dell’attività libero-professionale intramuraria o del sistema privato accreditato, anche al di fuori degli accordi contrattuali vigenti, sulla base della tariffa nazionale vigente. I direttori generali delle aziende sanitarie dovranno vigilare sul rispetto di tale disposizione, anche ai fini dell’esercizio dell’azione disciplinare e di responsabilità erariale nei confronti dei soggetti ai quali sia imputabile la mancata erogazione della prestazione nei confronti dell’assistito.

Si introduce un’imposta sostitutiva dell’Irpef e delle relative addizionali, che riduce al 15 per cento il prelievo tributario sugli emolumenti percepiti dal personale sanitario per gli straordinari svolti nell’ambito dei piani di riduzione delle liste d’attesa a seguito dell’entrata in vigore del decreto. Si prevede che le visite diagnostiche e specialistiche siano effettuate anche nei giorni di sabato e domenica con orario prolungato. Presso ogni azienda sanitaria e ospedaliera è in ogni caso assicurato il corretto ed equilibrato rapporto tra l’attività istituzionale e la corrispondente attività libero-professionale.

Misure di garanzia su prestazioni sanitarie: cosa c'è nel ddl

"Misure di garanzia sulle prestazioni sanitarie". E' questo il titolo del disegno di legge approvato oggi dal Consiglio dei ministri. Il testo introduce misure per la garanzia dei tempi di erogazione delle prestazioni sanitarie per la riduzione delle liste d’attesa.

Le norme prevedono, tra l’altro: misure per garantire l’appropriatezza prescrittiva ed erogativa delle prestazioni sanitarie, evidenziando l’obbligo del medico curante di attribuire, nella propria prescrizione, la classe di priorità; l’istituzione del Sistema nazionale di governo delle liste di attesa (SINGLA) comprensivo di strutture, strumenti, e competenze, volto a riunire in un unico organismo diverse funzionalità. Il SINGLA è governato da una Cabina di Regia, presieduta dal Ministero della salute.

E ancora il nuovo “Registro delle segnalazioni”, presso il Ministero della salute, che i cittadini possono utilizzare per segnalare disservizi in materia di prestazioni sanitarie; la possibilità per regioni e province autonome di aumentare, entro un limite massimo, il limite di spesa ai fini dello smaltimento delle liste d’attesa e di destinare alla contrattazione integrativa risorse aggiuntive per valorizzare le professionalità dei dirigenti sanitari e degli operatori delle professioni infermieristiche, ostetriche, tecniche, della riabilitazione, della prevenzione.

E inoltre: deroghe per l’avvalimento degli specialisti ambulatoriali interni già in servizio a tempo indeterminato e l’incremento delle retribuzioni orarie delle prestazioni aggiuntive del personale medico; la messa “a regime” della possibilità, per i medici specializzandi, di assumere, su base volontaria e fuori dal periodo di formazione, incarichi libero professionali per i servizi di emergenza del Servizio sanitario nazionale, per un periodo di 12 ore settimanali (in luogo delle attuali 8); una deroga per consentire alle regioni e agli enti del SSN il reclutamento del personale sanitario dirigenziale e non, con contratto di lavoro autonomo anche di collaborazione coordinata e continuativa; interventi sui limiti di spesa per l’acquisto di prestazioni sanitarie da soggetti privati accreditati, prevedendo che tali limiti siano rideterminati nei seguenti valori: di 4 punti percentuali per l’anno 2025 e di 5 punti percentuali a decorrere dall’anno 2026. Si precisa che le risorse sono prioritariamente destinate alle prestazioni di ricovero e ambulatoriali, erogate dalle strutture sanitarie private accreditate dotate di pronto soccorso, inserite nella rete di emergenza.

Nel testo del ddl è inoltre prevista la possibilità, per le aziende ospedaliere universitarie che non possono far fronte alle esigenze assistenziali con l’organico funzionale di tipo universitario, di stipulare contratti con il personale medico o sanitario anche con contratti a tempo indeterminato, oltre che a tempo determinato; la possibilità, nell’ambito dei nuovi servizi assicurati dalle farmacie del Servizio sanitario nazionale, di dispensare anche i dispositivi medici necessari al trattamento dei pazienti in assistenza domiciliare, residenziale e semiresidenziale; l’estensione delle misure di premialità già previste a favore di determinate regioni, anche a quelle che garantiscono il rispetto dei tempi massimi di attesa per l’erogazione delle prestazioni sanitarie rientranti nei livelli essenziali di assistenza; la corresponsione di un incremento della retribuzione di risultato fino al dieci per cento per i direttori generali delle ASL, delle aziende ospedaliere e degli altri enti del SSN, a seguito del raggiungimento degli obiettivi, e specifiche misure sanzionatorie in caso di mancato raggiungimento di quelli annuali relativi alla riduzione delle liste di attesa; l’autorizzazione alla spesa di 60 milioni di euro annui dal 2026, per un triennio, per interventi nel campo della salute mentale e finalizzati al rafforzamento dei dipartimenti di salute mentale regionali, al reinserimento dei pazienti con disturbi mentali, alla presa in carico di soggetti con disturbi mentali e della nutrizione alimentare; -la deroga ai limiti di assunzione previsti per il personale che opererà per l’attuazione degli obiettivi; -l’istituzione della “Scuola Nazionale dell’Alta Amministrazione Sanitaria” che dovrà provvedere alla formazione dei dirigenti e dei direttori sanitari.

Schillaci

"Dal primo gennaio 2025 sarà abolito il tetto di spesa per il personale sanitario", ha annunciato quindi Schillaci ricordando che "esiste da almeno 20 anni e nessuno l'ha mai abolito fino ad adesso. Già nel 2024 per le regioni che lo vogliono, sarà possibile incrementare il tetto dal 10% al 15%".

"La sanità italiana non sta morendo. Nel 2023 l'Istat ci dice che l'aspettativa di vita è tornata ai livelli pre-Covid, sono stato a Ginevra e l'Oms vede il nostro Servizio sanitario nazionale come punto di riferimento. Ognuno deve fare la sua parte, avremo un Ssn migliore e lo dobbiamo ai cittadini", ha affermato ancora il ministro.

"I direttori generali di Asl e ospedali dovranno far rispettare i tempi certi per le prestazioni o con la possibilità dell’intramoenia o con il privato convenzionato”, ha fatto sapere inoltre.

E nonostante qualche descrizione sui giornali di tensione, con il ministro dell’Economia e Finanze Giancarlo Giorgetti c’è sempre stato un clima di grande collaborazione, c'è grande rispetto, e abbiamo portato a casa quello che ci siamo prefissati” e sul rispetto dei tempi delle prestazioni dopo l’ok al Dl anti-liste d’attesa "mi aspetto da subito un cambio di passo e una piena collaborazione da parte delle Regioni, dei direttore generali, sanitari e dei medici, ma io confido assolutamente che ognuno farà la sua parte”, ha affermato il ministro.

Le reazioni

"C’è grande soddisfazione" scrive in una nota la Lega dopo il via libera del Cdm a dl e ddl. Ci saranno, spiegano, "più fondi per assumere personale, visite mediche anche nel weekend come già succede in alcune Regioni a guida Lega e il taglio delle liste d’attesa, migliorando il sistema di prenotazione: anche sulla sanità il governo procede con forza e buonsenso, per lasciarci definitivamente alle spalle l’era di Speranza".

Per la segretaria del Pd Elly Schlein l'intervento del governo, invece, non risolve: "Oggi a 4 giorni dal voto hanno approvato in Cdm una norma che, peraltro, è già stata contestata anche dalle regioni guidate dal centrodestra, perché sembra fuffa. Vedremo il testo ma dalle anticipazioni che leggiamo non si affronta il nodo vero: se vogliamo abbattere le liste di attese bisogna sbloccare tetto assunzioni che venne messo dal governo Berlusconi con Meloni ministra nel 2009".

ATTENZIONE - Questo articolo è stato originariamente pubblicato dall’agenzia Adnkronos. Sbircia la Notizia Magazine non è responsabile per i contenuti, le dichiarazioni o le opinioni espresse nell’articolo. Per qualsiasi richiesta o chiarimento, si prega di contattare direttamente Adnkronos.

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Salute e Benessere

Stop test Medicina, Giannì (Statale Milano): “Senza...

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Il presidente del comitato di direzione della Facoltà di Medicina e Chirurgia: "Bene eliminare i quiz, ma per salvaguardare la qualità dell'insegnamento nel primo semestre servono spazi, strumenti e docenti in linea col numero aumentato di iscritti"

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La riforma dell'accesso a Medicina che prevede l'addio al test d'ingresso e l'iscrizione libera a un semestre 'filtro'? "Una proposta di questo tipo, perché abbia efficacia dal punto di vista della qualità dell'insegnamento dei primi 6 mesi, deve essere supportata da adeguati finanziamenti tesi a supportare, dal punto di vista logistico - spazi, attrezzature - e dal punto di vista del reclutamento del personale docente, un numero comunque aumentato di studenti che frequenteranno il primo semestre. Perché in assenza di un adeguato sostegno economico e organizzativo, è a rischio la qualità dell'insegnamento per questi primi mesi". A evidenziarlo all'Adnkronos Salute è Aldo Bruno Giannì, presidente del comitato di direzione della Facoltà di Medicina e Chirurgia dell'università degli Studi di Milano. Una posizione, la sua, "condivisa anche con la nostra rettrice", Marina Brambilla.

In altre parole, continua Giannì commentando il via libera della VII Commissione del Senato al Ddl delega che punta a rivoluzionare l'ingresso ai corsi di laurea in Medicina e chirurgia, Odontoiatria e protesi dentaria e Medicina veterinaria, "questa riforma, se passerà, sicuramente avrà il merito di fare in modo che la selezione dei futuri medici non avvenga su dei test che in 2 ore ti devono dire chi è più bravo o chi è meno bravo, ma sulla valutazione sul campo dei primi 6 mesi. E quindi questa è sicuramente una buona cosa. Se però questa buona cosa non viene adeguatamente sopportata, rischiamo di avere un peggioramento, almeno nei primi mesi, della qualità della formazione", avverte.

Gli atenei sono pronti per accogliere un numero così aumentato di studenti rispetto a quello su cui sono attualmente 'tarati'? "Ritengo di no, al momento", risponde Giannì. "Io ovviamente posso parlare per l'università Statale di Milano, che per quanto riguarda Medicina penso sia seconda in termini numerici solo alla Sapienza di Roma: non è pronta, ovviamente. Ma penso che lo sappiano anche a livello politico, sia locale che regionale - puntualizza - E quindi sono certo che, al di là di cambiare le norme attuali, ci saranno poi dei decreti attuativi in grado di supportare a 360 gradi questo progetto, che altrimenti perderebbe di significato proprio nel punto più importante, cioè di ottimizzare la selezione dei futuri medici, ma senza perdere nella qualità della formazione".

Che ne sarà degli studenti che dopo il semestre filtro non entreranno in Medicina è un altro tema su cui si dibatte. L'idea alla base del nuovo sistema è che possano far valere in altri indirizzi i crediti formativi accumulati in questi 6 mesi. Saranno adeguatamente preservati? "Sarebbe molto difficile rispondere oggi a una domanda su questo, perché non sappiamo ancora di quali Cfu (crediti formativi universitari, ndr) stiamo parlando, al di là di nominarli come scienze di base. E non sappiamo neanche quali saranno con esattezza i corsi di laurea che chi non accederà a Medicina potrà frequentare", ragiona Giannì.

"Se devo dirla tutta - prosegue - è chiaro che dal punto di vista dello studente lui ha comunque acquisito 6 mesi che non sono stati 'buttati via' perché comunque, anche se non ha passato i Cfu, oppure non è entrato nella graduatoria finale, ha acquisito un bagaglio teorico che potrà spendere in discipline scientifiche che hanno comunque dei punti in comune, almeno nella preparazione di base, con Medicina. Quello potrebbe essere positivo. Ma, ripeto - conclude - il mio giudizio globale è positivo solo se ci sarà poi un adeguato investimento, perché altrimenti purtroppo devo dire che non otterremo nessuna efficacia reale".

ATTENZIONE - Questo articolo è stato originariamente pubblicato dall’agenzia Adnkronos. Sbircia la Notizia Magazine non è responsabile per i contenuti, le dichiarazioni o le opinioni espresse nell’articolo. Per qualsiasi richiesta o chiarimento, si prega di contattare direttamente Adnkronos.
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Salute e Benessere

Cancro seno, la prevenzione passa anche dall’ambiente

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Progetto 'One Health for Breast Cancer' di Europa Donna Italia presentato oggi alla Camera

Cancro seno, la prevenzione passa anche dall'ambiente

Sarà presentato nel pomeriggio di oggi alla Camera dei deputati 'One Health for Breast Cancer', il progetto di Europa Donna Italia che riprende i principi sugli stili di vita sostenibili di One Health, approccio alla salute globale promosso dall'Organizzazione mondiale della sanità, e li declina in modo specifico e divulgativo per la prevenzione del tumore al seno. L'incontro, che si svolge per iniziativa del deputato Luciano Ciocchetti, vicepresidente della Commissione Affari sociali della Camera e co-presidente dell'Intergruppo parlamentare One Health, prevede una presenza traversale delle istituzioni con esponenti di Camera, Senato, Istituto superiore di sanità e ministero della Salute.

"Oggi una persona giovane ha più probabilità di ammalarsi di tumore rispetto ai propri genitori - dichiara Rosanna D'Antona, presidente di Europa Donna Italia - Come associazione che fa della prevenzione senologica un pilastro della propria missione, questo fenomeno desta tutta la nostra attenzione e richiama tutto il nostro impegno. Sappiamo che tra i principali indiziati c'è quello che mangiamo, fumiamo, beviamo e respiriamo, siamo però anche convinti che non si può pensare a una vita sana in un pianeta malato. Per questo, in risonanza con One Heath, abbiamo dato vita al progetto 'One Health for Breast Cancer' e chiamato all'appello un advisory board di specialisti di eccellenza nelle discipline sanitarie e ambientali, che ci aiutasse a rivedere le regole della prevenzione per il tumore del seno, allargandone il perimetro dalla persona all'ambiente".

"La salute umana, animale e ambientale rappresentano tre elementi strettamente interconnessi all'interno del concetto di One Health. E' giunto il momento - afferma Ciocchetti - di congiungere le forze e sviluppare una strategia integrata a livello nazionale, considerando i sempre più evidenti sconvolgimenti causati dal cambiamento climatico. L'Italia ha dimostrato grande lungimiranza in questo campo. A tal fine, negli ultimi mesi, il Parlamento ha agito tempestivamente attraverso la costituzione di un Intergruppo parlamentare, promosso da me e dalla deputata Ylenja Lucaselli, composto da oltre 25 senatori e deputati di tutte le forze politiche. Questo dimostra che la salute è un obiettivo comune e condiviso che trascende le divisioni politiche".

Inoltre, aggiunge Ciocchetti, il "ministero della Salute ha riconosciuto l'importanza di questo tema e ha istituito il Dipartimento One Health nell'ambito della sua recente riorganizzazione. Il dipartimento svolge un ruolo cruciale, poiché è ora fondamentale comprendere che la salute non può più essere considerata in maniera isolata. Un ulteriore segnale dell'attenzione del nostro Paese su questo tema è stato l'inserimento dell'approccio One Health - con particolare attenzione alla resistenza antimicrobica - tra i nuclei tematici del G7 Salute che si è tenuto recentemente ad Ancona. Ritengo, inoltre, che sia importante che tutti gli attori del sistema salute, comprese le associazioni dei pazienti, contribuiscano a diffondere l'importanza di affrontare adeguatamente questi temi che incidono sulla prevenzione. In tale ottica, desidero elogiare l'iniziativa di Europa Donna Italia, che contribuirà a dare la giusta rilevanza alla prevenzione primaria del tumore al seno nelle politiche One Health".

Le regole d'oro per una prevenzione del tumore al seno messe a punto dall'advisory board di 'One Health for Breast Cancer' - riporta una nota - sono in tutto 23 e offrono indicazioni pratiche di comportamenti e stili di vita che tengono in considerazione non solo della salute della persona, ma anche degli animali e del pianeta. Europa Donna Italia si impegna a diffonderle alla popolazione italiana, a partire dalle imprese che oggi si mostrano sempre più attente alla sostenibilità e al benessere dei propri dipendenti. Il 40% dei tumori è infatti evitabile con un corretto stile di vita. "I dati indicano tuttavia che solo il 40% degli italiani è sensibile al tema della prevenzione - sottolinea Alessandra Ghisleri, partner di Euromedia Research e membro dell'advisory board di 'One Health for Breast Cancer' - Nonostante dopo il Covid gli italiani tendano ad essere più attenti, 2 su 10 continuano a mangiare tutto ciò che capita e solo 1 su 4 dichiara di stare attento all'alimentazione. Inoltre 9 su 10, durante la spesa, dicono di guardare le calorie dei prodotti che acquistano perché attenti a non ingrassare e mantenere un bel fisico. Manca purtroppo una cultura della prevenzione a tutto tondo, ma sono portata a pensare che, se correttamente informati e sensibilizzati, molti connazionali siano disposti a cambiare i propri comportamenti, nella consapevolezza di agire per la propria salute e quella dell'ambiente. Per questo è preziosa l'attività informativa ed educativa di 'One Health for Breast Cancer'".

Oltre a Rosanna D'Antona e Alessandra Ghisleri, gli altri membri dell'advisory board di 'One Health for Breast Cancer' sono: Umberto Agrimi, direttore Dipartimento sicurezza alimentare, nutrizione e sanità pubblica veterinaria dell'Istituto superiore di sanità; Filippo De Braud, professore ordinario di Oncologia medica dell'Università degli Studi di Milano e direttore Dipartimento e Divisione di Oncologia medica dell'Istituto nazionale dei tumori di Milano; Daniela Lucini, professore ordinario di Scienze dell'esercizio fisico e dello sport presso l'Università degli Studi di Milano; Prisco Piscitelli, epidemiologo e vicepresidente Sima, Società italiana di medicina ambientale.

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Salute e Benessere

Salire scale meglio a tappe che d’un fiato, si...

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Muoversi per poco aumenta il dispendio di energie, anche una breve passeggiata fa bene alla salute

Salire le scale di corsa

D'un fiato o a tappe? Anche il modo di salire le scale o fare una passeggiata può avere effetti diversi. Un gruppo di ricercatori dell'università Statale di Milano ha scoperto che fare pause mentre si cammina può aumentare notevolmente il dispendio energetico rispetto a farlo in modo continuo. L'esperimento, pubblicato sulla rivista 'Proceedings of the Royal Society', ha dimostrato che camminare o salire le scale in brevi sessioni di 10-30 secondi fa consumare energia dal 20 al 60% in più che percorrere la stessa distanza senza pause. Questo significa anche che alzarsi dalla sedia per fare qualche passo ogni tanto o scegliere di prendere le scale può innalzare notevolmente il nostro consumo energetico giornaliero.

Cosa succede quando si fanno le scale

Insomma: quando le persone camminano per 10 o 30 secondi, hanno bisogno di molta più energia chimica per percorrere ciascun metro rispetto a quanta ne serva se si cammina per durate maggiori. La scoperta è frutto di due esperimenti effettuati dal gruppo di ricercatori dall'ateneo milanese, di cui si dà conto nello studio appena pubblicato, il cui primo firmatario è Francesco Luciano, ricercatore presso il Dipartimento di Fisiopatologia medico-chirurgica e dei trapianti che ha lavorato insieme a Luca Ruggiero, Alberto E. Minetti e Gaspare Pavei.

Nel primo esperimento, è stato chiesto a 10 persone di sedersi per 3 minuti e poi, al momento indicato dai ricercatori, iniziare a camminare su un tapis roulant progettato per simulare la salita delle scale. La durata del cammino poteva variare tra 10 secondi, 30 secondi, 60 secondi, 90 secondi o 4 minuti. Ciascun partecipante ha camminato in tutte e 5 le condizioni, in ordine casuale. Al termine di ciascun episodio, al partecipante veniva chiesto di rimanere seduto per 7 minuti. Nel secondo esperimento, 10 persone hanno ripetuto le sessioni di camminata, ma su un tapis roulant normale.

Il test

Durante gli esperimenti è stato utilizzato uno strumento chiamato metabolimetro, che consente di misurare il consumo di ossigeno e la produzione di anidride carbonica sia durante il riposo che durante il cammino. Si è così analizzato il volume totale di ossigeno consumato per ogni camminata.

"Quando si inizia a camminare dopo essere stati seduti, il consumo di ossigeno aumenta nel tempo, fino a raggiungere un valore stabile dopo alcuni minuti. Utilizzando il metabolimetro, abbiamo anche studiato quanto velocemente il consumo di ossigeno aumentava nei partecipanti, misurazione che ci ha permesso di calcolare quanta energia chimica è stata utilizzata da ognuno per ciascun metro percorso (analogamente a come, per le automobili, si calcola quanti litri di carburante vengono consumati per chilometro)", spiega Luciano. E' stato inoltre riscontrato che, durante questi brevi episodi di cammino, l'energia chimica è convertita in lavoro meccanico muscolare in modo meno efficiente. Questo vuol dire che, per generare lo stesso movimento, i muscoli richiedono più energia chimica.

"I risultati di questo studio hanno implicazioni anche nel campo della biologia animale, poiché aiutano a quantificare il consumo energetico di molte specie che si muovono in modo intermittente. In ogni caso, muoversi per poco può significare spendere molto", conclude Luciano.

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